Getting things ready.
Rachel
camminava a passo svelto per quell’unico pezzo di strada che
la separava dalle quinte
teatrali, dove aveva appena finito di recitare nell’ultima
rappresentazione del
suo spettacolo, fino al posto auto.
Non era di
certo il tipo che si spaventava o che camminava con mille guardie del
corpo, ma
solitamente non era mai sola come quella sera e aveva una strana
sensazione.
“Ehi,
bellezza!”
Ed ecco la
sua più grande paura che si faceva viva: essere aggredita
nel buio totale di
una stradina senza lampioni per poter riconoscere il suo attentatore e
denunciarlo. Attentatore che sembrava più vicino di quanto
credesse. I passi
dell’uomo le erano quasi alle calcagna e lei, istintivamente,
iniziò a correre,
ma quello la bloccò per un polso.
Si dimenò
fin quando non riconobbe la voce familiare.
“Rachel!
Rach, piccola, sono io! Blaine, calma.”
“Oh,
Blaine, mi hai fatta spaventare! Ti cercavano tutti oggi,
dov’eri finito??”
“Ti va se
ne parliamo in un luogo più sicuro per te,
piccola?”
Lo poteva
sentire sorridere, anche se non poteva vederlo e lei tornò a
respirare
regolarmente finchè non furono alla sua auto e le
passò le chiavi per guidare.
Entrati,
le luci dell’abitacolo si accesero per quei pochi istanti che
servirono a
Rachel di vedere l’occhio nero del collega.
“Che
diavolo…?”
“No, no e no!
Così non va bene, impostatelo in maniera diversa e chiamate
tutti! Lo voglio
pronto entro domani sera pronto ad essere trasmesso direttamente
venerdì!”
Jon
Sanders era in riunione come al solito con il suo staff, mentre
vagliavano le
impostazioni per lo spot che avrebbero fatto passare in tv.
“Guess who’s gonna be Mr.
Rachel Berry?
deve essere ricordato come miglior spot di tutta la stagione invernale,
mi
avete sentito??”
Ormai era
tutto pronto: le locations, l’inviata, la presentatrice, il
costumista e
scenografo, la Stella e i concorrenti. Mancava solo una cosa, ma per
quello si
sarebbe occupato Artie Abrams.
“Io uccido
Noah! Fosse l’ultima cosa che faccio!”
Rachel
entrò tutta impettita alle 2.00 di notte a casa svegliando
Artie, appisolatosi
davanti la tv e che
adesso stropicciava
gli occhi per capire cosa passasse per la testa dell’amica,
cosa che ovviamente
lei spiattellò senza richiesta alcuna.
“Ti rendi
conto di cosa ha fatto? Picchiare un attore! UN ATTORE! HA TOCCATO IL
VISO DI
BALINE! SI RENDE SOLO CONTO CHE IL VISO E’ TUTTO?!?”
Artie
sgranò gli occhi e si diede uno schiaffò per
riuscire a svegliarsi, non che le
urla della Stellina non fossero d’aiuto, anzi.
“Rach,
sveglierai il vicinato! Non urlare
al
meno. Risolvimao la questione domani, adesso riposa, magari
avrà avuto i suoi
buo….”
“Non osare
parlare di buoni motivi, Arie Abams, – sibilò lei
– perché se i suoi buoni
motivi sono attaccare rissa per una stupida battuta su un nuovo duetto,
non lo
sono per nulla!”
Arie
sospirò, conscio del fatto che tutta quella situazione non
aiutava lo show,
così dopo essere riuscito a calmare l’amica e
mandarla a letto fece quello che
glie era stato richiesto da Jon e compose il numero.
“Artie! Come
mai a quest’ora? La pazza ha combinato qualcosa?”
La donna
all’altro capo del telefono iniziò a ridere mentre
brevemente il manager le
spiegava la situazione.
“… quindi
la produzione pensava che potessi entrare in gioco tu in situazioni del
genere,
consigliando Rachel.”
“In
pratica dovrei fare ciò che faccio sempre ma a tempo pieno
per il reality e le
riprese, giusto?”
“Sì, più o
meno sì. Avrai comunque un contratto e potrai sezionarlo
come meglio credi,
anzi, essendo un avvocato non penso avrai problemi.”
Ridacchiò lui mentre lei accettava l’offerta di
buon grado e salutava l’amico.
Santana sbadigliò
mentre usciva dal bagno, dal quale uscivano ancora I vapori per via
della
doccia appena fatta.
Tolse l’accappatoio e si infilò sotto le coperte
con il marito che stava
leggendo le ultime novità sportiva dal suo pc. Essendo un
giornalista specializzato
proprio nello sport doveva sempre tenersi aggiornato tenendo conto
anche della
concorrenza.
Non appena
sentì la pelle fresca delle braccia sua moglie attorno alla
sua vita, sorrise e
spense il computer portatile per abbracciarla come si doveva e la
baciò.
“Giornata
stressante anche oggi in studio?”
“In realtà
non troppo e penso di aver trovato un nuovo lavoro.”
“Sì,
sarebbe
solo finché non mi cacciano dal programma. Spero non sia un
problema, potrei
comunque continuare a fare il mio lavoro indisturbato.”
Scostò con
la mano il ciuffo biondo che gli ricadeva sugli occhi, un taglio che
Sam Evans
portava dal liceo, mentre parlava al telefono con un impiegato della
sua casa
editrice che pubblicava la raccolta “Masked Star”,
la sua ultima idea che lo
aveva fatto diventare famoso, tanto da lavorare anche ad un cartone
animato con
la famosa eroina Raven B.
Non aveva
mai specificato il cognome di quella ragazza bassina, magra, dai lunghi
capelli
castani e con gli occhi grandi da cerbiatta che si difendeva a passi di
danza e
onde sonore che emetteva cantando. Non lo aveva mai specificato per
paura che
lei, la Stella d’America, scoprisse che in realtà
quella Raven era ispirata a
lei.
Una
chioma
rosso fuoco, legata in una coda, ondeggiava per gli studi della rete
televisiva
fino ad arrivare indisturbata all’ufficio del direttore
Sanders.
Lo non
veniva mai bloccata, neanche dalla segretaria di Jon, visto che era la
figliastra e questo le permise per una volta di agire in tutta
tranquillità fin
tanto che quell’uomo non le fosse stato tra i piedi.
Andò così a sedersi dietro
la sua scrivania e iniziò a sbirciare tra le carte del
reality finché non trovò
ciò che stava cercando: la rosa dei concorrenti. Ognuno con
la sua bella bio, i
dettagli, il nome, l’età, persino indirizzo e
numero telefonico. Aveva fatto
bingo.
Uscì dall’ufficio,
fotocopiò tutto e ripose i documenti al loro posto mettendo
le copie nella
borsa con un sorriso furbo dipinto sul volto. Adesso poteva recarsi con
coloro
che avrebbe studiato per bene quella sera stessa a girare lo spot.
Guardava
dal
basso quel palazzo enorme e in quel momento si pentiva enormemente per
essersi
iscritto a quel reality. Sbuffò mentre sentiva le manine del
fratellastro
posarsi sulle sue spalle.
“Su, Finnie,
è per Rachel, ricordi?”
Annuì piano
e riuscì a trovare la forza di entrare, seguito da Kurt e il
suo ragazzo, Dave.
“Ehm, sì – si
massaggio la nuca mentre parlava – posso farcela da solo,
sapete?”
“Certo,
sì.
Ci sarò.”
Puck chiuse
il telefono e scese dalla moto, tolse il casco integrale e
infilò gli occhiali
da sole che avevo nel giubbotto di pelle, dopodiché
sentì solo urla. Le sue fan
lo avevano riconosciuto e lui da bravo cantante aveva firmato autografi
e fatto
foto per una buona mezz’ora.
“Ragazze, è
sempre un piacere stare con voi, ma adesso scusatemi, devo
scappare!”
Non fece in
tempo a strizzargli l’occhio che quelle erano partite alla
volta di una Berlina
dai vetri oscurati da dove uscì Blaine.
Possibile che se lo ritrovasse sempre tra i
piedi? Avrebbe lasciato le ragazzine e a lui per arrivare
quantomeno
puntuale rispetto al collega almeno che adesso lo guardava quasi con un
sorriso
beffardo.
Un
sorriso
beffardo e gli occhi di ghiaccio che scrutavano ogni presente, ecco
come Cory
Gardner entrò nella sala dove adibita alla registrazione
dello spot. C’erano
volti e nomi noti, vecchie conoscenze e i migliori sulla piazza come
staff. Non
si erano di certo fatti mancare nulla.
Sospirò,
massaggiandosi le tempie al solo pensiero delle urla che la Berry
avrebbe
buttato non appena avrebbe visto anche il suo volto sullo schermo e
tornò ad
aprire la porta per uscire a fumare una sigaretta se non che si
ritrovò contro
una rossa niente male.
La scrutò a
lungo, studiandola e lo stesso fece lei per poi, altezzosamente,
sculettare
dentro la stanza.
Forse la
sigaretta poteva attendere.
Nash
attese
pazientemente che l’ascensore arrivasse mentre sistemava i
capelli rossi sulla
fronte e il colletto della camicia bianca che dava luce ai suoi occhi
verdi. Non
appena le porte si aprirono entrò seguito subito dopo da due
occhi azzurri
magnetici, un sorriso bianchissimo e dei capelli neri come la barbetta
incolta.
“Anche tu
qui per il reality?”
Chiese l’ultimo
arrivato che repentinamente, all’annuire del ragazzo di
fronte a lui, gli porse
la mano presentandosi
“Dean Colton”.
“Nash Prince,
piacere”.
Mentre i due
si sorridevano e schiacciavano il pulsante per salire
all’ultimo piano due
manine e una scarpa col tacco di vernice li fermarono.
“Aspettate!
Ci sono anche io!”
Boccoli
castani come gli occhi e un faccino da angelo su un corpo da modella
entrarono
in ascensore lasciando quei due senza fiato, cosa che non
riacquistarono
neanche quando una quarta
persona, una
biondina, entrò con loro senza dire nulla, schiacciando il
bottone dell’ultimo
piano.
Sembrava che
un silenzio imbarazzante fosse calato e a spezzarlo fu la mora.
“Ehm.. Io
sono Margaret Valmont, piacere di conoscervi”.
Fece un
sorriso mentre ascoltava i nomi dei due ragazzi che avevano
già fatto le
presentazioni e tutti aspettarono che si presentasse la biondina che
invece,
non appena le porte si aprirono, si diresse a passo fermo verso la
stanza dove
vi erano gli altri.
“Quinn!”
Tutti furono
sorpresi di vederla lì, e lei sgrano gli occhi a vedere
tutti quei volti
conosciuti: Finn, Sam, Blaine, Puck. C’erano tutti, per non
parlare che dello
staff facevano parte Mercedes, Brittany, perfino St. James.
Era nei guai
adesso, guai grossi per vincere il cuore della ragazza amata
segretamente per
tutto il liceo.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
Ok,
lo so, lo so, sono imperdonabile con questo progetto, ma sono stata in
vacanza
e negli ultimi giorni ho aggiornato le mie due raccolte tralasciando
questa.
Scusatemi tanto. cwc Cercherò di essere più
continua in questo lavoro,
promesso.
Fatemi sapere che ne pensate. :)