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Autore: Bluemoon Desire    05/08/2012    5 recensioni
Un duplice omicidio apparentemente casuale che nasconde una verità raccapricciante...su questo sfondo si muovono i personaggi di questa storia, tra sentimenti nascosti, mezze verità ed enigmi insoluti...mentre il destino attende il momento giusto per scagliare la sua mossa!
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Quinto 

                                    Memories From The Past
 

Crime Scene Laboratory
New York 17.12 p.m.
 

"Abbiamo appena finito di analizzare il taxi" riferì il detective John Curly, responsabile della Scientifica, a Beckett e Castle "I miei ragazzi l'hanno setacciato palmo a palmo, con torce a fluorescenza, Luminol e quant'altro ma, escludendo il sangue del tassista ucciso, che abbiamo rilevato praticamente ovunque sui sedili anteriori, e numerose impronte e capelli lasciati da Cooper sui sedili posteriosi, non siamo riusciti a raccogliere niente che possa aiutarci ad identificare l'assassino...come ho già detto...le sole tracce biologiche rinvenute appartengono alla vittima e a Cooper..."
"Una cosa piuttosto insolita..." commentò Castle con espressione corrucciata.
"Dire insolito è poco" confermò Curly "Non ci sono impronte, saliva, sangue, capelli...sembra proprio che ad uccidere quel povero diavolo sia stato il fantasmino Casper!"
"Sarà difficile trascinarlo in tribunale!" ironizzò Castle. 
Beckett lo zittì con uno dei suoi soliti sguardi fulminanti.
"Del cadavere cosa puoi dirci?" domandò poi a Curly.
"Si chiamava Arthur Brackner e, così come ha confermato la vostra cara dottoressa Parish, è morto per una ferita d'arma da fuoco alla testa...foro d'entrata sulla tempia destra, niente foro d'uscita. Il proiettile recuperato dal cranio appartiene ad una nove millimetri..."
Così dicendo, mostrò una fotografia del proiettile, con un dettaglio delle striature. 
"Un'ultima cosa prima che ve ne andiate..." aggiunse, porgendoli un mucchio di fogli.
"Di cosa si tratta?" domandò Beckett scrutandoli con interesse.
"Sono i risultati delle analisi che abbiamo eseguito su alcune macchie di sangue che rinvenute sul sedile posteriore del veicolo...appartengono al tizio scomparso, Michael Cooper..."
"Ne siete sicuri?"
Curly annuì.
"Abbiamo confrontato il Dna del sangue, con quello estratto dai capelli di Cooper....un riscontro perfetto!"
"Pensate che anche Cooper sia stato assassinato?" domandò Castle.
Curly ci pensò su un momento, grattandosi il mento con aria pensierosa.
"A dirtela tutta, scribacchino, non ci metterei la mano sul fuoco..." rispose infine "...il sangue di Cooper è presente in quantità esigua, inoltre se davvero fosse stato ucciso dentro questo taxi, sui sedili avremmo trovato molto più che qualche goccia di sangue..."
"Questo non esclude il fatto che l'assassino possa averlo colpito nel taxi, magari per riuscire a trasportarlo fuori senza che opponesse resistenza..." azzardò Castle.
"E che poi lo abbia ucciso altrove" completò Beckett. 
 
New York Police Department 
12th Distretto Squadra Omicidi
ore 19.20 p.m.
 
"Ehi, disturbo?" 
La testa di Castle fece capolino da dietro le sue spalle, strappandole un sorriso.
Dopo aver lasciato il laboratorio della Scientifica, aveva rinunciato alla consueta pausa pranzo in compagnia di Castle, Esposito e Ryan, ed era rientrata in fretta al distretto, per fare delle ricerche su Internet e riguardare in santa pace tutti i fascicoli del caso Cooper, nella speranza di trovare qualche dettaglio che potesse aiutarla a dare una svolta alle indagini. 
"Com'è andato il pranzo?" gli domandò sorridente, sollevando un momento gli occhi dal fascicolo aperto sulla sua scrivania. 
"Bene, anche se Esposito si è mangiato metà della mia insalata di tonno con salsa messicana..." rispose lui, prendendo posto sulla solita poltrona" ...tu che mi dici? E' servito a qualcosa saltare il pranzo o te ne sei pentita?"
"Non ho ottenuto granchè, in effetti" borbottò Beckett, sbuffando.  
"Niente illuminazione magica? La lampadina nel tuo cervellino si è fulminata definitivamente?" ironizzò Castle, ammiccandole beffardamente. 
"Oh grazie, avevo proprio bisogno della tua iniezione di sarcasmo!" replicò Beckett, inarcando il sopracciglio con aria seccata.
"Sempre a disposizione, tesoro" le fece eco Castle, con una rapida alzata di spalle.
La mano di Beckett si materializzò quasi dal nulla sulla sua bocca. 
"Shhh, Castle che ti dice la testa?!" sibilò in tono severo. 
"Cosa?!"
"Non devi urlare certe cose qui dentro, lo sai che anche le pareti hanno orecchie per ascoltare" lo riprese Beckett "Oppure sei già stanco di lavorare qui con noi?" 
Un sorrisetto si fece spazio sulle labbra di Castle.
"E così non vuoi che sappiano di noi due, eh?" la punzecchiò, divertito. 
Beckett gli rivolse un'occhiataccia.
"Non esiste alcun "noi due", se proprio vogliamo essere sinceri..." mugugnò con fare contrariato" ...c'è stato solo un bacio..."
"Veramente io ne avrei contati due"
"E va bene, due baci...ma niente di più"
Ci volle qualche istante prima che Castle riuscisse a capire dove Beckett volesse andare a parare con quel discorso. 
"Oooh oooh ho capito!" esclamò d'un tratto, battendo talmente forte il pugno sulla scrivania, da far rovesciare rumorosamente il portapenne di Beckett. 
"Che vuoi dire?" fece lei, sulla difensiva.
"Tu vuoi un appuntamento ufficiale" le soffiò all'orecchio. 
Beckett avvampò. 
"Ma che diavolo stai dicendo?!" 
L'ottimo tempismo di Esposito e Ryan le evitò una figuraccia epica. 
"Io e Ryan stavamo facendo un breve punto della situazione..." soggiunse Esposito, avvicinandosi rapidamente con il collega "...e ho avuto come l'impressione che ci stesse sfuggendo qualcosa..."
"Abbiamo scavato a fondo nel passato di Cooper, per cercare di ricostruire il quadro generale della situazione e non abbiamo trovato nulla di minimamente sospetto" gli ricordò Ryan.
"Lo so" annuì Esposito "Eppure sento che c'è ancora qualcosa che non sappiamo!"
"E se qualcuno volesse effettivamente nasconderci dei dettagli sorbidi del passato di quest'uomo?" buttò lì Castle, lanciando un'occhiata sospettosa alla lavagna sulla quale era stata delineata dettagliatamente l'intera cronologia del caso "E' vero che abbiamo controllato e ricontrollato la vita di Michael Cooper ma, parliamoci chiaro ragazzi, nessuno a questo mondo è così perfetto, neanche il Dalai Lama! Niente multe, niente note disciplinari scolastiche, accademiche o lavorative...in fondo Cooper è una personalità eccelsa nel suo ambiente, un mondo dove le apparenze contano più della verità che si nasconde dietro...pensateci...se aveste i soldi che ha Cooper e vi trovaste nei guai, che cosa fareste?"
"Risolverei i miei casini e poi farei di tutto per mantenere la faccenda segreta" rispose Ryan, l'unico che sembrava aver realmente agganciato il ragionamento di Castle.  
"Cosa state insinuando voi due?" intervenne Beckett, confusa.
"Semplice" rispose Castle "Credo che qualcuno stia lavorando sodo per mantenere segreto qualche sorbido fattaccio seppellito nel passato di Cooper! E' una sensazione, non so come spiegarlo..."
"E secondo te dovremo basare le nostre indagini sulle tue sensazioni?" commentò Esposito, riservandogli una sonora pacca sulla spalla "Auguri, amico...lo dici tu a Montgomery, allora?"
Beckett si schiarì rumorosamente la voce.
"Potremmo sempre eliminare qualsiasi dubbio interrogando di nuovo Parker Oswald, il vice di Cooper al Saint Mary" propose ai colleghi "Potrebbe saltar fuori qualcosa di utile...in caso contrario, avremmo solo ottenuto un'ennesima conferma..."
 
Saint Mary's Hospital 
New York ore 20.30

Beckett e Castle giunsero davanti alla porta d'ingresso dell'ufficio di Oswald e bussarono due volte. 
L'uscio si spalancò e Parker Oswald apparve sulla soglia.
Il suo sguardo indagatore scrutò entrambi con aria circospetta.
"Ha cinque minuti per noi?" esordì Beckett, mostrando prontamente il suo distintivo. 
"D'accordo ma facciamo presto, ho un appuntamento importante e sono già in ritardo..."
Si spostò da un lato per lasciarli entrare nello studio.
"Pensavo di avervi già detto tutto quello che volevate sapere" fece Oswald seccato, prendendo posto alla sua scrivania "Che altro volete che vi dica?"
"Siamo convinti che Myers non sia coinvolto nel rapimento del suo amico" disse Castle "Riesce a pensare a qualcun altro che potrebbe avercela con Cooper?"
"Che storie sono queste?!" esclamò Oswald, esterrefatto "Com'è possibile che quel delinquente non sia coinvolto?"
Beckett lo fissò con circospezione.
Sembrava sinceramente incredulo.
Eppure se c'era una cosa che aveva imparato in tutti quegli anni trascorsi alla Omicidi, era che le persone mentono. 
Anche le migliori. 
"Era il nostro indiziato numero uno..." spiegò Beckett "Aveva il movente perfetto, quello passionale...riconquistare la sua amante, Gillian Cooper, togliendo di mezzo definitivamente il marito padrone. Chi meglio di lui avrebbe potuto orchestrare questo teatrino? Poi però le cose hanno preso un'altra piega. Abbiamo verificato l'alibi che Myers ci aveva fornito e abbiamo ottenuto la conferma che stavamo aspettando. Non si trovava negli Stati Uniti il giorno del rapimento di Cooper. Sospettavamo che potesse aver incaricato qualcuno di farlo al posto suo ma non abbiamo rilevato trasferimenti anomali di denaro sul suo conto o prelevamenti sospetti..."
"E tutto questo ci ha suggerito un'unica conclusione..." insinuò Castle.
"Lei ci ha mentito!" completò Beckett. 
"Le prove possono ingannare" ribattè Oswald, visibilmente indispettito.
"Le prove non ingannano mai, al contrario delle persone" precisò Castle.
Oswald inghiottì il vuoto.
Il suo respiro si fece molto affannoso.
"Un momento...voi...voi non penserete sul serio che io c'entri qualcosa?"
"Non la stiamo accusando di niente" rispose Castle con un sorrisetto beffardo" Vogliamo soltanto che ci racconti la verità...la trova una richiesta tanto obsoleta?""
"Ho già raccontato la verità"
"Io non credo proprio" obiettò Beckett "Ho come l'impressione che stia cercando di coprire qualcuno...se stesso o magari il suo amichetto Cooper...cos'è che non ci sta dicendo, signor Oswald?"
L'uomo strizzò forte gli occhi.
"Non ho mai fatto del male a Michael!" sibilò a denti stretti.
"Non crediamo il contrario" fece Castle con un'alzata di spalle.
"Allora che diavolo volete da me?"
"La verità" rispose Beckett, fissandolo dritto negli occhi "Il suo amico si trova nelle mani di chissà quale pazzo, perciò non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Lei stamattina ha omesso qualcosa dalla sua testimonianza, qualcosa che potrebbe esserci d'aiuto per ritrovare Michael Cooper. Se è vero che non è coinvolto in alcun modo nel suo rapimento, allora è suo dovere darci una mano a rintracciarlo e a salvargli la vita. Non le chiediamo niente di impegnativo...solo la verità..."
Oswald si morse leggermente il labbro inferiore.
Sembrava profondamente combattuto.
"Allora?" lo esortò Beckett.
Oswald si alzò in piedi di scatto e si avvicinò alla finestra.
"Potrei perdere il mio lavoro se aprissi bocca..."
"Cooper potrebbe perdere la vita, invece!" gli fece notare Castle.
L'uomo si lasciò andare ad una risatina sarcastica.
"E' buffo" disse.
"Cosa?"
"Potrei salvare la vita di un uomo, distruggendo la mia"
Castle e Beckett si scambiarono un'occhiata d'intesa. 
Avevano centrato l'obiettivo, dunque. 
"Alcuni mesi fa, Michael si presentò al lavoro completamente sbronzo" iniziò a raccontare Oswald "Le cose con Gillian non andavano per niente bene e lo stato emotivo di Michael stava peggiorando a vista d'occhio. Io ed un altro paio di colleghi gli preparammo una bella scorta di caffé forte, sperando in questo modo di risolvere la situazione. Con il passare delle ore, avrebbe smaltito totalmente la sbronza e nessuno si sarebbe mai accorto di nulla...ma purtroppo accadde un imprevisto. Il dottor Patterson ci raggiunse in sala relax e ci informò che l'operazione chirurgica della signora Daniels, prevista per l'indomani pomeriggio, era stata anticipata a quella mattina. Michael avrebbe dovuto operarla e io avrei dovuto assisterlo. Poco prima di recarci in sala operatoria, cercai di convincere Michael a rinunciare ma lui mi assicurò che stava bene e che non dovevo preoccuparmi. Preparammo insieme la signora Daniels per l'operazione e iniziammo a lavorare. Tutto sembrava filare liscio, poi...poi accadde la tragedia. Fu un attimo..."
La sua voce si ruppe di colpo. 
"...il braccio di Michael ebbe un lieve cedimento, un tremore quasi impercettibile...e..."
"Cosa ne è stato della paziente?" domandò Castle.
"Morì in sala operatoria" confessò Oswald "Tentai l'impossibile per salvarle la vita ma fu tutto inutile. Si era rivolta a noi per una semplice operazione di routine e invece non n'è uscita viva! Circa un'ora dopo l'accaduto, Michael mi incaricò di informare il marito del decesso...non avrei mai immaginato che potesse reagire in quel modo...per un istante ho creduto che volesse mettermi le mani addosso..."
"Abbiamo letto a fondo il fascicolo di Cooper, non c'è alcun riferimento a questo incidente" osservò Beckett.    
"Michael non avrebbe mai permesso ad un simile "incidente di percorso", come lo ha chiamato lui, di distruggere in mille pezzi la sua brillante carriera!" replicò Oswald in tono quasi disgustato "Costrinse me e i due anestesisti che ci avevano assistito in sala operatoria, a mentire ai nostri superiori e ai parenti della vittima. Dicemmo che quella povera donna era deceduta in seguito all'insorgere di gravi complicazioni durante l'intervento, e che, nonostante gli sforzi effettuati dallo staff per rianimarla, non c'era stato niente da fare. Sapevo bene che le alte sfere avrebbero accettato la nostra versione dei fatti senza batter ciglio, nutrivano una profonda fiducia nelle capacità di Michael...nessuno avrebbe mai scoperto cos'era davvero accaduto a quella donna...nessuno..."
"Perchè accettò il ricatto del suo collega?" lo apostrofò Castle, mosso da curiosità "Avrebbe potuto denunciarlo, avrebbe potuto fare la cosa giusta..."
"Era il mio capo. Aveva minacciato di tagliarmi fuori dai giochi, se solo mi fossi tirato indietro o avessi pensato di tradirlo. Non potevo perdere il mio lavoro. Cercate di capire. Ho una moglie e due bambini piccoli da mantenere..."
"La famiglia Daniels fece causa all'ospedale?"
"Sì ma il il giudice decise di non procedere in alcun modo contro il Saint Mary e lo staff che aveva eseguito l'operazione..."
"Qualcuno dei parenti della vittima minacciò di vendicarsi?" domandò Beckett. 
"Nessun membro della famiglia ci aggredì mai fisicamente o minacciò di farlo" 
dichiarò Oswald "Ma non dimenticherò mai l'espressione di puro odio stampata sul 
volto di Martin Daniels, il marito di quella povera donna..."
"E' più che comprensibile se pensa a quello che avete combinato a sua moglie!" commentò Beckett, caustica.
Oswald annuì con aria colpevole.
"Pensate che quell'uomo possa aver rapito Michael?" mormorò in un soffio.
Nè Castle, nè Beckett risposero. 



E SIAMO ARRIVATI AD UN PUNTO DI SVOLTA...LA RISOLUZIONE E' VICINA! CONTINUATE A LEGGERE ...E GRAZIE MILLE PER TUTTE LE VOSTRE RECENSIONI ;)
   
 
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