Era una limpida notte d’autunno. La luna osservava maestosa
la città dormiente, circondata da un brillante firmamento di stelle.
La sua luce entrava in un appartamento completamente al
buio, dove una figura femminile si agitava nel sonno, in preda ad uno strano
sogno.
*Inizio sogno*
Jo si ritrovò in una
stanza completamente bianca. Le pareti emanavano una luce accecante e la
ragazza ci mise un po’ prima che i suoi occhi si abituassero ad essa.
La stanza era spoglia,
era solo un ammasso di bianco accecante. All’improvviso Calamity sentì qualcuno
piangere: un bambino.
Le urla disperate del
neonato aumentavano sempre di più, finché il rumore non divenne abbastanza
forte da entrare perfino nella testa della bionda. Jo vide una culla, anch’essa
bianca e con rifiniture viola. La ragazza corse verso di essa, decisa a far tacere
quel bambino. Appena arrivò a destinazione, come comandata da un burattinaio,
prese il bimbo in braccio. Il neonato piangeva ancora, ma appena si ritrovò tra
le braccia della bionda, cominciò a ridere e sghignazzare, mostrando i suoi
grandi occhi azzurri.
- La mamma è
finalmente arrivata. – Disse una voce alle sue spalle. Calamity, spaventata, si
girò ma non trovò nessuno.
All’improvviso
comparve una ragazza dai capelli biondi, legati in una lunga treccia, e gli
occhi color indaco.
Indossava uno
svolazzante abito celeste e il suo viso era leggermente truccato, con colori
pastello.
- Chi sei tu? – Chiese
senza pensarci Jo, stringendo istintivamente il bambino a sé.
- Come chi sono? Sono Josephine
Anderson sciocchina! Anche detta Jo. –
Disse la ragazza, sorridendo.
La bionda prese il
bambino dalle braccia di Calamity, lo cullò per qualche istante e, subito dopo,
il neonato si addormento.
- Tu sei me? Che
intendi dire? – La ragazza era confusa. Le mancava solo di scoprire di essere
pazza come Mike!
- Sono quella parte di
te che nascondi a tutti. Io sono la te Romantica, solare e materna. Tu sei la
parte determinata e maschiaccia. –
- Perché ti sto
sognando, sono per caso diventata matta? – Chiese ancora Jo. Quella situazione
era davvero strana.
- Sono qui per
convincerti a tenerti il bambino. –
A quelle parole, la
rabbia della ragazza aumentò immediatamente.
- Ho preso la mia
decisione ormai, non sono pronta per avere un bambino. –
- Non sei pronta o
abortire è solo un gesto d’egoismo nei suoi confronti? – La voce di Josephine
si fece più alta e la bionda capì che la rabbia stava ribollendo anche in lei.
- Tu credi che quella
notte è stata solo di sesso frenato eh? Ma non è così! – La ragazza si avvicinò
minacciosamente a Calamity, sempre col bambino stretto tra le braccia.
- Senti io non mi
ricordo molto di quella festa. So solo di essere andata a letto col
piscialletto e basta! – Si difese prontamente Jo.
Josephine adagiò
dolcemente il neonato nella culla, che magicamente sparì.
- Tu non ti ricordi,
ma io si. –
- Sai, quella notte,
quando eri ubriaca fradicia, mi hai dato la possibilità di uscire e di dire al
soldato tutto quello che provi per lui. –
Calamity dapprima
sgranò gli occhi, poi cominciò a ridere, come se davanti a lei ci fosse un
pazzo.
- Vuoi una prova,
eccoti accontentata. –
La ragazza fece un
lieve movimento della mano destra e, dal nulla, si senti una voce femminile che
diceva, a metà tra un gemito e un sospiro:
- Ti amo. –
A quella frase si
susseguì un'altra frase, questa volta pronunciata da una voce maschile.
- Ti amo anch’io. –
In quel momento, Jo
ricordò tutto.
Ricordò quella parte
della serata che era rimasta al buio per tutto quel tempo. Ricordò tutte le
inutili paroline dolci che lei e il bagna braghe si erano scambiati per
l’intera notte.
E quel ricordo le fece
venire il voltastomaco.
- Tu credi che dopo
l’intervento dimenticherai tutto, ma non è vero. Lo ricorderai sempre, questo
ricordo ti perseguiterà per l’eternità, oltre al senso di colpa di aver ucciso
una creatura innocente –
La bionda guardò negli
occhi se stessa la femminile.
- Non so che fare. – Sussurrò
Calamity. Josephine si avvicinò e l’abbracciò forte.
- Sono sicura che
farai la scelta giusta. Ti do un solo sconsiglio: accendi il telefono. –
*Fine sogno*
Jo si alzò immediatamente a sedere.
Quello era stato proprio un sogno strano. L’unica nota
positiva era che era riuscita a ricordare tutto di quella festa, ma quel
ricordo la faceva sentire ancora più confusa.
In quel momento non sentiva più alcuna dolcezza nella parola
aborto.
Sentiva solo morte e il pianto di quel bambino.
Volse lo sguardo verso la finestra: il sole era già alto,
doveva alzarsi.
Appena si alzò si sentì una schifezza, come se avesse
mangiato qualcosa di avariato. Nel lasso di tempo di qualche secondo, Calamity
corse nel bagno e vomitò anche l’anima. Guardò il liquido verde-marroncino e il
suo naso fu invaso dal suo caratteristico fetore, che le fece rivenire la
nausea.
Vomitò circa tre volte,
prima di uscire dal bagno.
Quello doveva essere uno degli effetti della gravidanza.
“E io che credevo che il pancione fosse la
sola tortura dell’essere incinta”
Si vestì in fretta e il suo sguardo cadde sul suo cellulare,
abbandonato da più di un mese sul comodino. Meccanicamente lo prese e lo
accese.
Aveva un sacco di messaggi nella segreteria, premette il
tasto play e il suo appartamento fu invaso dalla voce di Zoey.
“ Jo, sono Zoey. Dove sei finita?
Ho setacciato tutta la villa di Chris ma di te non ce ne neanche l’ombra. Mi
sto preoccupando. Appena senti questo messaggio, chiamami ok?”
Poi comparve la piccola voce di Dawn.
“ Se stai sentendo questo
messaggio, vuol dire che sono riuscita a usare questa diavoleria. È da un po’
che non ti fai sentire, e siamo tutti preoccupati per te, soprattutto Zoey e
Brick. Appena senti questo messaggio – se mai ti arriverà – chiamami.”
Poi seguirono un'altra decina di messaggi di Zoey, poi…
“ Emh… Ciao Jo.
Se non mi hai risposto, posso
capirti. Non ti biasimo se sei arrabbiata con me per quello che successo alla
festa. Ti ho chiamato perché sono molto preoccupato per te. Non ti fai sentire
da un mese ormai. Stai tranquilla: nessuno si ricorda di averci visto insieme,
quindi, sappiamo solo noi come è andata la serata.
Ti prego, chiamami appena ti
arriva questo messaggio.
Lo sai? Mi piacevi di più
quando mi prendevi in giro tutti i giorni, e non adesso, che non ti fai sentire
per settimane!
Ciao”
Per tutta la durata del messaggio, Jo era rimasta immobile,
a guardare il display del telefono.
Risentire quella voce le fece ricordare che lui non sapeva
ancora del bambino.
Un parte di lei le urlava di chiamarlo e di dirgli tutto, ma
un’altra parte di lei, glielo impediva categoricamente.
Un ultimo messaggio invase di nuovo l’appartamento.
“Jo, sono la dottoressa Smith,
quella dell’ospedale.
Lo so che hai deciso di abortire
ma… Il tuo bambino ha già quattro settimane, è pronto per la sua prima
ecografia. Appena senti questo messaggio, lascia il telefono acceso e corri in
ospedale. Sono in servizio tutti i giorni.”
La bionda valutò attentamente la proposta della dottoressa.
Con l’ecografia avrebbe visto finalmente il suo bambino. La
curiosità di vedere la creatura che viveva all’interno di lei, le fece prendere
le chiavi di casa e il pullman per raggiungere l’ospedale.
***
Dopo aver fatto tutte le analisi, la donna la portò in un'altra
stanza, che ospitava un lettino e uno strano macchinario, pieno di pulsanti.
La mora prese una cartella bianca e cominciò a sfogliarla.
- Secondo i risultati, tu e il tuo bambino state benissimo. Ora
dobbiamo fare l’ecografia, per un controllo finale della salute dell’embrione. Stenditi
qui e scopri la pancia. – Disse sbrigativa la signora Smith, e Calamity fece
come le venne ordinato.
Si stese su quel lettino e alzò leggermente la maglia, in
modo da scoprire solo la pancia.
La donna prese un tubo di crema, da cui ne uscì un gel
trasparente, e cominciò a spalmarlo sul ventre della bionda.
- Faccia piano, quella cosa è gelata! – Si lamentò la
ragazza, ma la dottoressa continuò imperterrita.
Dopo aver spalmato tutta la crema, la donna azionò il
macchinario e appoggiò una specie di lettore laser sulla parte piena di crema.
- Dovrebbe essere qui il piccoletto… Eccolo qua, il
furbacchione si nascondeva! – Esclamò la signora Smith, mentre guardava lo
schermo della macchina, che mostrava soltanto delle ombre luminose.
La mora le indicò un piccolo puntino, grande quanto un
fagiolo, che pulsava regolarmente.
Jo si alzò leggermente dal lettino, per vedere meglio l’immagine.
Quel piccolo fagiolo pulsante era il cuore del suo bambino.
Non assomigliava per niente a un bambino, ma per Calamity,
quella fu la prima cosa bella che aveva visto da un mese.
Le sembrava che quel cuoricino pulsasse in sincronia col suo
che, in quel momento, era a mille.
All’improvviso vide qualcos’altro che, di sicuro, non era
normale che ci fosse lì…
- Dottoressa…? –
- Alice, chiamami Alice. – La interruppe la donna.
- D’accordo, Alice. Mi sembra di vedere un altro cuore lì,
non mi aveva detto che il mio bambino stava bene? E allora perché ha due cuori?
– Chiese preoccupata la bionda, il bambino non doveva essere malformato, non
proprio quando aveva deciso di tenerlo…
La donna guardò meglio lo schermo, e un grande sorriso le
comparve sul volto.
- Il tuo bambino non ha due cuori. Si da il caso che tu non
aspetti un bambino, ma ben due gemelli! – A quelle parole, Jo spalancò la bocca
meravigliata.
- E ha giudicare dalla presenza di un solo sacco amniotico,
direi che sono gemelli monovulari. – Continuò Alice.
- Monovulari?!? Che diavolo sta dicendo? – Calamity non
sopportava i medici che parlavano in gergo medico, non li capiva proprio!
- Per far si che una donna rimanga incinta, c’è bisogno dell’unione
di un ovulo femminile e uno spermatozoo maschile. –
- Nel caso di gemelli ci sono due possibilità: Una quando
vengono fecondati ben due ovuli e danno vita a due placente e a due bambini,
che non avranno niente in comune, e potranno anche essere di sesso opposto;
questi sono i gemelli biovulari. –
- Nel tuo caso è stato fecondato un solo ovulo ma, per cause
ancora sconosciute all’uomo, quest’ovulo a dato origine a due esseri viventi,
che si trovano nello stesso sacco amniotico. Questi bambini saranno identici e
dello stesso sesso. Hai capito adesso? –
Quando finì la spiegazione della dottoressa, Jo cominciò a
pensare:
E adesso, che doveva fare?
Angolo dell'autrice:
Ed ecco l'attessisimo nuovo capitolo di...
Maledetto Alcool!
Sono sicura che è stato di vostro gradimento
Un bacione :^.^:
Samantha detta Sam