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Autore: Hopeful___    02/08/2012    1 recensioni
Un nucleo familiare relativamente ristretto. Melodie e Simon, i fratelli Smith.
Una totale eclissi del cuore.
Un supereroe e i suoi aiutanti.
Una storia d'amore e d'amicizia incorniciata da una malinconia.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Non dare mai niente per scontato,
tranne le prese per il culo.»

 

HABITS.

 

Mi sveglio avvertendo la vibrazione del mio blackberry. Sarà da 15 minuti buoni che vibra incessantemente, quindi non molto indifferente alla situazione mi stropiccio gli occhi e muovendomi realizzo di non essere sola. Accanto a me che mi cinge la vita con un braccio c’è la persona più importante della mia vita, mio fratello Simon. Ora che mi guardo intorno mi accorgo di non essere stesa sul quel comodo matrimoniale situato nella camera dei miei, bensì sul divano bianco e nero del soggiorno. Ecco il motivo di cotanti dolori sparsi qua e là per tutto il corpo.
Finalmente decido di degnare il cellulare di un minimo di attenzione, quella che invano richiede da molto tempo.
5 chiamate perse da parte di Horan.
‘Ma che diavolo vuole quello?’ penso tra me e me mentre con la coda dell’occhio do una controllata all’orologio in vetro cristallino appeso alla parete color panna. 07.46 Mancano solo 14 minuti alle 8, ed è giovedì. Oh, merda!
Simon, Simon, dai per favore. Simon! Grido strattonando il bavero della sua polo verdina ormai scolorita dai troppi lavaggi. Un po’ busco e per nulla delicato, è vero, ma solo così riesco a svegliarlo. Pare che sia l’unico modo.
Ma che c’è?" mi chiede ancora spaventato e con gli occhi fuori dalle orbite.
Ci siamo addormentati e non abbiamo sentito la sveglia, o forse non ha suonato – quella maledetta – Quindi è tardassimo, ergo sono nei guai!
Simon si alza di scatto e corre al bagno mentre io prendo i cartoni di pizza e le birre ormai vuote e mi dirigo in cucina dove con un gesto semplice faccio finire tutto nella pattumiera.
Come ogni mercoledì avevamo passato la serata a guardare film avvolti sotto il piumone rosso degli orsi, abbuffandoci di pizza ricoperta di patatine e riempiendoci la pancia di birra.
Era bella la vita con mio fratello. Eravamo solo io e lui, da qualche anno ormai. Mamma e papà avevano deciso di andarsene ognuno per conto proprio, tanto noi eravamo forti e autosufficienti, o almeno così pensavano loro. Noi, dal canto nostro non volevamo pesare alle spalle di qualche parente lontano e quindi ci adeguammo ad autogestirci.
Simon dall’alto dei suoi ventun anni, e in fede di fratello maggiore si occupava di me come un vero padre. Aveva due lavori: cameriere al The Glasshouse, uno dei ristoranti più nominati della città e dogsitter per qualche anziana signora inferma e troppo affezionata al proprio cane da renderlo pari ad un figlio.
Raggiunti i 16 anni mi fece promettere di non cercare lavoro prima della maggior età, voleva assicurarsi che io finissi gli studi senza altri impegni e preoccupazioni. Ripeteva in continuazione che avrei dovuto avere una vita normale, come tutti i miei compagni. E quindi uscire, divertirmi, fare cazzate e ovviamente studiare. Non rinchiudermi in qualche edificio troppo piccolo e sudicio a passare le ore dietro uno stupido bancone a versare cocktail nei bicchieri di ragazzi che al contrario di me pensavano solo a godersi la loro adolescenza.
Simon non mi fa mancare niente, niente che non sia l’affetto di quelle figure che dovrebbero aiutarti a crescere ed essere al tuo fianco nei momenti di crisi. Non ha nemmeno una ragazza, ha dovuto rinunciare alla sua vita per darne una a me. E questo mi rende davvero molto fiera di lui, anche se mi dispiace tanto e credo fermamente che sia ingiusto. Per questo, appena ne avrò la possibilità, giuro su Dio, che gli ricambierò il favore, in qualsiasi modo possibile.
 
--
 
Simon mi portò con la sua decappottabile nera – di seconda mano - fino ai giardini della The Hayfield School, gli stampai un velocissimo bacio sulla guancia prima di scendere e richiudermi con noncuranza la portiera che sbattè contro l’auto abbastanza violentemente. Lo sentii imprecare qualcosa al vento ma non ci feci molto caso, e con un ‘ci vediamo più tardi’ lo salutai frettolosamente mentre mi apprestavo a salire quelle maledette scale che per la prima volta mi sembravano infinite.
Mi sentivo come un maratoneta, ma in quel momento non stavo correndo per vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi o il titolo di campione del mondo nel mio sport, ma per cercare di salvarmi la pelle dalle strigliate della Newton, l’insegnante del corso di matematica, che sicuramente sarà già in aula seduta dietro la cattedra a scrutare con fare minaccioso – anche nel terzultimo giorno di scuola - sotto le sue lenti spesse e quella orrenda montatura giallastra ogni singolo studente. Starà picchiettando nervosamente le dita sulla superficie liscia del registro in cerca del mio volto, giusto per darmi il buongiorno come solo lei sapeva fare.
La odio, cazzo. La odio con tutto il mio cuore, è così insopportabile. Penso sia inacidita dalla scarsa attività sessuale che deve nascondere agli occhi dei suoi genitori troppo bigotti. Come faccio a saperle queste cose? Semplicemente le ipotizzo, ma arrivata a questo punto penso siano sospetti saldamente fondati.
Presa dai miei pensieri non mi accorsi di essere giunta all’ultimo gradino, sfortunatamente il piede scivolò e in un attimo mi ritrovai con il naso a pochi centimetri da terra. Sono una ragazza molto goffa, me ne rendo conto.
Mentre tentai invano di rialzarmi una risata fragorosa mi rimbalzò dritta dritta alle orecchie. Era una risata abbastanza conosciuta in quella scuola, ma soprattutto a me. Girai il busto a tre quarti e nel vederlo piegato in due dalle risate con una mano sulla pancia mi lasciai scappare una smorfia.
Mel, che ci fai a terra?
Ho deciso di abbracciare il pavimento perché mi faceva pena così solo e abbandonato. Coglione!” lo incalzai per poi alzare lo sguardo e ritrovarmelo di fronte con una mano tesa verso di me.
No, non mi sono persa nei suoi occhi, no, non sono diventa paonazza, e no, non mi sono incantata a guardarlo. Questo non è uno di quei soliti film romantici americani, e io sto ancora facendo la figura della sfigata davanti ad uno dei ragazzi più gettonati della scuola. La fortuna sta nel fatto che quel ragazzo è uno dei miei migliori amici, sempre se quel branco di pazzi montati possa essere definito così. Ah giusto, questo non è nemmeno un film ma la mia realtà e sono costretta a fare i conti con questo stupido che si divertirà a sfottermi in eterno per avermi beccata con il culo all’aria.
Dai, ti aiuto.” disse ancora ridacchiando così fastidiosamente. Accettai inarcando un sopracciglio stupita, la sua strana proposta di salvezza nei miei confronti, presi la sua mano e con molta fatica - da parte mia, ovviamene - mi rialzai, dando una scrollatina alla maglietta e ravvivando i mie lunghi ricci mori. 

 

 

~Look at me, now.
Il primo capitolo è un tantino corto e messo un po' maluccio, ma prometto che gli altri saranno meglio.
Chi è il ragazzo? Lo scopriremo solo nella prossima puntata! v.v 
Spero vivamente che l'inizio sia di vostro gradimento e che qualcuno abbia voglia di recensire. 

Detto ciò, grazie per l'attenzione.
Salut! :3
  
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