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Autore: Gyll    02/08/2012    4 recensioni
Non sono un'amante dell'ordine, quindi non aspettatevi una normale FF in ordine cronologico. Il personaggio di Gyll é nato in un GDR degli Hunger Games dove si stavano svolgendo i 72esimi giochi, e molte parti vengono infatti dalle ruolate che ho scritto nel forum.
Loki e Gyll si sono incontrati tempo prima della mietitura, quando Gyll é caduta oltre la recinzione del distretto 8, arrampicandosi sugli alberi. Dopo essere riuscita a tornare nel distretto 6 Gyll é stata estratta come tributo, cosí come Loki. La loro relazione doveva rimanere segreta a tutta Panem, o entrambi i loro distretti sarebbero finiti in guai seri.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Si lasciò cadere sul gigantesco letto color panna. Non riusciva a non apprezzare quel lusso, nonostante le circostanze. Cominció a cantare, immaginando la nonna lí accanto a lei che cantava per farla addormentare. La voce della nonna non era bella, ma era confortante e rassicurante, e l'aveva sempre spinta a cantare come suo padre.
La prima notte si era ranncchiata nell'angolino appallottolata, senza riuscire a sentire la morbidezza del letto e dei cuscini su cui stava. Si era strappata quel ridicolo vestitino lungo e bianco e tutte quelle foglie che le avevano messo nei capelli.
"Non voglio vestirvi da dottori o infermieri. Riprenderemo le origini del vostro distretto. Quanto conoscete la mitologia?"
Druidi, era stata vestita da sacerdotessa celtica, i custodi dei segreti dei boschi e delle proprietà delle piante. Anche se dubitava che le sacerdotesse indossassero cinture d'oro e vesti scintillanti.
Gyll amava la mitologia. Aveva passato giorni interi a divorare vecchi libri di sua nonna, di quando ancora era la figlia di un vincitore. Erano la sua distrazione dalla sofferenza dei pazienti che lei e la nonna curavano.
Il vestito toccava terra, bianco come la neve, di poco più chiaro della sua pelle. Era fatto di un materiale strano, rifletteva le luci puntate addosso nel pallore della stoffa, non come uno specchio, ma come l'acqua. Le maniche erano larghe e le coprivano le mani, ma il suo stilista le aveva dato da tenere in mano dei rami di Alloro. Niente di più inappropriato, considerati gli altri tributi.
Sul primo carro c'era una ragazza, una bambola di porcellana, che lanciava coltelli con lo sguardo. Sul secondo, un ragazzo tanto bello quanto micidiale. Era grosso e muscoloso e non serviva nemmeno guardarlo negli occhi per vedere che non aveva paura di nulla. Sul carro del quattro c'era una bambina dai ricci rossi alta un metro e una mela, e guardarla la faceva sentire male. Aveva studiato ogni tributo. Finchè non era arrivata all'ottavo carro.
Quasi non l'aveva riconosciuto, conciato in quel modo, con i capelli tirati indietro, costretto in una stretta giacca viola, un modello di Capitol City. Ma poi aveva visto quegli occhi, i due pozzi neri in cui si era persa mentre era in preda al panico il giorno in cui era caduta dall'albero. La sua voce, che l'aveva calmata durante la crisi e rassicurata mentre era sotto l'effetto dell'anestesia improvvisata, le rimbombava nelle orecchie, le orecchie della sua mente, sovrastando il frastuono della parata.
Loki. Voleva saltare giù da quel maledettissimo carro e correre fra le sue braccia, quelle forti braccia che l'avevano cullata mentre era incosciente, che l'avevano stretta con forza e passione, delicato ma non troppo. Ma cosa sarebbe successo se Capitol avesse scoperto di loro due? L'avrebbero giudicata una fuggitiva, trasformata in una senza voce e Loki sarebbe stato condannato come traditore per aver aiutato una fuggitiva, evasa dal suo distretto. Ma questa doveva essere la loro punizione. Uccidersi a vicenda.
Irrigidì ogni singolo muscolo del suo corpo. Non poteva crollare, non lì.
Luxifer le aveva detto -ordinato- di piacere al pubblico, di sorridere, di diventare uno dei tributi preferiti dagli abitanti di Capitol City. Se avesse lasciato andare la presa ferrea sui suoi muscoli sarebbe scoppiata.
Aveva fatto finta di ascoltare le urla della statua d'oro per tutto il tempo nell'ascensore, ed era corsa in camera sbattendo la porta dietro di sé. Aveva risvuotato la sua riserva di lacrime, finché l'odio, la rabbia e la tristezza non furono scivolati via insieme al pianto.
Immaginava la nonna, che cantava, che le pettinava i capelli, che le toglieva tutte quelle foglie e quei fiori intrecciati alla massa di ricci.
Ma la nonna non c'era. L'avrebbe mai più rivista? Se non fosse tornata come avrebbe reagito? Perdere una figlia nell'arena era terribile, perderne due era devastante. Perchè la nonna era diventata sua madre, Gyll aveva preso il posto di Lys, e Artie era il suo fratellino.

Gyll aprì gli occhi. La luce entrava dalla finestra ad un'angolazione diversa. Doveva aver dormito molto. Si cambiò i vestiti, togliendosi la tuta sporca che aveva usato alla sessione privata. Forse erano già usciti i punteggi delle sessioni private. Sentì lo stomaco capovolgersi al pensiero.



   
 
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