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Autore: _SamanthadettaSam_    16/08/2012    11 recensioni
Maledetto, stramaledetto Alcool!
Eccomi di nuovo qua con la mia prima long sulla Jock *-*
Questa storia sono sicura che vi farà impazzire, ne sono certa^^
Buona lettura xD
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brick, Jo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Maledetto Alcool! - Capitolo 4

Era una limpida notte d’autunno. La luna osservava maestosa la città dormiente, circondata da un brillante firmamento di stelle.
La sua luce entrava in un appartamento completamente al buio, dove una figura femminile si agitava nel sonno, in preda ad uno strano sogno.

*Inizio sogno*
Jo si ritrovò in una stanza completamente bianca. Le pareti emanavano una luce accecante e la ragazza ci mise un po’ prima che i suoi occhi si abituassero ad essa.
La stanza era spoglia, era solo un ammasso di bianco accecante. All’improvviso Calamity sentì qualcuno piangere: un bambino.
Le urla disperate del neonato aumentavano sempre di più, finché il rumore non divenne abbastanza forte da entrare perfino nella testa della bionda. Jo vide una culla, anch’essa bianca e con rifiniture viola. La ragazza corse verso di essa, decisa a far tacere quel bambino. Appena arrivò a destinazione, come comandata da un burattinaio, prese il bimbo in braccio. Il neonato piangeva ancora, ma appena si ritrovò tra le braccia della bionda, cominciò a ridere e sghignazzare, mostrando i suoi grandi occhi azzurri.
- La mamma è finalmente arrivata. – Disse una voce alle sue spalle. Calamity, spaventata, si girò ma non trovò nessuno.
All’improvviso comparve una ragazza dai capelli biondi, legati in una lunga treccia, e gli occhi color indaco.
Indossava uno svolazzante abito celeste e il suo viso era leggermente truccato, con colori pastello.
- Chi sei tu? – Chiese senza pensarci Jo, stringendo istintivamente il bambino a sé.
- Come chi sono? Sono Josephine  Anderson sciocchina! Anche detta Jo. – Disse la ragazza, sorridendo.
La bionda prese il bambino dalle braccia di Calamity, lo cullò per qualche istante e, subito dopo, il neonato si addormento.
- Tu sei me? Che intendi dire? – La ragazza era confusa. Le mancava solo di scoprire di essere pazza come Mike!
- Sono quella parte di te che nascondi a tutti. Io sono la te Romantica, solare e materna. Tu sei la parte determinata e maschiaccia. –
- Perché ti sto sognando, sono per caso diventata matta? – Chiese ancora Jo. Quella situazione era davvero strana.
- Sono qui per convincerti a tenerti il bambino. –
A quelle parole, la rabbia della ragazza aumentò immediatamente.
- Ho preso la mia decisione ormai, non sono pronta per avere un bambino. –
- Non sei pronta o abortire è solo un gesto d’egoismo nei suoi confronti? – La voce di Josephine si fece più alta e la bionda capì che la rabbia stava ribollendo anche in lei.
- Tu credi che quella notte è stata solo di sesso frenato eh? Ma non è così! – La ragazza si avvicinò minacciosamente a Calamity, sempre col bambino stretto tra le braccia.
- Senti io non mi ricordo molto di quella festa. So solo di essere andata a letto col piscialletto e basta! – Si difese prontamente Jo.
Josephine adagiò dolcemente il neonato nella culla, che magicamente sparì.
- Tu non ti ricordi, ma io si. –
- Sai, quella notte, quando eri ubriaca fradicia, mi hai dato la possibilità di uscire e di dire al soldato tutto quello che provi per lui. –
Calamity dapprima sgranò gli occhi, poi cominciò a ridere, come se davanti a lei ci fosse un pazzo.
- Vuoi una prova, eccoti accontentata. –
La ragazza fece un lieve movimento della mano destra e, dal nulla, si senti una voce femminile che diceva, a metà tra un gemito e un sospiro:
- Ti amo. –
A quella frase si susseguì un'altra frase, questa volta pronunciata da una voce maschile.
- Ti amo anch’io. –
In quel momento, Jo ricordò tutto.
Ricordò quella parte della serata che era rimasta al buio per tutto quel tempo. Ricordò tutte le inutili paroline dolci che lei e il bagna braghe si erano scambiati per l’intera notte.
E quel ricordo le fece venire il voltastomaco.
- Tu credi che dopo l’intervento dimenticherai tutto, ma non è vero. Lo ricorderai sempre, questo ricordo ti perseguiterà per l’eternità, oltre al senso di colpa di aver ucciso una creatura innocente –
La bionda guardò negli occhi se stessa la femminile.
- Non so che fare. – Sussurrò Calamity. Josephine si avvicinò e l’abbracciò forte.
- Sono sicura che farai la scelta giusta. Ti do un solo sconsiglio: accendi il telefono. –
*Fine sogno*

Jo si alzò immediatamente a sedere.
Quello era stato proprio un sogno strano. L’unica nota positiva era che era riuscita a ricordare tutto di quella festa, ma quel ricordo la faceva sentire ancora più confusa.
In quel momento non sentiva più alcuna dolcezza nella parola aborto.
Sentiva solo morte e il pianto di quel bambino.
Volse lo sguardo verso la finestra: il sole era già alto, doveva alzarsi.
Appena si alzò si sentì una schifezza, come se avesse mangiato qualcosa di avariato. Nel lasso di tempo di qualche secondo, Calamity corse nel bagno e vomitò anche l’anima. Guardò il liquido verde-marroncino e il suo naso fu invaso dal suo caratteristico fetore, che le fece rivenire la nausea.
 Vomitò circa tre volte, prima di uscire dal bagno.
Quello doveva essere uno degli effetti della gravidanza.

“E io che credevo che il pancione fosse la sola tortura dell’essere incinta”

Si vestì in fretta e il suo sguardo cadde sul suo cellulare, abbandonato da più di un mese sul comodino. Meccanicamente lo prese e lo accese.
Aveva un sacco di messaggi nella segreteria, premette il tasto play e il suo appartamento fu invaso dalla voce di Zoey.

“ Jo, sono Zoey. Dove sei finita? Ho setacciato tutta la villa di Chris ma di te non ce ne neanche l’ombra. Mi sto preoccupando. Appena senti questo messaggio, chiamami ok?”

Poi comparve la piccola voce di Dawn.

“ Se stai sentendo questo messaggio, vuol dire che sono riuscita a usare questa diavoleria. È da un po’ che non ti fai sentire, e siamo tutti preoccupati per te, soprattutto Zoey e Brick. Appena senti questo messaggio – se mai ti arriverà – chiamami.”

Poi seguirono un'altra decina di messaggi di Zoey, poi…

“ Emh… Ciao Jo.
Se non mi hai risposto, posso capirti. Non ti biasimo se sei arrabbiata con me per quello che successo alla festa. Ti ho chiamato perché sono molto preoccupato per te. Non ti fai sentire da un mese ormai. Stai tranquilla: nessuno si ricorda di averci visto insieme, quindi,
sappiamo solo noi come è andata la serata.
Ti prego, chiamami appena ti arriva questo messaggio.
Lo sai? Mi piacevi di più quando mi prendevi in giro tutti i giorni, e non adesso, che non ti fai sentire per settimane!
Ciao”

Per tutta la durata del messaggio, Jo era rimasta immobile, a guardare il display del telefono.
Risentire quella voce le fece ricordare che lui non sapeva ancora del bambino.
Un parte di lei le urlava di chiamarlo e di dirgli tutto, ma un’altra parte di lei, glielo impediva categoricamente.
Un ultimo messaggio invase di nuovo l’appartamento.

“Jo, sono la dottoressa Smith, quella dell’ospedale.
Lo so che hai deciso di abortire ma… Il tuo bambino ha già quattro settimane, è pronto per la sua prima ecografia. Appena senti questo messaggio, lascia il telefono acceso e corri in ospedale. Sono in servizio tutti i giorni.”

La bionda valutò attentamente la proposta della dottoressa.
Con l’ecografia avrebbe visto finalmente il suo bambino. La curiosità di vedere la creatura che viveva all’interno di lei, le fece prendere le chiavi di casa e il pullman per raggiungere l’ospedale.

 

***

 

 - Bene, sei venuta. Cominciamo con l’analisi del sangue e poi passiamo alle altre. – La dottoressa accompagnò Jo in una stanza, piena di provette contenenti del liquido rosastro e molto denso: sangue.
Dopo aver fatto tutte le analisi, la donna la portò in un'altra stanza, che ospitava un lettino e uno strano macchinario, pieno di pulsanti.
La mora prese una cartella bianca e cominciò a sfogliarla.
- Secondo i risultati, tu e il tuo bambino state benissimo. Ora dobbiamo fare l’ecografia, per un controllo finale della salute dell’embrione. Stenditi qui e scopri la pancia. – Disse sbrigativa la signora Smith, e Calamity fece come le venne ordinato.
Si stese su quel lettino e alzò leggermente la maglia, in modo da scoprire solo la pancia.
La donna prese un tubo di crema, da cui ne uscì un gel trasparente, e cominciò a spalmarlo sul ventre della bionda.
- Faccia piano, quella cosa è gelata! – Si lamentò la ragazza, ma la dottoressa continuò imperterrita.
Dopo aver spalmato tutta la crema, la donna azionò il macchinario e appoggiò una specie di lettore laser sulla parte piena di crema.
- Dovrebbe essere qui il piccoletto… Eccolo qua, il furbacchione si nascondeva! – Esclamò la signora Smith, mentre guardava lo schermo della macchina, che mostrava soltanto delle ombre luminose.
La mora le indicò un piccolo puntino, grande quanto un fagiolo, che pulsava regolarmente.
Jo si alzò leggermente dal lettino, per vedere meglio l’immagine. Quel piccolo fagiolo pulsante era il cuore del suo bambino.
Non assomigliava per niente a un bambino, ma per Calamity, quella fu la prima cosa bella che aveva visto da un mese.
Le sembrava che quel cuoricino pulsasse in sincronia col suo che, in quel momento, era a mille.
All’improvviso vide qualcos’altro che, di sicuro, non era normale che ci fosse lì…
- Dottoressa…? –
- Alice, chiamami Alice. – La interruppe la donna.
- D’accordo, Alice. Mi sembra di vedere un altro cuore lì, non mi aveva detto che il mio bambino stava bene? E allora perché ha due cuori? – Chiese preoccupata la bionda, il bambino non doveva essere malformato, non proprio quando aveva deciso di tenerlo…
La donna guardò meglio lo schermo, e un grande sorriso le comparve sul volto.
- Il tuo bambino non ha due cuori. Si da il caso che tu non aspetti un bambino, ma ben due gemelli! – A quelle parole, Jo spalancò la bocca meravigliata.
- E ha giudicare dalla presenza di un solo sacco amniotico, direi che sono gemelli monovulari. – Continuò Alice.
- Monovulari?!? Che diavolo sta dicendo? – Calamity non sopportava i medici che parlavano in gergo medico, non li capiva proprio!
- Per far si che una donna rimanga incinta, c’è bisogno dell’unione di un ovulo femminile e uno spermatozoo maschile. –
- Nel caso di gemelli ci sono due possibilità: Una quando vengono fecondati ben due ovuli e danno vita a due placente e a due bambini, che non avranno niente in comune, e potranno anche essere di sesso opposto; questi sono i gemelli biovulari. –
- Nel tuo caso è stato fecondato un solo ovulo ma, per cause ancora sconosciute all’uomo, quest’ovulo a dato origine a due esseri viventi, che si trovano nello stesso sacco amniotico. Questi bambini saranno identici e dello stesso sesso. Hai capito adesso? –
Quando finì la spiegazione della dottoressa, Jo cominciò a pensare:

 E adesso, che doveva fare?

Angolo dell'autrice:
Ed ecco l'attessisimo nuovo capitolo di...
Maledetto Alcool!
Sono sicura che è stato di vostro gradimento
Un bacione :^.^:

Samantha detta Sam

   
 
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