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Autore: I am not a babbeo    02/08/2012    1 recensioni
Harry Potter è morto. I difensori di Hogwarts sono stati sconfitti. Sanno di non avere più speranze, perché l'ultima di esse si è spenta poco prima, in un lampo di luce verde. Tutti i seguaci di Lord Voldemort ridono. Tutti tranne uno.
Per tutti quelli che credono che Harry sia l’unico eroe di Hogwarts
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Vendetta e Giustizia

 

     -Harry Potter è morto. Avete riposto la fiducia nella persona sbagliata, gente di  Hogwarts - declamò una voce fredda e trionfante, nel cortile principale. Lord Voldemort squadrava i suoi nemici con la testa inclinata, come un bambino.
Tutti loro erano sconfitti, e non avevano speranze. Chi si reggeva in piedi solo per orgoglio, chi era piegato per terra dallo sconforto, chi piangeva i compagni caduti…  Nessuno voleva crederci.
     - E dato che vi avevo dato la possibilità di unirvi a me, e voi l’avete rifiutata… temo che dovrò prendere provvedimenti; e non sarà piacevole.-  continuò mellifluo.
     - Harry… HAI UCCISO HARRY BASTARDO!!!- urlò Ginny avventandoglisi contro.
Con un pigro movimento della bacchetta la sospese in aria e la rispedì violentemente in dietro con uno scoppio. Il signor Weasley la salvò afferrandola a se. Alzò lo sguardo con odio sul suo nemico, ma non disse nulla.
 
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I Mangiamorte ridevano sguaiatamente, Bellatrix si distingueva tra tutti per il volume e le imprecazioni che spediva agli sconfitti, ma non tutti i di nero vestiti erano dello stesso umore. Uno di loro, probabilmente il più giovane  si stringeva nel suo mantello, immobile e bianco come un cadavere. Draco Malfoy non poteva credere a quanto era appena successo. Lui odiava da sempre Potter, ma vederlo riverso sul terreno, privo di vita, lo atterriva. Erano stati compagni. In un certo senso Potter era insostituibile per lui. Era il suo nemico, l’unico e il solo che poteva prendere quel posto. Ma ora non contava più niente.
Guardò i volti dei suoi vecchi compagni sfigurati dal dolore e dalla rassegnazione, alcuni mancavano all’appello. La sua seconda casa, Hogwarts, era distrutta.
Si guardò intorno alla ricerca di conforto. Alla sua sinistra suo padre: senza onore, la sua espressione era un misto di orrore, falsa gioia e servilità. A destra sua madre: impassibile come al solito, ma nel suo volto si intravedeva un’ombra di tristezza. Davanti a lui l’uomo, anzi, l’essere che li aveva ridotti così.
Sentì montare la rabbia dentro di sé. Per colpa sua, molti, lui compreso, si erano visti distruggere la vita. Guardò un’ultima volta il corpo di Harry e mentalmente lo ringraziò, perché senza il suo sacrificio non avrebbe potuto fare ciò che andava fatto.
Levo la bacchetta, la puntò contro il cuore di Lord Voldemort.
Sua madre e suo padre si voltarono lentamente, ma Draco non li guardò. I suoi occhi erano fissi e determinati. Inspirò e…
     -Avada Kedavra !- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Un’esclamazione unanime di stupore si levò dal cortile. Lentamente l’oscuro signore, lord Voldemort cadde al suolo. Il tonfo sordo della caduta di un cadavere diede il via a un effetto domino.
I difensori di Hogwarts ruggirono di gioia e sfoderarono le bacchette, pronti a fronteggiare il nemico. Una nuova ondata di energia pervadeva i loro corpi.
Dall’altra parte i Mangiamorte cominciavano a scappare per la paura: la loro fonte di sicurezza era stata distrutta, e dato il loro enorme coraggio, non rischiarono la vita per difendere i propri compagni e i propri ideali. Una sola rimase. Una Bellatrix Lestrange in lacrime china sulle spoglie del suo signore, il suo maestro, il suo dio.
Urlando per la disperazione si alzò con la bacchetta pronta a sparare incantesimi contro i suoi nemici. Urlando come un’ossessa sparò un lampo di luce verde incredibilmente potente dalla sua arma, prima di essere colpita da dieci schiantesimi diversi. Si girò e un sorriso folle le illuminò il viso morente: aveva centrato il suo bersaglio.
Con un’ultima, folle risata, la più grande tra i Mangiamorte cadde per mai più rialzarsi.
Tra le grida di esultanza se ne distinse una di orrore. Narcissa Malfoy abbracciava suo figlio che era stato colpito dall’anatema di sua sorella. Gli occhi chiari erano persi nel vuoto, ma era ancora in vita.
Una luce pulsò dal suo braccio sinistro. Il tatuaggio da Mangiamorte svani, come se fosse fatto di polvere. La pelle del braccio era intatta, e candida come un tempo. La sua redenzione si era compiuta.
Sorrise e disse – Alla fine… anch’io… ho fatto qualcosa di buono… Che ne pensi Potter?-
Fu così che la stella di Draco si spense, ma non terminò qui la sua epica vita.
 
 
Quando si svegliò, Draco era vestito di bianco, per la prima volta dopo lungo tempo. Si guardò intorno: Era in un maestoso giardino, nel quale erano disposte siepi, aiuole e statue a forma di serpente. Queste ultime non erano tuttavia macabre come quelle della tana di Voldemort, ma splendide e gloriose. La loro disposizione formava un viale.
Draco lo percorse, finché non si trovò davanti ad un uomo. Era alto e imponente, seppur di corporatura snella. I tratti nobili ed eleganti, la pelle chiara e i capelli biondi gli ricordavano se stesso. Quell’uomo sembrava senza tempo, eppure, valutò Draco, doveva avere circa quarant’anni. Le sue vesti erano riccamente decorate, e il blasone dei Serpeverde riluceva sul suo petto. Sorrise
     -Salve mio giovane e valoroso discendente. Sono felice di incontrarti. Io sono Salazar Serpeverde.-
     -Cosa?!- esclamò Draco stupito – Ma allora… allora io…-
     -Sì, sappiamo entrambi cosa è successo. A dire il vero, è passato molto tempo da quando un Malfoy entrò in questo giardino. Questo è il luogo dove i più grandi della mia casata vengono riconosciuti e ricordati - continuò Serpeverde con un sorriso ancora più ampio – E posso affermare, senza timore di essere smentito, che ti sei ampiamente meritato questo riconoscimento -
Poggiò una mano sulla sua spalla – Sono orgoglioso che tra i miei discendenti diretti ci sia ancora qualcuno come te – proseguì lui felicemente
     -Ma allora io sono imparentato con il signore oscuro. Non può essere! – esclamò Draco disgustato.
     -Oh, sì, ho sentito di questo tale che si fa chiamare Lord Valdaporc – proseguì Serpeverde con tono leggero – E posso assicurare con certezza che non è di certo un rampollo della mia gloriosa casata… Ah, ma guarda che ora si è fatta, direi che è meglio andare. Arrivederci caro nipote- E con uno schiocco delle sue dita lui, il giardino e Draco scomparvero nel glorioso infinito destinato agli eroi, dove i grandi di tutte le epoche si riunivano ad una tavola d’oro.
 
 
La triste storia della fine di un’eroe era è finita, ma prima di concludere vorrei farvi una domanda: Chi ha detto che solo i Grifondoro possono essere degli eroi?
  
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