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Autore: ru87    04/08/2012    1 recensioni
“Forse questi diciassette anni non saranno cosi male” pensai, ancora ignaro di tutto quello che di li a poco sarebbe accaduto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Diciassettesimo Compleanno-

 

 

Avere diciassette anni non è semplice, ti guardi attorno nel mondo e capisci che  a breve tutto cambierà, fra un anno saremo maggiorenni e dovremo camminare con le nostre gambe tra problemi e responsabilità mentre allo stesso tempo non possiamo più comportarci da bambini per quanto lo si voglia, perché… bhe perché è cosi.

Insieme a tutte queste preoccupazioni, nel mio caso, il giorno in cui ho compiuto diciassette anni mi sono ritrovato ad affrontare un grosso cambiamento, talmente grosso che certe volte rimpiango di non aver trovato un modo per fermarmi ai cari e spensierati sedici anni.

Il mio nome è Lucas sono un ragazzo magrolino con dei capelli arruffati neri e vivo in un piccolo paesino a sud di Londra, come ben sapete qui da noi il tempo non è mai dei migliori, ma stranamente oggi, giorno del mio compleanno, il sole risplende in cielo senza neanche una nuvola a guastare il panorama.

Erano le 7.30 quando mia madre dalla cucina mi chiamò per fare colazione.

-Lucas… sveglia… è ora di fare colazione!!-

Mi alzai in piedi, ancora non rendendomi conto che fosse il mio compleanno e scesi giù tranquillamente, passo dopo passo, mezzo assonnato.

-Eccomi mamma- l’unica cosa che riuscii a dire essendo ancora in stato cadaverico.

-AUGURIIII- mia madre urlò; Alzai lo sguardo e vidi un grosso striscione appeso sul muro, con scritto sopra “BUON 17° COMPLEANNO”.

Mia madre mi venne incontro a braccia spalancate –ohh il mio ometto… un altro anno e sarai l’uomo di questa casa- mi diede un grosso bacio sulla guancia –per festeggiare ti ho preparato i pancake al cioccolato che ti piacciono tanto… però sbrigati a mangiare che senno farai tardi a scuola-.

La guardai –ma mamma è il mio compleanno, posso non andar…- non mi fece nemmeno concludere la frase che mi azzittì –Lucas è inutile che continui …a scuola ci vai ed anche di  corsa- mi porse un piatto con dieci pancake impilati l’uno sull’altro immersi letteralmente nel caramello e panna.

Sbuffai.

Mi misi a mangiare in silenzio guardando di tanto in tanto le pubblicità che passavano in televisione quando mia madre che era andata un attimo in camera sua, mi chiamò –Luuu… vieni un attimo- mi alzai ed andai in soggiorno, dove trovai mia madre seduta sul divano con un pacchettino in mano –tieni- mi disse sorridendo.

Presi il pacchetto verde e nero ed incuriosito lo scartai; dopo qualche istante aprii l’astuccio e trovai all’interno un ciondolo, la forma non la capivo, era simile ad un tribale, ma molto più armonioso e al centro, bloccata, c’era una piccola pietra trasparente, con delle sfumature nere.

-Wow, mamma grazie- sorrisi di rimando –è molto carino- lo sfilai e lo appesi al collo.

-Era del tuo bisnonno…che lo diede a tuo nonno e lui a sua volta a tuo padre per i loro diciassette anni- un velo di tristezza calò su mia madre, mio padre era sparito un bel po’ di anni fa, non si sa come, non si sa dove, si sa solo che una notte uscì e non fece più ritorno –tuo padre lo portava sempre al collo in gioventù e mi ha sempre detto che un giorno lo avrebbe lasciato a suo figlio…ci teneva molto…- una lacrima solcò il viso di mia madre –vabhe dai… non pensiamo al passato… oggi è un grande giorno e la scuola ti aspetta…- si alzò nuovamente in piedi, mi diede un altro bacio e torno alle sue faccende in cucina.

Io restai qualche altro minuto, li in salotto, a contemplare quel ciondolo ed a pensare a mio padre, che ricordavo cosi poco e a come dovesse essere stato da giovane; Provavo sentimenti vari per mio padre, a volte mi mancava mentre altre volte provavo rabbia, perché infondo il timore di essere stato abbandonato l’ho sempre avuto anche se mia madre non ha mai dubitato ed ha sempre cercato di rincuorarmi.

Ora invece, provavo tristezza ma anche gioia, perché avevo qualcosa che mi legava a lui, qualcosa che era suo ed ora è mio, che lui mi voleva dare…avvertivo come un legame.

Sorrisi, infilai il ciondolo sotto la maglietta e venni riportato alla realtà dall’urlo di mia madre –SBRIGATI IL BUS STA PER ARRIVARE!!!- corsi di sopra ed andai a prepararmi.

 

Dopo una quindicina di minuti ero pronto, presi lo zaino ed uscì di casa per andare a prendere l’autobus.

A metà strada incontrai Lynn, la mia migliore amica, la conosco da… bhe da sempre. Lynn non è mai stata la classica ragazza che adora trucchi e bambole, anzi è sempre stata un maschiaccio, pronta sempre ad andare oltre l’apparenza e forse per questo che ci siamo trovati subito, non sono mai stato un ragazzo sveglio o estroverso, anzi… ma lei è stata in grado di vedermi per quello che sono.

Ricordo ancora il nostro primo incontro, eravamo in classe, all’asilo ed un bulletto che non ricordo più il nome, mi rubò i pastelli che stavo usando per completare il disegno di un dinosauro. Iniziai a piangere e Lynn mi vide, corse verso questo ragazzo lo buttò a terra ed inizio a dargli dei cazzotti in faccia; Non vi dico la maestra per quanti giorni stette a rimproverarla. Ma lei mi difese, riprese i pastelli e me li ridiede.

Passammo il resto della giornata a colorare insieme… o per meglio dire solo il pomeriggio, perché la mattina la passò in castigo dietro la lavagna.

Si è proprio un maschiaccio, la mia cara Lynn, e con gli anni la sua passione per i pugni si è trasformata in svariate cinture di karate e judoo.

-Auguriiiiii- mi disse appena mi vide –che ti avevo detto, tua madre non avrebbe mai acconsentito a non farti venire a scuola oggi- mi fece una linguaccia.

Le sorrisi rassegnato.

-questo è per te… un libro… l’ultimo di John Reseltov…- era il mio autore preferito.

Lo presi in mano –grazie mille- dissi eccitato mentre lo sfogliavo.

In quel preciso momento, il bus sbucò da dietro l’angolo, si fermò e rapidamente posai il libro in borsa per poi salire insieme a Lynn sul pulmino.

Prendemmo posto dietro a tutto –Lynn stasera mia madre ha organizzato una piccola festa a casa… logicamente devi venire!-

Sbuffò –lo sai che odio le feste…- disse

-Dai!... saremo in pochi…per lo più parenti…- alzò gli occhi al cielo –vengo!- disse –ma solamente perché sei tu!!!- e mi diede un cazzotto sul braccio.

Sorrisi e mi misi a guardare fuori il finestrino.

“Forse questi diciassette anni non saranno cosi male” pensai, ancora ignaro di tutto quello che di li a poco sarebbe accaduto.

 

Arrivammo a scuola, la High School Dev, ed io e Lynn ci avviammo in classe.

Stare al suo fianco era, come dire, una sicurezza, mi capitava di tanto in tanto di vedere bulletti qua e la che infastidivano i ragazzi, ma con Lynn di fianco nessuno osava mai alzare un dito su di me e devo dire che è una fortuna perché non saprei minimamente come difendermi.

Entrammo in classe e prendemmo posto, dopo qualche minuto di caos generale pre lezione, arrivò la professoressa di scienze.

-Buongiorno ragazzi-

-Buongiorno Miss Fenning- rispondemmo a coro

-spero che tutti voi abbiate completato il progetto che vi avevo dato sulla fotosintesi…- disse.

Ci avevo lavorato per un mese, ma ero soddisfattissimo, avevo preso una pianticella e l’avevo fatta crescere ed analizzata nelle sue singole parti.

Lynn invece si guardava intorno annoiata, lo studio non era mai stato il suo forte, anzi… ed infatti come progetto aveva portato una foglia presa a caso nel cortile della scuola.

-ti darà una F- gli dissi sottovoce

-meglio di una G- mi rispose

-non esistono G come voti- alzai gli occhi al cielo, mentre lei sbuffava.

-bhe oramai è tardi per rimediare… quindi mi inventerò quattro cose su questa foglia e cerco di salvarmi con una D-

- ma…- provai a ribattere ma lei mi guardò con quello sguardo che usa quando vuole concludere una discussione.

Tornai a guardare la professoressa che ad uno ad uno ci chiamò per mostrare il progetto alla classe.

Il turno di Lynn fù il più esilarante, visto che si inventò tutto di sana pianta e quelle poche cose che disse, le disse cosi con convinzione che alla fine la prof le diede addirittura unaC- -. Tornò a posto super soddisfatta.

Ora era il mio turno, presi la pianta con gli schemi ed andai vicino alla cattedra.

-Il processo foto sintetico è quel processo che permette alle piante di sintetizzare zuccheri attraverso la luce….- iniziai il mio discorso

-… ora andiamo a vedere nello specifico alcune parti della pianta, iniziamo con la foglia..- presi la pianta e sfiorai con l’indice la fogliolina.

In quel preciso istante mi sentì come se fossi stato investito da una macchina, la vista mi si annebbiò e tutto cominciò a girarmi intorno, sentì un forte bruciore in petto, come se qualcosa stesse bruciando sulla mia pelle, era il ciondolo.

Tutto divenne nero.

Svenni.

  
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