Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Fegele    03/08/2012    1 recensioni
[Post-Movie]
Era sempre stato terrorizzato dalla possibilità che la sua bambina gli somigliasse e, al contempo, l'idea di tenere tra le braccia il ritratto in piccolo di suo fratello gli era insopportabile.
"Mi ami?" Eppure, quando aveva visto gli occhi di Thor su quel piccolo viso paffuto tanto simile al proprio, Loki aveva solo pensato che non vi potesse essere niente di più giusto, niente di altrettanto perfetto nell'intero universo. "Sì."
"La ami?" Ma a Thor questo non lo avrebbe mai detto, come non avrebbe mai ammesso che, alla fine, era stato lui l'artefice di quella felicità che non avrebbero mai potuto vivere insieme. Perché era troppo tardi. "Sì"
Come non avrebbe mai ammesso che ogni volta che sentiva sua figlia piangere, gli sembrava quasi di sentire il se stesso bambino.
"Allora portala a casa e dimenticati di me."
[Thor x Loki] [Tony x Steve, secondaria]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

III


Se solo una settimana prima, qualcuno avesse detto a Odino e Frigga che nell’universo esisteva qualcosa in grado di attirare l’attenzione di Thor abbastanza da farlo stare fermo e buono per cinque minuti di fila, probabilmente lo avrebbero deriso.

E dopo appena una settimana di vita, Loki aveva avuto il potere di spiazzarli tutti incollando l’attenzione di suo fratello su di sé per intere ore di pura calma e silenzio.
Frigga soleva far giocare i bambini nella camera matrimoniale, terrorizzata all’idea di lasciarli con chiunque altro. Alcune volte, persino con suo marito.

La guerra stava finendo, la vittoria sarebbe stata sicuramente loro ma i tempi erano lungi dall’essere sicuri e Frigga preferiva passare da madre ansiosa ed iperprotettiva, piuttosto che rischiare la sicurezza dei suoi bambini. Quella di Loki quanto quella di Thor, perché sapeva che non avrebbe sopportato l’idea di vedersi strappare quel neonato dalle braccia. Non dopo che l’aveva stretto al seno per sette notti insonni tremando al pensiero che se Loki non avesse pianto, se Odino non l’avesse udito, si sarebbe persa tante cose meravigliose.
Come l’espressione seriosa sul viso infantile di Thor mentre se ne stava a fissare il suo fratellino dormire in mezzo al letto dei genitori, spalancando gli occhi azzurri ad ogni minimo movimento di Loki, come se fosse il fenomeno più grandioso dell’universo. Thor non aveva impiegato molto tempo a vincere la diffidenza iniziale. Dopo una prima fase di studio a distanza, si era dato agli esperimenti ravvicinati.

Solo il giorno prima, Frigga lo aveva colto mentre toccava con interesse una delle manine di Loki, per poi fissare la propria. Se avesse saputo contare, probabilmente si sarebbe messo a fare l’appello alle dita di mani e piedi per vedere se c’erano tutte.
“Thor, con gentilezza,” lo avvertì dolcemente sua madre mentre il bambino biondo punzecchiava la guancia morbida del neonato con un dito che non avrebbe avuto difficoltà a finire in un occhio al primo movimento brusco. Frigga sapeva che avrebbe dovuto dirgli di stare fermo, di non disturbare il suo fratellino mentre dormiva, ma il modo in cui Loki s’imbronciava nel sonno per poi rilassarsi nuovamente fino a che Thor non arrivava a disturbarlo di nuovo era una scena troppo adorabile di cui privarsi.
Di solito Loki si svegliava poco dopo, senza emettere alcun suono e fissando suo fratello con sguardo annoiato, sempre ammesso che un neonato di pochi giorni potesse averlo. Thor allora sorrideva soddisfatto e lo guardava trionfante.
Loki guardava Thor e Thor guardava Loki. E restavano a guardarsi fino a che Loki non si stufava di quell’immobilità e cominciava a chiamare la mamma scalciando e agitando le piccole braccia.
Solo durante la notte, Loki diventava una preoccupazione.
Il piccino aveva più problemi con il buio e con il silenzio di quanti non avesse mai avuti Thor in tutta la sua breve vita. Frigga temeva che fosse un segno indelebile che gli sarebbe sempre rimasto dell’abbandono che aveva dovuto subire non appena venuto al mondo.
Ricordava alla perfezione il giorno in cui Thor era venuto alla luce. Il suo terrore era svanito nel momento in cui aveva sentito suo figlio piangere per la prima volta, ma quello di Thor era durato fino a che non l’avevano messo tra le braccia di sua madre: il posto più sicuro di quel nuovo mondo sconosciuto e spaventoso.
Nessuno aveva fatto lo stesso con Loki e il pensiero era sufficiente a far ribollire Frigga di rabbia, come se quel bambino fosse stato suo fin dal principio. Come se avessero osato ferire suo figlio, sebbene quel neonato non fosse nemmeno suo ancora.
Poi una notte, Frigga si era svegliata nel silenzio più totale e questo l’aveva spaventata più dell’ennesimo pianto acuto da parte del suo nuovo bambino. Si era avvicinata alla culla correndo, ma si era bloccata a metà strada a causa di una vocina a lei familiare che sussurrava nel buio parole incomprensibili.
Aveva esaurito la distanza rimanente lentamente e, senza farsi vedere, aveva sbirciato all’interno della sontuosa culla dove Thor se ne stava tutto raggomitolato da una parte mormorando cose che Frigga non udì mai chiaramente. E Loki se ne stava sul lato opposto, fissando suo fratello con quegli occhi verdi che nel buio sembravano quasi brillare di luce propria. La paura del buio e del silenzio era sparita.
Era stato Thor ad accendere la luce.


Steve non aveva capito molte cose da quando era uscito dal suo stato d’ibernazione ritrovandosi in un’epoca che per lui era peggio di un pianeta alieno. Ma una cosa gli era chiara! Ogni volta che Tony Stark armeggiava con quel suo cellu-coso, ci si poteva aspettare soltanto guai!
Per questo, quando era tornato dalla cucina con il latte per la bambina e aveva trovato il fantomatico miliardario filantropo con quell’arnese in mano, aveva pregato con tutte le sue forze che una turbolenza o qualsiasi altra cosa glielo facesse rovinosamente cadere di mano.
“Oh, Fury ha spento la telecamera della cella. Significa che lì dentro stanno girando dei bei filmini, sicuro!”
Steve l’aveva ignorato con tutte le sue forze, mentre Bruce apriva l’incubatrice per sollevare con quanta più delicatezza poteva la creaturina avvolta nell’asciugamano bianco, “vuoi avere l’onore?”
“Eh?” Steve non era sicuro di aver afferrato il concetto.
“È più al sicuro in braccio a te che a me,” spiegò Bruce con un’alzata di spalle e Steve non aveva avuto il cuore di replicare: non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere a quella cosina se, per puro caso, Bruce l’avesse avuta tra le mani in un improvviso attacco di nervi.
“Ok, cerca di distenderla in maniera tale da tenere le testa un po’ sollevata, così riuscirà a succhiare meglio.”
“Così?”
“Sì, ma tu cerca di respirare nel frattempo.”
La boccuccia rosa si attaccò a quella sorta di biberon in miniatura quasi con disperazione e a Steve venne voglia di scendere un paio di rampe di scale di corsa e presentare a Loki un conto a parte per quanto aveva fatto a sua figlia. “Ti fa quasi sentire in colpa per aver preso suo padre a calci, vero?” Domandò Bruce intuendo parte dei suoi pensieri.
“M’incentiva a riprovarci ora,” rispose Steve guardando la piccola sbadigliare non appena ebbe finito di consumare il pasto. Appena una manciata di secondi dopo, Tony aveva alzato a tutto volume l’audio di quel maledetto affare che aveva tra le mani permettendo a tutti di sentire una conversazione che, probabilmente, sarebbe dovuta rimanere privata.
“Steven! Steven! Non far cadere la bambina, Steven!”
Ma Steve aveva avuto il buon senso di aspettare che qualcuno gli togliesse la piccola dalle mani prima di stramazzare al suolo. Quando riprese conoscenza, le voci di Thor e Loki stavano ancora riecheggiando  nel laboratorio e fu seriamente tentato di scaraventare contro il muro sia Stark che quel suo infernale giocattolino, ma mettendosi a sedere si rese conto che i due semi-dei probabilmente era ascoltati dall’intero staff dello S.h.i.e.l.d. presente sull’areo-nave.
Si guardò intorno esterrefatto e vide solo Bruce accanto all’incubatrice, “qualunque cosa stiano facendo meglio che la smettano o non avranno più un buon motivo per cui discutere.”
“Che succede?” Domandò il Capitano alzandosi traballante per dare un’occhiata alla piccina, “perché trema in questo modo?”
“Perché è terrorizzata.”
Steve si guardò intorno, “dov’è Stark?”
“A prendere una lampadina nuova,” rispose Bruce senza una reale espressione.
“Si preoccupa delle lampadine mentre di sotto stanno combattendo l’apocalisse?”
Fu la bambina a rispondere con uno strillo acuto che le fece diventare il piccolo viso completamente rosso, quasi tendente al viola. “Ho capito! Intervengo io!”
“No! Steven, non immischiamoci! Siamo più utili a lei che a Thor, in questo momento!”
Steve avrebbe potuto trovare almeno una dozzina di modi per replicare, come che il loro aiuto era ben poca cosa quando i genitori biologici si erano praticamente scordati di lei per occuparsi di faccende momentaneamente futili, ma la porta del laboratorio si aprì prima che lui stesso potesse raggiungerla.
Nel momento in cui Natasha Romanoff lo scrutò con fare glaciale, silenziosamente seguita da Clint Barton, il Capitano rimpianse la presenza dell’insopportabile Tony Stark.
“Che cosa state facendo qui dentro?”


C’era una cosa di Loki che Thor finiva sempre col dimenticare: suo fratello sapeva essere un attore consumato al pari di quanto poteva dimostrarsi un sincero bastardo. “L’avrei ucciso, se l’avessi saputo.”
Dopo che Thor era riuscito a farsi dire tutto quello che voleva sentire da Loki, dopo che l’idea di essere divenuto padre l’aveva travolto portandosi dietro un carico di emozioni che ebbero il potere di fargli scordare ogni singolo crimine commesso da suo fratello nell’ultimo anno, dopo che… Dopo che… Dopo che si era bellamente illuso che alla fine, in un modo o nell’altro, tutto sarebbe andato bene.
Dopo, Loki si era sentito in dovere di diventare improvvisamente sincero e rovinare tutto.
“Se avessi potuto scegliere, l’avrei gettato via alla prima occasione,” ripeté Loki, mentre Thor lo lasciava andare e faceva un passo indietro, “non lo volevo, non lo voglio.”
Il viso di Loki non aveva espressione, come se il soggetto di quella loro spiacevole conversazione non fosse una cosa viva. Thor non sapeva come replicare, era troppo occupato a decidere cosa gli faceva più male di quella confessione. Non l’aveva neanche visto quel bambino, non era nemmeno sicuro di aver elaborato e assimilato l’idea di essere diventato genitore, ma il pensiero che Loki avrebbe potuto togliergli la possibilità di saperlo, di sentirlo, offuscava ogni lume di razionalità.
“Non provare ad iniziare un discorso moralista!” Lo avvertì Loki, “se l’avessimo scoperto a tempo debito, saresti stato il primo a suggerire una soluzione estrema.”
Thor non sapeva da dove gli venisse la forza per mantenere quel briciolo di autocontrollo che gli rimaneva, “non ti azzardare a cercare giustificazioni in fatti che non sono mai avvenuti!”
Loki rise, una di quelle risate vuote che mettevano drammaticamente in luce la tragedia che si portava dentro, nascosto dietro puerili deliri di conquista e onnipotenza, “certo, sarebbe stato il dono perfetto per la tua incoronazione, no?”
Thor si rifiutò di andare dietro a quel giochetto velenoso.
“E non dimentichiamo che eravamo ancora convinti di essere fratelli quel giorno.”
“Siamo ancora fratelli, maledizione!”
“Ah, sì? Mi hai scopato per anni, sono il principe rinnegato dei mostri che tanto sognavi di poter estirpare dalla faccia del creato, ti ho appena dato un figlio, eppure continui a delirare sull’amore fraterno? Bene! Cerca di spiegarmi il tuo punto di vista, Thor, perché, al momento, assomigli tanto ad una contraddizione vivente!”
“Io sarei quello contradditorio?” Replicò Thor con rabbia, “sei tu quello che è riuscito a rivedere ogni singolo istante della nostra vita contraddicendolo come più ti faceva comodo!”
“Oh no, fratello adorato, la particolare adorazione di tuo padre per te e i tuoi continui vaneggiamenti di guerra e gloria a sfavore di quegli orridi mostri di ghiaccio, sono sempre stati particolarmente chiari!”
“Non parlavo di te! Non l’avrei mai detto se…”
Nostro padre lo sapeva! Quando ci raccontava quelle ridicole storielle per spaventarci e farci filare a letto senza fare i capricci. Lui lo sapeva cosa stava dicendo! Sapeva ogni minima implicazione delle sue parole e questo non l’ha fermato dal dirle ad entrambi!”
“Loki…”
“Ogni volta, era come se educasse te e rinnegasse me. Noi non potevamo saperlo, no. Ma lui… Lui…”
“Loki!” Thor gli prese nuovamente il viso tra le mani, “nostro padre non è qui! Ci sono io e ho bisogno che tu capisca l’importanza di quel che abbiamo creato insieme.”
Loki scosse la testa impercettibilmente, “le uniche cose che siamo riusciti a creare insieme sono grandi, pesanti, imperdonabili errori, Thor.”
Peccato che l’altro fosse lungi dal dargliela vinta, “non mi farai mai pentire di quello che siamo stati insieme. Per tutto il resto sono più che bravo a pentirmi da solo, sia quando ti ho fatto male come fratello che come amante… E per quest’ultimo non so se troverò mai il coraggio per chiederti scusa.”
“Non me ne faccio nulla delle tue scuse,” sibilò Loki tentando di spintonarlo via ma si ritrovò solo con entrambe le mani di Thor serrate sulle sue spalle. Non importava quanto ci provasse, questa volta Thor non gli avrebbe lasciato vie di scampo, a costo di piegarlo con la forza.
Loki puntò gli occhi sul pavimento così che Thor non potesse leggere nemmeno il più lieve barlume di emozione nei suoi occhi, “non l’abbiamo cercato, non l’abbiamo voluto. Un anno fa, quando l’abbiamo concepito, tu quel bambino non avresti voluto nemmeno sentir nominare.”
“Non parliamo di se e se, mi fa male la testa.”
“Perché non sei abituato a pensare…”
“Dimmi che non l’avresti fatto, ti prego,” la voce di Thor tremava, “dimmi che non avresti mai ucciso nostro figlio senza nemmeno farmi sapere che era dentro di te, ti scongiuro.”
Loki alzò gli occhi verdi e Thor sentì una dolorosa nota di nostalgia al ricordo che una volta vi aveva visto dolcezza mentre lo guardavano. Ora vi vedeva solo il vuoto.
“E invece sì,” probabilmente se l’avesse ridotto ad uno stato agonizzante, gli avrebbe fatto meno male, “sia il fratello che avevi, che il mostro che hai tra le braccia ora, lo avrebbero fatto.”
Thor chiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore quasi con violenza, “ma nostro figlio ora è qui, no?” Speranza, dannata speranza, “è vivo, sta bene e ha bisogno di noi.”
Loki non disse nulla.
“Io sono terrorizzato all’idea di vederlo,” ammise il biondo con un sorriso un po’ imbarazzato, “eppure mi sembra di aver aspettato questo momento per tutta la vita.”
Suo fratello continuava a fissarlo in silenzio.
“Loki, ti supplico…” Thor tentò di accarezzargli una guancia e Loki ne approfittò per spingerlo via con quanta forza aveva e fu sufficiente a far finire Thor con le spalle al muro.
“Pensi che abbia bisogno di rassicurazioni?” Sibilò, “pensi che sia la paura a farmi parlare? Mi dispiace deluderti, Thor, ma l’idea di aver dato la luce tuo figlio, semplicemente, mi disgusta fino alla nausea! Mi rifiuto di riconoscere quella cosa come mia! Mi rifiuto di provare il ben che minimo affetto nei suoi confronti! Lo avrei preferito morto! Lo voglio morto, ora!”
Quel che successe dopo non gli fu del tutto chiaro, semplicemente gli mancò la terra sotto i piedi e si ritrovò premuto con violenza contro il muro con Thor che sembrava indeciso se soffocarlo o percuoterlo fino a fracassargli completamente le ossa, spappolando gli organi interni nel processo.
Loki sorrise soddisfatto tra una fitta di dolore e l’altra, “ti prego, mi risparmieresti un disturbo piuttosto gravoso.”
In tutta franchezza, era meglio farla finita lì, per mano di Thor, che subire tutto ciò che quei mostri disgustosi avevano in serbo per lui. Sarebbe stato il migliore modo per calare il sipario: lasciare suo fratello a rivoltarsi nella follia dei sensi di colpa per essersi macchiato le mani del suo sangue, mentre i Chitauri avrebbero rivoltato l’intera galassia per pagare il conto in sospeso con lui su suo figlio.
Avrebbe dannato il dio del tuono nella morte come in vita non avrebbe mai saputo fare.
Fu una turbolenza a riportare Thor alla ragione e Loki con i piedi per terra. Almeno, finché entrambi non collassarono sul pavimento a causa di un pericoloso ondeggiamento dell’areo-nave.
Un familiare fragore all’esterno fece sorridere sarcasticamente Loki, “non perdevi il controllo così da quando avevi quattordici o quindici anni!”
Ma Thor non sembrava affatto fuori controllo, piuttosto spaesato, “non sono io…” Balbettò rimettendosi in piedi a fatica e Loki smise di sorridere quando si rese conto che diceva sul serio, “non sono io!”


“Qualcuna è riuscita a fregare Stark, alla fine,” commentò Natasha osservando con fare del tutto distaccato la piccola all’interno dell’incubatrice, “si sta nascondendo per la vergogna?”
Steve rise, rise di cuore, non sapeva se per la battuta ai danni di Tony o per il sollievo di una reazione tanto democratica da parte dei due agenti. Clint, da parte sua, se n’era rimasto in silenzio tutto il tempo studiando il corpicino tremante con attenzione, “dove l’avete trovato?”
“È una di quelle cose che si vive meglio senza saperle, credimi,” rispose Steve rabbrividendo appena al ricordo di quello che era accaduto sulla torre di Stark appena qualche ora prima. “Fury lo sa?” S’informò subito l’agente Romanoff.
“Non penso che Fury sarebbe felice di saperlo. È meglio che si goda la vittoria ancora per un po’,” rispose Bruce passando due dita sulla testolina della bambina che continuava a singhiozzare a causa delle urla di Thor e Loki, “che succede di sotto?”
“Non lo sappiamo,” rispose Clint senza smettere di fissare la piccola, “Thor ha chiesto di spegnere le videocamere e nemmeno Fury è incline a non rispettare la sua volontà.”
La bambina emise un verso stridulo appena prima che la luce esterna calasse di colpo. “È già notte?” Domandò Steve spostandosi per vedere l’esterno dalla vetrata del laboratorio.
“No, Capitano, è solo un comune temporale!” Esclamò Tony Stark rientrando in laboratorio con un sorriso rilassato e sventolando una lampadina nella mano destra con fare trionfale. “Io non posso credere che tu te ne sia andato in giro tranquillamente con tutto quello che sta accadendo qui!” Esclamò Steve rabbioso non appena lo vide, “e quella dove l’hai presa?”
“Dall’ufficio di Fury!” Rispose Tony spostandosi verso la sua scrivania, “odio privarmi di luce, non riesco a dare il meglio di me al buio. Ah! Vedo che i babysitter sono aumentati!”
“Lo dobbiamo a te questo?” Domandò freddamente Natasha indicando l’incubatrice con un cenno del capo.
“Modestamente, sì! È uno dei miei primi esperimenti per il settore ospedaliero, alla principessa non dispiace.”
“Non mi riferivo all’incubatrice, Stark.”
“È una bambina?” Domandò Clint.
“Sì, una bellissima femminuccia!” Esclamò Tony avvicinandosi a Bruce, “non sembra di buon umore.”
“Sei l’unico a non sentire il concerto del piano di sotto?” Domandò Steve con voluto sarcasmo.
“Non fare il sarcastico, Capitano, non ti riesce! E comunque li stanno ascoltando tutti, ci manca poco che qualcuno faccia attenzione a quello che dicono e si faranno scoprire nel modo più ridicolo della storia.”
“Scoprire cosa?” Chiese Natasha sospettosa.
“Ah! Non glielo avete ancora detto?” Domandò Tony passando lo sguardo da Bruce a Steve.
“E toglierti il divertimento, Stark? Non oseremmo mai!”
“Sempre un galantuomo, Capitano, sempre!” Tony si rivolse poi a Natasha ben consapevole che Clint lo stava ascoltando con la stessa attenzione, “vi dico solo che la nostra signorina è il motivo della discussione apocalittica che i due fratellini stanno avendo al piano di sotto!”
Clint sbatté le palpebre un paio di volte, “non credo di aver capito.”
“Non ti sforzare di farlo, è un consiglio d’amico,” intervenne Steve.
“Prima di andare oltre penso che dovremmo assicurarci la loro collaborazione,” li interruppe gentilmente Bruce, “non possiamo rischiare soffiate fuori da questa stanza.”
“Tranquillo, Banner, l’agente Romanoff è abbastanza intelligente da capire che minacciare l’incolumità della prole di due semi-dei non è consigliabile.”
Natasha non disse nulla, solo l’espressione esterrefatta sul suo viso lasciava intendere che doveva aver intuito qualcosa, “non è divertente, Stark.”
“Certo che non lo è, la verità non lo è mai!”
“La bambina è figlia di uno dei due?” Chiese Clint con improvvisa freddezza.
“Non uno…” Mormorò Tony completamente divertito dall’idea di permettere a quei due di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle un poco alla volta. Natasha scosse la testa con un sospiro annoiato, “hai battuta la testa di brutto là fuori, vero?”
“Chiedilo a Loki, non sarà molto felice di sentirti fare del sarcasmo su questo argomento.”
Clint non aveva più emesso suono.
“Non ha senso quello che stai insinuando, Stark.”
“Thor sembrava sconvolto quanto noi,” ammise Tony scrollando le spalle, “ciò non cambia quello che è successo, il risultato ce l’hai sotto gli occhi.”
Il rumore di un tuono in lontananza fu seguito, a breve, da un altro strillo acuto da parte della bambina.
“Che c’è, principessa?” Domandò Tony infilando una mano nell’incubatrice per sfiorare una delle manine minuscole, “papà è il signore dei temporali, dovrai cominciare a farci l’abitudine.”
Clint scosse la testa, “non possiamo tenerla qui.”
“Cerca di stare calmo, Clint,” disse Natasha fissando la neonata di fronte a sé.
“È sua figlia! Per quel che ne sappiamo, tra qualche minuto potrebbe cominciare a fare il lavaggio del cervello a tutti.”
“Io dubito che una neonata prematura di nemmeno due kili possa essere pericolosa in qualche modo,” replicò Bruce con un filo di sarcasmo. “Sono d’accordo con Banner,” intervenne Steve, “e poi che vorresti farne, sentiamo?”
“Metterla sotto chiave sarebbe un’idea.”
“Per l’amore del cielo, Robin Hood!” Sbottò Tony, “ comprendiamo il tuo astio verso sua ma… suo pa…”
“Padre!” Suggerì Steve.
“Padre, ok, padre… Ma non è nel mio stile far pagare ai figli le colpe dei loro genitori, io ci sono passato e, credetemi, è un vero schifo! Inoltre, anche se Thor non l’ha partorita non vedo perché dovrebbe passare come genitore di serie B… Steve non svenire!”
“Stai zitto!”
Una turbolenza improvvisa interruppe la discussione del gruppo facendo scoppiare, definitivamente, la bambina in un pianto dirotto, “complimenti Capitano!” Esclamò Tony.
“Non l’ho spaventata io!”
“A nessuno è venuto in mente d’interpellare Thor in tutto questo tempo?” Domandò innervosita Natasha.
“È quello che ho detto fin dall’inizio!” Sbottò Steve.
“Sei diventato sordo, Capitano? Thor al momento è particolarmente occupato a far valere le proprie ragioni su quelle del fratellino schizzato!”
“Forse serve qualcuno che gli ricordi che Loki è senza speranza e c’è qualcun altro che ha bisogno di lui, ora.”
“Oh, sì! Andiamo a dire al dio del tuono che la persona per cui ribalterebbe mari e monti è un caso perso, ci ha quasi minacciato di morte perché l’abbiamo, giustamente, definito un assassino!”
“Dovrà accettarlo prima o poi!”
In lontananza, seguì l’ennesima esclamazione iraconda da parte di Thor, succeduta da uno strillo acuto della bambina ed un’altra turbolenza costrinse tutti a reggersi a qualcosa per non perdere l’equilibrio. Ma nessuno sembrava abbastanza lucido da prendere l’eventualità di una tempesta a quell’altitudine con la degna serietà.
“Perché non restituiamo il cucciolo alla bestia e mettiamo tutto nelle mani dell’unico parente presente in grado d’intendere e di volere?” Propose Natasha, “quel che dovevamo fare l’abbiamo fatto, il resto è responsabilità di Thor.”
“La bambina non è in grado di affrontare viaggi,” intervenne Bruce, “e non credo che Thor se la senta di rischiare, specialmente per far contenti noi.”
“Perché diamo così per scontato che sia felice di essere padre di…” Clint scosse la testa con un’espressione disgustata non riuscendo ad andare avanti. “Abbiamo le nostre fonti!” Chiarì Tony agitando il cellulare con la mano libera.
“Le tue fonti! Tue!” Replicò Steve. La neonata non la smetteva di piangere e non importava quando Bruce cercasse di tranquillizzarla. Fu allora che, per la prima volta dall’inizio di quell’infernale litigio, la voce di Loki si udì più forte e più chiara di quella di Thor.
“Lo avrei preferito morto! Lo voglio morto, ora!”
Per un momento il corpicino della piccola fu scosso da singhiozzi tanto violenti che Bruce sbiancò e Tony divenne serio di colpo costringendo tutti al silenzio più totale, “che le succede?” Chiese Steve avvicinandosi con urgenza. Bruce alzò gli occhi su di lui, “qualcuno deve andare a fermarli o…!”
La turbolenza questa volta fu tanto violenta che solo Tony e Steve riuscirono a rimanere in piedi aggrappandosi alla male e peggio all’incubatrice, mentre Bruce era atterrato su un fianco proprio per non cadervi rovinosamente sopra. La bambina strillava con quanta più voce aveva e, guardandola, Tony ebbe il timore di assistere ad una crisi respiratoria letale da un momento all’altro. “Stark, fa qualcosa!” Lo rimproverò Steve da qualche parte sul lato opposto dell’incubatrice.
Tony s’imbronciò, “non mi date mai un briciolo di fiducia ma nei momenti di panico pretendete sempre qualcosa!”
“Sei troppo vecchio per fare i capricci, piantala!”
“Ah! Sarei io il vecchio? Non rammento l’antiguerra a differenza di qualcu…!”
Quel che accadde dopo sarebbe stato difficile da raccontare anche col senno di poi. Un’ennesima turbolenza fece crollare a terra chi era riuscito a reggersi fino a quel momento, schiacciando ulteriormente contro il pavimento chi vi era già finito. Tony credette di sentire in lontananza il familiare suono di un allarme, seguito dal movimento frenetico di un indeterminato numero di persone. Dai rumori intorno a lui dedusse che il temporale doveva aver mandato in cortocircuito qualcosa. Forse l’intero laboratorio, ma questo non spiegava come mai, oltre alle scintille improvvise e al rumore elettrico, non sentisse nessuna piccola o media esplosione intorno a sé.
Forse quel piccolo mostro era riuscito a rompergli i timpani con l’ennesimo strillo infernale. Se mai quella cosa fosse arrivata a toccare l’adolescenza, Tony pregò mentalmente di non essere più nei paraggi da un pezzo.
Povero Thor… Povero Thor…
“Thor?”
Se riusciva ancora a sentire la voce di Steve, forse le sue orecchie erano ancora perfettamente funzionanti. Peccato che, al posto della presunta sordità, ora aveva la sensazione, decisamente più concreta, di avere tutti i capelli per aria in uno strano look da cantante punk o, forse, un porcospino sarebbe stato il termine di paragone migliore.
Fu a causa di quell’immagine mentale di se stesso che, quando riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare Thor con un’espressione tra lo scandalizzato e l’esterrefatto. Il semi-dio non si preoccupò minimamente di ricambiare lo sguardo in alcun modo o di verificare le condizioni in cui versavano i presenti. Tony, da parte sua, notò immediatamente che il suo unico modello ultra-moderno d’incubatrice era volato contro la vetrata interna del laboratorio, sfondandola. Steven? Sì, Steve stava bene, sull’altro lato della stanza e probabilmente aveva un aspetto più dignitoso del suo, fatto che lo innervosì parecchio. Natasha era poco lontano da lui e sembrava già sul punto di rialzarsi sulle proprie gambe, mentre le imprecazioni che provenivano dalla sua destra doveva appartenere a Clint.
Bruce doveva essere stato sbalzato di fuori, perché non era possibile che non si fosse già trasformato in un iracondo gigante verde dopo tutti quegli scossoni distruggi-nervi. Per ultimo, Thor se ne stava proprio di fronte a lui, un ginocchio sul pavimento e le braccia avvolte goffamente intorno a ciò che, in tutto quel trambusto, non si era mosso di un millimetro da quel che rimaneva della culla di vetro plastificato.
Buffo, ma Tony pensò che Loki avrebbe rimpianto di essersi perso quel momento per tutta la vita.
Il momento in cui il glorioso Thor si era, infine, inginocchiato di fronte a qualcun altro.
E Tony si chiese se Loki si era vagamente reso conto di aver dato alla luce la sola creatura nell’intero universo a cui, probabilmente, Thor sarebbe stato devoto fino alla morte. Verità o bugia. Tradimento o lealtà. Ombra o luce. Fuoco o ghiaccio.
Sempre, fino alla fine dei tempi.
Fu allora che involontariamente alzò il braccio destro per potersi tirare a sedere, la lampadina che aveva rubato dall’ufficio di Fury era ancora tra le sue dita. Era accesa.


“Stark, piantala!”
“Perché? È divertente!”
“Sentite, non possiamo sperare di continuare a nasconderla ancora per molto, lo spazio sull’areo-nave è limitato!” Cercò di attirare la loro attenzione Natasha mentre si preoccupava di armare la porta della stanza di Thor con il sistema di sicurezza. Nessuna le concesse la propria attenzione. “È cresciuta?” Domandò Steve reclinando appena la testa, “a me sembra cresciuta.”
“Sì!” Esclamò Bruce, straordinariamente tranquillo e rilassato, “di un kilo e tre grammi per essere precisi, ora è quasi del peso di una bambina normale.”
“Ehi, Thor! Non è che voi crescete a vista d’occhio come certi semi-dei nei film?” Chiese Tony mentre la bambina distesa sul letto tentava di avvolgere le piccole dita intorno alla lampadina che si accedeva brevemente ad ogni minimo tocco. Dopo l’intervento fulmineo che li aveva salvati tutti dalla folgorazione, Thor se ne era rimasto in silenzio in un angolo, lasciando che gli altri facessero tutto il necessario per prendersi cura di sua figlia stando ben attento a non avvicinarsi più del dovuto. “Stark, cerca di farle un piccolo prelievo,” propose Bruce mentre sistemava sulla scrivania accanto al letto ciò che si era salvato del laboratorio, “controlliamo come si sviluppano le sue cellule.”
Tony annuì maneggiando abilmente una piccola siringa nella mano destra, tenendo fermo il braccio della piccola con la sinistra, “farà un po’ male, principessa, ma tu sei coraggiosa, vero?” Com’era prevedibile, non appena Tony ebbe finito di fare quel che doveva, l’espressione della neonata si contrasse seguita da qualche versetto lamentoso che fece sorridere teneramente i presenti. Tranne Thor.
“Che le hai fatto?!” Sbottò di colpo facendo sobbalzare tutti, “rispondi, Stark! Che diavolo le hai fatto?”
Nel giro di una manciata di secondo, Tony si vide scaraventato all’esterno, folgorato da un fulmine e bagnato da una pioggia torrenziale mentre i corvi si cibavano dei suoi resti spappolati e carbonizzati sul terreno. “Thor! Thor, aspetta!” Per sua fortuna, Steve non lo odiava ancora abbastanza da lasciarlo subire un simile destino, “devi calmarti, okay? Siamo noi! Ti abbiamo aiutato con tuo fratello e stiamo cercando di aiutarti con la piccola. Non posso immaginare come stai ma… Calmati!”
Thor non abbandonò l’espressione minacciosa ancora per una manciata di secondi, poi si rilassò di nuovo contro il muro.
“Allora? Crescita flash?”
Bruce diede ancora un’occhiata al microscopio ma scosse la testa, “no, dopo quella crisi è solo aumentata inspiegabilmente di peso. Le cellule non sono invecchiate di un giorno.”
“Sta bene?” Chiese in modo diretto Thor, che di quella conversazione non ci stava capendo niente.
“Benissimo,” Bruce accennò un sorriso, “appena un’ora fa sembrava a rischio ad ogni minimo spostamento, ora sta bene. Forse scatenare il suo potenziale ha aiutato. Non hai mai visto una cosa del genere accadere nel tuo mondo?”
Thor scrollò le spalle, “non ho mai visto nemmeno uomini partorire bambini, se è per questo.”
“Questo ti conforta, Steve?”
“Piantala, Stark.”
“E Loki?” Chiese Clint, “si finge ignaro di tutto, scommetto.”
Thor gli scoccò un’occhiata glaciale ma non trovò il coraggio di biasimarlo, “temo che sia stato brutalmente onesto, invece.”
“L’avevamo intuito,” Natasha annuì.
“Qualunque cosa scegliate di fare…” Cominciò Steve senza sapere bene come concludere la frase.
Thor fissò il pavimento per non incontrare le espressioni dei suoi compagni, “ha detto che è mia. Non fate domande.”
Tutti fissarono Tony in un gesto automatico, il quale si premette l’indice contro le labbra in una chiara richiesta. Thor era troppo distratto perché potesse accorgersene.
“Avevo dubitato, all’inizio,” proseguì, “non penso si aspettasse una reazione positiva da parte mia ma, se potevo mettere in discussione la validità della sue parole, non posso di certo negare questo…” Con un cenno del capo indicò la lampadina con cui Tony continuava a giocare senza ritegno, “i miei genitori non si sono mai stancati di raccontarmi di come da neonato solevo dare una piccola scossa a qualunque balia provasse a prendermi in braccio al posto di mia madre.”
“Chissà cosa faceva Loki, allora…” borbottò Clint ma Thor non se ne curò.
“Mio fratello dice che non lo sapeva,” continuò il semi-dio, “che non l’ha mai saputo, che l’ha scoperto oggi come tutti noi.”
“E credi anche a questo?” Domandò Steve dubbioso.
“Non lo so.”
“A sua discolpa possiamo dire che l’abbiamo guardato tutti molto bene e non ci siamo accorti di niente,” intervenne Tony.
“Non allearti col nemico, Stark,” lo avvisò Clint.
“Non mi alleo, rilascio opinioni!”
“Io l’ho avuto davanti abbastanza per essere d’accordo con Stark,” lo appoggiò Natasha.
“Loki non ha nulla da dire in merito?” Chiese Steve.
L’espressione di Thor divenne funerea, “mi astengo dal ripetere di fronte a lei quello che ha detto a me.”
Steve annuì con aria grave, Tony sbuffò, “Ah! Certi genitori è meglio perderli da piccoli!”
Il Capitano strabuzzò gli occhi nella sua direzione ma Tony era troppo impegnato ad avvolgere la bambina nell’asciugamano per accorgersene, “ora noi andiamo, gente!”
“A fare cosa?”
“A far finta che non sia successo niente, Steve! E… A cercare una sorta di culla già che ci siamo!”
“Chi resta con lei?” Domandò Thor confuso guadagnandosi lo sguardo annoiato di tutti.
“Vediamo un po’…” Cominciò Tony sarcastico, “mi sembra che qualcuno qui sia diventato padre e non sono io, né Bruce, né Clint, figuriamoci Steve!”
Thor rimase impassibile per un istante, “io non… Io… Non so cosa fare.”
“Per sentito dire, sembra che non lo sappia nessuno.”
“Non ho mai nemmeno preso in braccio un bambino!”
“Ci sono riuscito io, può riuscirsi chiunque,” replicò Bruce e Tony annuì, “c’è riuscito Steve per cinque minuti di fila, poi è svenuto.”
Il diretto interessato si limitò a sbuffare.
“Inoltre, tu sei sia fisicamente che emotivamente distrutto. Nessuno ti verrà a cercare, invece immagino che Fury stia ruggendo il mio nome da qualche parte. Perché ovviamente se c’imbattiamo in una tempesta divina è colpa mia, mi considerano un dio tra i comuni mort…”
Fu Steve a spezzare quel monologo autocelebrativo trascinando Tony fuori dalla stanza insieme a tutti i suoi compagni, prima che Thor avesse il tempo di dire o fare alcun che. Per sua fortuna la bambina sembrava essersi addormentata concedendogli tutto il tempo di cui aveva bisogno per esaurire quella breve distanza che c’era tra loro. Eppure, Thor si sentiva più stremato ad ogni mezzo passo.
Quando raggiunse il letto vi si sedette con estrema cautela, attento a non distogliere lo sguardo dal viso della piccola. Non appena si fu accomodato, si ritrovò a studiare quel faccino paffuto con estrema attenzione nella speranza di trovarvi qualcosa di famigliare, una qualche somiglianza con se stesso o i suoi genitori.
Era troppo presto, non assomigliava ancora a nessuno. C’erano solo quei fili d’ebano sulla sua testolina a testimoniare parte delle sue origini. Null’altro di evidente tradiva la discendenza biologica di Loki.
Nessun segno marcato sulla pelle, nessuna sfumatura bluastra sospetta e di certo non aveva dimensioni tali da poter preoccupare Thor. La neonata sbadigliò e il semi-dio per poco non cadde dal letto.
Quella creatura gli incuteva più timore di qualsiasi mostro si fosse mai ritrovato ad affrontare.
Con quel genere di cose sapeva come comportarsi.
Ma con lei… Lei… Sorrise senza nemmeno accorgersene. Sì, lei!
Quando Tony lo aveva allegramente informato che si trattava di una femmina, per un momento si era sentito mancare.
Loki aveva dato alla luce una bambina. Gli aveva donato una figlia, la prima principessa da generazioni per quel che ne sapeva. La sua erede, la futura regina di Asgard e di… Un brivido freddo lo fece smettere di sorridere.
L’adozione di Loki era partita col pensiero di creare una pace duratura tra due mondi che si erano fatti la guerra sin dall’inizio dei tempi. Thor non aveva ben capito come suo padre intendesse far funzionare un simile progetto quando quel neonato, troppo piccolo per essere un gigante, valeva meno di niente per la sua gente. Quando il suo stesso padre l’aveva abbandonato perché la nera signora lo accogliesse tra le sue braccia poche ore dopo il suo primo respiro.
Thor guardò la neonata, sua figlia! Cercò d’immaginare come poteva essere Loki quel giorno, quando suo padre l’aveva preso tra le braccia e l’aveva portato con sé. Cercò d’immaginare quella creatura indifesa, colpevole del solo fatto di essere nata diversa ma sana, forte, perfetta sotto molteplici punti di vista.
Senza pensarci, accolse il peso di quel fagottino bianco tra le braccia, ogni timore sparì istantaneamente. La sua bambina era così piccola che sembrava quasi perdersi nel suo abbraccio, ma a lei non doveva dispiacere dato che si mosse quel tanto che bastava per accomodarsi contro il suo petto senza emettere alcun suono discontento. Thor sorrise, non poteva evitarlo.
Era bellissima, sua figlia.
“Ehi…” Mormorò con una nota d’imbarazzo sfiorando con due nocche una nelle guance morbide della piccola, “ciao principessa. Ho fatto tardi, mi dispiace.”
La neonata sbadigliò di nuovo e Thor continuò a guardarla estasiato non riuscendo ancora a credere di aver contribuito a creare qualcosa di tanto meraviglioso. “Se solo potessi vedere che cosa abbiamo messo al mondo,” disse tristemente a qualcuno che non era nella stanza, poi posò un bacio esitante sulle fronte della bambina, “ma tu starai bene, te lo prometto. Sarei protetta, sarai amata e…”
L’immagine di un neonato piangente abbandonato tra neve, ghiaccio e sangue lo costrinse a tacere per un istante. “Non sarai mai la promessa di pace di nessuno.”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Fegele