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Autore: Hey J    17/02/2007    1 recensioni
Akane; la stessa ragazza energica di sempre, trasformata finalmente in donna, è sola; il ricordo di chi ha amato di più è travolgente, specie in un treno.. specie se il soggetto dei suoi pensieri è..
Ranma; in cammino dopo un lungo viaggio, il giovane artista marziale ha deciso di tornare, con nel cuore vividi i suoi sentimenti per un "violento maschiaccio privo di sex-appeal".. ma con nella mente il ricordo di un importante incontro, avvenuto durante il suo allenamento.
Ai; una giovane fuggita da un destino già scritto a cui non voleva sottostare.
Hope; in lotta tra la vita e la morte.
Joe; un ragazzo, un tempo spensierato, che ha lasciato tutto per seguire il suo cuore.

Quella forza oscura, quella corrente inarrestabile che vien detta "fato", volle intrecciare i loro destini in modo indissolubile. -- Revisionato Nono Capitolo --
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Che bello sono tornata!! Da dopo questo capitolo la fanfiction verrà sospesa perchè purtroppo non ho il tempo materiale per scrivere..lo so dovrei provare a trovarlo ma i miei vogliono voti più alti (ho tutti distinti e buoni, ma non si accontentano facilmente) e ho tante attività, comunque ripeto che questa fanfiction non verrà interrotta o altro...quando avrò meno impegni (all'incirca verso aprile) riprenderò a postare!!!!!! Ora vi lascio all'ottavo capitolo spero vipiaccia
Capitolo 8: Guarigione

“ Pronto? Casa Ridler!”
“ Mamma sono io!”
“Nadja! L’hai trovata? Come sta? Che fine ha fatto quella screanzata di una figlia”
“ Mamma, Hope sta morendo”
Un tonfo, la cornetta cadde dalle mani di quell’aitante signora di 40 anni. Era già la terza volta che quella figlia le dava problemi. La odiava, la odiava con tutta sé stessa. Perché? Eppure le somigliava infondo: stessa pelle scura, stessi riccioli castani, stesso carattere facilmente infiammabile e libertino, allora perché l’odiava tanto? Erano quegli occhi scuri, profondi e vivi eredità di suo padre. Ma aveva una gemella, una gemella omozigote quindi era uguale in tutto e per tutto a Hope.
No, erano diverse. Gli occhi di Nadja erano molto diversi erano più dolci, più flebili, non avevano quella stessa fiamma della gemella, quella fiamma che tanto tempo prima la fecero innamorare.
"Mamma!Mamma! Ci sei ancora?"
"Sì cara" rispose riprendendo con mani tremanti la cornetta del telefono " Credi che tua sorella possa tornare...a casa?"
"Non credo, quando l'ho vista l'ultima volta era in coma"
E la signora ebbe un tuffo nel cuore. Odiava quella figlia veramente? Si.
Allora perchè quando Nadja le aveva detto che Hope era in coma, il suo cuore si era fermato, aveva smesso di battere come se la vita l'avesse abbandonata? Ma può veramente una madre odiare la propria figlia? Purtroppo la donna non seppe rispondere a quest’interrogativo, ma io sono certa che nessuna madre può odiare realmente un figlio, non può perchè se una madre non sa amare un proprio figlio nessun altro lo saprà mai fare.
Nadja continuava invano a chiamare sua madre, così si decise a riabbassare la cornetta e tornare dentro l'ospedale per vedere come stava sua sorella.
Era arrivata sino alla porta della stanza di sua sorella, quando si accorse che il dottor Tofu era dentro assieme a tutti i nuovi amici giapponesi di sua sorella *Chissà cosa starà dicendo?* pensò Nadja così cominciò ad origliare dalla porta socchiusa.
"Ho una nuova notizia"disse il dottor Tofu
"Bella o brutta?" chiese Ranma preoccupato
"Credo bella Ranma" rispose il dottore con un lieve sorriso "Nonostante lo stato avanzato della leucemia di Hope..."
"Ai...Mi chiamo Ai non Hope" lo interruppe Ai cupa
"Certo...Ai. Ah, stavo dicendo che nonostante lo stato avanzato della leucemia di Ai e il forte indebolimento del fisico e delle difese immunitari, se riusciamo a trovare un donatore compatibile, forse con un trapianto Ai riuscirebbe a guarire"continuò il professore
" Davvero! Ne siete sicuro dottore?" chiese Joe illuminandosi
" Certamente ha i suoi rischi per questo devo avere la firma di un suo genitore" disse il dottor Tofu
" IO sono il tutore di me stessa" disse Ai
"Ma all'anagrafe esisti come Ai?" domandò Joe leggermente perplesso
"Si, mi hanno iscritto all'anagrafe le donne di polso e hanno attestato la morte di Hope Ridler"rispose Ai
"Va bene allora ti dovrò informare di tutti i rischi che comporta questa operazione, ma sappi solo che prima dobbiamo trovare un donatore compatibile"disse il dottore che fu nuovamente interrotto da Ai:
" Non serve, dove devo firmare?"chiese Ai
"Ma...ma la prassi dice che devo..." protestò il dottor Tofu
" Non mi importa! Al diavolo la prassi! Se esiste un modo per farmi guarire voglio farlo senza pensare ai rischi che corro! Preferisco morire sul tavolo operatorio domani battendomi per guarire che morire fra forse tre mesi col rimpianto di non averci provato!" esclamò Ai con passione e finalmente Joe riconobbe Hope, la sua Hope, quella che aveva conosciuta che non si arrendeva alla prima sconfitta , che le si coloravano le gote di rosso per l'enfasi con cui parlava, era tornata quella luce battagliera che le illuminava lo sguardo. In tutta quella conversazione con il dottore, da una settimana o due l'aveva vista cupa, con lo sguardo vuoto e sconfitto e quella Hope non gli piaceva lui rivoleva quella Hope che l'aveva fatto innamorare tanto tempo prima.
Nadja sentendo quelle parole sussultò sorpresa. Ma come faceva Hope a dire certe cose? Come faceva ad avere tutto quel coraggio? Poi, perchè non voleva essere chiamata con il suo vero nome? Quegli interrogativi bruciavano nella mente di Nadja specialmente l'ultimo.
Il dottor Tofu uscì ebbe e Nadja la premura di nascondersi per poi rimettersi ad origliare.
“Hope, ma perché…” ma fu interrotto da Ai che gridò: “IO SONO AI! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO? HOPE RIDLER NON ESISTE DA MOLTO TEMPO!”
Sentendo quelle parole Nadja non resistette più così spalancò la porta e gridò: “NON è VERO! TU SEI HOPE LIBERTHY FAITH RIDLER!SEI MIA SORELLA, e nulla potrà cambiarlo”
Tutti i presenti si voltarono verso la nuova arrivata, ma sbiancarono per lo stupore, era identica ad Ai. Eppure Ai rimase impassibile e con calma inumana rispose:”Io non sono più Hope, ma Ai Shiki. Hope è morta sette anni fa. La famiglia Ridler non mi è più nulla perché della mia famiglia non è rimasto nessuno!” Nadja si spaventò sentendo la voce inespressiva di Hope, come svuotata, ma riprese lo stesso: “Non è vero!Ci siamo io, la mamma….Leo!” a quel punto Ai scoppiò, si alzò in piedi sul letto e gridò arrabbiata con le lacrime agli occhi: “No! Brandon e papà erano la MIA famiglia! Tu e la mamma eravate solo persone con cui vivevo!” Nadja ammutolì con lo sguardo a terra. Era vero, anche per lei dopotutto non esisteva praticamente, era solo una persona uguale a lei che veniva schernita da tutti. Semplicemente.
In quel momento entrò il dottor Tofu e nonostante Ai in piedi sul letto, Joe sul punto di gridare Aya ed Akane sul punto di svenire, Ranma in avanzato stato confusionale e una sconosciuta identica alla sua paziente con una crisi di pianto, sorrise e disse:”Bene abbiamo un donatore”.
Tutti si girarono perplessi verso il dottore il quale non attardò a spiegarsi: ” Questa ragazza” e indicò Nadja “ a quanto vedo è la gemella di Ai, la mia paziente, giusto?” tutti annuirono “ebbene, data la somiglianza impressionante che c’è tra le due, ho intuito che fossero gemelle omozigoti e il 99% dei gemelli di questo tipo hanno midollo osseo compatibile, se non quasi uguale” per un seconda la stanza fu invasa dal silenzio finché tutti non riuscirono a realizzare che Ai era salva cominciando ad urlare di gioia abbracciandosi tra loro. Il dottor Tofu sorrise soddisfatto finalmente Ai sarebbe guarita.

Ormai era alle porte di quella stramaledetta città in cui quella stupida ragazzina si era rifugiata: Nerima, un nome patetico per una città patetica. Ma come poteva essere che una insulsa ragazzina di 17 anni riuscisse a sfuggire al più grande generale dell’armata del sultano! Il generale Kedhal batté il pugno contro il tavolino di legno su cui erano poggiate innumerevoli cartine di città giapponesi che volarono in aria.
“Assheshi! Assheshi! Venga subito qui!” cominciò a gridare Kedhal, con l’aria di un leone in gabbia cominciò a camminare avanti ed indietro nella tenda a grandi falcate, finché alla tenda non si affacciò un affascinate ragazzo in divisa da soldato di carnagione scura,dai grandi occhi scuri e bellissimi riccioli neri che si intravedevano dal turbante che portava sul capo, dai pettorali scolpiti che si vedevano benissimo da sotto un leggero gilet bianco aperto che, assieme a i pantaloni del medesimo colore, risalavano sulla pelle abbronzata.
“Mi avete chiamato generale Kedhal?” domandò Assheshi chinando il capo
“Avete notizie di quella ragazzina?” chiese il generale che si era finalmente calmato
“No, ancora no” rispose pacato il ragazzo che intanto pensava: *E per fortuna ! Non metterai le tue luride zampacce sulla mia Hope!Hope! Perdonami se ti ho fatto soffrire, ma sto venendo a salvarti!*

Torniamo nella piccola e tranquilla città di Nerima e ascoltiamo, ascoltiamo i cuori della gente perché una città è questo in realtà, è un insieme di cuori che a volte battono all’unisono. Andiamo in particolare ad ascoltare i cuori di sei ragazzi che si trovavano nella stanza numero 777 dell’ambulatorio del dottor Tofu, esempi di cuori che battono armonicamente tra loro.
Cominciamo da lei, Aya, lei non ha mai avuto grande spazio nella vicenda, non ha compiuto azioni importanti, ma il suo cuore ha raccolto tutto, si è riempito di gioia, amore e tristezza, ed ora è stanco di stare in silenzio, vuole parlare.
Aya era alla finestra della sala d’attesa e guardava fuori la finestra la pioggia battere placida sul vetro, con gli occhi, ormai, grigi e arricciandosi i capelli fulvi tra le dite.
Aya* Perché non ho mai un ruolo? Sono un essere inutile, uno spettatore delle vicende. Pure con Hope è così, con lei non riesco a parlare, sono esclusa dal loro mondo… Ranma.. Akane.. Joe.. proprio lui, Joe che mi ha stregato sin dal nostro primo incontro…
° Akane ed io stavamo tranquillamente camminando sotto la pioggia scrosciante (gli ombrelli sono degli optional?nda) per andare a casa di Akane quando un pazzo con una ragazza tra le braccia ci travolse facendomi cadere sul fondoschiena, mentre Akane si salvò grazie ad un balzo felino e gridò al ragazzo “MA CHE SEI SCEMO! QUASI FINIVO NEL FIUME!” il ragazzo, si girò ed aveva un’espressione tra il mortificato e il preoccupato che trasformò l’ira di Akane in tenerezza
“Scusatemi signorine ma devo correre dal dottor Tofu, la mia amica sta male” disse il ragazzo guardando la ragazza tra le sue braccia “Hai detto il dottor Tofu? Ma io lo conosco! Vieni ti ci porto subito! Aya vieni dobbiamo correre” concluse Akane prendendo con la forza l’amica ed iniziando a correre col ragazzo accanto.
“Eccoci!” gridò Akane col fiatone indicando un enorme edificio bianco, entrarono di corsa chiamando il dottore, o meglio gridando il suo nome, il quale fortunatamente per i timpani dei suoi pazienti, accorse subito prendendo con delicatezza la ragazza dalle braccia dell’altro.
I tre furono confinati nella sala d’attesa, mentre il dottore visitava la ragazza “Allora come ti chiami?” chiesi al ragazzo che rispose “Joe, Joe Speller”…°
Eri bellissimo, con i tuoi splendidi capelli biondi fradici con i vestiti appiccicati addosso dalla pioggia, giuro quell’immagine non me la scorderò mai!.. Già ,mai. Ma tra le tue braccia c’era lei, Hope e non sai quanto sono stata invidiosa di lei, quanto avrei voluto essere al suo posto. Ora non lo penso più perché ho capito il dolore di Hope ed a volte penso che non sia un essere umano perché non ha difetti…è un angelo caduto dal cielo, venuto qui da noi per comprendere i nostri CUORI.*

Finalmente ho finito!Era ora! Questo sarà il mio personalissimo regalo di carnevale per ringraziare tutti coloro che hanno recensito, che mi hanno spronato a continuare, ma anche a chi semplicemente ha letto questa mia ficcyna! Nel prossimo capitolo continuerò a descrivere i cuori dei nostri personaggi e mooooooooolte cose si capiranno.

Voglio ringraziare la mia sensei Hankochan che ha commentato , hai visto sono riuscita a postare da sola, spero che non ti dispiaccia!! Ricorda che per me sarai l'unica e inimitabile sensei!! Ed io spero che per te sono la tua nee-chan!!^_^

Ora vi lascio ad uno splendido brano concessomi da stray cat's eyes tratto dalla sua stupenda fic "caffelatte"

"Perché esistono luce ed ombra?.. Per cosa, per quale motivo, quale destino è loro riservato?..

L'oscurità non mi è mai piaciuta, e credo che mai, mai saprò tenerle compagnia. Da bambina ne avevo una paura tremenda, specialmente quando quel pestifero di mio fratello mi faceva scherzi di cattivo gusto.. Mi diceva che fra le tenebre era nascosto un cattivo mostro sanguinario, che quando mi fossi ritrovata sola mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe divorata. E io stupida che ci credevo..
Se non altro, a quei tempi una risposta l'avevo. Alla domanda che prima ho posto, intendo. Ed era una risposta piuttosto semplice: per me, il buio era stato creato principalmente per spaventare i bambini ed inventare storielle, che dipingessero fra le pareti di uno scantinato privo di elettricità dei mostri terribili che adoravano sangue e morte, e che provocassero nient'altro che disastri.
Ma d'acqua sotto i ponti ne è passata, e.. oggi la penso diversamente.

Se le ombre ci sono, ed io ne sono certa, allora vivono soltanto per aiutarmi. Aiutarmi a credere che posso dissiparle, aiutarmi a vedere la luce che sono capace di sprigionare, aiutarmi a superare le mie paure più recondite, a guardare dritto negli occhi i miei incubi senza temerli.
Per questo e per altri motivi, tutti mi hanno sempre ritenuta in un certo senso strana. Dell'opinione altrui non mi è mai importato molto, neppure da adolescente; eppure, ora come ora, è da voi che voglio un parere. Potete dire di una persona che è matta, unicamente perché è stata confortata dall'uomo nero e cullata dalla Bestia in persona, mentre la Bella le cantava una ninna-nanna? "

 



  
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