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Autore: amanda91    04/08/2012    7 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV DAMON

Scese le scale della pensione frettolosamente godendo dell’assoluto silenzio dell’abitazione.
Da qualche giorno ormai si respirava aria di rottura in quella casa. Stefan ed Elena a stento si rivolgevano la parola; lui si era semplicemente imposto di lasciar correre, di allontanarsi da qualsiasi cosa la riguardasse anche lontanamente. Aveva finalmente trovato il coraggio di lasciarla andare, di rendersi libero.
Non avrebbe più potuto continuare in quel modo, non avrebbe più permesso che lei lo cercasse per poi sfuggirgli ancora. Non avrebbe acconsentito ad essere ancora una volta la sua seconda scelta, il confidente e l’amico segreto. Se lei non aveva trovato la forza, era stato lui a farlo per entrambi; a recidere quel filo invisibile, che qualcuno avrebbe chiamato destino, e che aveva continuato ad unirli per tutto quel tempo, impedendogli di respirare, andare avanti, o perlomeno sopravvivere.
Quel giorno un insolito sole rischiarò il salone, trapassando le sottili tende, invase la mobilia e il suo stesso corpo, che gli parve come rigenerato da quella lontananza forzata.
“Damon!” la voce del fratello, alla sua destra, lo costrinse a voltarsi.
“Oggi niente scuola? Attenzione birbantello potresti perdere l’anno” lo schernì
“Vorrà dire che mi diplomerò il prossimo … ho una lunga vita per farlo” stette al gioco il minore dei due.
Subito dopo cadde il silenzio. Entrambi avrebbero voluto affrontare tutt’altro discorso, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di iniziarlo, finché fu Stefan e farsi avanti.
“Elena oggi è tornata a scuola” la buttò lì, osservando attentamente la sua reazione.
“Buon per lei – gli rivolse un mezzo sorriso – la cultura è importante”
Fece per andar via, come spesso accadeva penso tra sé e sé, quando la voce del fratello lo richiamò indietro.
“E’ inutile che tenti di far credere che non ti importi. So quanto la ami”
“Beh, questo lo sanno anche i muri”  obiettò amareggiato, tentando di mantenere una certa fermezza nella voce. Rimase di spalle, immobile, tentando con tutto sé stesso di nascondersi allo sguardo inquisitore del fratello, che sapeva gli avrebbe letto dentro, tra le pieghe della sua anima, lì dove era più inaccessibile.
“Vi state soltanto facendo del male. Penso sia ora di mettere da parte l’orgoglio e parlarne, non credi?” lo raggiunse in un istante mentre ancora parlava, piazzandosi di fronte così da poterlo esaminare.
“Non abbiamo nulla di cui parlare!” tagliò a corto impassibile, fiero sotto il suo sguardo.
“Penso che invece dopo tutto quello che è successo abbiate molto da dire”
Damon sbuffò roteando gli occhi, poi scocciato optò per il cambiare discorso. Non voleva che Stefan leggesse l’inquietudine e il tormento nei suoi occhi, la sofferenza e l’amore che dolcemente continuavano a torturarlo.
“Perché non parliamo invece di te ed Elena? Siete voi la coppia dell’anno”
Il viso del fratello si incupì, come attraversato da fitte di dolore, così si pentì immediatamente di avergli posto quella scomoda domanda.
“Non ti ha detto perché abbiamo litigato?”
“Non ha voluto parlarne” disse alla fine di un lungo silenzio.
“Bene, tu prova a chiederglielo di nuovo”
Questa volta fu Stefan a sparire, lasciandolo solo al centro del salone, con una nuova domanda che gli passò per la testa.
Che fosse lui il motivo del loro litigio? Si chiese illuminandosi in volto. Un sorriso nacque sul suo viso stanco. Il sorriso più vero che avesse mai ospitato quel sofferente  volto.

POV ELENA

I giardini della scuola ospitarono una moltitudine di giovani indaffarati, pronti ad affrontare un ennesimo giorno di lezioni.
Elena era lì, tra loro, immersa in quelle vite. Osservava i suoi coetanei districarsi in quell’intreccio di esistenze e sentiva per la prima volta di non farne parte, non più oramai.
Quella dolce adolescenza, quello scorrere ritmico delle giornate, quella serenità, le era stata strappata via già da troppo tempo. E lei era lì, pronta a fingere che tutto fosse normale, che nulla fosse cambiato, che lei fosse ancora una studentessa sognante persa nella massa.
Li osservava tutti distrattamente, mentre discorreva con Caroline e Bonnie.
“E così hai cacciato fuori la nuova fiamma di Damon?” domandò la bionda ancora incredula per ciò che l’amica le aveva appena raccontato.
“Non è la nuova fiamma di Damon!” precisò infastidita, raccogliendo i lunghi capelli in una coda bassa.
“Pardon! Non volevo insinuare che a Damon piacesse!” la derise guadagnandosi una sua occhiataccia, prima che intervenisse anche Bonnie.
“E così ora non vi parlate?”
“Né con Damon né con Stefan. Il soggiorno alla pensione è diventato alquanto imbarazzante … pensò che andrò via ora che sto meglio”
“Non pensi invece che sarebbe meglio chiarire la situazione?” domandò ancora la vampira bionda, sorseggiando un caffè.
“Non c’è nulla da chiarire … ha scelto Stefan per entrambi”
Mentì, persino a sé stessa. Pensò di esser diventata peggiore di quanto potesse anche soltanto immaginare.
“Ha capito che ami un altro, è normale che si faccia da parte”
“Questo non l’ho mai detto” chiarì stizzita.
“Beh non hai mai detto nemmeno di esserne attratta, eppure sappiamo tutti com’è andata a finire lo scorso anno”
Messa alle stretta alla fine sbottò, spuntando fuori  quel qualcosa che non avrebbe mai voluto dire.
“Se io ammetto di amare Damon avete idea di quanto male possa fare a Stefan?? Io gli devo tutto, non posso spezzargli il cuore in questo modo!” gesticolò eccessivamente, tremando appena con la voce.
“Sei sicura che queste non siano soltanto giustificazioni per paura di imbarcarti in una storia che ti spaventa affrontare?”
Le parole sagge della strega la sorpresero, e la scossero colpendola alla sprovvista come un pugno di soppiatto in pieno viso. Si chiese se non avessero ormai capito tutti come stavano le cose all’infuori di sé stessa, ma si costrinse al contempo a mostrare alle amiche le sue motivazioni.
“Io non voglio che si allontanino come in passato. Si sono appena ritrovati”
La campanella suonò richiamando tutti all’ordine per invitarli ad entrare. Interruppe anche il loro discorso, ed Elena mentalmente la ringraziò.
Aveva già scavato troppo a fondo per quel giorno, e la soluzione che tutti continuavano a suggerirle era sempre la stessa: l’unica che continuava ad evitare, l’unica della quale aveva sempre avuto paura, che la costringeva a fuggire, e a chiedersi continuamente se davvero fosse pronta.
“Elena sono fratelli! Nulla li può separare davvero, nemmeno l’amore per una donna” le suggerì Bonnie, sorridendole appena, mentre già erano in piedi pronte ad andar via.
Sentì di poter ricevere da loro soltanto affetto, e comprensione. Sui loro volti dolci capì che non erano lì a giudicarla ma che entrambe l’avrebbero sempre e soltanto aiutata.
Capì che entrambe avrebbero avuto il coraggio di cancellare tutto il male commesso da Damon, di dimenticare tutte le liti, le incomprensioni, se il vampiro era colui che l’avrebbe resa felice.
Capì che ormai il coraggio mancava soltanto a lei.
 

Poche ore dopo rientrò alla pensione trovandola stranamente silenziosa. Si diresse diretta in camera di Stefan, che negli ultimi tempi il vampiro le aveva ceduto. Da quando, cioè, avevano avuto quella discussione e lei aveva evitato il tanto atteso chiarimento il mattino seguente. Sapeva che lui era troppo nobile e buono d’animo per forzarla, ma che stesse aspettando soltanto che si schiarisse le idee per affrontare insieme qualsiasi decisione gli avesse comunicato.
Ma lei era sempre lì, statica, in bilico tra l’amore dei due fratelli, incapace di sceglierne uno e di lasciare libero l’altro.
Con Damon le cose non andavano meglio, lui la ignorava semplicemente, e per questo stava impazzendo.
Continuava a percepirlo nella stanza accanto, continuava a sentire la sua dolce presenza lì in quella casa, ma era troppo vigliacca per andargli incontro.
Si spogliò distrattamente gettando gli abiti ai piedi del letto, poi si infilò sotto la doccia nel tentativo di lasciar scivolare via tutti quei pensieri che inesorabilmente le volteggiavano in testa impedendole di fare altro.
Neanche questo funzionò, così si diresse in cantina afferrando la prima sacca di sangue dal mucchio in frigorifero. La divorò senza neanche afferrarne il sapore, poi si decise a tornare in camera.
Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza, avrebbe soltanto dovuto riposare, al resto ci avrebbe pensato l’indomani quando un ennesimo sole l’avrebbe ricondotta ad una nuova giornata.
Si ritrovò ad aprire la porta della stanza, ma prima di entrare sbirciò in corridoio, poi in direzione di un’altra camera dalla porta socchiusa. Quella di Damon.
Affinò i sensi e sentì che lui era lì, seppur in assoluto silenzio. L’aveva sentita sicuramente rincasare ma non si era preoccupato perlomeno di affacciarsi per constatare che stesse bene.
Non poteva biasimarlo per quello. Era stata lei a cercarsela. Sospirò sconsolata, impietrita sulla soglia della stanza, incapace però di entrarvi e distogliere così lo sguardo da quella che era la sua camera.
In quel momento lui la odiava, non avrebbe certo potuto aspettarsi una buona accoglienza. Dopotutto andava così tra loro da un paio di settimane, avrebbe dovuto abituarsi a quella nuova e anomala situazione.
Una strana forza le impedì di varcare quella soglia e la diresse invece con passi titubanti e leggeri verso quella del vampiro.
Non sapeva cosa l’avesse condotta fin lì, sentiva soltanto di non volerci stare ma al contempo ne era attratta tanto da non riuscire a staccarsene.
Rimase ferma sul ciglio, con una strana ansia nel cuore che le impedì di muoversi.
Ormai era lì, non le sarebbe costato nulla bussare.
“Guarda che ti sento lì fuori”
Anche se avesse voluto andarsene a quel punto la voce dura del vampiro la informò che ormai sarebbe stato tardi. Serrò la mascella imprecando sottovoce, poi raccolse tutto il coraggio che riuscì a trovare e tremante scansò la porta entrando.
Lui era lì come lo aveva immaginato, disteso e a petto nudo. Poggiato allo schienale del letto con un libro tra le mani. La fissava interrogativo.
Le parve, se possibile, ancora più bello, rilassato in un momento di intima solitudine, carezzato dolcemente dalle candide lenzuola del letto.
Se fosse stata umana, ne era certa, sarebbe arrossita violentemente alla visione di quel corpo seminudo e candido come la neve.
“Ehm… scusa! Ero passata lì fuori e pensavo che fossi in camera” farfugliò nervosa.

POV DAMON

La osservava tormentarsi le mani, ad occhi bassi. Sintomo che era nervosa, imbarazzata.
La guardò attentamente senza tralasciare un millimetro di quel corpo che con troppo ardore continuava a bramare.
Una tuta scura le fasciava le esili gambe affusolate, una t-shirt corta abbastanza da lasciar scoperto il ventre piatto, la rendeva ancora più bella, nella sua semplicità.
Desiderabile, con i lunghi capelli che le ricadevano sul volto fino a coprirle le spalle, incorniciandone i dolci lineamenti.
Temette di correrle incontro e confidarle quanto gli fosse mancata, ma non lo fece e si costrinse a mantenere l’espressione infastidita che aveva appena assunto.
“Infatti sono qui” le fece notare soltanto.
La vide a quelle parole tentennare, indecisa probabilmente sull’andare via o restare, ma poi l’espressione del viso mutò mostrandola decisa.
“Per quanto ancora mi odierai?”
“A tempo indeterminato”
“Non è una risposta che posso accettare”
“Mi spiace per te. È l’unica che posso darti”
La giovane strinse i pugni e serrò la mascella. Si stava innervosendo.
“Mi dispiace ok?? Non volevo fare quella scenata!”
Il vampiro ripose il libro al suo fianco, alzando finalmente gli occhi dal volume per porli sul suo viso contratto.
“Allora perché l’hai fatta?” le chiese irritato.
“Dio Damon c’è bisogno  che te lo spieghi?? – le parole fuoriuscirono dalle labbra incontrollate – sono gelosa! Ok? E ti prego non ne parliamo, non fare domande! Almeno per questa sera… puoi soltanto perdonarmi?”
Gli occhi della ragazza erano inondati di lacrime. Temette che da un momento all’altro potesse scoppiare in un pianto disperato.
Fu sorpreso, incredulo, dapprima. Fu come se il tempo si fosse congelato in quell’attimo di pura perfezione, per poi riprendere a scorrere frenetico intorno a loro. Una gioia infinita si impossessò dei suoi occhi, che divennero del colore dell’oceano.
Si sentì per la prima volta da un secolo e mezzo, così vicino ad una meta da poterla già sfiorare con le mani. Sentì di esser diventato un uomo che avrebbe potuto, un giorno, ricevere amore. Decise di accontentarla. Almeno per quella sera non le avrebbe chiesto spiegazioni.
Con un sorriso sincero allungò un braccio battendo il palmo sul materasso.
“Vieni qui! – le ordinò dolcemente – niente domande. Giuro”
Vide il volto della ragazza illuminarsi, e rilassarsi. Lesse la gioia nei suoi occhi riflessi nei propri.
Elena non se lo fece ripetere due volte, si gettò semplicemente sul letto, che ballò sotto il suo peso improvviso.
“Che fai?” gli chiese curiosa, avvicinandosi a lui.
“Leggo” le fece notare sventolando il libro sotto il suo naso.
Lei lo afferrò leggendone il titolo, per poi scorrere velocemente le pagine ingiallite.
“Il piacere… di D’annunzio? – domandò titubante – da quando ti interessi alla letteratura italiana?”
Damon alzò un sopracciglio “Signorina Gilbert, sono tante le cose che lei non sa di me” le fece notare in tono ironico. Lei sorrise rilassandosi ancora, se ciò fosse possibile.
“Puoi leggermelo?” gli chiese d’un tratto seria. Si scrutarono per qualche breve istante, poi Damon le sorrise dolcemente, intenerito.
“Mettiti comoda!” le consigliò prima di riprendersi il libro e riportarlo alla prima pagina. Con un colpo di tosse finse di schiarirsi la voce, ma prima di prendere a leggere la vampira fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato, e che lo lasciò senza fiato per lunghi minuti.
Elena, infatti, senza dire nulla, come se fosse la cosa più naturale al mondo, gli aveva afferrato un braccio facendoselo passare sulle spalle. Si avvicinò in quel modo tanto da poter poggiare la testa sul suo petto, poi si era accomodata lì, su quel cuscino scolpito, aspettando che lui iniziasse.
In quel momento così intimamente dolce e segretamente immaginato da tutta la vita, Damon prese a sfiorarle i capelli con la mano, scorrendo appena per la folta chioma scura.
Come ipnotizzato da quel buon odore si diede del patetico quando le donò un bacio sulla nuca, sentendola sospirare appena a quel tocco lieve e delicato.
Poi prese a leggere, con tono dolce e scandito.
“L’anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di Maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e dalle due piazze, il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità dè Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato… “
Lei lo bloccò a quel punto allontanando appena la testa dal suo petto, senza però guardarlo.
“Roma deve essere una gran bella città” ipotizzò sognante, con gli occhi fissi sul volume.
“Si, è molto bella” confermò dolce, e sorrisero entrambi.
“Ci sei stato?”
“Una volta o due…”
“Porterai anche me un giorno?” gli chiese convinta, e gli parve per la prima volta dopo tanto semplicemente serena. La strinse appena intenerito da quell’insolito momento  del tutto inaspettato.
Se qualcuno gli avesse detto che un giorno avrebbe avuto Elena stretta al petto mentre le leggeva un libro, ne avrebbe riso. Mai aveva creduto di poter condividere con lei un momento tanto intimo. Prima di allora non avrebbe mai pensato di poter essere così felice, cullato dal calore di quel corpo bramato da sempre.
“Certo che ti ci porto! Abbiamo tutta l’eternità… vedremo tutti i posti che vorrai”
Le promise convinto, e si stupì esso stesso di ciò che le aveva appena detto. Avevano entrambi progettato come se avessero trascorso insieme l’eternità che gli era stata riservata, come se ci fossero loro due e nessun altro. Come se lei non avesse mai scelto Stefan.
Gli tornò alla mente il discorso che aveva affrontato con lui quella mattina, ma ricordò di averle promesso niente domande, quindi non fiatò, nonostante la curiosità lo attanagliasse.
“E’ una promessa Damon?”
“E’ una promessa Gilbert!”
La sentì ridere dolcemente, poi sistemarsi nuovamente sul suo petto.
Trattenne il respiro quando la dolce pelle delle sue guance gli sfiorò il torace … e quando le sue labbra rosse si posarono proprio lì, all’altezza del cuore, per donarvi un bacio leggero.
Sarebbe morto in quel medesimo momento, sorpreso da quella dolcezza infinita e da quell’intraprendenza insolita da parte della vampira. Non gli importò il motivo, socchiuse semplicemente gli occhi riprendendo piano a respirare, come se ne avesse bisogno, pensò.
Lì, tra le braccia di quella donna, la sentì… l’umanità che un tempo aveva perduto, che tanto aveva cercato, tornare viva, bruciante, dentro di sé. Per un attimo ne fu spaventato. 
 
  
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