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Autore: TheTsundere_Miharu    05/08/2012    2 recensioni
Amemiya Taiyou era un ragazzo forte.
Sorrideva sempre, era coraggioso e non si faceva spaventare da nulla. Probabilmente era anche un tantino spericolato, viste le sue condizioni. Correva per l’ospedale, giocava a calcio di nascosto e tentava continuamente di scappare dall’edificio.
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{ Yuuichi/Taiyou }
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiyou Anemiya, Tsurugi Yuuichi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio dell'autrice: Finalmente mi sono decisa a pubblicare qualcosa di nuovo.♥ E' tanto che non postavo, eppure ci sono le vacanze estive e tecnicamente dovrei scrivere di più. Sì. Certo. Comunque, torno con la mia prima Taiichi.♥ Amo questa coppia, è probabilmente la mia preferita fra le crack e... beh, in realtà questa fanfiction l'ho sfornata(?) un mese fa ma non l'ho mai pubblicata. Ora lo faccio perché ne ho trovato il coraggio. Spero vi piaccia, e sappiate che non sarà l'ultima su questa coppia. Spero gradirete la lettura, quindi, bai bi.♥



_Il mio tepore.



Amemiya Taiyou era un ragazzo forte.
Sorrideva sempre, era coraggioso e non si faceva spaventare da nulla. Probabilmente era anche un tantino spericolato, viste le sue condizioni. Correva per l’ospedale, giocava a calcio di nascosto e tentava continuamente di scappare dall’edificio. Nonostante fosse un piccolo diavoletto, però, tutti gli volevano bene – diciamo che era una celebrità, lì dentro – anche se li faceva preoccupare in ogni minuto della giornata, tutti i giorni in cui soggiornava in ospedale.

«Taiyou-kun, potresti farmi un favore, dato che stai di nuovo gironzolando senza permesso?»
La voce dell’infermiera stroncò tutti i piani del ragazzino, che sbuffando si girò a fissarla. Dannazione, lo scopriva sempre, ma come faceva? Gli aveva forse attaccato qualche micro-cosa addosso per individuarlo? Lui doveva progettare un nuovo piano, e così non ci sarebbe mai riuscito!
Fece per un attimo il broncio, ma poi scosse la testa e se ne liberò. Aveva ancora tempo per pensare a come fuggire da lì, un favore poteva anche concederlo. Così annuì, sorridendo come al suo solito.
E la signorina Fuyuka gli rivolse lo stesso gesto, come sempre gentile.
« Potresti portare Tsurugi-kun in giardino? È il ragazzo dai capelli blu che hai visto l’altro giorno in sala fitness. Vorrebbe prendere una boccata d’aria ma io sono davvero troppo occupata… »

E così, si ritrovò a spingere quella sedia a rotelle. Era una bella giornata, il sole splendeva e tirava una leggera brezza. Era proprio scoppiata la primavera. Ah, se solo fosse potuto uscire da quella specie di prigione! Voleva tanto andare a vedere i fiori di ciliegio… E invece lo avevano trattenuto per un sacco di tempo lì dentro, solo perché si era “allenato troppo”… per questo era costretto a rimanere ancora per qualche giorno, tre o forse quattro, ma appena uscito sarebbe andato ad allenarsi di nuovo! Il dottore in fondo gliel’aveva concesso – anche se lo aveva guardato severamente, pronunciando un “Non eccedere di nuovo!” – e lui non poteva essere più felice. Si ritrovò a ridacchiare da solo.

« Ti ringrazio, Taiyou-kun. Ti avrò sicuramente disturbato. »
La voce dell’altro lo portò fuori dal vortice dei suoi pensieri.
Era davvero un ragazzo gentile, si vedeva da quegli occhi che lentamente ruotavano e studiavano ogni dettaglio attentamente, e da quel sorriso lieve ma rilassante.
Doveva avere circa diciotto anni. Era interessante, già, gli piaceva molto, per qualche motivo.

« Anche io avevo bisogno di una boccata d’aria fresca, sta tranquillo! Nessun problema~»
Gli rispose, mostrando quel suo sorriso infantile.
Spinse la sedia a rotelle fino ad un albero, all’ombra, per poi fermarsi.
Si sgranchì le braccia, con un mugolio.
« È tanto tempo che sei qui, Yuuichi-san? »
Si sedette sull’erba, guardando gli altri pazienti che passeggiavano lì intorno.
Forse non doveva essere così impiccione, e forse non era neanche il caso di chiamarlo per nome, ma per Taiyou questi piccoli dettagli non contavano nulla.
Il maggiore gli diede uno sguardo, ma poi tornò a guardarsi intorno.
« Già. »
Una risposta semplice, immediata, e poi crollò il silenzio.
Nell’aria si avvertiva solo il lieve fruscio delle foglie e le risate di qualche bambino che giocava.
A calcio.
Yuuichi sembrava essersi incantato a fissare proprio quei momenti. Quel sorriso leggero si era pian piano affievolito, fino a diventare un’espressione più o meno apatica. Taiyou se ne accorse solo dopo.
E quando elaborò la cosa completamente, non osò fiatare. Non seppe neanche lui perché. Pensava che non fosse una buona idea, tutto qui.
Aspettava che l’altro parlasse di nuovo, per qualche motivo.
Fortunatamente il suo desiderio venne realizzato.

« Tu invece… perché sei qui? »
Taiyou saltò – letteralmente – in piedi, avvicinandosi di nuovo al più grande e posizionandosi proprio di fronte alla sua figura. Si puntò la mano sul petto, picchiettando delicatamente.
« Sono un poco debole qui. Ma non ti preoccupare, va tutto bene, è parecchio tempo che non svengo! »
Yuuichi non poté trattenersi dal mostrare un’espressione stupita.
Sì, era davvero sorpreso. Si chiedeva come una persona potesse parlare di un problema del genere – soffrire di cuore era una questione davvero seria – con tanta semplicità e, soprattutto, serenità.
Non capiva se il ragazzo capisse fino a fondo quanto poteva essere fragile il suo corpo, oppure se stesse fingendo, pur consapevole delle sue vere condizioni.
In ogni caso, pensava fosse una persona straordinaria.

« Oh, mi hai sorriso! »
Sussultò, distogliendo la mente da quei pensieri. Il ragazzo dai capelli arancioni si era avvicinato ancora, fissandolo intensamente negli occhi.
Elaborò solo in quel momento le parole che aveva sentito.
… Non si era accorto di aver sorriso. E il fatto che gliel’avesse fatto notare così all’improvviso non solo lo lasciò basito, ma lo fece sentire in imbarazzo. Così, dall’alto dei suoi diciotto anni appena compiuti, si ritrovò ad arrossire come un bambino alla prima cotta.

Fortunatamente, Taiyou non gli fece notare questo particolare, e si allontanò di qualche passo, mettendosi a battere le mani ripetutamente, ridacchiando. Forse non se ne era neanche accorto.
« Sai, quando dico ai vecchi questo genere di cose, tutti mi sgridano dicendomi che sono un incosciente. Anche Fuyuka-san lo fa! Tu sei il primo che mi sorride in questo modo, Yuuichi-san! »
L’altro storse per un attimo la bocca a questa frase – era un adolescente, non un “vecchio”! – ma non riuscì a mantenere quell’espressione se non per un paio di secondi.

Sentì un tepore dentro il suo corpo. Non aveva mai incontrato un ragazzino del genere.
Quello che aveva sentito dai vari infermieri, allora era vero.
Amemiya Taiyou era un ragazzo davvero, davvero forte.

« Vorrei tanto essere come te, Taiyou-kun. »
Lo pronunciò con un filo di voce, così che l’altro non potesse sentirlo, ancora troppo occupato a saltellare ed esultare – ma per cosa poi? – in giro.




Quel pomeriggio lo passarono insieme.
Yuuichi pensò che prima o poi la testa gli sarebbe scoppiata, a forza di sentire esclamazione e urletti dell’altro ragazzo. Ma in fondo non gli dispiaceva, al contrario. Di presenze del genere in ospedale ce n’erano ben poche, così allegre, così libere.
Era passato tanto tempo dall’ultima volta in cui qualcuno gli aveva parlato in modo tranquillo. Era tanto che non lo facevano sentire “normale”. Era tanto che non rideva di cuore, senza pensare a tutto ciò che lo tormentava.
Forse era vero che solo le persone che vivono problemi simili possono capirsi sul serio e stare bene insieme.
Peccato che anche quelle ore di calma e pace vennero rovinate in un attimo.



In quel preciso istante, Yuuichi stava cercando di impedire al minore di aggrapparsi su un albero a mo’ scimmia, quando sentì qualcosa cadere accanto alla sua carrozzella.
Ruotò gli occhi, e vide che era un pallone.
Un pallone da calcio, un amato pallone da calcio.
Il suo respiro si mozzò, mentre quel tepore all’altezza del cuore scomparì in un attimo, come spazzato via da una bufera di neve.
Nel frattempo, Taiyou aveva abbandonato le sue intenzioni, fissando l’altro ragazzo.
Perché semplicemente non prendeva quel pallone e non lo rilanciava a quei bambini che glielo stavano richiedendo insistentemente? Proprio non capiva.

Ma Yuuichi non si mosse. Continuava a fissare in quel punto, senza fiatare.
Sentì un grappo alla gola. La vista gli si era offuscata.
Voleva muovere le gambe. Sapeva di poterlo fare, ci sperava.
Bastava solo sforzarle. Bastava solo… muoverle.

Ma non poté neanche provarci. Il pallone gli fu tolto da sotto il naso.
« Prendete, bambini! »
Non ebbe il tempo di alzare la testa e guardare l’altro – era stato proprio l’altro a tirare quel pallone, la voce era la sua – perché non c’era più.
In un attimo si era posizionato dietro di lui.

« T-Tai― »

Non ebbe neanche il tempo di balbettare il suo nome, che sentì le mani bianche del minore coprirgli gli occhi.
Trattenne di nuovo il respiro, non sapendo bene come interpretare quel gesto.
Sentì il viso del ragazzo posarsi sui suoi capelli blu, come volesse dargli un bacio sulla testa.
Questo non scostò le mani che gli aveva poggiato sugli occhi, al contrario, le pigiò meglio su di essi.

« Non piangere, Yuuichi! E se ti viene da farlo perché vedi quei bambini, allora non guardarli più! »
Se qualcuno avesse assistito a quella scena, sicuramente gli sarebbe venuto da ridere.
Taiyou era proprio un bambino, nonostante tutto.
Probabilmente non capiva che non era solo quello ciò che faceva soffrire Yuuichi Tsurugi.
Quella scena aveva solo risvegliato i suoi sentimenti che, in quel momento, si erano assopiti.
Yuuichi Tsurugi si era ormai rassegnato al suo destino.
Allora, sul serio, perché dai suoi occhi stavano uscendo delle lacrime? Se si era già rassegnato, perché continuava a disperarsi in quel modo?

« Forse se fossi come te, crederei davvero di poter guarire, un giorno
Questa volta si fece sentire.
Taiyou l’aveva sicuramente sentito. Ne era certo, dato che all’improvviso si era ritirato, permettendogli di nuovo di vedere.
Per modo di dire, dato che i suoi occhi erano offuscati da quelle crudeli perle bagnate.
Non ebbe il coraggio di girarsi e vedere la sua reazione.
Non aveva detto nulla di male, ma se l’altro si era allontanato sicuramente l’aveva scioccato o qualcos’altro.

« Non dire queste cose, Yuuichi! »
Il dodicenne gli si riposizionò – di nuovo, già – davanti, guardandolo con un’espressione contratta dalla… tristezza?
Si piegò sulle ginocchia, afferrando le mani dell’altro.
Non le strinse forte, non voleva fargli male. In verità, non sapeva perché l’avesse davvero fatto.

« I-io e te siamo più simili di quanto pensi. Quindi perché non… sorridiamo? »


Quel tono di voce lo sconvolse.
Yuuichi non sapeva più cosa pensare.
Le parole del piccolo potevano essere inutili ed inadatte per quel genere di situazione – di questo ne era sicuro – ma per qualche motivo, lo aiutarono.
Il nodo alla gola si distese, gli occhi non bruciavano più e le gocce che prima uscivano da essi si bloccarono. Anche quel tepore tornò a circolare nelle sue membra.
Questo gli permise di aprire le labbra e far uscire una piccola risata da esse.

Non seppe spiegarsi il perché di quel gesto.
Ma da quel momento, pensò di voler vedere l’altro tutti i giorni.
E quando non sarebbe stato in ospedale, avrebbe aspettato di vederlo finché non sarebbe spuntato dalla porta della sua stanza, per una visita o per altro.

« Il tuo nome significa “sole”… è perfetto per te. »

Yuuichi riuscì a sussurrare solo quelle parole, scoppiando di nuovo in una risata che sembrò liberare la sua anima da tutta l’oscurità presente. Quell’oscurità che premeva dentro di lui da quando era entrato per la prima volta in quel posto.

Taiyou Amemiya era sicuramente un ragazzo davvero forte per la sua età.
Sorrideva, correva per l’ospedale e faceva dispetti a pazienti, dottori ed infermieri.
Era fiducioso e anche se sveniva ogni volta che faceva qualche sforzo in più, continuava a ripetere che la sua guarigione era vicina.
Yuuichi Tsurugi poteva dire, invece, di aver sentito la voce di quell’incredibile ragazzo tremare – per tristezza, per rabbia, o forse per il grande desiderio di piangere – e quindi, di conoscere qualcosa che gli altri non avevano mai scoperto in lui.
Questo voleva dire che, sicuramente, il loro rapporto appena nato sarebbe fiorito nel più splendido dei modi.
Non c’era fretta.
Volevano entrambi conoscere l’altro, ma per l’appunto, non c’era fretta.
Avevano tutto il tempo per passare dei momenti insieme in quell’ ospedale infernale.

Il buio dentro al cuore di Yuuichi non era davvero scomparso.
Ma quel tepore di nome Taiyou era stato piantato nel suo cuore.
E un giorno sarebbe sbocciato, diventando luce.
  
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