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Autore: MissGilbert    05/08/2012    6 recensioni
«Nina?»
«Mmm?»
«Non dormi?»
«Non riesco a dormire con te che mi accarezzi.»
«Vuoi che smetta?»
«No, non voglio.»

Genere: Sentimentale.
Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev.
Rating: Arancione.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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NIAN - ESSENCE OF LOVE

Nian - Essence of love

Pov Nina
Le riprese ricominciarono. E passarono due settimane. Due settimane diverse dalle altre. Girare le scene era stancante come sempre. Alle undici di notte andavamo sul set a girare e ritornavamo nelle nostre stanze verso le sei del mattino. La differenza era che io non dormivo nella mia stanza. Facevo finta di entrarci e di sdraiarmi sul letto finchè Katerina e Candice non prendevano sonno poi, in punta di piedi, mi incamminavo verso la stanza di Ian, dove lui mi accoglieva sempre a braccia aperte.
E che dire, dormivamo insieme. Ed era bellissimo risvegliarmi e vedere il suo viso angelico.
Di solito ci svegliavamo verso le due, le tre del pomeriggio, per girare altre scene. Vita stancante, ma al fianco di Ian... diventava meravigliosa.

«Ssh, aspetta che ti verso il latte.» Sussurrai una mattina al gattino bianco di Ian.
Mi ero svegliata presto, Ian dormiva ancora e il gatto non faceva altro che miagolare.
Gli diedi da mangiare, poi andai in bagno a farmi una doccia veloce.
Quando uscii, il cellulare di Ian -poggiato sul tavolo- vibrò.
Non ci pensai due volte e, appena mi vestii, lo presi, aprendo il messaggio.

"Ripenso a quella notte passata insieme e ripenso a quanto sei terribilmente eccitante. Amore, ti aspetto alle quattro, nel mio appartamento 5/b." E più sotto c'era un indirizzo e la firma di una certa "Lizzy".

La mano iniziò a tremarmi quando posai il cellulare lì, dove l'avevo preso.
Sentii un dolore al petto, una ferita. Quel messaggio... Chi era Lizzy? Di quale notte stava parlando? Con il mio Ian? Ian mi aveva fatto veramente questo? Mi ero illusa come una stupida ragazzina.
Ian non poteva mai essere mio. Non avrei mai dovuto innamorarmi di lui.
Trattenni le lacrime e improvvisamente lo sentii. Mi stava chiamando.
Mi allontanai dal tavolo, ma non lo raggiunsi. Guardai fuori dalla finestra, con le braccia incrociate.
Che dovevo fare adesso?
«Piccola.» Sussurrò lui. Era dietro di me e mi circondo i fianchi con le sue braccia forti e muscolose.
Mi baciò dolcemente il collo e per un attimo dimenticai tutto.
Ma come potevo dimenticare tutto? Era impossibile. Quel messaggio aveva distrutto il castello che mi ero costruita. Aveva distrutto il mio sogno che Ian fosse veramente cambiato, per me.
Mi irrigidii di scatto e lui lo notò «C'è qualcosa che non và?» Sussurrò confuso.
Non gli risposi. No, non potevo dirglielo. Si sarebbe arrabbiato se gli avessi detto che avevo preso il suo cellulare senza il suo permesso.
«E'... tutto okay.» Mentii, girandomi verso di lui e cercando di sorridere.
Ian non mi sembrò tanto convinto, però mi prese il viso tra le sue mani, baciandomi. Un bacio che non mi era indifferente. Mi strinsi a lui, sentendomi al sicuro.
Sentendomi protetta. Era quella la sensazione che mi trasmetteva. Sicurezza, felicità.
Mi accarezzò i capelli, interrompendo il bacio, e guardandomi negli occhi «Dobbiamo essere sul set alle sei.» Mormorò semplicemente, sorridendomi.
Annuii appena e lui si allontanò da me. Indossava dei semplici boxer e una maglietta bianca, che stringeva il suo petto e lasciava intravedere i suoi addominali scolpiti.
Inutile dire che era bellissimo. Era bellissimo e non era mio. Trattenni ancora la tristezza, in sua presenza, poi lui prese il suo cellulare.
Lo guardai curiosa mentre lui era concentrato a leggere.
Sicuramente il messaggio di Lizzy. Non sembrò infastidito.
E nemmeno felice. Era semplicemente indifferente. E freddo. Si, era improvvisamente freddo. Posò il cellulare e, quando io mi avvicinai a lui, trovò una scusa per allontanarsi.
«Devo andare in un posto.» Mormorò con tranquillità, mentre si cambiava.
Erano le quattro. Ed io sapevo benissimo dove doveva andare. Però feci finta di nulla «Ah si? Dove?»
«A sbrigare dei documenti per la ISF, torno subito.» Si avvicinò a me, mi guardò negli occhi e mi diede un bacio svelto sulle labbra. Poi lasciò la stanza ed io crollai in una depressione cronica.
Eppure sapevo che quel giorno sarebbe arrivato. I tipi come Ian non stavano con le tipe come me. Io appartenevo ad un genere di ragazze diverso. Insomma, non avevo dei lunghi capelli biondi. Non avevo un aspetto esotico, con la pelle scura, come Katerina. Non avevo occhi blu o un corpo perfettamente magro. Io ero semplicemente Nina.
Però dopo tutto ero felice. Felice di aver realizzato, almeno in parte, il mio sogno. Ero stata con l'uomo che amavo per un tempo limitato. Sicuramente non l'avrei mai dimenticato. Come potevo dimenticarlo? Sarei stata ogni giorno con lui, a causa di The Vampire Diaries. Come normali colleghi di lavoro.
Sicuramente, appena tornato, mi avrebbe... lasciata. Per Lizzy. Ma io non potevo sopportare quella situazione. No, non potevo umiliarmi così.
Ricordavo benissimo l'indirizzo che c'era scritto nel messaggio. Chiamai un taxi e glielo dettai al tassista.
Volevo vedere con i miei occhi quello che stava succedendo. Forse avrei visto qualcosa che mi avrebbe ferita ancora di più, o forse avrei semplicemente constatato che era tutto un malinteso, ed io potevo continuare ad amare Ian. Il mio Ian. Quello dolce e premuroso. Non quello donnaiolo e stronzo.
Arrivammo davanti ad un edificio piuttosto alto. Un condominio. Pagai il tassista e lo pregai di aspettarmi. Non ci avrei messo molto.
Entrai dentro e chiesi della stanza 5/b. Era al piano di sopra. Salii le scale mentre un senso di angoscia si faceva strada dentro di me.
Quando fui sopra, notai la porta della 5/b aperta. Non ci pensai due volte e mi avvicinai ad essa, sbirciando dentro.
C'era uno specchio nel salotto. Uno specchio che rifletteva la stanza da letto, a destra.
Lo vidi. Ian era lì. Stava parlando animatamente con qualcuno, ma non capivo le parole. Non riuscivo a decifrare neppure la sua espressione. Poi una ragazza si avvicinò a lui. E che dire, era bellissima. Aveva dei lunghi capelli rossi e... ed ebbi un flashback. Lizzy... capelli rossi... Io l'avevo già vista! In aereoporto! Ricordavo benissimo... Ian la stava baciando ed io li sorpresi insieme. Poi, io e Ian, rimanemmo chiusi in quello sgabuzzino.
Ora lei era tornata. Era lì. Con Ian. Si avvicinò a lui, con una specie di sorrisetto soddisfatto. Ian aveva le mani sui fianchi mentre la scrutava e continuava a parlare. Lei rispondeva e poi... il mio cuore si spezzò.
Lizzì si lanciò letteralmente su di lui, baciandolo. Vidi le mani di lei intorno al collo di lui. Vidi le mani di lui intorno al viso di lei.
Non riuscii a trattenere le lacrime. Una voce nel mio profondo diceva "Che aspetti? Entra! Sorprendili ancora una volta insieme! Fatti sentire, fatti valere!".
Ma io ero troppo debole per farlo. Un'altra voce dentro di me diceva "Nina, vai via. Vattene con la tua dignità distrutta."
Ascoltai la seconda voce e lasciai l'edificio, sconvolta.

Ero nel camerino. Dovevamo girare l'ultima scena della 1x22. Quella dove Katherine si finge Elena e attacca John. Era una scena che mi faceva... senso. Ma era anche piuttosto divertente.
Mi stavano sistemando i capelli, rendendoli più mossi, e stavano applicando al mio viso un leggero trucco.
«Hai gli occhi rossi, maledizione.» Si lamentò Amber, la truccatrice «Mi dici ora come facciamo? Dobbiamo applicarti delle lenti?»
Cercai di sorridere «Mi dispiace...»
«Fa niente. Su, adesso alza il tuo bel sederino e vai sul set a girare l'ultima scena.» Mormorò sarcasticamente.
E così girai l'ultima scena. Dovetti trattenere la nausea.
Non mi sentivo molto bene, e inoltre mi faceva male lo stomaco. Forse era colpa di qualcosa che avevo mangiato. Forse era colpa di ciò che avevo visto qualche ora fa.
Ian ci raggiunse sul set e mi fu molto difficile concentrarmi a recitare mentre lui mi fissava e mi sorrideva.
Julie mi richiamò tre volte, pregandomi di "tornare sul pianeta terra".
E infine ce la feci a finire. Tutti buttarono un sospiro di sollievo ed esultarono per la chiusura della prima stagione di The Vampire Diaries.
«Ci sarà una seconda?» Chiesi curiosa a Julie.
«Beh, dipende dal pubblico. Se apprezzeranno la prima serie, ne faremo una seconda. Da domani siete tutti liberi per tre mesi. Poi si vedrà.»
Tre mesi di pausa. Cosa avrei fatto con Ian? Una cosa era certa. Sarei tornata con Alex a Toronto, dai nostri genitori. E con Ian... avrei chiuso. Definitivamente.

Ero nel mio camerino, intenta a togliermi il trucco. Improvvisamente la porta si aprì e spuntò Ian, piuttosto preoccupato.
«Nina.» Mormorò.
Evitai il suo sguardo, continuando ad osservarmi allo specchio e a struccarmi.
Sapevo cosa voleva dirmi. Voleva... lasciarmi.
«Nina, stai bene?»
Rimasi seduta «Sto benissimo.» Risposi fredda.
«Non mi sembrava così mentre recitavi. Ti ha fatto impressione la scena in cui Katherine taglia le dita a John?» Chiese sarcastico.
«No.»
Lui sospirò, notando che rispondevo a monosillabi «Okay, sarai stanca. Anch'io quando sono stanco divento acido.» Si appoggiò al muro, incrociando le braccia e osservandomi «Bene, allora, che si fa quest'estate? Vieni a stare da me? Convington è una bellissima città, piena di centri commerciali... Mmm, a qualche miglio di distanza c'è anche il mare... E poi potremo...»
«Credi veramente che verrò a Covington, con te?!» Esclamai, torva.
Ian aggrottò le sopracciglia «Vuoi che venga io, a Toronto?»
Mi alzai di scatto, mi girai verso di lui e lo fulminai con lo sguardo «Io non verrò da nessuna parte e tu non verrai da nessuna parte. Io andrò a casa mia, a Toronto. Tu te ne vai a casa tua.»
Ian rise amaramente «Stai delirando, dolcezza? Dopo quello che è successo... col cazzo che resto solo, senza di te!» Si avvicinò a me, confuso «Mi vuoi dire cosa ti prende? Credevo ti piacesse stare con me! L'hai definita una "favola".»
Trattenni le lacrime «Si, ma ormai la favola è finita!»
Ian mi scrutò, ancora più confuso «Non capisco...»
«Il mio pensiero fisso non sei tu! Il mondo non gira intorno a te! Il mondo non è "Ian Somerhalder! Ian Somerhalder! Ian Somerhalder!" Sei falso! Egoista! Un uomo senza scrupoli!»
Ian strinse i denti e mi prese per i fianchi, attirandomi a sè «Che cazzo ti prende ora?! Mi stai lasciando?!»
«Oh...» Lo guardai, furiosa «E' la prima volta che vieni scaricato?! Immagino che nessuna ti ha mai lasciato! Beh, io si. Io ti lascio. Io non voglio avere niente a che fare con te!»
Ian aumentò la stretta e mi spinse contro il muro «Tu appartieni a me... Tu sei mia... Dobbiamo stare insieme...» Mormorò a denti stretti. Sembrava quasi una minaccia.
Poggiai le mani sulle sue «Lasciami subito, Ian. Mi fai male. Vuoi che mi metta ad urlare?!»
«Stai già urlando!» Si allontanò da me, guardandomi, adirato «Questo discorso non finisce qui, Nina! Vado in hotel. Julie ha organizzato una festa in terrazza. L'ha chiamato "party di fine stagione". Quando ti sarai calmata e sarai tornata in te, raggiungimi.» Mi guardò intensamente, per poi lasciare il mio camerino.
Ero ancora appoggiata al muro. Sconvolta da quell'animata conversazione.
Ian faceva finta di niente! Come se non fosse successo nulla! Come se non avesse fatto nulla! E ciò mi rendeva furiosa. E addolorata. Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Dovevo sfogarmi e le lacrime erano il miglior modo. Però il mio dolore era mischiato con la rabbia. E quindi lasciai uscire tutte le mie emozioni. Presi una bottiglietta di profumo e la lanciai contro il muro. Strinsi i denti mentre le lacrime scorrevano sulle mie guancie. Presi tutto quello che avevo vicino e iniziai a tirare oggetti contro il muro e lo specchio. Finchè qualcuno non mi prese da dietro, urlando «Nina! Calmati!»
Mi dimenai come una pazza «Lasciami subito!» Gridai, non sapendo neppure chi mi stesse tenendo.
«Oh no! Io non ti lascio finchè non ti dai una calmata!»
Era la voce di Joseph. Mi girai furiosa «Ho detto di lasciarmi!» Ma lui mi tenne stretta al suo petto ed io mi arresi alla sua forza. Ricominciai a piangere, affondando il viso nella sua spalla.
«Sssh, tesoro. Stai tranquilla. Ci sono io con te.» Approfittò della mia debolezza per tenermi stretta a lui e per baciarmi la fronte.
«E' un bastardo, un bastardo.» Singhiozzai.
«So di chi stai parlando e hai ragione. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.» Mi accarezzò la schiena.
Cercai di regolare il respiro e mi allontanai da Joseph, guardandolo negli occhi.
«Perchè sei qui?» Chiesi.
«Volevo accertarmi che tu stessi bene.» Tirò fuori una sigaretta dalla tasca e l'accese. Iniziò a fumare «Alex mi ha detto che avete finito di girare. Ritornerai a Toronto?»
«Si.» Incrociai le braccia «Dalla mia famiglia. Vado sempre da loro quando finisco di lavorare.»
«Bene, sono felice che non vedrai più Somerhalder.»
Sgranai gli occhi «Perchè dici così?»
Fece una smorfia «Quello lì non mi sta simpatico e non fa per te.»
«E chi fa per me?» Incrociai le braccia, guardandolo scettica.
«Beh...» Si avvicinò a me, buttando la sigaretta a terra. «Tu hai bisogno di me, Nina.»
Scossi il viso, guardando altrove «No Joseph...»
«Nina, per favore... Non fare così... Guardami.» Mi prese il viso tra le sue mani ed incontrai i suoi occhi verdi.
Joseph si avvicinò maggiormente a me finchè non sentii le sue labbra sulle mie.
Mi accarezzò delicatamente la guancia e cercò di approfondire il bacio. Cosa che io non gli lasciai fare.
Lo respinsi. Dovevo farlo. Non avrei mai potuto illudere Joseph. Dopo tutto quello che era successo tra me e lui, io gli volevo bene.
Quel rifiuto sembrò ferirlo «Perchè?» Chiese confuso.
Avrei potuto inventare tante scuse convincenti, ma non riuscivo a mentirgli.
Mi si velarono gli occhi di lacrime «Perchè amo Ian. E' lui che voglio. Lo vorrò sempre, Joseph. Lui... potrà stare con tutte le ragazze che vuole. Potrà ferirmi all'infinito, ogni giorno della mia esistenza. Ma non smetterò mai di amarlo.» Guardai altrove.
Sentii la voce di Joseph mormorare un «Capisco.» E poi lasciò la stanza.
Rimasi sola. Completamente sola. Mi sentivo uno schifo. In quel camerino avevo subito troppe emozioni. Avevo ferito Joseph. Avevo trattato male Ian. Ma dovevo difendere me stessa. Dovevo difendere la mia dignità e le mie decisioni.
Ebbi un ultimo scatto di rabbia che mi spinse a sbattere la porta tanto che la parete tremò.
Mi guardai allo specchio e ciò che vidi non mi piacque.
Era una Nina sconvolta, ferita ed arrabbiata. Sia con Ian che con se stessa.
Presi un grosso respiro e finii di togliermi il trucco. Poi mi diressi verso la porta. Ma appena poggiai la mano sulla maniglia, si ruppe, cadendo a terra.
Sgranai gli occhi, scioccata. Il mio nervosismo aveva distrutto la maniglia.
Cercai di aprire, inutilmente. Iniziai a dare pugni alla porta. Ma nessuno mi avrebbe sentita. E non avevo la forza per buttare giù una porta. La serratura si era rotta, anzi, l'avevo rotta. Ma non era la cosa peggiore. La cosa peggiore era la sigaretta di Joseph che era caduta su dei vestiti, che avevano appena preso fuoco. Si, sembrava una situazione piuttosto ironica. Avevo perso l'uomo che amavo e in più stavo per morire bruciata.
Ma no. Non era ironica. Provai a spegnere il fuoco. Non ci riuscii. E la stanza iniziò a bruciare.
«Merda.» Ansimai, indietreggiando sempre più. Mi buttai contro la porta, battendo i pugni «Aprite! Aprite questa cazzo di porta! Aprite!» Urlai, scioccata. Ma non c'era nessuno. Ero sola. Il fumo era denso. Iniziai a tossire.
Riuscii a salvare un vestito. Ricordavo benissimo le regole di medicina e pronto soccorso che avevo studiato. In caso di incendio bisognava coprirsi con un panno, per evitare di essere bruciati.
Il vestito che avevo preso era uno del set. Quel vestito blu che Elena aveva indossato per il concorso di "Reginetta di Mystic Falls".
Mi rannicchiai in un angolo e tossii ancora. Mi misi quel vestito di sopra e cercai di mantenere la calma. Ma come cazzo potevo mantenere la calma?! Lì stava bruciando tutto!
  
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