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Autore: Evilcassy    02/08/2012    8 recensioni
"I Chitauri stanno arrivando, nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?"
"I Vendicatori, ci facciamo chiamare così: una specie di squadra, "gli eroi più forti della Terra", o roba simile."
"Sì, li ho conosciuti."
Già! Ci mettiamo un po' a riscaldarci, questo te lo concedo. Ma facciamo la conta dei presenti:
Tuo fratello, il semidio;
Un supersoldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda;
Un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia;
Una mezzodemone piuttosto focosa
Un paio di assassini provetti e tu, bellimbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti!"
Il numero Sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e la dinamicità. Sette è il numero della Materia, dei Peccati Capitali ma anche delle Virtù. Sette, come i Vendicatori.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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The Seventh

   The Seventh

 

PARTE 2: Being.

         Dates, Broccoli, Feathers.

No one could ever know me
No one could ever see me
Seems you're the only one who knows
What it's like to be me
Someone to face the day with
Make it through all the rest with
Someone I'll always laugh with
Even at my worst I'm best with you, yeah

 

La fregatura del mio ruolo nello S.H.I.E.L.D. sta nella sua ambivalenza: Come Agente (e membro dei Vendicatori) sono in congedo. Come responsabile dei profili psicologici di Ricerca, Addestramento e Qualifica del Personale no, a quanto pare. La presentazione dei nuovi test psicoattitudinali per le nuove reclute e per gli agenti già in servizio deve essere comunque fatta ed è richiesto il mio contributo. Mi rifiuto comunque di andare alla base, perciò il mio letto è pieno di blocchi per appunti (Ho l'impressione che Stark riderebbe a crepapelle per le mie note così old fashioned), libri e riviste a cui posso attingere informazioni e spunti, oltre al mio fido MacBookPro.

Come Rappresentante della Terra sono in pieno sbattimento.

Colpa forse delle poche ore di sonno. L'altra sera, al ritorno da Asgard, mi sono fermata da Amon: ero piuttosto confusa su tutto quello che era successo, e parlare con mio cugino ed Erzsebet mi ha schiarito un po' le idee e mi ha fatto calmare. Mi è utile soprattutto Erzsebet, in questi casi: parlare con lei mi riesce a far capire meglio come differenti personalità possano interagire nello stesso individuo.

Erzsebet, circa cinquecento anni fa, di cognome faceva Bathory. E' un personaggio abbastanza famoso.

Quello che non si sa in giro sono le sue origini: è l'unico caso noto di nata vampira: Sua madre si fece vampirizzare mentre l'aveva nel grembo, dopo che i precedenti figli erano morti a causa di malattia date dalla consanguineità stretta dei genitori. Non vi erano dei precedenti, perciò nessuno aveva potuto prevedere quello che sarebbe successo: dato che nessun vampiro può partorire (è impossibile che un non-morto dia la vita), per far nascere Erzsebet si dovette conficcare nel petto della madre il classico paletto di frassino: dalle ceneri della donna la bambina venne alla luce perfetta e fisicamente sana. La sete di sangue di Erzsebet però si manifestò presto in tutta la sua ferocia, e per tutta la sua vita l'accompagnò, facendola impazzire e uccidere sino allo sfinimento. Il perché Erzsebet si nutrisse solo di donne vergini era solo per evitare di contrarre qualche malattia del sangue: i vampiri sono creature dallo stomaco delicato, a quanto pare.

La sua fama arrivò all'Inferno e Amon desiderò ardentemente conoscerla. I due si innamorarono, la fece diventare un demone completo (liberandola quindi dalla necessità e dall'ossessione del nutrirsi di sangue) e si sposarono.

Erzsebet è ricordata dalla storia come la più feroce serial killer mai comparsa sulla Terra. Io la ricordo come la donna dai capelli d'oro e gli occhi vermigli che mi estraeva dalle lamiere dell'auto e mi teneva al sicuro tra le braccia mentre il duello tra Amon e Baal infuriava.

Tra queste due verità (male allo stato puro /salvezza) c'è la vera Erzsebet, che non nega i suoi crimini, ma che spiega la sua storia.

 

Rapportarmi con lei, dopo l'esperienza di Asgard ed i brevi colloqui con Loki, mi chiariscono la mente.

Alla fine abbiamo passato tutta la serata a sbevazzare vino del Secondo Girone (Il mio lato demoniaco lo adora) e fissare il bagliore infuocato provenire dalla Voragine Infernale dalla balconata del palazzo.

Tornata a casa che che albeggiava, appena in tempo a scrivere e spedire online il mio rapporto a Fury che Steve suonava il citofono e dopo solo due tentennamenti mi chiedeva se volevo accompagnarlo a fare un giro in moto, la destinazione la sceglievo io.

Non me lo sono fatto ripetere due volte: l'ho portato a Coney Island.

 

Steve l'ha trovata un'idea grandiosa. "E' cambiata anche questa zona, ma ha mantenuto il suo fascino!" Sorride, indicando poi una bancarella di dolciumi. "E vendono ancora le mele candite!"

"Spero non siano le stesse dell'ultima volta che sei stato qui!" scherzo prima di ammettere non averne mai mangiata una.

Steve strabuzza gli occhi celesti, incredulo: "Dobbiamo rimediare subito." Mi trascina verso la bancarella e ordina due mele candite.

Addento la mia e la trovo un po' troppo dolce per i miei gusti, ma non voglio offendere Steve che sembra invece estasiato e al settimo cielo. La giornata è magnifica: ridiamo a crepapelle ad uno spettacolo al Circo, vinciamo un gigantesco pupazzo a forma di orca marina, perdiamo il pupazzo a forma di orca marina dentro ad un Labirinto degli Specchi (a dire la verità l'ho lasciato là dentro apposta perchè mi ero stufata di portarmelo sempre appresso e a casa Nat mi avrebbe preso troppo in giro), mangiamo un'ottima frittura di pesce in un ristorante italiano vicino alla spiaggia, e facciamo cinque giri di fila sul Cyclone: sfida a chi cede per primo. Finisce in parità.

In questo momento, non siamo due Vendicatori e non siamo due salvatori del mondo: siamo semplicemente un ragazzo (bellissimo, tante ragazze si voltano a fissarlo con tanto d'occhi) e una ragazza che si concedono una gita domenicale.

Ormai sta tramontando il sole, e Steve mi chiede se ho voglia di sedermi in spiaggia.

I bagnanti se ne stanno andando a frotte, rimangono sulla sabbia qualche coppia innamorata o qualche gruppetto di ragazzi armati di chitarre o frisbee.

Cavaliere come sempre (trovo le sue attenzioni squisitamente fuori tempo e divertenti, finché non si mette a farle davanti agli altri,che allora avvampo.) stende per terra la sua giacca e insiste perché mi ci segga sopra. Accetto, accorgendomi di quanto sia diverso dai ragazzi che ho frequentato sino ad ora.

Certo, è anche un po' difficile trovare in giro supersoldati rimasti ibernati per settant'anni che dimostrano una simile bellezza e gentilezza. Ed è anche vero che sono sempre stata una ragazza piuttosto... pratica nei rapporti con l'altro sesso. Anche perché le relazioni sentimentali serie sono piuttosto difficili, quando sei un'agente dello S.H.I.E.L.D., quindi tanto vale prendere la parte più divertente della cosa e lasciare le complicazioni a qualcun'altro.

Guardo gli occhi velati di malinconia di Steve e penso che complicarmi la vita non deve essere malaccio, in fondo.

 

"Allora, piaciuta la mela candita?" esordisce, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Annuisco con vigore. "Davvero una bella scoperta" mento: era decisamente troppo dolce e sono quasi certa mi causerà una carie. Restiamo in silenzio per un po', fissando il sole scendere sull'Atlantico. Nessuno dei due sa bene cosa dire, abbiamo davvero poche cose in comune e decisamente argomenti diversi da trattare: io sarei curiosa di fargli domande sul suo passato, ma aprire la porta ai suoi ricordi e farlo scivolare nel tunnel della malinconia è una cosa che vorrei evitare: nel suo passato, quando la missione era finita, lui aveva amici, una squadra ed una ragazza da corteggiare nel mondo che conosceva. Ora è tutto così tremendamente diverso... ci vorrà un bel po' per farlo aprire e fargli capire che anche qui può avere amici e ragazze. Che anche se nulla potrà tornare come prima, non è detto che questa vita non possa fornire valide alternative.

"Oh, un labrador!" esclama improvvisamente indicando una coppia che passeggia con un cane color miele al guinzaglio. "Li adoro." esclamo entusiasta, lieta di avere una distrazione al nostro silenzio imbarazzante.

"Da piccolo avevo un meticcio." ricorda con un sorriso. "Ross. Cane fantastico, mi seguiva ovunque. Mi piacerebbe averne un altro, ma temo di non poter avere molto tempo per occuparmene."

"Una mia famiglia affidataria era proprietaria di un allevamento di Collie. Sai, come Lassie."

Steve è stupito che conosca Lassie e che la sua fama sia perdurata nel tempo. "Era un semplice racconto per ragazzi! E Rin Tin Tin?"

"Oh si! Conosco anche quello! Era un Pastore Tedesco, giusto?"

Finalmente riusciamo ad intavolare una conversazione piacevole. Il tempo vola e Steve si offre di accompagnarmi a casa. "Paura del coprifuoco, Capitano?"

"Beh, non mi stupirebbe che l'Agente Romanoff te ne avesse imposto uno!"

La Harley scivola tra il traffico, e ci troviamo troppo presto a salutarci. Lo ringrazio per la giornata mentre scendo e gli restituisco il casco. "Puoi tenerlo... se prometti di usarlo solo in moto con me."

Resto così piacevolmente colpita che mi scappa una risatina stupida e mi avvicino per invitarlo a baciarmi.

Solo che le labbra di Steve si appoggiano sulla mia guancia anziché sulla bocca, prima di augurarmi una buona serata e ripartire.

Oh, Uff. Attenzioni d'altri tempi. A volte le odio.

 

Natasha, come tutti ben sanno, non è una persona loquace.

Affatto. C'è da dire che non è neppure qull'algido androide dell'immaginario popolare.

E' solo molto selettiva, nelle parole e nel chi rivolgerle. Sono quasi certa che parli in maniera molto morbida a Clint, nel privato.

Con me in genere è abbastanza confidenziale. Oltre ad essere la sua migliore (e prima come lei sottolinea spesso) amica, sono anche una delle psicologhe dello S.H.I.E.L.D., quindi pure la sua, e questo fa di me un soggetto con cui essere bendisposti ad intavolare una conversazione.

Peccato che questo succeda, in genere, nei momenti più sbagliati: L'unica crisi esistenziale della sua vita Natasha l'ha avuta mentre ero in mezzo ad una sparatoria in Guatemala, ed è un po' difficile stare al telefono con la propria amica in preda ad una crisi isterica mentre ti svuotano un AK-47 addosso.

Altro pessimo momento è la notte. Natasha dorme pochissimo, e per non rimuginare si tiene impegnata in attività di vario tipo: Spesso si allena (Ha il sacco da boxe in camera), altre volte fa una camminata salutare (a Manhattan. D'inverno. In ciabatte e con una Beretta M9 infilata nell'elastico dei calzoni del pigiama.) ultimamente si è data ai puzzle, con somma gioia della sottoscritta che non ne poteva più di doverla rincorrere in giro per SoHo sotto una nevicata copiosa e svegliarsi con il cuore in gola perchè il sacco della Boxe si è staccato dal gancio e ha colpito la parete (Una volta le ho lanciato addosso una secchiata d'acqua gelata, per farla smettere. Secchio incluso.). In genere tutto questo serve anche ad attirare l'attenzione della sottoscritta, in modo da avere qualcuno con cui parlare. Di grazia che le ho sequestrato i razzi da segnalazione, che sennò chissà che macello combinava in corridoio.

Dato che ora -finalmente- ha intrapreso una seria e soddisfacente relazione con Clint e questo occupa abusivamente casa nostra ed il suo letto, Natasha trova profondamente ingiusto turbare il suo sonno con luci accese, colpi al sacco, gavettoni d'acqua gelata o che altro.

Quindi sta coricata nel letto di fianco a lui e, dato che non è tipa da passare il suo tempo ammirando i lienamenti dell'amato bene alla penombra fatata delle luci notturne di New York, rimugina. I pensieri notturni sono cose fastidiose ed inopportune per una persona con una vita normale, figurarsi per Natasha Romanoff che di normale non ha neppure il modo in cui si lava la faccia alla mattina.

Al culmine del suo disagio notturno, decide che così non può continuare, che Clint si è messo a russare e a sbavare sul cuscino e ha i piedi freddi, che la tenda lascia filtrare troppa luce e che ha davvero urgenza di parlarmi e affanculo il 'passare la notte insieme al tuo ragazzo che è tanto bello e dolce' dei film a cui lei non ha mai creduto.

 

"Adie... Adie...!" Mi scuote leggermente. Steve mi slaccia il top del costume da bagno per spalmarmi meglio l'olio solare sulla schiena. Mi stiracchio morbidamente sul lettino da sole, avendo ben cura di muovere le curve nel modo giusto. La brezza leggera dei caraibi muove l'aria calda, mentre sul cielo limpido non c'è neppure una nuvola. Il mare brilla, ha mille colori, ed io penso proprio che a breve mi ci tufferò insieme a Steve, ed insieme ci avvinchieremo tra le onde e.... "Adie? ADDISON!"  SCIAF! Le rifilo una manrovescio che la fa ribaltare sul letto. "Ma sei impazzita?"

Se c'è qualcosa che può davvero farmi uscire dai gangheri è essere svegliata nel bel mezzo di un sogno spettacolare. Natasha deve ringraziarmi di essere ancora viva. "...che cazzo vuoi?"

Nella penombra la vedo massaggiarsi la guancia (oddio, questa me la devo segnare: ho colto alla sprovvista la Vedova Nera.) per poi infilarsi sotto le lenzuola di fianco a me. "Oh no... no, Nat... ti prego, non stantotte, ho avuto una giornata assurda e domani devo..."

"Non mi interessa. Ho bisogno che tu mi spieghi una cosa."

Mi viene da piangere. Se chiudo gli occhi posso vedere Steve con il flacone dell'olio solare guardare sconsolato il lettino lasciato vuoto dal mio brusco risveglio. Magari se rispondo in modo esaustivo, la Romanoff se ne tornerà alla svelta nella stanza di fianco ad importunare il mio collega. "Dimmi."

"Loki."

"No, senti, vaffanculo te e..."

"No, adesso mi ascolti: Ho letto il tuo rapporto e non riesco ad afferrare, davvero, il concetto riguardo al motivo per cui hai contestato la sentenza di Odino e sulle osservazioni che hai fatto su Asgard. Davvero... forse ero distratta, non lo so, ma a volte sui tuoi paroloni da psicologa mi ci perdo."

Sospiro: Questa cosa andrà per le lunghe, già lo so. Bye Bye Steve con l'olio solare ed il costume da bagno attillato che mi aspetta per fornicare tra le onde.

"Dunque. D'accordo. Facciamo che te lo spiego in modo basilare. Dimmi, Nat... qual'è la cosa che più ti fa schifo al mondo? Non che disprezzi, proprio schifo. Senso, ecco."

Natasha ci pensa un po' su e poi infine dichiara che sono i broccoli.

"Bene. I Broccoli fanno schifo anche a me. Tanto. E anche a Clint. A lui fanno proprio venire il vomito. A dire il vero tutti quelli che conosci odiano i Broccoli alla follia. Non riescono a trovarci nessuna qualità buona. Intesi?"

"Ok. Quindi...?"

"Bene. Ora immagina che tu, per caso, per un esame del DNA specifico o durante una lastra ad un ginocchio, scoprissi di essere un Broccolo, anzichè un Pomodoro come hai sempre pensato di essere. Come ci rimarresti?"

Resta talmente in silenzio che mi pare quasi di sentire gli ingranaggi delle ruotine del cervello che girano per formulare il pensiero. "Ci rimarrei male."

"...e?"

"Mi farei schifo. Si, proverei schifo verso me stessa. Brrr! Sono un Broccolo, sono viscida e verde e tutta filamentosa..."

"Esatto! Bene, e sai pure che tutti gli altri odiano i Broccoli!"

"E perchè sono in mezzo a Pomodori che mi odiano e non tra i Broccoli che sono i miei simili?"

"Perchè ti hanno buttato in mezzo ai Pomodori da piccola. Non eri un Broccolo di prima scelta. Non avevi i cespugli abbastanza larghi e anche il tuo gambo era più sottile di quelli di prima qualità. Ai Broccoli non è passato neppure per l'anticamera delle cime che potessi contenere anche tu, nonostante la tua forma, fibre e vitamine importanti."

"Quindi mi odiano tutti?"

"Certo. Già prima non eri simpatica ai Pomodori... insomma, diciamo che il tuo essere con ciuffi verdi sparati per aria ti rende piuttosto diversa rispetto a noi altri, tutti rossi, polposi e rubicondi. Sei qualcosa che noi abbiamo sempre schifato. Così tanto che cambiamo posto nel frigo per non stare vicino ai tuoi simili. Anzi, ti dirò di più: facciamo in modo di farli ammuffire prima."

"E' tremendo. E non è giusto. Io contengo Calcio e Vitamina C e B1! Mi sento incompresa!"

"Finirai anche tu così."

"Oh, No!"

"Oh, si. Non importa ormai che tu sia amica del Pomodoro Capo. Cioè Io. Fai schifo a tutti."

"Non posso permetterlo. Non lo dirai mica agli altri pomodori, vero? Devo impedire che gli altri lo sappiano."

"Uhnm. Bene. Dunque?"

Natasha giocherella con l'orlo delle lenzuola. "Se gli altri Pomodori non vedranno più Broccoli in giro, forse si scorderanno di quanto erano viscidi e schifosi. E sarà una mia vendetta verso i Broccoli che mi hanno abbandonato."

"Bene, abbiamo centrato il punto."

"Tu dici? Uhmmmmm. Oh, cavolo si... credo proprio di si."

"Ragazze, si può sapere di cosa state parlando alle Tre di mattina?" La testa di Clint ha fatto capolino dalla porta, nella penombra indovino che cerca di fissarci attraverso occhi gonfi di sonno. Non che la voce sia messa meglio, impastata e pressochè irriconoscibile.

"Broccoli." rispondo.

"Broccoli incompresi e Pomodori arroganti." aggiunge Natasha.

Clint è comprensibilmente perplesso. "...e le carote?"

"Che c'entrano le carote? Loro sono neutrali."

"Oh, giusto. come ho fatto a non capirlo. Beh... se avete finito io.."

Sbadiglio sonoramente: "Abbiamo finito." Steve, aspettami....!

"No, che non abbiamo finito. Cioè: ora abbiamo centrato il primo punto. Ma un Broccolo, seppur incompreso e disperato, non può fare un simile macello in tutto il frigo. Le altre verdure non c'entrano niente con il suo disagio!"

"Ok. Sono le Tre di notte e non afferro il filo del vostro discorso. Però mi ha incuriosito. Posso stare ad ascoltare?"

"Ti piacciono i Broccoli?"

"No, ma adoro i Pomodori." Cominciamo a starci stretti, dato che anche Clint si è infilato sotto le lenzuola di fianco a Natasha, che si lascia scappare un lamento. "Non provare a toccarmi, insulso detestatore di Broccoli."

 

Proseguo: "Dunque, dicevamo. Natasha, cos'è che odi oltre ai Broccoli?"

"I Crauti."

"E perchè? non sono male!"

"Oh, CLINT, ti prego!"

"Perfetto. Tu sei un Broccolo che odia i Crauti, ma loro piacciono al Pomodoro che tu ami!"

"Ma come fanno a piacerti? Devi avere un qualche problema, non c'è dubbio. Odi i Broccoli e ami i Crauti, Oh, questa è bella!"

"Che ci posso fare? Se non ami la verdura il problema è tuo!"

"Ah si, è così? D'accordo. Da oggi, guerra ai Crauti, non ne rimarrà neppure uno. Ti posso garantire, farò una pulizia che neppure immagini.

"Ed ecco, abbiamo centrato anche il secondo punto."

"...Oh!"

Avrò in tasca un Nobel prima dei quaranta, ne sono certa.

 

E poi mi sono dovuta mettere di buona lena a lavorare sui test psicoattitudinali.

Con tutta la discussione della nottata precedente e le poche ore di sonno, il mio lato umano inizia ad accusare, soprattutto dato che non sono ancora totalmente ripresa dalla battaglia di Manhattan. Mi riaggiusto la borsa del ghiaccio sulla caviglia (Si è rigonfiare dopo la storta durante i combattimenti a causa della lunga camminata per Coney Island e degli stivali di Nat con cui ho tacchettato per tutta Asgard) e mi sistemo i cuscini dietro alla schiena.

Faccio appena in tempo a rimettermi a lavorare che sento bussare alla porta e Clint entrare.

Oh, toh. Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più?

Quindi, con oggi siamo ad almeno tre giorni di autoreclusione con Natasha. Alla faccia dell’entusiasmo degli inizi…

"Pensavamo di ordinare una pizza per cena. Vuoi...?"

"Pepperoni e doppio formaggio. E una porzione di patatine fritte ENORME."

Clint getta un'occhiata alla mia camera, alla luce del giorno la trova decisamente diversa da quella di Nat, ma mi sembra piacevolmente colpito dai poster alle pareti e dai colori con cui le ho dipinte: caldi, rilassanti. Questa stanza è il mio piccolo rifugio dal mondo, deve rispecchiare i miei interessi e le cose che mi fanno stare bene.

Quella di Nat è stata a lungo molto spartana e vuota: solo ieri mattina, quando sono entrata per rubarle gli stivali, ho visto che è comparso giusto un paio di quadri che ritraggono ballerine alla sbarra.

"Che fai, lavori?" mi domanda Clint fissando il caos sul mio letto. Gli spiego che sto preparando i nuovi test attitudinali.

"Prendendo ispirazione da Hunger Games?" Ad Occhio di Falco non è sfuggita la completa trilogia sparsa tra i vari appunti e libri di psicologia.

"Offre ottimi spunti per i test basati su situazioni di forte stress emotivo."

"Ah, poco ma sicuro. Beh, se cerchi una Katniss... sai dove trovarmi."

Gli mostro la lingua e sogghigno maliziosa: "Seguirò la traccia audio che porta alla camera di fianco..." Clint mi lancia un cuscino e poi esce, raccomandandosi di non fare tardi a cena che stasera in TV danno la quarta puntata del Trono di Spade (o, come lo chiamiamo noi, di Tette) e dobbiamo commentarla in diretta.

Gli sto per restituire la cuscinata quando, a mezz'aria davanti ai miei occhi, compare qualcosa che mi fa bloccare e raggelare il sangue nelle vene.

E' la piuma nera di Morrigan. Spezzata a metà.

 

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Bon, mo' so' cazzi.

Allora, andiamo per gradi: mi rendo conto dell'insulsosità del capitolo.

Ma avevo bisogno di 'staccare' ed avere un passaggio tra un fatto e l'altro.

ORA: IL TEOREMA DEL BROCCOLO è nato davvero in un modo molto simile a quello raccontato: eravamo tre ragazze, a letto, e parlavamo di una quarta tizia. Dato che le mie amiche (all'epoca non eravamo neppure maggiorenni) avevano la profondità di una pozzanghera nel capire le ragioni del comportamento della quarta, è toccato alla sottoscritta l'onere di una traduzione comportamentale usando esempi basilari.

Il risultato è stato il Teorema del Broccolo. Immagino che non freghi nulla a nessuno (per altro, giustamente), ma volevo mettere questo Teorema in una delle mie storie già da un po'. (Per la cronaca, con le due pisquane non ci parliamo più da secoli, con la quarta sono ancora molto amica - tanto da essere la sua testimone di nozze)

Ok. Ringrazio chi mi ha concesso il proprio parere, e spero di riceverne di altri: per me sono preziosi, in quanto sono sempre atta al miglioramento (Visto che non sono una scrittrice vera e propria, ma sono una squinzia qualunque) e mi piacerebbe, davvero, scrivere qualcosa di piacevole per tutti.

Che ci volete fare, sono un Cancro, ho bisogno di rassicurazioni. :P

Alla prossima,

EC.

 

PS: La canzone all'inizio è... I'll Be There For You  dei Rembrants. E' la colonna sonora di Friends. Il Telefilm INNO alla convivenza tra amici. (mio sogno da adolescente e - come il 99% dei miei sogni da adolescente- mai realizzato.)

 

 

   
 
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