03/08/2012
2 recensioni
Ginny correva.
Correva senza pensare, senza pensare a niente....perché in quel momento non riusciva a pensare a niente se non che non voleva smettere di correre e non si voleva voltare per guardarsi indietro.
Voleva solo andare avanti verso qualcosa...senza sapere di cosa si trattasse.
Senza sapere dove volesse arrivare.
Correva scendendo le scale di Hogwarts che aveva percorso tante volte per andare a lezione...ora però quelle scale erano piene di calcinacci , di polvere, di fumo e di sangue.
La battaglia infuriava intorno a lei, tra i bagliori degli incantesimi e le urla dei Mangiamorte.
Tutti gridavano, tutti avevano paura, tutti scappavano dalla morte.
Ginny no.
Lei avrebbe voluto correre incontro alla morte con la sua falce scura per gridagli: “Ridammi indietro Fred! Fred, Fred...mio fratello, fammi riabbracciare mio fratello! No, no io ho bisogno di lui...Fred!”.
Ginny correva, correva forse perché aveva sempre corso nella sua vita, corso verso la meta, corso dietro i suoi fratelli che erano sempre più grandi di lei, che erano sempre un passo più avanti. E lei correva dietro di loro e si sentiva protetta perché la strada che percorreva loro l'avevano già percorsa e così la guidavano facendogli strada nella vita. Ora però correva da sola tra le rovine del castello mentre pensava al ultimo sorriso di Fred, all'ultima sua battuta. E pensava a come sarebbe voluta tornare indietro nel tempo per poterlo abbracciare prima che lui morisse e potergli dire quant'era stato importante nella sua vita, quando un sorriso del fratello gli bastava per sentirsi già così protetta e felice.
E in quel momento le lacrime cominciarono a bagnargli il viso scendendogli sulle guance fino a che non gli toccarono le labbra e allora sentì il sapore salato della morte, l'odore agrodolce del sangue.
Pensò a George, pensò a quando aveva visto il fratello morto con quel sorriso con quella leggerezza.
Ginny inciampò nella sua corsa e cadde a terra graffiandosi le braccia e le mani. Però si rialzò sanguinante e riprese a correre ancora più veloce, ancora più decisa.
Finché non arrivò in Sala Grande dove la battaglia infuriava ancora di più.
E a questo punto si fermò perché vide Neville: Neville che lottava con la forza della disperazione, lo sguardo acceso e a fianco a lui c'era suo padre, Arthur, con il viso segnato, lo sguardo disperato ma deciso, deciso a difendere la vita e poi c'erano Hermione, Ron, Luna e Harry che anche loro combattevano...combattevano per Fred, lo facevano per lui, per la sua morte, perché per lui e per tutte le persone che erano o sarebbero morte avrebbe trionfato la vita, doveva succedere...dovevano farlo per Fred, per Lupin, per Tonks e per gli altri.
E in quel momento Ginny capì che non avrebbero potuto perdere, che il male non avrebbe trionfato perché loro erano guidati da qualcosa di molto più potente....eranoguidati dalla vita. Qualcuno di molto saggio disse un giorno: “La felicità si può trovare anche nei momenti più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce”. E la luce sarebbe tra poco trionfata.
Correva senza pensare, senza pensare a niente....perché in quel momento non riusciva a pensare a niente se non che non voleva smettere di correre e non si voleva voltare per guardarsi indietro.
Voleva solo andare avanti verso qualcosa...senza sapere di cosa si trattasse.
Senza sapere dove volesse arrivare.
Correva scendendo le scale di Hogwarts che aveva percorso tante volte per andare a lezione...ora però quelle scale erano piene di calcinacci , di polvere, di fumo e di sangue.
La battaglia infuriava intorno a lei, tra i bagliori degli incantesimi e le urla dei Mangiamorte.
Tutti gridavano, tutti avevano paura, tutti scappavano dalla morte.
Ginny no.
Lei avrebbe voluto correre incontro alla morte con la sua falce scura per gridagli: “Ridammi indietro Fred! Fred, Fred...mio fratello, fammi riabbracciare mio fratello! No, no io ho bisogno di lui...Fred!”.
Ginny correva, correva forse perché aveva sempre corso nella sua vita, corso verso la meta, corso dietro i suoi fratelli che erano sempre più grandi di lei, che erano sempre un passo più avanti. E lei correva dietro di loro e si sentiva protetta perché la strada che percorreva loro l'avevano già percorsa e così la guidavano facendogli strada nella vita. Ora però correva da sola tra le rovine del castello mentre pensava al ultimo sorriso di Fred, all'ultima sua battuta. E pensava a come sarebbe voluta tornare indietro nel tempo per poterlo abbracciare prima che lui morisse e potergli dire quant'era stato importante nella sua vita, quando un sorriso del fratello gli bastava per sentirsi già così protetta e felice.
E in quel momento le lacrime cominciarono a bagnargli il viso scendendogli sulle guance fino a che non gli toccarono le labbra e allora sentì il sapore salato della morte, l'odore agrodolce del sangue.
Pensò a George, pensò a quando aveva visto il fratello morto con quel sorriso con quella leggerezza.
Ginny inciampò nella sua corsa e cadde a terra graffiandosi le braccia e le mani. Però si rialzò sanguinante e riprese a correre ancora più veloce, ancora più decisa.
Finché non arrivò in Sala Grande dove la battaglia infuriava ancora di più.
E a questo punto si fermò perché vide Neville: Neville che lottava con la forza della disperazione, lo sguardo acceso e a fianco a lui c'era suo padre, Arthur, con il viso segnato, lo sguardo disperato ma deciso, deciso a difendere la vita e poi c'erano Hermione, Ron, Luna e Harry che anche loro combattevano...combattevano per Fred, lo facevano per lui, per la sua morte, perché per lui e per tutte le persone che erano o sarebbero morte avrebbe trionfato la vita, doveva succedere...dovevano farlo per Fred, per Lupin, per Tonks e per gli altri.
E in quel momento Ginny capì che non avrebbero potuto perdere, che il male non avrebbe trionfato perché loro erano guidati da qualcosa di molto più potente....eranoguidati dalla vita. Qualcuno di molto saggio disse un giorno: “La felicità si può trovare anche nei momenti più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce”. E la luce sarebbe tra poco trionfata.