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Autore: Clo87    18/02/2007    1 recensioni
Una disdicievole alchimia. (Lieve rilettura di una mia vecchia one-shot).
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Points Of Authorithy

 

Nota: one-shot rivisitata.

                                                                                                                                                                                                                                      

                                             

Points Of Authority






                                                                                                                 

 

 

 

 

You love the way I look at you
While taking pleasure in the awful things you put me through
You take away if I give in
My life
My pride is broken

Points Of Authority- Linkin Park

 

 

Smise di passarsi sulle labbra arrossate il piccolo stick e lo ripose nella borsa di cuoio marrone che le pendeva sul fianco sinistro, aggravandole non poco la camminata resa così più faticosa.  

Solo il suono dei suoi tacchi risuonava per il lungo corridoio di pietra, la spalla del porticato che si affacciava sul cortile ovest del castello.

Quella era l’aria meno frequentata del castello a quell’ora,  nel primo pomeriggio, dagli studenti.

Tra chi stava terminando il pranzo, chi schiacciando un pisolino nel proprio dormitorio o ripassando per le lezioni del pomeriggio, Hermione Granger si trovò ad essere l’unico studente del settimo anno e non, a percorrere quel tragitto.

Da sola con i suoi pensieri.

Le cose avevano preso una strana piega quell’anno. Ed ora si trovava a dover affrontare una situazione che sapeva di fantascientifico. Qualcuno, un qualcosa stava interagendo con la sua vita. Una qualche forza arcana riportata in vita da una nefasta congiunzione astrale, un rituale magico che non aveva funzionato a dovere.

Un semplice incantesimo? Una fattura? O meglio: un maleficio. Ecco, sì certamente era vittima di un maleficio. Sì, ma chi ne era l’autore?                                     

Un Gryffindor?

Neanche a pensarlo…la fiamma della giustizia e dell’onestà bruciava nel cuore di ogni Gryffindor e da che ogni quadro a cominciare da quello del primo preside di Hogwarts avesse memoria, lo Sorting Hat  non aveva sbagliato nell’assegnare uno studente alla propria casa di appartenenza. Perciò l’idea di un suo compagno di casa che potesse essere autore di un così disgustoso piano non era lontanamente concepibile a mente umana di sorta.

Un Ravenclaw?

La sua fronte era contratta a disegnare una smorfia di concentrazione. Niente.

Un Hufflepuff? Cielo no!!! era impossibile!!!

Non riusciva a trovare un nome da assegnare alla figura di un possibile studente con disturbi mentali tali da portarlo a fare qualcosa di così folle e pericoloso.

Poi un lampo, un nome. Era ovvio.

Slytherin.

A quel nome il rumore dei suoi tacchi sul pavimento cessò.

Rimase per qualche secondo immobile in mezzo al corridoio. Gli occhi ben aperti a sfogliare la mente alla ricerca di un nome. Un susseguirsi di volti e di titoli.

Poi riprese a camminare scuotendo con amarezza il capo.

Quale serpente poteva fare questo al proprio re?

Un lampo attraversò il cielo illuminandolo per un istante.

Hermione scosse il capo basso, mentre tirava su la borsa con i libri per meglio sistemarsela sulla spalla.

Qualcosa l’afferrò trascinandola con decisione.

Hermione aveva in quel momento gli occhi chiusi ed in quel breve istante in cui le strinsero il braccio con forza strattonandola verso la sua destra, non ebbe modo di vedere cosa fosse.

O chi fosse.

Venne fatta girare su se stessa e spinta in malo modo contro la parete rocciosa.

I capelli le scivolarono in avanti a coprirle il viso, mentre gli occhi erano ancora chiusi.

Nella furia che l’aveva travolta non era ancora riuscita a guardarsi attorno a cercarne la causa, resa troppo confusa da quella situazione e dal suo cuore che aveva preso a battere con forza nella sua gabbia toracica, rimbombandole nelle tempie.

Un altro lampo attraversò il cielo percorrendolo orizzontalmente.

Una mano le artigliò il fianco destro e lei, con il capo ancora basso vide delle pallide dita stringere con forza il suo maglione grigio strisciato dalle due linee, una gialla ed una rossa, che contraddistinguevano la casa del Gryffindor. Il polso che guidava quella mano, riuscì a vedere, era circondato da un maglione dello stesso colore pepato.

Un’altra mano salì verso la testa. Hermione richiuse sempre più confusa e spaventata gli occhi, che aveva appena socchiuso, e si sentì sollevare con forza trattenuta il capo. Quella stessa mano esitò per pochi istanti, poi altre dita la toccarono, posandosi sulla pelle accalorata del suo viso. Hermione sentì quelle dita fredde spostarle i capelli che poco prima le erano scivolati sul volto.

Poi delle labbra umide si posarono sulle sue, velate da un chiaro sapore di menta.

A lui piaceva.   

Un tuono squarciò il cielo rombando con violenza.

Non passarono neanche pochi secondi che sui suoi denti sentì una lingua premergli contro.

Lei rimase immobile, semplicemente.

 

Le parve che la forza che spingeva sui suoi denti allora aumentasse, pretenziosa. Hermione li aprì arrendendosi.

E sentì quella richiesta diventare una carezza.

Un bacio profondo.

La mano sul suo fianco la strinse con maggior forza sospingendola contro quel corpo che a sua volta premeva verso di lei con impazienza.

Il palmo di una mano ora scendeva dietro il suo collo, mentre la testa faceva pressione spingendola ad inclinare di più il capo all’indietro. E il contatto venne reso più profondo.

Le carezze di quella lingua erano audaci ed imperiosamente profonde e lascive.

Il battito del cuore di Hermione era accelerato, ora batteva più forte e rumorosamente e lei era incapace di fermarlo, troppo concentrata sulle sensazioni che stava provando.

Sentiva un petto largo strisciare sotto il suo seno. Era così saldamente schiacciata al suo torace.

Il bacio morì diventando una carezza a fior di labbra.

La linea quelle gambe robuste si fermò a circondare le sue.

Senza mai lasciarla, la carezza la circondò mentre lui voltava il viso.

E ancora un bacio. Ancora veniva baciata.

La pioggia cominciò a scendere battendo con violenza sul suolo.

I respiri s’infrangevano scontrandosi goffamente.

Hermione assaggiò quel bacio.

Il ragazzo spinse ancora di più il corpo contro il più piccolo della ragazza.

Baciami, baciami ancora.

E poi si sciolse da quel contatto. Aprì gli occhi per osservarla. Sorrise.

Sorrise nel trovarla tra le sue braccia, gli occhi chiusi. Aveva le guance arrossate e i capelli in disordine. Una ciocca, dei boccoli le caddero sul viso. Incantato da quell’immagine, il ragazzo se la fece scivolare tra le dita. E lentamente la spostò dalla sua guancia.

Le iridi chiare seguirono la linea degli zigomi scivolando sulle piccole labbra arrossate della ragazza, gonfie del suo desiderio.

Lei riaprì gli occhi. Lo vide, mentre si abbassava lentamente su di lei con i sottili capelli ad ombreggiare gli occhi ghiacciati. Sceso su di lei fece scivolare la lingua su quelle labbra. Le leccò con lasciva e studiata lentezza.

Leccò la sua bocca socchiusa. Poi, singolarmente, ogni suo labbro percorrendone la lunghezza.

Hermione fece scivolare la mano destra sul suo torace cercando a cercare un sostegno.

Il biondo portò la mano con cui le aveva tenuto il capo sulle spalle, poi scese ancora fino al piccolo seno della ragazza, sfiorandolo, carezzandolo.

Un piccolo sospiro trattenuto nell’aria. Quel suono prodotto da lei stessa, turbò Hermione.

-Malfoy…- gemette piano.

Il ragazzo sembrò ridestarsi al suono della sua voce. Smise di cercare ancora la dolcezza di quel sapore sulle sue labbra ed aprì gli occhi. Cercò i suoi e li trovò ad osservarlo lucidi ed intensi.

Per un istante temette che stesse per trovarsi di fronte un Granger in lacrime, poi ascoltò il suo respiro accelerato. Guardò la propria mano posato sul suo seno e capì. Si era spinto troppo oltre.

Sorrise appena, si riabbassò a prenderle le labbra in un lento e breve bacio. Lei non rispose.

Draco Malfoy si staccò definitivamente dalle sue labbra, la mano si spostò con discrezione dal suo seno per posarsi sul muro dietro la ragazza, mentre la destra di quest’ultima continuava a restare sul suo petto sopra l’emblema dello Slytherin, la sua casa. Hermione poteva sentire il battito del suo cuore accelerato sotto la mano. Si guardarono. Restarono così ad interrogarsi in silenzio per qualche istante. Poi sul volto dello Slytherin si disegnò un sorriso arrogante e Hermione vi lesse la più sfacciata delle soddisfazioni.

Draco fece scivolare anche la mano con cui le teneva il fianco sulla parete alle sue spalle ed allora anche lei si allontanò lasciando il suo petto.

Restarono così a fissarsi. Occhi d’ambra calda, limpidi d’orgoglio e lucidi d’imbarazzo, e la trasparenza del ghiaccio vivo, muta nella sua fermezza. Un silenzioso duello.

Hermione abbassò il volto decisa a rompere quell’imbarazzante silenzio.

«Sei venuta» la voce di Draco bassa e profonda l’anticipò sorprendendola. Lei dopo un attimo fece per rispondere ma non le riuscì, mosse solo le labbra debolmente. Stizzita si diede mentalmente della sciocca.

« Sono venuta per parlare. Per parlare di ques….» ma non finì la frase perché sollevando lo sguardo notò un sopracciglio inarcato altezzosamente sulla sua fronte.

«Mi piace come parli ».

Hermione non gradì. Aveva riconosciuto in quell’atteggiamento tutta l’alterigia che solo Malfoy poteva possedere e manifestare alzando un sopracciglio.

La fronte corrugata della ragazza parve esprimere al meglio il suo disappunto che fece tornare a sorridere il biondo slytherin. L’orgoglio Gryffindor era stato pericolosamente urtato e questo lo inorgogliva parecchio. In modo evidente per giunta. Il sorriso era sempre più simile al ghigno di una iena, si disse Hermione.

La ragazza sbuffò. «Ero venuta appunto per parlare di questo» e fece un cenno con la testa facendo una chiara allusione alla posizione in cui si trovavano. Il ragazzo la ignorò e un’espressione di falso interesse e sarcastica curiosità si dipinse sul suo volto, esortandola a proseguire.

Hermione strinse a pugno le mani abbandonate lungo i fianchi e si costrinse a non ostentare l’indifferenza più pura.

«Questa cosa sta diventando fastidiosa. Oltre che assurda ed illogica.

Stiamo passando dalla follia alla stupidità.

E’ evidente che c’è…» al diavolo, pensò « …dell’… , chiamiamola pure, attrazione, ma la cosa è inaccettabile. Siamo onesti con noi stessi, non potrebbe mai funzionare.»

Se la Granger aveva avuto l’intenzione di apparire il più indifferente possibile, c’era da dire che stava riuscendo perfettamente nel suo intento. Fredda, seria, decisa e alquanto infastidita, forse anche un po’ disgustata, lo stava liquidando alla bene e meglio. Malfoy strinse i pugni sulle pareti di roccia. «Quindi?» domandò con tono neutro. Hermione alzò gli occhi al cielo. «Quindi la facciamo finita qui. E’ tutto così assurdo e ridicolo. Cosa direbbero gli altri? No, è impossibile. Non funzionerebbe mai, te l’ho già detto. Non potrebbe venirne niente di seriamente accettabile». La ragazza si fermò incollando gli occhi a quelli del ragazzo, e rimase basita nel trovarli silenziosi ed opachi.  Ma fu solo un attimo e la sua espressione seria lasciò lo spazio ad un’altra d’irridente freddezza.

«E chi ha parlato di cose serie?»

In quel momento quelle parole suonarono per Hermione il più sfacciato e offensivo insulto che le avessero mai rivolto. Che fosse il suo orgoglio, il suo amor proprio o qualcos’altro non seppe dirlo e non ne sarebbe stata capace per ancora diverso tempo. Era anche stato anche piuttosto banale. Ma aveva avuto il suo effetto.

La prima cosa che provò fu rabbia. Una rabbia violenta e loquace che lo colpì direttamente con lo sguardo. Gli occhi erano ridotte a due fessure, le sopracciglia distese in un atto che doveva testimoniare una pura indifferenza ma che insieme con le labbra strette traspariva il disgusto che provava in quel momento.

Spostò lo sguardo allontanandolo dal suo ma senza abbassarlo. Ora tutto l’imbarazzo che aveva provato solo pochi minuti fa ere sparito. Si spostò dal muro su cui era stata spinta a poggiarsi e fece un passo per allontanarsi. Malfoy non abbassò le braccia, né diede alcun segno di volerlo fare. Hermione dopo un breve istante riprese a camminare e come se nulla fosse, sollevò il braccio destro e lo portò su quello sinistro di lu. Trovò resistenza in quel braccio talmente solido che sembrava far parte dello stesso muro su cui era posato. La ragazza, infantilmente intestardita, provò ancora ad allontanarlo e sorprendentemente questa volta ci riuscì senza incontrare alcuna resistenza.

Sollevata dal fatto di essersi liberata da quella morsa, individuò sul pavimento a pochi passi di distanza la borsa con i libri delle lezioni della mattinata appena trascorsa. Alcuni erano scivolati fuori dalla borsa che come quasi sempre era stracolma anche quel giorno. Si chinò per raccoglierli e frettolosamente prese ad afferrarli ed a metterli in borsa desiderosa d’allontanarsi da quel posto.

Draco l’aveva osservata, divertito dalla sua reazione. Si era offesa per le sue parole. Oh, sì ne era certo. La Granger si era arrabbiata. Poi vide qualcosa che lo fece sorridere e compiacere ancora di più.

Le si avvicinò. Hermione ascoltò i suoi passi alle spalle, pregando perchè sparisse dalla sua vista mentre era intenta ad infilare ‘Saggi di Antiche Rune ’nella borsa. Il ragazzo si abbassò di fronte a lei e prese a raccoglierle i testi scolastici. Quindi le sporse un paio di volumi. «Credevo avessi lasciato perdere il corso di astronomia. E’ dunque una falsa leggenda quella secondo cui ‘la Caposcuola Granger  abbia mandato al diavolo un insegnante quando frequentava solo il terzo anno?»

Hermione non accettò la provocazione.

« No.»rispose loquace. Al che lui alzò indicò con un gesto del capo ciò che teneva in mano. Stava alludendo al testo di veggenza che le aveva appena passato. « Anche se io trovi un insegnante essere un perfetto incompetente, non è detto che la materia che questo insegna sia un’altrettanta perdita di tempo» ed era veramente quello che Hermione pensava da quando l’anno prima si era resa conto di come una profezia potesse essere vera e determinante per la vita di un essere umano. E pertanto, nonostante la Cooman le apparisse sempre ed inevitabilmente una donna sciocca e blanda ed ancor peggio un’insegnate incompetente ed irritante, si era però decisa a rivalutare la disciplina della Divinazione.  Malfoy sembrò essere soddisfatto e non chiese altro.

In perfetto silenzio Hermione finì d’incastrare tra loro i libri e chiuse con forza la sua borsa riportandola così in spalla. Cominciò a sentire freddo ed un altro lampo attraversò il cielo ora sfocato da un ombreggiante color viola.

La pioggia continuava a scendere forte picchiando sul castello mentre l’aria ora umida e pesante gravava sul suo petto. Rimpianse di non essere tornata nella classe della professoressa Sylfaen dove aveva dimenticato il mantello, dopo la sesta ora.

Incrociò le braccia stringendosele al petto alla ricerca di un po’ di calore.

Tutto quello che aveva provato qualche minuto prima con Malfoy, che l’aveva fatta così emozionare, facendole battere forte il cuore e provocandole un inaspettato e forte calore per tutto il corpo, era ora sparito. Semplicemente e velocemente. Ora sentiva solo freddo.

Girò su se stessa e si diresse lungo il porticato nel senso opposto a quello con cui l’aveva attraversato prima.

«Allora? » la voce di Malfoy le giunse alle orecchie limpida.

Si fermò voltandosi per guardarlo con finta interrogatività.

«Non dovevamo parlare?» continuò allora il ragazzo.

« Mi sembra chiaro che noi due non abbiamo più niente da dirci. » e detto questo Hermione riprese a camminare.

 «Io non credo, Granger» parlò ancora Malfoy con tono autoritario, ma Hermione non smise di camminare questa volta. «

Abbiamo ancora molto di cui parlare».

Lei si decise a voltarsi un’ultima volta verso il ragazzo.«Malfoy non ho int…» ma quando posò gli occhi su di lui, vide qualcosa la fece impietrire. L’odioso Slytherin stava rigirandosi qualcosa tra le dita. Hermione impallidì, mentre lo stupore compariva chiaramente sul suo volto. Guardò la sua borsa e poi le mani di Malfoy, e ancora la sua borsa.

«Abbiamo ancora tanto da dirci, tanto su cui discutere» parlò allora lui vago mentre sorridendo si  continuava a con il piccolo oggetto che le aveva sottratto. La sua voce, la piegatura delle sue labbra, la luce nei suoi occhi. Tutto manifestava il suo divertimento e la sua più irridente soddisfazione. «E credo che questo ti servirà» le disse con tono freddamente autoritario quasi ad imporre un ordine. Quindi le lanciò con un gesto rapido e fluido il piccolo oggetto cilindrato.

Hermione lo afferrò per istinto mentre l’imbarazzo cresceva ogni istante di più sulle sue gote.Alzò gli occhi per guardarlo e lo vide allontanarsi per il lato opposto del corridoio con passo sicuro e tranquillo.

All’imbarazzo si sostituì un cinico moto d’odio e allora Hermione gli lanciò un Avada Kedavra con gli occhi, colpendolo alle spalle giusto tra le due scapole.

Ed anche se per un breve istante pensò di sfilare la bacchetta dalla tasca della sua borsa e di passare alla pratica con le maledizioni senza perdono, Hermione Jane Granger tornò a percorrere la strada che la separava dalla Sala Grande con rapide falcate, riponendo con rabbia il suo stick alla menta nella borsa, limitandosi a maledire quel giorno, quel posto, quell’ora, se stessa, quello stick, quel bacio… quei baci e Draco Lucius Malfoy.

 

 

                                                                          Fine

 

Un grazie sincero a tutte le persone che sono state così gentili da commentare e da dare suggerimenti per il mio lavoro. L’incoraggiamento che riesce ad infondere un sincero commento è immaginabile ed impagabile, pertanto ringrazio Carol87, Patty,Kairi-chan, Malfoygirl, Oriana, Endless, Phoebe Black e Aysha che hanno commentata la prima versione di questa one-shot che ora vorrei riproporvi. Non è mia intenzione proseguirla e sinceramente rileggendola dopo 2 anni circa mi dico poco soddisfatta dalla sua qualità. Ciò mi ha fatto capire come sia importante continuare ad esercitarsi e confrontarsi con i lettori proponendogli i propri lavori. Già da un po’ pensavo di sistemarla per migliorarla. Spero di esserci riuscita. Anche se nel ritoccarla avrei voluto cambiare interi passaggi, mi sono trattenuta per restare fedele all’ ”idea” originale che avevo di essa. Per ora mi accontenterò >//<

                                                                                                   Con simpatia,

                                                                                                                          Claudia            

 

  
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