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Autore: comet91    02/08/2012    17 recensioni
Piccola One-shot sulla coppia Sofia/Fabio, ambientata tra il 4° e il 5° libro. Fabio ha deciso di allontanarsi da Sofia, di non creare legami con nessuno, tanto meno con lei. Perchè i legami sono fragili e possono spezzarsi da un momento all'altro. Ma, una notte, non riesce a dormire, tormentato dai pensieri e decide di...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabio, Sofia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano mesi che non la vedeva. Lo sapeva, era stato lui a decidere così, ma non passava giorno in cui non pensasse ai suoi riccioli disordinati e al suo sguardo fragile. Dopo i momenti che avevano condiviso, i baci che si erano scambiati, dopo che lei gli aveva salvato la vita, rischiando la propria, Fabio non faceva altro che pensarla.
Ma la verità era che Sofia lo terrorizzava. Non poteva rischiare di innamorarsene. E non perché non fosse bella o coraggiosa. Era la paura di poterla perdere a frenarlo. Stavano combattendo una guerra, dopotutto. Se lei fosse morta in battaglia o se le fosse successo qualcosa, magari in un altro tentativo disperato di salvarlo, Fabio non se lo sarebbe mai perdonato.
Aveva già sofferto troppo per la perdita di sua madre, non poteva piangere altre lacrime. Non voleva.
 
Eppure, quella sera, qualcosa l’aveva spinto fino a Castel Gandolfo. Non riusciva ad addormentarsi, tormentato da tutti quei pensieri e, a un certo punto, la mancanza di lei si era fatta così soffocante che Fabio non aveva più resistito. Si era alzato di scatto, spiegando le immense ali di Eltanin e si era precipitato fuori. Il neo sulla sua fronte pulsava di una splendida luce dorata.
 
Ed ora eccolo, sospeso a mezz’aria davanti alla finestra della stanza di Sofia. Sbirciò dal vetro e la vide. Stava dormendo nel suo letto, bella come la ricordava. Entrò piano, cercando di non far rumore e si avvicinò con un’esitazione che solitamente non gli apparteneva. Dio, quanto gli era mancato quel viso da bambina, coperto di lentiggini. Restò immobile a guardarla per un tempo infinito e si sentì uno stupido: ci era cascato. Si era allontanato da lei per paura di quel che poteva nascere, senza rendersi conto che era già nato. Sì. Fabio lo capì solo in quel momento: si era innamorato di Sofia. Se ne era innamorato la prima volta a Edimburgo, quando avevano parlato sulla terrazza dell’albergo e poi l’aveva baciata, spinto da un sentimento che allora non era riuscito a spiegarsi. E l’aveva amata la seconda volta quando l’aveva vista piangere per il rifiuto di sua madre e si era stretta al suo petto, fragile come mai l’aveva vista prima. E poi se ne era innamorato una terza, una quarta, una quinta volta. E se ne innamorava ancora in quell’istante.
 
Avrebbe voluto svegliarla, parlarle, dirle che per loro forse c’era una possibilità, che non era troppo tardi. Avrebbe voluto dirle che l’avrebbe sempre protetta, che non le sarebbe successo nulla di male.
Ma la paura e il dolore che aveva affrontato nel corso della sua giovane esistenza ebbero il sopravvento. Un’altra volta. Non poteva permettersi di amarla ancora di più.
Si abbassò su di lei, appoggiando una mano alla spalliera del letto, il viso a pochi centimetri dal suo. La guardò e, se fosse stata sveglia, Sofia si sarebbe stupita della dolcezza che avrebbe letto in quegli occhi.
Le sue labbra incontrarono quelle della ragazza, sfiorandole delicatamente. Ne avvertì la morbidezza e desiderò ardentemente di approfondire quel contatto, ma non poteva.
 
Sono io quello debole, Sof. Non tu. Ripensò alle volte in cui l’aveva accusata di non essere in grado di fare il capo, di non avere abbastanza forza per condurre la loro battaglia, di essere troppo fragile. Non era vero. Lei gli aveva detto che preferiva costruire qualcosa e poi perderlo, piuttosto che non avere niente. Sofia era stata capace di affrontare i suoi sentimenti, mentre lui non era altro che un codardo. Questo lo sapeva.
 
Le accarezzò il viso, spostandole una ciocca ribelle dalla fronte e sorrise tristemente. Poi si voltò e, in un attimo, fu di nuovo nel cielo notturno. Si costrinse a non guardare indietro e si allontanò il più possibile da lei. Dalla sua Sofia.
 
Sofia aprì gli occhi. Era stata svegliata da un brivido freddo che aveva percorso la sua schiena. Strano, non c’era vento quella sera. Guardò il soffitto e delle leggere lacrime le solcarono le guance. Aveva sognato Fabio. Istintivamente portò le dita a sfiorare le labbra, nella speranza di trovare il sapore di lui, un ricordo che nella sua mente era ancora così vivido. Sembrava tutto così reale, che per un attimo ci aveva creduto davvero. Ma era stato solo un sogno. Fabio non era lì con lei. E chissà quando lo avrebbe rivisto.
Si riaddormentò, senza notare quel puntino luminoso che si allontanava nel cielo.
  
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