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Autore: Sofy_m    02/08/2012    11 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 11


Affari che non ti riguardano.



Beckett camminava nervosamente avanti e indietro per il grande salone ormai da mezz'ora, aspettando che arrivassero tutti gli ospiti del villaggio che aveva mandato a chiamare da Penny.
Cercava di capire perchè una persona dovesse uccidere due vecchi colleghi a distanza di quasi dieci anni. Non aveva il minimo senso.
D'un tratto sentì la porta aprirsi e si voltò.
-Kate!- Alexis Castle avanzava velocemente verso di lei seguita da Martha e tutti gli altri. -Che sta succedendo?- chiese preoccupata.
-Gente, vi prego di sedervi sulle poltrone, fra un attimo vi spiegherò tutto!- disse la detective alzandosi in punta di piedi e sovrastando il brusio causato dalle chiacchiere, poi si voltò verso la giovane donna dai capelli rossi, sussurrando. -Al, abbiamo trovato il cadavere dello sceriffo all'obitorio e il coltello è stato preso da qualcuno.
Con sorpresa di Beckett, Alexis si limitò ad annuire, mentre Martha si portava le mani al viso tremando. Lo sguardo della figlia di Castle era duro, dai suoi occhi azzurri non traspariva alcuna emozione. -Posso fare qualcosa?- chiese. Era sicura e determinata.
Kate sorrise, ammirandola per la sua forza, pensando a quanto assomigliasse a suo padre.
-Dobbiamo aspettare che arrivino tutti e poi li devo informare della morte dello sceriffo Mills e parlare con loro.- si fermò un attimo guardandola. -E, comunque, ne abbiamo già parlato, sai che ti vorrei fuori da questa storia.
La ragazza aggrottò le sopracciglia. -No, Kate, ti prego. Ne avevamo già discusso e avevi acconsentito, e poi vi sono stata utile!
-Sì Alexis, e ti ringrazio per questo, ma hai solo diciannove anni, è troppo pericoloso!
-Kate, tu e papà siete soli! Prometto che non mi caccerò nei guai e seguirò ogni tuo ordine!
Kate sospirò. Sicuramente la testardaggine quella ragazza l'aveva ereditata da Rick. -Parlane con tuo padre Alexis. Non posso decidere io, non sono tua madre...
Alexis scosse la testa divertita. -Dubito che a Meredith interesserebbe molto questa questione... Ti prego, se tu accetti papà non avrà nulla da ridire!
-Al, tua madre ti vuole bene e non vorrebbe vederti in pericolo. Per quanto riguarda Castle, sì, avrebbe da ridire, e- alzò una mano per bloccare la ragazza che voleva interromperla. -avrebbe ragione. A proposito, dov'è?- chiese poi notando che non era arrivato con gli altri.
Alexis rimase un attimo sorpresa. -Non è qui? Io l'ho visto più di mezz'ora fa e ha detto che ci avrebbe aspettate qui...
-Ma qui non c'è...- la detective prese un profondo respiro guardandosi intorno. -Ok, mancano ancora metà degli ospiti, starà arrivando con loro.- aggiunse cercando di mantenere la calma.
La ragazza sospirò. -E' strano in questi giorni. Non riesco a capire cos'abbia...- mormorò sconsolata.
Kate si morse il labbro inferiore serrando i pugni. -Non lo capisco nemmeno io.
-Kate...- La voce di Martha la fece voltare.  -Hai qualche idea di chi potrebbe essere il colpevole?
Kate rimase un attimo a pensarci. Nella sua mente alcuni pezzi si stavano mettendo a posto, trovando la loro collocazione e aiutando a fare un po' di luce... ma aveva qualche sospetto?
Scosse la testa dispiaciuta. -Non lo so, potrebbe essere chiunque di loro o nessuno.
La madre dello scrittore annuì. -E' stato accoltellato anche lo sceriffo?
-No, è stato colpito alla testa con un oggetto contundente. Penso che se non si fosse trovato lì l'assassino l'avrebbe lasciato in vita.
-Avete trovato qualche traccia o indizio?
La detective, ancora una volta, fu costretta a negare. -No, non c'erano impronte all'esterno o segni di fango o pioggia all'interno quindi penso Mills sia stato ucciso prima che iniziasse a piovere, questa mattina presto o stanotte.
-Ok..- La madre dello scrittore si avvicinò alla nipote e poi, insieme, andarono a sedersi su una della poltrone libere. Beckett si girò verso la finestra. Fuori il cielo era così nero che sembrava essere scesa la notte nonostante fosse appena mezzogiorno, ma almeno la pioggia aveva smesso di cadere.
Improvvisamente udì il rumore di una porta che si apriva, seguito dal suono di due risate.
La russa Anastasia stava entrando nel salone.
A braccetto con Castle.
La detective trattenne il respiro.
Nessuno fece caso a loro due, o alle loro risate, erano tutti troppo occupati a chiedersi cos'altro poteva essere successo. Nessuno fece caso a loro tranne Kate, Alexis e Martha.
Anastasia si stacco dallo scrittore guardandolo sorridendo e arricciandosi i capelli con una mano. -Grazie mille Richard.
L'uomo ridacchio. -E' stato un vero piacere.- fece una specie di inchino e le baciò la mano, poi le voltò le spalle, dirigendosi verso la sua musa con un gran sorriso.
Beckett cercò di ignorare l'istinto che le diceva di prendere un qualsiasi oggetto e fare altre due vittime e si limitò a serrare con forza i pugni  prendendo un profondo respiro.
-Castle, che diavolo ti prende?!- sibilò quando il partner le fu abbastanza vicino.
Rick aggrottò le sopracciglia confuso. -Che c'è?
-Lo sceriffo è morto e tu sparisci per un'ora! Dobbiamo spiegare la situazione e tu non ci sei! Diamine non puoi farti coinvolgere da quella, è una sospettata!- rispose Kate strattonandolo per un braccio.
-Sospettata tanto quanto gli altri.- replicò duro lo scrittore.
La sua musa scosse la testa rassegnata e poi si fermò a guardarlo. Aveva i capelli spettinati, la camicia era leggermente stropicciata, il primo bottone aperto, e, annusando bene, Beckett poteva sentire una leggera traccia del profumo della donna.
Per lei fu come ricevere un pugno nello stomaco. Sentì le sue gambe tremare e il cuore smettere di battere.
-Te la sei portata a letto!- sussurrò alzando lo sguardo verso gli occhi blu dell'uomo, impallidendo.
-Beckett, non me la sono portata a letto.- rispose Rick con tono piatto.
-No. Giusto. Hai ragione. Penso sia stato molto più divertente sbattersela contro un muro.- disse calma scuotendo lentamente la testa e cercando di nascondere il tremitio della voce e le lacrime che minacciavano di scendere sul suo viso.
Castle la guardò per un istante, poi parlò freddamente. -Anche se fosse, penso che non siano affari che ti riguardino.
Kate annuì lentamente serrando le labbra. -Hai ragione... Hai perfettamente ragione.- poi gli voltò le spalle allontanandosi velocemente.
Alexis, che aveva seguito l'intera discussione, si alzò di scatto andando verso il padre decisa.
-Perchè sei un tale idiota?- gli domandò con rabbia piantandosi di fronte a lui.
Castle la guardò sorpreso, raramente si era rivolta a lui in quel modo. -Che succede tesoro?
La ragazza gli puntò un dito sul petto. -Perchè le fai questo? Perchè continui a farle del male?
Suo padre sospirò.
La giovane Castle allargò le braccia. -Pensavo l'amassi!
Rick serrò la mascella, guardando davanti a sè. -E' proprio questo il punto.

Kate si era seduta dietro l'angolo del salone, a terra, la schiena appoggiata al muro e la testa tra le mani, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
Le parole dello scrittore e i suoi comportamenti avevano colpito il suo cuore come lame affilate e ora lo sentiva sanguinare.
Avrebbe solo voluto scappare fuori di lì, stare da sola e addormentarsi, magari senza svegliarsi più, vivendo solo nei suoi sogni.
Le veniva da vomitare.
Com'era finita a piangere per un uomo? Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva potuto anche solo pensare che il famoso Richard Castle fosse cambiato per lei? 
" Kate ti prego. Rimani con me Kate. Non lasciarmi ti prego. Rimani con me ok? Kate... ti amo. Ti amo Kate."
Beckett premette le mani sulle sue orecchie, cercando di scacciare dalla mente quelle parole. Alla fine le sue paure erano fondate, Castle aveva davvero detto quelle parole istintivamente, solo perchè lei stava morendo. Lei era solo un'altra delle sue tante conquiste, proprio come quella russa.
-Kate...- la voce di Martha la risvegliò dai suoi pensieri. Si alzò di scatto, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. -Tesoro... va tutto bene?- chiese la donna preoccupata.
La detective annuì velocemente. -Sì... E' solo un po' di... stress... un po' di tensione...- la rassicurò senza staccare lo sguardo dai suoi piedi.
La madre dello scrittore sospirò. Una parte di lei avrebbe voluto raccontare a Beckett ciò che suo figlio le aveva detto solo la mattina precedente, ma sapeva che non sarebbe stato corretto. Non era giusto che lei si intromettesse.
-Kate, mio figlio...
Lei scosse la testa. Non voleva sentire scuse o spiegazioni. Non voleva più sentire nulla che lo riguardasse. -E' tutto ok. Adesso devo concentrarmi sul caso.- mormorò tornando verso gli ospiti.

-
Mi dispiace dovervi informare del ritrovamento del cadavere dello sceriffo Mills.- Beckett era in piedi al centro della stanza, tutti gli altri seduti intorno a lei. Vide il dolore e il panico attraversare i volti di tutti, le lacrime di paura scendere sui visi di Olivia e Kristen, tutti impallidire. In pochi giorni tre morti avevano sconvolto le loro vite. Kate si chiese quanti colpi avrebbero dovuto ricevere ancora. -E' stato ucciso con un forte colpo alla testa.
-Detective... cosa dobbiamo fare?- Matteo Negri, seduto vicino alle due figlie, la guardava spaventato.
La detective sospirò. -Adesso dovrei parlare con voi un'altra volta, abbiamo scoperto alcune cose...- si voltò verso Alexis. -Al, mi daresti una mano?
La ragazza si girò per guardare il padre, seduto da solo in fondo alla stanza. Sospirò. -Certo.
-Grazie mille. Io parto con Kristen e Lars, la tua amica è l'unica che penso possa dirci qualcosa, poi parlerò con i giapponesi.
-Va bene, io parto con gli italiani... Kate, tutto bene?- chiese poi la figlia dello scrittore preoccupata.
-Certo.- Beckett annuì convinta, doveva mostrarsi forte.
Alexis sospirò piano. -Ci penso io alla russa, ok?
Kate sorrise. Quella ragazza era un dono dal cielo. -Grazie.
-Kate, mio padre...
-No.- la interruppe. -E' tutto ok, non... non devi dire niente.
-No Kate, non è tutto ok.- rispose determinata la rossa. -Papà è un bambino, è incosciente e stupido e a volte si comporta come un vero idiota, ma questo...- si voltò per indicare Castle. -questo va oltre ogni suo limite.
-Mi dispiace Al.- Beckett cercò di trattenere la rabbia. -L'hai sentito, no? Non sono affari che mi riguardano.

-Kristen sei sicura che nessuno di loro abbia mai lavorato con tuo padre?- la detective era ancora una volta seduta alla bionda ragazza danese.
-Non penso, non ricordo nessuno di loro.
-L'impresa di tuo padre lavora ancora?- chiese Beckett prendendo appunti.
-No, è stata chiusa otto anni fa perchè era accaduto qualcosa. Mio padre non mi ha mai spiegato bene.
-Tuo padre è vivo?
La ragazza annuì.
Kate sospirò. -Kristen, posso chiederti com'è morta tua madre?
-Incidente stradale. Sei anni fa io e lei eravamo in auto, mi stava accompagnando ad un allenamento, avevo tredici anni allora e giocavo a hockey. Poco prima di arrivare al campo, all'improvviso, da una via laterale è uscito un camion ad alta velocità. Ci ha prese in pieno. Siamo volate dall'altra parte della strada, la macchina in mille pezzi. Ricordo solo che vedevo mia madre sanguinare e urlavo. Il padre di Lars, che aveva accompagnato suo figlio all'allenamento, venne a tirarmi fuori. Poco dopo arrivò l'ambulanza.- Kristen si tolse la ciabatta dal piede sinistro e lo alzò mostrando una lunga cicatrice bianca sulla pianta. -Io me la sono cavata solo con questa, mia madre era morta sul colpo...- la sua voce si incrinò e alcune lacrime scesero silenziose sul suo viso.
Lars le strinse dolcemente la mano e l'abbracciò. -Detective, la prego...
-Ho solo un'altra domanda, scusatemi...- rispose Kate. Capiva benissimo cosa voleva dire rivivere la morte di una persona cara.
La modella danese annuì.
-Pensi che la morte di tua madre possa avere qualcosa a che fare con tutto questo?- domandò dolcemente Beckett.
-No. Ne sono sicura. L'uomo che guidava il camion era ubriaco ed è morto anche lui sul colpo. E' stato un incidente.

-Lei è Anastasia Ivanov, giusto?- Alexis, finito di parlare con la famiglia Negri, si sedette davanti alla donna russa.
Quella sorrise e annuì. -E lei è la figlia di Richard, giusto?
-Sì, corretto, ma penso che questo non abbia importanza.- rispose velocemente la figlia dello scrittore.
-Gli somigli molto.- notò la donna inclinando leggermente la testa.
-Non sono qui per parlare di mio padre signorina Ivanov, penso ci siano cose più importanti. Ha mai lavorato in Danimarca?- chiese freddamente. Quella donna iniziava già a darle sui nervi, le ricordava terribilmente Gina.
-No.
-E ha mai conosciuto il signor Olsen? Il padre di Kristen?
-No, è la prima volta che vedo quella ragazza. Perchè? Ha a che fare con tutto questo casino?
-Dove si trovava questa notte e questa mattina presto?- continuò la ragazza ignorando le domande.
-Nel mio letto, ovviamente.
-Qualcuno lo può confermare?
-No.
Alexis sorrise. -Ovviamente.
Anastasia si accigliò. -Abbiamo finito?- chiese seccata.
-Per il momento sì.- la giovane donna dai capelli rossi si alzò.
-Sa, suo padre è davvero un bell'uomo.- disse la donna arricciandosi i capelli.
Alexis la guardò con un sorriso tirato. -Sa, dovrebbe tenersi per sè queste considerazioni.
-Mi stavo chiedendo... Come ha potuto sua madre lasciarselo scappare?- chiese innocentemente Anastasia con un sorriso.
La figlia dello scrittore strinse i pugni. -Penso proprio che i miei problemi familiari non siano affari che la riguardino. E  se la metti via, mio padre è cambiato e comunque è già stato con donne come lei e tutto il mondo sa come è andata a finire.- concluse soddisfatta lasciando la russa irritata.

-Kristen, Lars, grazie mille, spero di non dover più tornare a parlare con voi.- disse la detective alzandosi con un sorriso.
-Lo spero anch'io detective.- rispose il ragazzo sorridendo a sua volta.
-Non la invidio.- sussurrò Kristen. -Non dev'essere facile dover lavorare da sola anche qui quando è in vacanza con la sua famiglia.
Kate sentì il suo stomaco chiudersi. -Già. Ma loro non sono la mia famiglia.
La ragazza la guardò sorpresa. -Ah, no? In effetti lei è troppo giovane per essere la madre di Alexis e poi la chiama sempre Kate...
Beckett annuì. -Il rapporto tra me e suo padre è... complicato, diciamo. Siamo buoni amici... penso.
-Scusi, non avrei dovuto intromettermi.
-Non importa Kristen.- la rassicurò la detective con un sorriso. -Adesso devo parlare con Natsumi, Kaito e Tatsuo.
-I giapponesi?
-Esatto.- rispose allontanandosi.
-Detective Beckett...- la voce di Lars la richiamò facendola voltare.
-Sì?
-Scusi se adesso sono io ad intromettermi...- Kate lo guardò con aria interrogativa. -Penso che quando un uomo guarda una donna come il signor Castle guarda lei non ci possa essere solo una buona amicizia.- disse serio guardandola negli occhi.
Beckett abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, impedendosi di pensare a lui. -Penso che tu ti stia sbagliando.- rispose veloce, poi si allontanò in fretta, fino a raggiungere l'angolo in cui era seduti i tre giapponesi. Non poteva fermarsi a pensare.
-Natsumi, Kaito, Tatsuo, dovrei parlare con voi...- richiamò l'attenzione dei tre. -Vorrei sapere dove...
D'un tratto tutte le luci si spensero e il salone calò nell'oscurità più totale. Il cielo fuori era nero come la pece.
Tutti si guardavano intorno spaventati, sussurrando tra di loro.
Kate prese il suo cellulare e illuminò lo schermo, cercando di fare un po' di luce. Lentamente riuscì ad arrivare fino al muro, dove premette l'interruttore.
Niente.
-Ok,- sospirò. -voglio che adesso tutti voi prendiate il vostro cellulare e cerchiate di fare un po' di luce. Spero che il black out sia solo un incidente e che abbia colpito solo questa parte del villaggio ma temo di sbagliarmi.- si voltò. -Penny, sull'isola c'è un contatore di emergenza?
-Sì... Sì...- rispose impaurita la donna.
-Ok, sa dirmi dov'è?- chiese la detective leggermente sollevata.
-Deve uscire dal villaggio e dirigersi verso il boschetto, lì c'è un sentiero fatto solo di sassi. Se lo prende e lo segue dopo circa mezz'ora di cammino dovrebbe trovare una casetta di cemento sulla sinistra, tra gli alberi. Quello è il contatore di emergenza.
-Ok, perfetto. C'è una pila qui?
-No, mi dispiace...
-Ce l'ho io.- Kate spostò il cellulare per capire chi avesse parlato. Izabela Lewandowsky si era alzata in piedi e stava porgendo una torcia alla detective.
-Ottimo, grazie.- Beckett rimase un attimo in silenzio. -Ok, adesso ascoltatemi. Io andrò al contatore a riaccendere le luci, voi, nel frattempo, dovete rimanere qua. Non uscite e non allontanatevi da soli, rimanete sempre in gruppo, non voglio un altro cadavere. Trovate qualcosa con cui difendervi, una lampada, un bastone, un coltello, una bottiglia... va bene qualsiasi cosa.- si girò verso Alexis. -Al, quando sarò uscita dal salone devi chiudere a chiave tutte le porte, fai in modo che nessuno possa entrare o uscire, io cercherò di fare il prima possibile. Se non torno fra più di tre ore significa che qualcosa è andato storto...
La ragazza a quelle parole tremò. -Kate...
-No, Al, ascoltami. Se non torno e le luci non sono accese scegli un gruppo di uomini e mandali armati al contatore, ok? Voi rimanete chiusi qui. Se l'assassino vuole uccidere ancora dovrà farsi vedere prima o poi e voi sarete pronti. Hai capito?
Le lacrime bagnavano silenziose il viso della ragazza. -Kate...
-Alexis, devo sapere se posso contare su di te. Hai capito?
-Sì.- rispose sicura asciugandosi gli occhi.
-Bene.- Beckett si guardò intorno. Castle era in piedi, dietro a tutti gli altri, i suoi occhi azzurri la fissavano senza lasciar trasparire nulla.
Kate si voltò ed aprì la porta.
-Beckett.- la detective si girò, avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Lo scrittore si era spostato verso il bancone del bar del salone, aveva aperto un cassetto e aveva preso uno dei coltelli. Si avvicinò a lei e glielo porse.
La donna annuì prendendolo, poi guardò tutti ed uscì. -Ci vediamo tra meno di tre ore.


"When you love someone, but it goes to waste

Could it be worse?"
[Coldplay, Fix you]



Angolo dell'autrice:
Eccomi, in ritardo come sempre! Chiedo scusa, spero che la lunghezza del capitolo mi faccia perdonare :)
Ok, le cose iniziano a farsi più movimentate anche per i nostri due (sì, ok, vado a nascondermi, non tiratemi niente per favore...) e Beckett ha deciso di andarsene in giro da sola per l'isola (mossa davvero intelligente). Castle invece si limita a fare da comparsa :) Scherzo, prometto che verrà spiegato tutto!
Domenica parto per il campeggio quindi spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro quel giorno. Altrimenti dovrete aspettare un po' di più... Mi dispiace!
Grazie mille a tutti coloro che continuano a leggere questa storia, spero di non deludervi!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P.S. Forza gente, è già agosto! Ormai manca poco :)

  
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