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Autore: Vanessa190    04/08/2012    3 recensioni
Santana ha 22 anni, il divorzio dei genitori che le pesa ancora sulle spalle e poca fede nell'amore.
Tuttavia quando decide di passare le vacanze estive dalla sua migliore amica ,Quinn Fabray, la sua vita prende una svolta imprevista che comincia con un caffè latte e una brioche alla marmellata di pesche.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-San?-

-Uhm?-

Brittany salì sul letto e gattonò fino a me -Mi annoio-

Sorrisi maliziosa abbassando il libro che stavo leggendo –Credo di poter trovare un modo per passare il tempo- mormorai avvicinandomi a lei fino ad afferrarla per i fianchi tirandola su di me, cercando le sue labbra con le mie.

-San…- mormorò lei allontanandosi leggermente.

Mormorai contrariata e la baciai di nuovo impedendole di parlare.

-Santana!- esclamò divertita tirandosi di nuovo indietro.

-Che c’è?-

-Non prenderla male…- iniziò –Ma sono qui da due giorni, domani partiamo per Lima e l’unica cosa che ho visto di New York è la tua stanza -

-Non è vero- protestai –Hai visto anche il resto della casa -

Brittany alzò un sopracciglio –Fai sul serio?-

-Fino a qualche ora fa non mi sembrava ti dispiacesse stare in camera mia- la accusai cercando di nuovo di baciarla.

-Esatto San, fino a qualche ora fa-

-Con questo cosa vorresti insinuare?-

-Che sei una ninfomane- fece una risatina.

-Ah è cosi?- dissi con tono offeso

-Si è così-

-Bene!- esclamai alzandomi –Vedremo se stasera sarai dello stesso parere quando ti avrò lasciato tutto il giorno senza neanche un po’ di coccole- afferrai al volo le chiavi della macchina.

-Che aspetti?- le chiesi poi vedendo che non si era mossa dal letto –Volevi vedere New York no?-

 

 

-Non ci posso credere!- esclamai all’improvviso –Tu…tu mi hai manipolato!-

Brittany rise divertita –Addirittura manipolato? Ti ho solo chiesto di portarmi a fare un giro-

-No…tu mi hai manipolato- ripetei –Mi hai fatto credere che portarti a fare un giro fosse una mia idea geniale per punirti-

-E non è cosi?- sussurrò a un soffio dalle mie labbra.

Servì tutta la mia forza di volontà per allontanarmi dal suo viso.

“Che idea geniale che hai avuto Santana; davvero, non ne potevi trovare una  migliore”

Era tutto il pomeriggio che la mia ragazza mi provocava, tutto il pomeriggio che maledicevo il mio stupido orgoglio e la mia mania di farla pagare alle persone.

Brittany si avvicinò di nuovo a me accarezzandomi la coscia, lasciata scoperta dagli short, e appoggiando la testa sulla mia spalla in modo che sentissi il suo respiro sul collo.

“Possibile che proprio oggi Central Park debba essere vuoto?”

-Voglio farti vedere un posto- esclamai saltando su come una molla e afferrando la mano della mia biondina per aiutarla ad alzarsi, che in cambio mi rivolse un sorrisino vittorioso: “Lo so che stai cedendo e che ti sei resa conto che la tua è stata l’idea più stupida del secolo”

“Che fai Lopez? Ora ti metti a discutere anche con le voci mentali degli altri?”

Ignorai entrambe le vocine e trascinai Brittany per un lungo tratto di strada.

-E’ uno dei miei posti preferiti- le annunciai.

Attraversammo un’aiuola di arbusti

“San sei sicura che si possa passare di qua?”

“Certo! Solo…se vedi un poliziotto scappa ok?”

fino a sbucare in una piccola radura, quasi tutta occupata da un laghetto artificiale.

Mi accomodai sull’erba della riva facendo segno a Brittany, in un momento di puro masochismo, di sedersi accanto a me.

-E’ bellissimo qui…- la sentii mormorare.

-Tu mi hai fatto vedere il tuo posto speciale- dissi, sorridendo al ricordo della notte dei fuochi d’artificio, -Ora io ti ho fatto vedere il mio: un posto speciale per una persona speciale, giusto?-

Quando si girò verso di me, con gli occhioni azzurri spalancati nei miei, leggermente commossa, dimenticai tutti i miei propositi punitivi e mi avvicinai al suo volto per baciarla.

Amavo il fatto che ogni bacio con lei fosse speciale, come se fosse il primo.

Quando si staccò da me aveva il suo bellissimo sorriso sul volto –Ti amo San-

 

Il mondo sembrò fermarsi per un attimo.

Di nuovo.

Non riuscivo a pensare a niente di concreto.

Di nuovo.

-Britt io…-

Non riuscivo a dirle “Ti amo anche io”.

Di nuovo.

-Brittany…-

-No San- mi interruppe con ancora il sorriso dolce sul volto –Non dire nulla, lo so-

-Lo sai?- chiesi confusa.

-So quanto è difficile per te; ma voglio che tu capisca che ti ho detto “Ti amo” non per sentirmi rispondere “Anche io” ma perché quello che sento nei tuoi confronti è talmente forte che a volte mi sembra di scoppiare se non te lo dico subito e quando lo faccio mi sembra che non ci possano essere parole più giuste da dirti… ti amo Santana, ti amo più di quanto io abbia mai amato nessuno-

Restai senza parole.

Di nuovo.

 

“…Per vederlo felice come lui ha reso felice me” disse di nuovo la voce di Quinn nella mia testa.

Volevo farlo davvero, renderla felice come lei aveva appena fatto con me.

“Vale la pena di impegnarsi nell’amore se questo non dura mai?”

“No”

Ma da quel momento, decisi, ce l’avrei messa tutta per trasformare quel “No” in un “Si”

 

-Brittany…- mormorai infatti –Per me è…per me è lo stesso-

Spalancò gli occhi –Davvero?- sussurrò incredula.

-Davvero- sorrisi –Solo…per me è difficile dire che ti…insomma è difficile dirlo, ma dammi solo un altro po’ di tempo ti prego- quasi la supplicai –Solo un altro po’ di tempo e riuscirò a dirtelo come si deve, promesso-

Per la seconda volta nel corso del pomeriggio i miei propositi di astinenza da coccole andarono a farsi fo… friggere, ma stavolta non per colpa mia.

Sentii l’erba sulla schiena, il corpo caldo di Brittany sopra di me, le sue labbra morbide sulle mie.

Ma più di tutto vidi il suo sorriso e la felicità nei suoi occhi.

La stessa mia felicità.

Era valsa la pena rischiare di sbagliare.

 

 

-SANTANA MARIE LOPEZ! HAI ESATTAMENTE CINQUE SECONDI PER VENIRE AD APRIRE QUESTA CAVOLO DI PORTA PRIMA CHE IO LA SFONDI!!-

La voce dolce e gentile di Quinn era sempre un’ottima sveglia

-NON TI PERMETTERO´ DI FARMI FARE TARDI A UN MATRIMONIO, ALZA LE TUE CHIAPPE LATINE IN QUESTO ISTANTE!-

-No Bionda- soffocai uno sbadiglio nel cuscino –La mattina alle dieci no…-

“Frena Lopez, non possono essere le dieci. Il matrimonio è alle undici saresti in un ritardo colossale e…”

-SANTANA!- gridò ancora Quinn

Questa volta mi svegliai, o per dire più correttamente caddi dal letto.

-Oh Mio Dio!- mi guardai attorno nervosamente –Britt! Brittany svegliati!-

-San…cosa?-

Non finii di ascoltarla e schizzai ad aprire la porta, probabilmente Sauron avrebbe fatto meno fiamme della mia migliore amica. E sarebbe stato meno letale.

-Idiota Santana! Sei un’emerita idiota!- gridò infatti Quinn appena mi ebbe davanti alternando le parole a degli schiaffi sulla nuca.

-Come?! Dimmi come si fa a non sentire due sveglie, Due!-

-Quinn, ahi, Quinn fermati!-

-Dodici volte! Ti ho chiamata dodici volte!-

-Va bene Bionda, scusa io…ahi!-

-Sono le dieci ti rendi conto? Hai un’ora, un’ora esatta o prendo la tua macchina e ti lascio qui, in chiesa ci vieni a piedi!-

Sparii dentro il bagno prima che Quinn potesse battere il record mondiale del maggior numero di scappellotti dati in tre minuti.

Eravamo arrivate a Lima la sera prima e io e Brittany eravamo andate a stare nella mia vecchia casa.

Mio padre ovviamente non c’era, probabilmente era in Europa per lavoro, almeno avevo evitato l’imbarazzante incontro fidanzata-genitore.

-HAI DIECI MINUTI SANTANA!- gridò Quinn da fuori la porta ricordandomi che ero in ritardo.

 

 

Tre quarti d’ora, e diverse infrazioni stradali, dopo eravamo davanti alla chiesa in perfetto orario e, cosa più incredibile dato che aveva guidato Quinn, incolumi.

Quinn ci lasciò davanti alla chiesa e schizzò via a cercare un parcheggio, non prima di avermi lanciato un’occhiataccia in stile “Se non fosse un reato punibile con l’ergastolo ti investirei volentieri dieci o quindici volte”.

Presi la mano di Brittany cercando di orientarmi nella piccola folla radunata fuori dalla chiesa; c’erano quasi tutti quelli del Glee tranne Mike che sapevo già sarebbe passato solo per la cerimonia.

-Santana Lopez!- esclamò una voce alle mie spalle –Il tempo passa ma tu rimani uno schianto-

-Vorrei anche vedere Puckerman- sorrisi girandomi verso di lui –Ho ventidue anni non cinquanta-

Lui rispose al mio sorriso e mi intrappolò in un abbracciò –E’ bello rivederti-

Quando si staccò si accorse finalmente di Brittany, e soprattutto delle nostre mani intrecciate.

-Wow- esclamò fissandola –Non sei l’unico schianto qui a quanto pare…lei chi è?-

-Lei è Brittany, la mia ragazza- sottolineai “mia” e “ragazza”  –Brittany questo è il più grande idiota del mondo, nonché mio migliore amico, Noah-

-Puoi chiamarmi Puck piccola- ammiccò lui stringendole la mano -E così hai una ragazza eh? Da quanto?-

-Cinque mesi-

“Lo so Puck, non sembra vero neanche a me” risposi mentalmente al suo sguardo sbalordito.

-Cinque mesi e non mi hai detto nulla? Sono offeso! Forse mi sarei dovuto scegliere una testimone di nozze più sincera-

-Ma piantala, nessun’altra persona sarebbe stata capace di organizzarti un addio al celibato così straordinario-

Mi sembrava ancora incredibile che Puck, lo stesso tizio che era “uscito” contemporaneamente con una donna e con la figlia, fosse stato il primo di noi a sposarsi.

-A proposito di questo, dov’è quella schizzata di tua moglie?-

-Oh lei è…-

-Santana!- lo interruppe una ragazza, quasi travolgendolo per venire ad abbracciarmi –Sei sempre bellissima, forse un po’ ingrassata però… oh scusa, sai l’Asperger-

-…è proprio qui- concluse Puck ridacchiando e circondando le spalle della moglie con un braccio.

-Anche per me è un piacere rivederti Sugar- sorrisi divertita anche io.

 

 

Alle undici in punto ci fecero prendere posto in chiesa per l’inizio della funzione.

Il signor Shuester era in piedi in fondo alla navata, fortunatamente almeno per quel giorno aveva abbandonato i suoi gilet, non so come facesse a non sembrare nervoso; probabilmente al suo posto avrei già avuto un infarto e avrei provato a scappare almeno quattro volte.

Mi alzai quasi meccanicamente quando la solita marcia nuziale risuonò nella cappella seguita, dopo qualche secondo, dalla signorina Pillsbury in abito bianco e occhioni spalancati (come al solito).

Brittany mi tenne la mano per tutta la cerimonia stringendomela forte quando fu il momento dello scambio dei voti.

Mi voltai a fissare il suo volto sorridente, perdendomi ancora una volta nei suo occhi commossi.

-Ti amo- sussurrò piano

“Ti amo anche io”

Non lo dissi ad alta voce, mi limitai a sorridere e a baciarla dolcemente cercando di trasmetterle tutti i miei sentimenti in quel solo bacio.

“Ti amo davvero tanto”

 

 

-Santana! Che bello rivederti-

-Signor Shue!- abbracciai il mio ex professore –Lei è la mia ragazza- indicai Brittany con un cenno della testa.

Dopo cinque mesi mi piaceva ancora da impazzire poter dire “la mia ragazza”, non per altro lo stavo ripetendo a chiunque dall’inizio del ricevimento, compreso un tizio che non conoscevo che mi aveva fissato come se fossi una pazza.

-E’ un piacere signor Shuester- disse lei sorridendo –Congratulazioni per il suo matrimonio-

-Piacere mio Brittany e grazie- disse l’uomo cordiale prima di tornare a rivolgersi a me –Allora, ci farai l’onore di una canzone prima della fine della giornata?- ammiccò verso il grande palco in fondo al salone dove Finn e Puck si stavano esibendo in una performance rock decisamente inappropriata per un matrimonio.

-Ah non saprei professore, credo che per stasera passerò-

-E tu Brittany? Canti?-

-Non sono molto brava…-

-E’ bravissima invece- la interruppi.

La fissai sorridendo –Sei bravissima invece- ripetei.

Brittany sorrise in risposta –Se proprio volete…-

-Vogliamo!- esclamò Shuester accompagnandola verso il palco e invitando gentilmente Finn e Puck a lasciarle il posto.

-Ehm…salve a tutti- disse timidamente la mia biondina nel microfono –Ovviamente questa canzone è per gli sposi ma vorrei dedicarla anche alla mia ragazza…-

Sorrise incrociando il mio sguardo.

Riconobbi la canzone dopo qualche strofa, la prima canzone che avevamo ascoltato insieme.

-You made a rebel of a careless man’s careful daughter-

Quel giorno, andando al lago.  

-You are the best thing that’s ever been mine-

Non staccava gli occhi dai miei.

- You are the best thing that’s ever been mine-

Ripeté di nuovo come se lo stesse dicendo solo a me.

-Yes, yes, I can see it now-

Finito di cantare scese velocemente dal palco, accompagnata dagli applausi, e mi venne velocemente incontro.

-Sei bravissima- le dissi commossa.

-Questo l’hai già detto- ridacchiò.

-Non smetterò mai di dirlo- ribattei sicura stringendole delicatamente la vita per avvicinarla a me mentre sul palco qualcuno, probabilmente Rachel, iniziava a cantare.

-Balli con me?- le chiesi

-Volentieri- rispose con un sorriso.

Iniziammo a muoverci lentamente, più che ballare mi stavo facendo cullare dalle sue braccia.

Appoggiai la testa sulla sua spalla, lei mi strinse più forte e mi sentii a casa; non volevo essere con nessun’altro da nessun’altra parte.

 

“Tu sei la cosa migliore che sia mai stata mia”

  
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