-San?-
-Uhm?-
Brittany salì sul
letto e gattonò fino a me -Mi annoio-
Sorrisi maliziosa
abbassando il libro che stavo leggendo –Credo di poter
trovare un modo per
passare il tempo- mormorai avvicinandomi a lei fino ad afferrarla per i
fianchi
tirandola su di me, cercando le sue labbra con le mie.
-San…-
mormorò
lei allontanandosi leggermente.
Mormorai
contrariata e la baciai di nuovo impedendole di parlare.
-Santana!-
esclamò divertita tirandosi di nuovo indietro.
-Che c’è?-
-Non prenderla
male…- iniziò –Ma sono qui da due
giorni, domani partiamo per Lima e l’unica cosa
che ho visto di New York è la tua stanza -
-Non è vero-
protestai –Hai visto anche il resto della casa -
Brittany alzò un
sopracciglio –Fai sul serio?-
-Fino a qualche
ora fa non mi sembrava ti dispiacesse stare in camera mia- la accusai
cercando
di nuovo di baciarla.
-Esatto San, fino
a qualche ora fa-
-Con questo cosa
vorresti insinuare?-
-Che sei una
ninfomane- fece una risatina.
-Ah è cosi?-
dissi con tono offeso
-Si è così-
-Bene!- esclamai
alzandomi –Vedremo se stasera sarai dello stesso parere
quando ti avrò lasciato
tutto il giorno senza neanche un po’ di coccole- afferrai al
volo le chiavi
della macchina.
-Che aspetti?- le
chiesi poi vedendo che non si era mossa dal letto –Volevi
vedere New York no?-
-Non ci posso
credere!- esclamai all’improvviso –Tu…tu
mi hai manipolato!-
Brittany rise divertita
–Addirittura manipolato? Ti ho solo chiesto di portarmi a
fare un giro-
-No…tu mi hai
manipolato- ripetei –Mi hai fatto credere che portarti a fare
un giro fosse una
mia idea geniale per punirti-
-E non è cosi?-
sussurrò a un soffio dalle mie labbra.
Servì tutta la
mia forza di volontà per allontanarmi dal suo viso.
“Che
idea geniale che hai avuto Santana;
davvero, non ne potevi trovare una migliore”
Era tutto il
pomeriggio che la mia ragazza mi provocava, tutto il pomeriggio che
maledicevo
il mio stupido orgoglio e la mia mania di farla pagare alle persone.
Brittany si
avvicinò di nuovo a me accarezzandomi la coscia, lasciata
scoperta dagli short,
e appoggiando la testa sulla mia spalla in modo che sentissi il suo
respiro sul
collo.
“Possibile
che proprio oggi Central Park debba
essere vuoto?”
-Voglio farti
vedere un posto- esclamai saltando su come una molla e afferrando la
mano della
mia biondina per aiutarla ad alzarsi, che in cambio mi rivolse un
sorrisino
vittorioso: “Lo so che stai cedendo
e che
ti sei resa conto che la tua è stata l’idea
più stupida del secolo”
“Che
fai Lopez? Ora ti metti a discutere anche
con le voci mentali degli altri?”
Ignorai entrambe
le vocine e trascinai Brittany per un lungo tratto di strada.
-E’ uno dei miei
posti preferiti- le annunciai.
Attraversammo
un’aiuola di arbusti
“San
sei sicura che si possa passare di qua?”
“Certo!
Solo…se vedi un poliziotto scappa ok?”
fino a sbucare in
una piccola radura, quasi tutta occupata da un laghetto artificiale.
Mi accomodai
sull’erba della riva facendo segno a Brittany, in un momento
di puro
masochismo, di sedersi accanto a me.
-E’ bellissimo
qui…- la sentii mormorare.
-Tu mi hai fatto
vedere il tuo posto speciale- dissi, sorridendo al ricordo della notte
dei
fuochi d’artificio, -Ora io ti ho fatto vedere il mio: un
posto speciale per
una persona speciale, giusto?-
Quando si girò
verso di me, con gli occhioni azzurri spalancati nei miei, leggermente
commossa, dimenticai tutti i miei propositi punitivi e mi avvicinai al
suo
volto per baciarla.
Amavo il fatto
che ogni bacio con lei fosse speciale, come se fosse il primo.
Quando si staccò
da me aveva il suo bellissimo sorriso sul volto –Ti amo San-
Il mondo sembrò
fermarsi per un attimo.
Di
nuovo.
Non riuscivo a
pensare a niente di concreto.
Di
nuovo.
-Britt io…-
Non riuscivo a
dirle “Ti amo anche io”.
Di
nuovo.
-Brittany…-
-No San- mi
interruppe con ancora il sorriso dolce sul volto –Non dire
nulla, lo so-
-Lo sai?- chiesi
confusa.
-So quanto è
difficile per te; ma voglio che tu capisca che ti ho detto
“Ti amo” non per
sentirmi rispondere “Anche io” ma perché
quello che sento nei tuoi confronti è
talmente forte che a volte mi sembra di scoppiare se non te lo dico
subito e
quando lo faccio mi sembra che non ci possano essere parole
più giuste da
dirti… ti amo Santana, ti amo più di quanto io
abbia mai amato nessuno-
Restai senza
parole.
Di
nuovo.
“…Per
vederlo felice come lui ha reso felice
me” disse
di nuovo la voce di Quinn nella mia
testa.
Volevo farlo
davvero, renderla felice come lei aveva appena fatto con me.
“Vale
la pena di impegnarsi nell’amore se
questo non dura mai?”
“No”
Ma da quel
momento, decisi, ce l’avrei messa tutta per trasformare quel
“No” in un “Si”
-Brittany…- mormorai
infatti –Per me è…per me è
lo stesso-
Spalancò gli
occhi –Davvero?- sussurrò incredula.
-Davvero- sorrisi
–Solo…per me è difficile dire che
ti…insomma è difficile dirlo, ma dammi solo
un altro po’ di tempo ti prego- quasi la supplicai
–Solo un altro po’ di tempo
e riuscirò a dirtelo come si deve, promesso-
Per la seconda
volta nel corso del pomeriggio i miei propositi di astinenza da coccole
andarono a farsi fo… friggere, ma stavolta non per colpa mia.
Sentii l’erba
sulla schiena, il corpo caldo di Brittany sopra di me, le sue labbra
morbide
sulle mie.
Ma più di tutto
vidi il suo sorriso e la felicità nei suoi occhi.
La stessa mia
felicità.
Era valsa la pena
rischiare di sbagliare.
-SANTANA MARIE
LOPEZ! HAI ESATTAMENTE CINQUE SECONDI PER VENIRE AD APRIRE QUESTA
CAVOLO DI
PORTA PRIMA CHE IO LA SFONDI!!-
La voce dolce e
gentile di Quinn era sempre un’ottima sveglia
-NON TI
PERMETTERO´ DI FARMI FARE TARDI A UN MATRIMONIO, ALZA LE TUE
CHIAPPE LATINE IN
QUESTO ISTANTE!-
-No Bionda-
soffocai uno sbadiglio nel cuscino –La mattina alle dieci
no…-
“Frena
Lopez, non possono essere le dieci. Il
matrimonio è alle undici saresti in un ritardo colossale
e…”
-SANTANA!- gridò
ancora Quinn
Questa volta mi
svegliai, o per dire più correttamente caddi dal letto.
-Oh Mio Dio!- mi
guardai attorno nervosamente –Britt! Brittany svegliati!-
-San…cosa?-
Non finii di
ascoltarla e schizzai ad aprire la porta, probabilmente Sauron avrebbe
fatto
meno fiamme della mia migliore amica. E sarebbe stato meno letale.
-Idiota Santana!
Sei un’emerita idiota!- gridò infatti Quinn appena
mi ebbe davanti alternando
le parole a degli schiaffi sulla nuca.
-Come?! Dimmi
come si fa a non sentire due sveglie, Due!-
-Quinn, ahi,
Quinn fermati!-
-Dodici volte! Ti
ho chiamata dodici volte!-
-Va bene Bionda,
scusa io…ahi!-
-Sono le dieci ti
rendi conto? Hai un’ora, un’ora esatta o prendo la
tua macchina e ti lascio
qui, in chiesa ci vieni a piedi!-
Sparii dentro il
bagno prima che Quinn potesse battere il record mondiale del maggior
numero di
scappellotti dati in tre minuti.
Eravamo arrivate
a Lima la sera prima e io e Brittany eravamo andate a stare nella mia
vecchia
casa.
Mio padre
ovviamente non c’era, probabilmente era in Europa per lavoro,
almeno avevo
evitato l’imbarazzante incontro fidanzata-genitore.
-HAI DIECI MINUTI
SANTANA!- gridò Quinn da fuori la porta ricordandomi che ero
in ritardo.
Tre quarti d’ora,
e diverse infrazioni stradali, dopo eravamo davanti alla chiesa in
perfetto
orario e, cosa più incredibile dato che aveva guidato Quinn,
incolumi.
Quinn ci lasciò
davanti alla chiesa e schizzò via a cercare un parcheggio,
non prima di avermi
lanciato un’occhiataccia in stile “Se
non
fosse un reato punibile con l’ergastolo ti investirei
volentieri dieci o
quindici volte”.
Presi la mano di
Brittany cercando di orientarmi nella piccola folla radunata fuori
dalla
chiesa; c’erano quasi tutti quelli del Glee tranne Mike che
sapevo già sarebbe
passato solo per la cerimonia.
-Santana Lopez!-
esclamò una voce alle mie spalle –Il tempo passa
ma tu rimani uno schianto-
-Vorrei anche
vedere Puckerman- sorrisi girandomi verso di lui –Ho ventidue
anni non
cinquanta-
Lui rispose al
mio sorriso e mi intrappolò in un abbracciò
–E’ bello rivederti-
Quando si staccò
si accorse finalmente di Brittany, e soprattutto delle nostre mani
intrecciate.
-Wow- esclamò
fissandola –Non sei l’unico schianto qui a quanto
pare…lei chi è?-
-Lei è Brittany, la mia
ragazza- sottolineai “mia” e
“ragazza” –Brittany
questo è il più grande idiota del
mondo, nonché mio migliore amico, Noah-
-Puoi chiamarmi
Puck piccola- ammiccò lui stringendole la mano -E
così hai una ragazza eh? Da
quanto?-
-Cinque mesi-
“Lo
so Puck, non sembra vero neanche a me” risposi mentalmente al suo sguardo
sbalordito.
-Cinque mesi e
non mi hai detto nulla? Sono offeso! Forse mi sarei dovuto scegliere
una
testimone di nozze più sincera-
-Ma piantala,
nessun’altra persona sarebbe stata capace di organizzarti un
addio al celibato
così straordinario-
Mi sembrava
ancora incredibile che Puck, lo stesso tizio che era
“uscito”
contemporaneamente con una donna e con la figlia, fosse stato il primo
di noi a
sposarsi.
-A proposito di
questo, dov’è quella schizzata di tua moglie?-
-Oh lei è…-
-Santana!- lo
interruppe una ragazza, quasi travolgendolo per venire ad abbracciarmi
–Sei
sempre bellissima, forse un po’ ingrassata
però… oh scusa, sai l’Asperger-
-…è proprio
qui-
concluse Puck ridacchiando e circondando le spalle della moglie con un
braccio.
-Anche per me è
un piacere rivederti Sugar- sorrisi divertita anche io.
Alle undici in
punto ci fecero prendere posto in chiesa per l’inizio della
funzione.
Il signor
Shuester era in piedi in fondo alla navata, fortunatamente almeno per
quel
giorno aveva abbandonato i suoi gilet, non so come facesse a non
sembrare
nervoso; probabilmente al suo posto avrei già avuto un
infarto e avrei provato
a scappare almeno quattro volte.
Mi alzai quasi
meccanicamente quando la solita marcia nuziale risuonò nella
cappella seguita,
dopo qualche secondo, dalla signorina Pillsbury in abito bianco e
occhioni
spalancati (come al solito).
Brittany mi tenne
la mano per tutta la cerimonia stringendomela forte quando fu il
momento dello
scambio dei voti.
Mi voltai a
fissare il suo volto sorridente, perdendomi ancora una volta nei suo
occhi
commossi.
-Ti amo- sussurrò
piano
“Ti
amo anche io”
Non lo dissi ad
alta voce, mi limitai a sorridere e a baciarla dolcemente cercando di
trasmetterle tutti i miei sentimenti in quel solo bacio.
“Ti
amo davvero tanto”
-Santana! Che
bello rivederti-
-Signor Shue!-
abbracciai il mio ex professore –Lei è la mia
ragazza- indicai Brittany con un
cenno della testa.
Dopo cinque mesi
mi piaceva ancora da impazzire poter dire “la mia
ragazza”, non per altro lo
stavo ripetendo a chiunque dall’inizio del ricevimento,
compreso un tizio che
non conoscevo che mi aveva fissato come se fossi una pazza.
-E’ un piacere
signor Shuester- disse lei sorridendo –Congratulazioni per il
suo matrimonio-
-Piacere mio
Brittany e grazie- disse l’uomo cordiale prima di tornare a
rivolgersi a me
–Allora, ci farai l’onore di una canzone prima
della fine della giornata?-
ammiccò verso il grande palco in fondo al salone dove Finn e
Puck si stavano
esibendo in una performance rock decisamente inappropriata per un
matrimonio.
-Ah non saprei
professore, credo che per stasera passerò-
-E tu Brittany?
Canti?-
-Non sono molto
brava…-
-E’ bravissima
invece- la interruppi.
La fissai
sorridendo –Sei bravissima invece- ripetei.
Brittany sorrise
in risposta –Se proprio volete…-
-Vogliamo!-
esclamò Shuester accompagnandola verso il palco e invitando
gentilmente Finn e
Puck a lasciarle il posto.
-Ehm…salve a
tutti- disse timidamente la mia biondina nel microfono
–Ovviamente questa
canzone è per gli sposi ma vorrei dedicarla anche alla mia
ragazza…-
Sorrise
incrociando il mio sguardo.
Riconobbi la
canzone dopo qualche strofa, la prima canzone che avevamo ascoltato
insieme.
-You
made a rebel of a careless
man’s careful daughter-
Quel giorno,
andando al lago.
-You are the best
thing that’s ever been mine-
Non staccava gli
occhi dai miei.
-
You are the best thing that’s
ever been mine-
Ripeté di nuovo
come se lo stesse dicendo solo a me.
-Yes, yes, I can see
it now-
Finito di cantare
scese velocemente dal palco, accompagnata dagli applausi, e mi venne
velocemente incontro.
-Sei bravissima- le
dissi commossa.
-Questo l’hai
già
detto- ridacchiò.
-Non smetterò mai
di dirlo- ribattei sicura stringendole delicatamente la vita per
avvicinarla a
me mentre sul palco qualcuno, probabilmente Rachel, iniziava a cantare.
-Balli con me?-
le chiesi
-Volentieri-
rispose con un sorriso.
Iniziammo a
muoverci lentamente, più che ballare mi stavo facendo
cullare dalle sue
braccia.
Appoggiai la
testa sulla sua spalla, lei mi strinse più forte e mi sentii
a casa; non volevo
essere con nessun’altro da nessun’altra parte.
“Tu sei la cosa migliore
che sia mai stata
mia”