La
Pietra delle Resurrezione
Capitolo
1
Due
anni.
Erano
passati due
anni.
Due
anni che Nami
aveva dedicato alla ricerca disperata di qualcosa che forse neanche
esisteva,
un sogno, una stupida storiella per bambini, che per lei erano
diventati un
piccolo appiglio, una flebile speranza.
“Chissà
come sono
cambiati?” si domandava passo dopo passo Nami mentre si
avvicinava alla Sunny,
impaziente di rivedere i suoi amici, di rivedere Lui,
era ansiosa di scoprire se sul suo volto spiccava ancora quel
meraviglioso sorriso a 32 denti, Lui..
il suo capitano, Rufy..
Non
ne era
innamorata, sia chiaro, non avrebbe mai fatto un torto simile a Robin,
perdutamente innamorata di Rufy e poi lei non poteva amare in quel
senso nessun
uomo, perché non avrebbe permesso a nessuno di toccarla
ancora, perché
nessuno le avrebbe fatto dimenticare
gli orrori del suo passato. Orrori che la facevano tremare e irrigidire
al
minimo tocco, anche involontario.
Con
gli anni aveva
imparato a fingere, a ingannare gli amici e persino se stessa nella
flebile
speranza di dimenticare ciò che Arlong le aveva fatto. Ma di
notte spesso e
volentieri gli incubi tornavano a tormentarla..
Era
quasi arrivata
alla Sunny, quando scorse in lontananza Robin, Franky, Usopp e Brook.
Corse
loro incontro li abbracciò uno dopo l’altro
aspettando che gli altri si
facessero vivi.
-Ti
vedo bene Nami
! – disse Robin in tono materno.
-
Mi sei mancata
Robin! Più tardi avrei bisogno di chiederti qualche
informazione a proposito di
un’ isola che vorrei visitare..-
-
Certo! ^-^ Di che
isola parli? -
-
Di Alic...- Ma
Nami non riuscì a finire quello che stava dicendo
perché venne interrotta dagli
urli di gioia di Rufy che si stava avvicinando insieme a Zoro, Sanji e
Chopper.
Nami
corse subito
dal suo capitano e gli rivolte un abbraccia così affettuoso
da venire
interpretato in modo errato da molti suoi compagni. Primo tra tutti
Zoro,
seguito a ruota da Robin, Sanji e da quel pettegolo di Franky.
Lo
sguardo ferito di
Zoro fu captato dubito dall’ archeologa che gli si
avvicinò di soppiatto e gli
sussurrò:
-Fa
male vero?-
Zoro
sorpreso
ancora una volta dalla sua arguzia “è
così facile capire ch mi sento morire
dentro?” pensò e le rispose:
-Non so di cosa stai parlando-
-Lo
sai invece, ho visto come la guardi, credimi prima impari ad ammetterlo
ad alta
voce, prima riuscirai a conviverci con questo sentimento..- Lo sguardo
di
entrambi era basso, non erano dei chiacchieroni e parlare di un amore
non
corrisposto faceva male a entrambi.
-Si fa molto male vederli così- disse Zoro con un soffio.
-Dovresti dirglielo, sai? Tu hai molte più possibilità di me di essere ricambiato..- sussurrò Robin con tristezza.
-Ti sbagli. Lei non mi guarderà mai nello stesso modo in cui guarda Rufy-
-
Mai dire mai- disse Robin allontanandosi.
“Dirle
quello che
provo? Perché dovrei? -.- Ah , già! ..
l’ho promesso a Occhi di Falco. Mannaggia
a me! Ma non potevo starmene zitto?! Per quanto mi sembri ancora strano
e
proprio lui l’unico a cui abbia confidato ciò che
provo per Nami. E non
riuscirei a guardarmi allo specchio sapendo di non aver mantenuto quella promessa. Ormai non mi rimane
molta scelta.. le dirò quello che provo!”
pensò Zoro.
Nami
rimase
abbracciata a Rufy per quel che le parve un eternità, in
quell’abbraccio erano
espresse tutto le parole non dette, tutto il conforto mai trasmesso.
Nami
sapeva cosa
voleva dire perdere una persona cara, e mai si sentì
così in colpa nei
confronti di Rufy che aveva dovuto sopportare tutto quel dolore da
solo. La
navigatrice fu riportata alla realtà quando vide lo sguardo
di Robin che
abbracciava frettolosamente Chopper. Nami si staccò da Rufy
che le rivolse un
sorriso fraterno.
-Vai
da Robin, non
l’hai ancora salutata!- gli sussurrò Nami.
Così si avvicinò con un gran sorriso
verso Robin e l’abbracciò con slancio. Lei a quel
contatto non poté fare a meno
che sorridere e arrossire.
Nami
si avvicinò a
Sanji e nonostante i primi dubbi, lo abbracciò con
trasporto. In fondo anche i
suoi complimenti le erano mancati.
Mancano
solo Zoro
e Chopper, così si avvicinò allo spadaccino con
l’intenzione di abbracciarlo,
ma si fermò a qualche passo da lui, pensando forse non gli
avrebbe fatto
piacere abbracciare una mocciosa. Insomma anche se non si vedevano da 2
anni
non voleva dire che lui la volesse abbracciare, no? Questo era in
ragionamento
di Nami.
-Zoro- -Nami-
“conto
davvero così poco per lei? Ha abbracciato tutti persino il
cuoco!, a me invece
mi saluta come un estraneo..” pensò Zoro risentito.
Il
suo sguardo
ferito venne intercettato subito da Nami, distratta però dal
tenero Chopper che
le si era aggrappato alla gamba.
-Ehi Nami! A me non mi saluti?!-
-Certo
Chopper, però
prima saluto come si deve Zoro, non ti pare?- rispose con un sorriso.
Si
avvicinò allo
spadaccino e con grande sorpresa di quest’ultimo, lo
abbracciò con affetto.
Zoro prima spiazzato dal gesto, ricambiò poi
quell’abbraccio, arrossendo un
poco, chiudendo gli occhi e tagliando fuori tutto il mondo. Li
c’erano solo
loro due, nessun’altro.
Zoro
inspirò forte
il profumo di Nami. La navigatrice sentiva il cuore di Zoro battere
sempre più
forte ma non riuscì a spiegarsene il perché.
- Più tardi, avrei bisogno di parlarti- sussurrò Zoro all’orecchio di Nami.
-D’accordo!-
disse Nami, staccandosi da lui e rivolgendogli un sorriso. Per poi
correre ad
abbracciare Chopper.
Dopo
tutti i
saluti Rufy, tanto per cambiare, decise di dare un maga party per
festeggiare
la rimpatriata dei suoi compagni.
Prima
di cena Nami
era in biblioteca a studiare una cartina n cerca della famosa Alice
Island (si
pronuncia all’inglese tipo Alice Cullen o Alice in
Wonderland) che tanto
bramava di trovare.. quando sentì un rumore fuori dalla
porta e si avvicinò per
vedere chi fosse.
Zoro, dopo aver cercato la
navigatrice in
lungo e in largo, raggiunse la biblioteca. Stava cercando di formare un
discorso tra se e se.
“Nami,
tu mi
piaci! Noooo! Così non va troppo brutale.. Nami da quando ti
ho vista… Noo!! Senza
troppi fronzoli..”
-Nami
mi sono
innamorato di te!- troppo tardi però si accorse si aver
pronunciato quelle
parole ad alta voce. Ma spaventarlo furono di grandi occhi sbarrati che
lo
fissavano increduli.