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Autore: Mocaccino_    04/08/2012    2 recensioni
Harry e Louis sono ancora vittime di un management spietato e di uno dei peggiori nemici degli amanti, la distanza.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One day when the sky is falling,
I'll be standing right next to you,
Right next to you.
Nothing will ever come between us,
I'll be standing right next to you,
Right next to you.

Quando pensi di aver toccato il fondo, allora ti accorgi che la vita un fondo non ce l’ha, che continuerai a cadere, sempre più in basso, che la gente cercherà di farti affondare ogni secondo di più, senza alcuno scrupolo, senza alcun rimorso. E tu devi solo trovare il tuo polo negativo, affinché esso sia la tua forza di gravità, sempre pronta a non lasciarti sprofondare.
Quando i manager inviarono quel messaggio a Louis, comunicandogli che, una volta atterrato a Londra, non sarebbe potuto subito recarsi a Doncaster, ma avrebbe dovuto prendere il primo volo per la Francia, Harry si sarebbe voluto lanciare dall’aereo. Louis doveva trascorrere un breve periodo in vacanza con la sua presunta fidanzata, nonché copertura usata per celare la sua omosessualità e la sua relazione con il compagno di band Harry Styles.
Avevano terminato un tour di quasi due mesi da meno di ventiquattrore, si erano accontentati di qualche bacio rubato in spazi angusti e nascosti, di poche ore la notte da consumare avidi come farebbe un alcolista con la sua ultima bottiglia di scotch, temendo sempre l’arrivo della luce, che, come nelle più belle favole, gli avrebbe separati e avrebbe distrutto ogni incantesimo. Louis aveva sopportato ore di shopping e pomeriggi da Starbucks con Eleanor.
Adesso avrebbero soltanto voluto riabbracciare le loro famiglie, raccontare le stranezze del loro viaggio e poi tornare a casa, per amarsi sul serio, per essere solo Harry e Louis.
Tutto questo non era possibile, perchè mentre Louis vagava per chissà quali strade della Francia trascinandosi dietro la sua beard come un padrone fa con il suo cagnolino addomesticato, Harry passeggiava per le strade di Londra alla ricerca di quella che sarebbe dovuta essere la loro nuova casa.
Non doveva affatto andare così, non è così che avevano pianificato i loro giorni di vacanze, non era Lou Teasdeale quella che avrebbe dovuto accompagnare Harry a scegliere la loro futura dimora. I due ragazzi, infatti, prima di rientrare in patria dal tour avevano già progettato di trasferirsi, desideravano tanto poter cercare insieme il loro appartamento, come qualsiasi altra coppia. Discutere perché secondo Louis quella stanza sarebbe stato un bagno perfetto, mentre Harry voleva che fosse la loro camera, perdere un’intera giornata in un negozio d’arredamento, mentre mano nella mano, sceglievano i mobili per il loro nido d’amore, scherzavano pensando alla loro vita insieme e fantasticavano. Magari qualcuno avrebbe considerato tutto ciò esageratamente sdolcinato e sciocco, ma per due ragazzi che volevano soltanto essere normali, quei piccoli momenti di vita privata erano molto importanti. Harry e Louis consideravano sacri quei minuti delle loro giornate che potevano sfruttare per dimostrarsi l’un l’altro quanto si amassero e quanto non sarebbero voluti essere in nessun’altro posto se non in quello in cui si trovavano, mano nella mano, occhi negli occhi, respiro su respiro.
Harry odiava il fatto che tutto questo non fosse possibile solo perché qualcuno, i loro manager, fossero segnati dal pregiudizio e dall’omofobia e preferivano l’ipocrisia all’amore.
Mentre l’agente immobiliare illustrava i vantaggi di una delle tante ville che aveva proposto loro, Harry non prestavo affatto attenzione alle sue parole e lasciavo che fosse Lou ad occuparsi di lui. Non ne capiva niente di case, rapporti qualità prezzo o affitti, sinceramente non gli importava neanche se quella che stavo per acquistare era una reggia dell’ottocento o una capanna in paglia, lui e il suo Boo sarebbero stati bene ovunque a patto che fossero stati insieme. Quando la noia di Harry aveva ormai raggiunto l’esasperazione, fortunatamente il suo angelo custode lo salvò dal lato opposto della manica. Non appena sul display del suo cellulare comparve il nome “Lou” il ragazzo riccio si allontanò dalla sua amica e dall’agente immobiliare e con un sorriso che avrebbe potuto illuminare un buco nero, rispose al suo fidanzato.
“Lou” disse contento più che mai.
“Amore” ribatté quello dall’altro capo dell’apparecchio.
“Sai che sto trascorrendo una delle giornate più noiose della mia vita, ma lo sto facendo per noi due?”
“Oh ma che fidanzato gentile e premuroso che mi ritrovo” e quando Louis pronunciò la parola “fidanzato” qualcosa di sconosciuto si mosse nello stomaco di Harry e lo fece sorridere ancor più di prima, nonostante ormai fossero fidanzati da più di un anno, egli si riteneva talmente fortunato da non essersene ancora fatto una ragione e sussultava ogni qual volta il maggiore lo chiamava in quel modo, quasi rimarcando il suo territorio.
“Il migliore”
“Ed è anche modesto” proseguì in tono sarcastico Louis, mentre Harry iniziava a sbellicarsi dalle risate da solo per strada.
“Mh allora com’è la Francia?”
“Bellissima, ma ho visto di meglio … “
“Per esempio?”
Te” rispose in modo ovvio Louis. Sarebbe mai giunto il giorno nel quale Harry avrebbe smesso di meravigliarsi della sua dolcezza? Aveva sempre paura che prima o poi tutto sarebbe finito, era stato abituato a non credere nell’amore visto che i suoi genitori si erano separati quando era ancora un bambino, eppure Louis aveva stravolto ogni sua convinzione, lo aveva colpito come una meteora, si era scavato un fosso nel suo cuore e vi si era insinuato, irradiando luce e calore. Se in quel momento fosse stato al fianco di Harry avrebbe potuto vedere le morbide guancie che amava tingersi di un rosso imbarazzo, ma anche di un rosso soddisfazione e riconoscenza.
“Hai trovato la casa perfetta per noi? Com’è?” domandò curioso Louis, non avendo alcuna voglia di tornare ad occuparsi della sua falsa fidanzata.
“Penso di averla trovata”
“Non vedo l’ora di provarla assieme a te allora.”
“Mi manchi tanto Lou” sussurrò Harry. Sapeva che questo avrebbe solo fatto soffrire ancor più il suo amato, che avrebbe voluto che lui fosse sempre felice ed invece era impotente davanti a quella situazione, bensì non riuscì a trattenersi dal pronunciare quelle parole. Lo fece con un tono di voce basso, timoroso di urlare al mondo i sentimenti che provavano l’uno per l’altro, abituato a nasconderli, seppur l’amore sarebbe dovuto essere luce e non buio, sincerità e non ipocrisia.
“Anche tu piccolo, anche tu” replicò sospirando Louis.
Quando Harry tornò a casa erano le nove passate. Aveva preferito fermarsi per un po’ da Lou. Non amava stare a casa quando il suo Louis non era lì. Quello era il loro posto e quando la persona che amava non c’era tornava ad essere un semplice edificio in mattoni, enorme, troppo per una sola persona, per questo il riccio si sentiva totalmente solo e sperduto quando il più grande era via e doveva supplire il fragore delle sue risate con le voci provenienti dalla TV. Solitamente si rintanava in un angolo del loro divano, trascorreva quasi l’intera nottata sveglio, spesso proprio al telefono con Louis, altre volte fissando apatico lo schermo del suo televisore al plasma, pregando affinchè un colpo di sonno lo colpisse. Ma, puntualmente, quando non avvertiva il calore di Louis al suo fianco, le sue palpebre non accennavano a volersi chiudere. Louis era come quella copertina o quell’orsacchiotto che da bambini usiamo per addormentarci, senza il quale non riusciamo proprio a chiudere gli occhi, nonostante siamo stanchi.
Quando aprì la porta ed entrò nello spazio buio e silenzioso, sospirò sconsolato. Quanto gli mancava Louis che correva verso di lui, si aggrappava con le braccia al suo collo e gli dava il bacio del bentornato, anche se era stato via per poco tempo. Non potevano vivere l’uno lontano dall’altro, questo era ormai certo ed immutabile.
Appese la giacca all’appendiabito e pian piano si avviò verso il salotto, accedendo tutte le luci presenti, perché quando era solo il buio tornava a spaventarlo, così come quando era un bambino. Il salotto, però, era già illuminato da una serie di candele profumate, poste sui vari mobili della stanza.
Quando notò anche il tavolo già ben apparecchiato, le candele e infine lui, che in silenzio, a grandi falcate impazienti e con il sorriso più bello del mondo, procedeva verso di se, si arrestò dov’era, osservando la scena attentamente, volendone imprimere nella memoria ogni secondo. Sorrise come si sorride quando si scende dalla metro e ci si ritrova davanti il colosseo o la tour eiffel, con quell’espressione di stupore, meraviglia e impotenza. Perché ti senti tanto piccolo ed insignificante confronto a quei monumenti e ti chiedi come abbiano fatto a realizzarli o perché lo abbiano fatto, ammirando stupito col naso all’insù, incapace di dire niente convinto che le tue parole non renderebbero giustizia a ciò che hai di fronte. Come aveva fatto un ragazzo così speciale e dolce ad inciampare nella sua vita? Si domandava Harry.
Era meravigliato, sorpreso, la persona più felice del mondo e si sa, la felicità non è un’emozione che si può esprimere. Possiamo esternare l’odio infuriandoci, il dolore piangendo, l’orgoglio con un complimento, ma non la felicità.
Poi Louis prese la mano del ragazzo riccio tra le sue, intrecciò le loro dita ed in quel momento Harry sentì di essere finalmente ritornato a casa, anche se a casa ci era ritornato già una settimana fa.
Louis penetrò lo sguardo di Harry con il suo, gli regalò un bacio veloce, ma carico di passione, come tutto ciò che li riguardava. < br>“Io sarò sempre accanto a te d’ora in poi Harry. Voglio essere lì accanto a te quando sarai la persona più felice al mondo, quando ti sembrerà che il mondo ti stia cadendo addosso, quando ti sposerai, quando diventerai padre. Voglio che tu sia mio, solo mio per il resto dei tuoi giorni”
Ascoltando queste parole Harry si immaginò in situazioni che prima non aveva mai nemmeno considerato, vide se stesso lì davanti all’altare il giorno del suo matrimonio, con un vestito da pinguino e sua madre in lacrime, vide se stesso con una bambina dagli occhi azzurri e i ricci tra le braccia, vide se stesso in uno degli eventi futuri peggiori della sua vita, la morte di sua madre, vide se stesso con uno dei sorrisi più luminosi di tutti i tempi. Qualcosa, una figura meravigliosa e quasi angelica accomunava tutte queste visioni, era accanto a lui in ognuna di esse: Louis. Non sapeva come in realtà sarebbe stato il suo futuro, l’unica sua certezza in questa caduca vita era Louis. “Non potrei essere più tuo di così” sussurrò, con la voce roca e rotta dall’emozione. Era vero, era completamente suo, lo era sempre stato, forse fin dalla sua nascita, perché quel ragazzo possedeva la parte mancante della sua anima. Non avrebbe mai potuto lasciarlo, questo sarebbe significato abbandonare se stesso, continuare a vivere a metà, senza amore, sopravvivere. < br>Louis sorrise nell’udire l’affermazione del suo Hazza, prima di inginocchiarsi ed estrarre con la mano sinistra una scatolina dalla sua tasca, mentre la destra restava ancora intrecciata a quella di colui che amava, come una promessa indissolubile. < br>“Voglio renderti ufficialmente mio, perciò vuoi sposarmi riccio?” < br>Ancora prima che finisse di recitare quella domanda, Harry si era fiondato su di lui e lo stava stringendo tra le sue braccia proprio come quel bambino che ha appena ritrovato la copertina che usa per addormentarsi, quella che non scambierebbe per nulla al mondo, l’unica che lo fa sentire a casa anche in un luogo sconosciuto.
Mentre le loro labbra si ritrovavano dopo una settimana, si riconoscevano e si amavano come da sempre erano destinate a fare, i loro volti e i loro cuori sorridevano.
Harry non sapeva in quale modo avrebbe potuto esprimere la felicità che provava in quel momento, ma alla fine ne trovò uno: due delle parole più conosciute ed antiche al mondo: “Ti amo” soffiò tra le sue labbra. In quell’istante seppe che non c’era niente di più appropriato, perché gli sarebbe sempre bastato amare Louis per essere felice.


You had my child,
You make my life complete.
Just to have your eyes on little me,
That'd be mine forever.






Alex's corner

Salve miei cari lettori, eccomi ritornare in questa calda giornata di agosto, mentre le Olimpiadi sono in corso, Londra è più bella che mai, questi due gay non gayeggiano ed io non sapendo che fare scrivo cretinate.
Allora questa OS è nata vedendo le foto di Harry che andava in giro per Londra a cercare casa accompagnato da Lou Teasdeale, mamma di baby Lux, per capirci, visto che questa bambina è diventata famosa ormai. In quel periodo se ricordate bene Louis era in Francia con Eleanor (chiudiamo questa parentesi, altrimenti inizierei a parlarvi del management)
As usual non sono soddisfatta di quello che ho scritto, nella mia testa era tutto molto meglio, ma accontentiamoci per adesso.
Ringrazio Elena per avermi sostenuto e betato.
Spero di non avervi annoiate, inoltre non sono molto brava a scrivere questo genere di cose piene di fluff, ma tranquille ho già pronto qualcosa di molto angst per supplire a tutta questa dolcezza.
So che fa caldo e non si ha voglia di fare niente, ma una mini recensione mi sarebbe molto utile per sapere se quello che scrivo è almeno accettabile.
Alla prossima con l'angst e maybe una long Larry se queste OS riscuotono successo, ciao :)

La canzone è "Next to you" by Justin Bieber e Chris Brown
  
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