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Autore: AngelOfSnow    05/08/2012    1 recensioni
Si fermò ancora un attimo a guardare il sorriso spensierato e beato di un bambino, mentre correva in mezzo ai campi innevati.
In quel paese, tutti tranne lei, avevano una consistenza concreta, di carne, mentre lei, era nata maledetta dentro un corpo di ghiaccio.
La maledizione era stata lanciata anche ad un'altra persona, a lei del tutto sconosciuta, che prendeva il nome di Fire.
Questo nome, le avevano insegnato i propri genitori, doveva farla tremare di paura eppure lei non sentiva nulla. Mai.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianca come la Neve..........

 Bianca come la Neve.

Rosso come il Fuoco.

 

 

La sua storia era così inconsistente da sembrare vapore, pensava.  

Lo stesso vapore che riusciva a scorgere in nuvolette bianche, uscito dalle labbra dei propri sudditi, mentre lei ne osservava le esistenze, muta.

Da sempre era stata confinata in quella che lei chiamava “Casa” ma che in realtà, era solo la prigione più bella del mondo.

Del suo mondo, per l’appunto.

La donna dai lineamenti Albini si limitò ad inarcare di un millimetro l’angolo del labbro sinistro in quello che doveva sembrare un sorriso,che si rivelò essere un movimento  lentissimo del muscolo guanciale.

Lei lo sapeva.

Sapeva di essere quattro passi dietro il tempo e altrettanti dietro la propria vita, che le scorreva davanti come se non avesse importanza, rendendola ad occhi indiscreti apatica.

In realtà non lo era, perché sentiva perfettamente il suono sordo che i pensieri le dava, quasi come a voler cozzare brutalmente contro le proprie membra, paralizzandola ancora di più.

Si fermò ancora un attimo a guardare il sorriso spensierato e beato di un bambino, mentre correva in mezzo ai campi innevati.

In quel paese, tutti tranne lei, avevano una consistenza concreta, di carne, mentre lei, era nata maledetta dentro un corpo di ghiaccio.

La maledizione era stata lanciata anche ad un'altra persona, a lei del tutto sconosciuta, che prendeva il nome di Fire.

Questo nome, le avevano insegnato i propri genitori, doveva farla tremare di paura eppure lei non sentiva nulla. Mai.

Uno scalpitio di stivali, il tintinnio di armi e oggetti metallici, da dietro la porta della donna, fecero allarmare due piccoli fiocchi di neve, che stavano formandosi per confortare la loro regina.

Icy, era questo il suo nome, rimase ferma in quella maschera di statica apatia, mentre una guardia bussava continuamente contro la porta di un colore turchese, chiamandola a gran voce.

<< Il castello sta crollando a causa di un individuo che non conosciamo! >>

Proruppe, udendo il basso consenso alla parola della propria regina.

<< Andate tutti via da qui. >>

Mormorò alla guardia fatta di ghiaccio, che spalancava gli occhi.

<< Mia regina sono morti in tanti solo avvicinandoglisi! Dobbiamo andare via! >>

La regina si mosse, mostrando due piedi dalle delicate forme femminili ma dalla consistenza cristallina come tutto il proprio corpo.

Si diresse con passo lentamente stoico alla porta, per aprirla e, fatto ciò, carezzò la guancia di un uomo di ghiaccio, unico suddito in grado di mettere piede dentro quel castello in bilico.

<< Osi contraddire la tua regina? >>

<< Ma... >>

L’uomo cercò di ribattere e mosse velocemente la testa, cominciando a sciogliersi a causa del calore che stava cominciando a sentire. Stessa situazione per le mani dell’uomo, che cominciarono a sciogliersi, lasciando gocciolare sulla lama della spada, innumerevoli gocce, che finirono a creare una pozza d’acqua cristallina al suolo.

<< Vedi? Se rimani qui, morirai a causa di tutto il movimento che hai fatto. Tio, non sei fatto per correre, usare di spada e tutte quelle cose che servono solo a far riscaldare il vostro corpo. >>

Tio, conscio di ciò, afferrò saldamente il polso della propria regina e cominciò a correre, rendendosi contro troppo tardi, di avere tra le mani solo un pezzo di ghiaccio.

<< Mia regina ... >>

Si girò di scatto e vide la donna ferma nella propria figura statica e immobile.

<< Ho detto va e portati i tuoi, dopo che sarete usciti da questo castello, tornerete umani, se morirete sotto questa forma, morirete per sempre. >>

Proruppero ancora le sue labbra lasciando all’uomo l’amaro delle proprie lacrime gelate lungo il viso.

<< Come desiderate, mia regina. >>

E, fatto un profondo inchino, sparì, urlando a gran voce nomi e ordini di fuga, che svanirono lentamente, con la vita in quel castello.

La donna si mosse ancora in modo angelico, somigliando proprio ad una fata.

 

Plick.

 

Il suono di quel fenomeno fece fermare appena i piedi nudi della donna, e fece girare lei il capo verso quell’alone spesso che si era andato a formare al suolo.

 

Plock.

 

Ancora, questa volta davanti a lei, una goccia cadde dalle mura del casello.

<< Anche tu hai voglia di tornare nella tua forma cristallina e limpida, castello mio? >>

Disse, fendendo l’aria con parole cariche di malinconia, che riuscirono ad inclinare una parete opposta.

<< Non ricordi cosa disse quella megera? >>

Continuò, riprendendo il cammino.

 

Plick. Plick.

 

Si fermò.

Sapeva che se anche il proprio castello continuava a sciogliersi, per lei non ci sarebbero state speranze di sopravvivere.

 

Plick. Plock. Plick. Plick.

 

Doveva sentirsi in qualche modo turbata da quella vista, ed invece, non sentiva nulla, se non un timido accenno di dispiacere, poi, nel suo cuore, regnava incontrastata l’indifferenza.

Senza spostarsi di un millimetro, ordinò al ghiaccio di prendere vita e di condurla nella stanza del trono, e così avvenne: in pochi secondi, fu poggiata contro lo scarno della propria sedia e aspettò con calma l’arrivo di quello che era venuto per ucciderla, a quanto aveva capito.

 

Plick. Plick. Plock. Plock. Plock. Plick.

 

Le gocce cominciarono a scendere più velocemente, bagnandola mentre il suono di passi certi e cadenzati, quasi militari, cominciare a smorzare il suono delle gocce contro il pavimento gelato.

Quasi a volerla distrarre da quella figura una farfalla blu, bella come solo questi animali sono in grado di essere, cominciò a danzare senza preoccupazioni sotto la pioggia, fino a quando, forse interessata o attratta dalla figura immobile che la osservava con incanto, si posò sopra il dorso della mano della Regina di Ghiaccio.

Quest’ultima, affascinata, provò a toccarla con il polpastrello della mano libera, ma, d’un tratto, così come la farfalla aveva raggiunto il dorso della regina, i poteri dell’ultima,la trasformarono in una farfalla di ghiaccio, libera di volare, ma composta dallo stesso elemento della propria regina.

<< Non è stato uno spettacolo mozzafiato, eh? >>

La Regina non si sorprese di quella voce maschile, anzi, annuì lentamente osservando il giovane uomo, fatto solo di puro fuoco, che stava sciogliendo ogni cosa con la propria presenza.

<< Il mio tocco gela, Fire. >>

Intuì la donna, alzandosi in piedi dal proprio scarno, facendo sogghignare Fire, che si inginocchiò al suolo con fare cavalleresco.

<< Il mio tocco, invece, incendia, Icy. >>

<< Cosa vi conduce nel mio regno? >>

Proruppe poi, facendo alzare il capo all’uomo, che sembrava aver viso una dea scesa in terra.

<< Lei. >>

Annunciò, serio e passionale come solo quest’elemento poteva essere.

La regina si limitò a risedersi nel proprio scarno, notando la graduale mancanza di castello alle spalle i Fire.

<< E dimmi, Fire, cosa desideri da me? >>

Fire, salì alcuni gradini che lo dividevano dalla regina e con passo delicato si fermo in mezzo alla gradinata.

<< Salvarci. >>

Tornò in ginocchio, guardandola negli occhi e vide solo dell’altra indifferenza a smorzargli il coraggio.

<< Non è possibile, la tua singola presenza sta per uccidermi, Fire, per me non ci sono alternative. >>

Spiegò in modo asciutto e acido la diretta interessata.

<< Io non posso uscire dalle mura del castello, altrimenti morirò e tu, stai facendo ciò che io non ho fatto da venti anni: uscire. >>

Le sopracciglia di Fire si aggrottarono e lui compì due semplici ed aggraziati salti, fino a raggiungerla e averla faccia a faccia.

Si rese conto di farle del male, ma proprio come aveva detto lui quella vecchia megera, doveva far del male alla Regina di Ghiaccio per liberarli dalla maledizione.

<< Perchè non ti ritrai? >>

<< Perché non sento nulla. >>

Soffiò Icy notando il dislivello di altezza tra lei e quell’uomo.

<< Questo non va bene... >>

Affermò l’uomo, deciso a salvarli entrambi. << Deve provare dolore, Icy, per sciogliere la maledizione. >>

La donna rimase indifferente e Fire si trovò a pregare che il solo sfiorarla non la distruggesse.

<< Cosa aspetta? >>

Soffiò ancora Icy, vedendo esitare l’uomo con una mano alzata a metà aria. << Provi pure. >>

Incitato da quella Icy che, secondo la vecchia strega megera, doveva essere la propria anima gemella, poggiò il palmo della mano contro la guancia della donna, ma lei rimase comunque muta, con quell’espressione fredda e la consapevolezza di star per morire viva e pulsante nell’aria.

<< Non sento nulla. >>

Rincarò la dose e sotto incitamento di Fire, Icy, poggiò in contemporanea il palmo della propria mano gelata, contro la guancia calda e mascolina di Fire.

<< Senti qualcosa? >>

Scosse la testa e liberò la sensazione di vederlo congelare a causa del proprio tocco dal petto.

<< Addio. >>

Ricordò, mentre vedeva l’ombra del castello, svanire lentamente dalla propria testa, quasi lo stesso fosse impaziente di scappare.

<< No! >>

Sbottò Fire, dando modo alla propria natura ribelle, di essere libera e poi, un’idea gli venne in mente.

<< Icy? >>

Con un movimento aggraziato ma lento, Icy guardò negli occhi Fire, occhi rossi e brucanti di amore, non capendo cosa desiderasse.

<< Baciamoci. >>

Affermò, prendendo per le spalle la donna, senza il timore di scioglierla, anche perché se non l’aveva fatto prima perché esitare? E fissò intensamente quegli occhi di un azzurro pallido ma intenso, continuare a guardarlo con indifferenza.

La donna non disse nulla, con una flebile speranza a rincuorarla e guardò ancora Fire negli occhi, prima di chiuderli e aspettare il passionale e caldo bacio di Fire, che cominciò a farle male.

Davvero.

Icy non aveva mai provato così tanto dolore da quando aveva assunto quella forma, da farla piangere se non quando, dai ricordi, era una bambina.

Pianse nel bacio lacrime di diamanti che caddero al suolo facendo più rumore delle gocce del castello. Quest’ultimo fu sciolto del tutto, quando i due interruppero quel bacio, riaprendo gli occhi.

<< Non sono morta? >>

Gioì e riscoprì la gioia di vedere la propria pelle, diafana, non più fatta di semplice gelo, ma di carne, tendini, legamenti, muscoli e ossa.

<< Non siamo morti. >>

La voce calda, profonda e sensuale di Fire, le fece riportare i pensieri a quello che aveva avuto il coraggio di osare fino alla fine.

La pelle di Fire era tonica, di un caldo oro, e faceva odore di sabbia, mentre gli occhi avevano mantenuto quella tonalità rossa che l’avevano incatenata pochi attimi prima.

Era a torso nudo, scalzo e portava un paio di bermuda strappati in più puniche facevano risaltare le gambe toniche e muscolose di Fire.

<< Icy. >>

Sussurrò l’uomo, prima di scattare in avanti, abbracciandola forte a sé.

<< Siamo liberi. >>

Esultò prendendola in braccio e roteando su se stesso, ridendo.

<< Siamo liberi! >>

Rafforzò, l’urlo, facendo vedere ad Icy la perfezione dei suoi denti bianchi e del suo sorriso.

<< Siamo... Salvi. >>

Mormorò la donna, libera di muoversi come voleva, senza paura di sciogliersi in acqua.

Si guardò intorno per ammirare la bellezza del proprio reame senza più uno specchio a guidarla.

Doveva ammettere che era più bello di quanto osasse e non seppe che fare quando una folla di curiosi cominciò ad avvicinarsi alle fondamenta del castello, trovando solo delle rocce e pozze di acqua oramai in procinto di evaporare.

I propri abiti regali, non davano ai sudditi dei dubbi, che erano scioccati ma felici che la loro regina si fosse liberata di una maledizione che andava avanti dai cinque anni della regina.

<< Vieni con me. >>

Chiese Fire, carezzandole una guancia con fare amorevole e lei annuì, titubante, mentre i suoi sudditi lanciavano in aria coriandoli e suonavano a ritmo di sistri e aulos, delle melodie di giubilo e festa per questo miracolo.

<< Dove? >>

Chiese, .

<< Nel mio regno per divenire la mia Regina. Ic- >>

Lo interruppe la donna. << Snow. Il mio vero nome è Snow. >>

Lui sorrise e rivelò lei di chiamarsi Sun.

 

I due si sposarono davanti a tutti i loro sudditi e i loro regni, furono per sempre legati da quel velo di magia che li aveva fatti incontrare e, quando nevicava in inverno, o vi era un sole accecante nel cielo estivo, i due erano soliti a tornare nelle rovine del castello che aveva rinchiuso Snow per tutto quel tempo, per baciarsi e mantenere vivo quel loro primo e speciale incontro.

   
 
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