Era passato ormai un mese da quella assurda festa…
In quel lasso di tempo, Jo aveva cercato di ricordarsi gli
strani avvenimenti avvenuti in quel maledetto sabato d’agosto.
Era riuscita a ricostruire quasi tutto di quella sciagurata
sera:
*Flashback*
La musica era a palla,
l’alcool scorreva a fiumi e molti concorrenti del reality erano accasciati a
terra o su qualche sedia.
Jo stava ballando
senza freni da ormai un’ora, aveva in entrambe le mani due bottiglie: una piena
e un’altra quasi vuota.
La ragazza agitava il
corpo a ritmo di musica senza ritegno, e versandosi ogni tanto un po’
d’alcolico sulla maglietta.
Una ragazza dai
capelli castani e la pelle ambrata le si avvicinò e con un sorriso ebete sul
volto, le disse:
- Ehi, la finisci tu
quella? – E indicò la bottiglia piena di Vodka, stretta nella mano destra di
Calamity.
La ragazza non
rispose, stappo la bottiglia e si versò tutto il liquido che conteneva
all’interno addosso, inzzupandosi tutta la maglietta.
Courtney rise di gusto
a quella visione e corse verso Duncan, cadendo goffamente dopo qualche passo.
La bionda continuava a
ballare, si spettinò i capelli e buttò a terra la bottiglia vuota.
All’improvviso si
fermò, guardò il buffet: Brick era appoggiato al tavolo, lo sguardo perso verso
il soffitto.
Calamity guardò la
bottiglia che le rimaneva in mano; bevve l’ultimo sorso e la buttò a terra,
distrugendola in mille cocci di vetro.
Si avviò barcollando
verso il soldato; lui le fece un mezzo sorriso e ritornò a guardare il soffitto.
La bionda si avvicinò
fino a rimanere una decina di centimetri dal moro; gli prese il viso tra le
mani e lo bacio.
Le loro lingue si
mossero in sincronia, il soldato le passò una mano sotto la maglia e lei strinse
la presa sul suo volto.
Si staccarono poco
dopo, Calamity rise pazzamente, poi si avvicinò all’orecchio del soldato:
- Vieni con me. –
Sussurrò, prendendolo per mano e insieme si avviarono per un lungo corridoio,
lontano dalla festa.
Percorsero quel tratto
barcollando e cadendo a turno, tra risate e schiamazzi.
Arrivarono a una porta
bianca, Jo busso e urlò:
- C’è qualcuno qui…
Non c’è nessuno, Bene! – entrò nella camera e trascinò Brick con lei.
Appena chiusero la
porta, la musica si spense quasi del tutto.
Calamity si riavvicinò
al soldato, cominciando a dargli dei baci sul collo.
Il moro le afferrò i
fianchi e la spinse contro il suo corpo, mentre le toglieva la maglietta.
Un attimo dopo Jo
aveva addosso solo la sua biancheria e Brick aveva ancora i pantaloni.
Il soldato spinse la
ragazza sul letto e vi si posizionò sopra, baciandola sul collo e su ogni
centimetro di pelle scoperta.
Calamity si aggrappò
alle spalle del moro e, in preda al piacere più sfrenato, gli morse il collo,
fino a fargli uscire qualche goccia di sangue.
In risposta a quel
morso, Brick le slacciò il reggiseno e cominciò a giocare con il seno di lei.
Calamity intanto, era
intenta a slacciare la cintura dei pantaloni del soldato.
*Fine Flashback*
E poi, buio…
Non si ricordava nient’altro.
Le sue ultime speranze erano ormai svanite: Lei aveva fatto
l’amore col bagna braghe, e niente poteva modificarlo.
Il suo primo bacio, sapeva che l’avrebbe avuto così ma…
La sua prima volta, non era in quel modo che avrebbe voluto
perdere la sua verginità.
Dopo la festa, non aveva più voluto avere contatti con
nessun altro del reality, aveva spento il telefono dopo quel giorno e ormai
passava tutte le sue giornate in palestra, a scacciare quei ricordi a suon di
pugni, flessioni, pesi e piegamenti.
Quel giorno era, come sempre, impegnata nei suoi esercizi
giornalieri.
Dopo aver finito la sua serie di flessioni, si avviò verso
una piramide di pesi d’argento.
Stava per prenderne uno da dieci chili, quando la testa le
cominciò a girare vorticosamente.
Si sedette immediatamente su una panchina lì vicino, mentre
sentiva le forze mancarle d’improvviso e le palpebre diventare sempre più
pesanti…
***
Jo si risvegliò su un letto d’ospedale, si sentiva ancora
molto debole ma comunque riuscì ad alzarsi a sedere.
Non riusciva a spiegarsi perché era svenuta, solo qualche
minuto prima si sentiva in splendida forma.
Alla porta della sua camera, un uomo muscoloso e dalla testa
stempiata – il suo istruttore – stava parlando con una dottoressa dai corti
capelli e gli occhi neri.
L’uomo aveva un’aria sollevata e mostrava un gran sorriso.
Calamity non riusciva proprio a spiegarsi il perché il suo
istruttore, che per lei era come un padre, mostrasse quel sorriso in quel
momento: lo usava solo in una situazione ben precisa.
All’improvviso un bruttissimo presentimento le avvolse in
una stretta mortale il cuore e le budella, ma lo scacciò immediatamente; non
era poi così tanto sfortunata…
La dottoressa andò a assistere un paziente, e l’istruttore
corse immediatamente verso la bionda, sempre col solito sorriso raggiante di
prima.
- Mi spieghi perché non me l’hai detto prima?!? Avrei
modificato la tua scheda degli esercizi: nelle tue condizioni non devi fare
sforzi eccessivi… - Gongolò l’uomo, arruffando i capelli della ragazza.
- Nelle mie condizioni? Che diamine intendi dire Bob? –
Chiese Jo, trattenendo lo spavento nel suo tono di voce.
- Come non lo sai? Credevo che le donne avessero un sesto
senso per queste cose… Tu, mia cara Jo, aspetti un bambino! Congratulazioni! –
Esclamò Bob, abbracciando forte Calamity.
A quelle parole, il mondo le cadde addosso: aspettava un
bambino, la sua più segreta paura da ormai un mese.
Una ragazza normale sarebbe stata felicissima di avere
quella notizia, ma non lei.
Si sentiva vuota dentro; era incinta e in quel momento
avrebbe voluto di gran lunga morire…
La dottoressa che aveva parlato prima con l’istruttore,
entrò nella stanza e l’uomo, alla vista della donna, lasciò Calamity e uscì
dalla camera.
La mora controllò una cartella medica abbandonata su un
tavolino di fianco al letto, si posizionò gli occhiali rettangolari sul naso e
cominciò a leggere le informazioni su quel foglio di carta.
- Allora, Jo Anderson, 17 anni… Sei molto giovane per
aspettare un bambino, lo sai? –
- Di che s’impiccia lei?! – Sputò Jo, che in un attimo aveva
ritrovato quasi tutta la sua sicurezza.
- Fammi indovinare: non era previsto vero? –
La bionda rimase in silenzio e la donna sorrise.
- Fammi indovinare ancora: questa è la conseguenza di una
notte di passione? –
Il tono con cui la dottoressa pronunciò quell’ultima frase,
fece imbestialire di rabbia Jo.
- Ma si faccia gli affari suoi! Non ho intenzione di dire i
fatti miei a lei! – La ragazza si alzò e guardò dritta negli occhi la donna.
La mora le sorrise e le mise una mano sulla spalla:
- Sono mamma di ben quattro bellissimi bambini, queste cose le
so, fidati. –
Non si sa come, Calamity parve rassicurata da quelle parole.
Si sedette sconsolata su letto, seguita dalla donna.
Cadde un imbarazzante silenzio, finché…
- Conosci chi è il padre? – Chiese la dottoressa in tono
gentile.
Jo annuì mestamente; “oh si che lo conosco quel bagna
braghe” pensò.
- Chiamalo, vorrà di sicuro sapere la lieta notizia, no? –
Jo si alzò di scattò e ritornò a guardare torva la donna.
- No che non lo voglio chiamare, non lo deve sapere! –
La mora rimase stranamente calma e questo fece imbestialire
ancora di più la bionda.
- Fidati da una che queste storie le ha sentite mille volte:
Se non lo vuoi tenere il bambino c’è una sola cosa che devi fare; abortire. –
Abortire…
Aveva sentito quella parola poche volte nella sua vita, e
mai le era sembrata tanto dolce.
Quella singola parola era la sua ancora di salvezza: con una
semplice operazione si sarebbe liberata del bambino e finalmente avrebbe
lasciato alle spalle il ricordo di quella maledetta serata.
Prese un appuntamento per delle analisi di routine prima
dell’intervento d’aborto e uscì dall’ospedale.
Girava per le strade della città ripensando a quello che
aveva appena saputo.
Aspettava un bambino, un bambino che lei non voleva.
Andare a quella festa era stato uno sbaglio,
bere quelle bottiglie era stato uno sbaglio,
quella notte era stata uno sbaglio
e quel bambino era un grandissimo sbaglio.
Si fermò d’improvviso, davanti a una vetrina di un grande
negozio che vendeva articoli per neo mamme.
Una coppia felice stava scegliendo un passeggino per il loro
futuro figlio.
La donna era raggiante e mostrava trionfante il suo bel
pancione e il compagno le accarezzava dolcemente il ventre.
Per un singolo momento Jo immaginò lei e Brick, al posto della
coppietta felice; ma calciò via quello stupido pensiero.
Il solo immaginarsi col pancione, la faceva sentire
nauseata.
Camminò con sguardo perso fino al suo appartamento, appena
si chiuse la porta d’ingresso alle spalle, si tolse le scarpe e si distese sul
letto.
Le sue mani le arrivarono d’istinto sul ventre: lo sentiva
stranamente più caldo, più vivo.
Una piccola vita stava crescendo dentro di lei, ma quella
piccola creatura non sapeva che non avrebbe mai visto il mondo esterno.
Aveva ormai deciso: avrebbe abortito e la sua gravidanza sarebbe
rimasto un segreto.
Le mancava soltanto di trovare il Piscialletto sull’uscio
della porta di casa, con lo stupido gran sorriso che aveva visto sul volto del
suo istruttore...
Tolse immediatamente le mani dalla pancia, come se stesse
toccando qualcosa di orribile e si addormentò, senza però accorgersi che la sua
mano sinistra era ancora appoggiata sul suo ventre.
Angolo dell'autrice:
Questa è la mia personalissima buonanotte di oggi,
Per Otherkin e Cara Courtney... dovrete aspettare la prossima settimana.
Non dico niente di questo capitolo, lascio larga sentenza ai posteri *alla Manzoni*
i posteri sareste voi, per chi non ha capito... xD
Un bacione^^