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Autore: Il Saggio Trentstiel    06/08/2012    9 recensioni
-Allora...- cominciò Noah -... Siamo in un mezzo di trasporto pieno di persone che potrebbero non apprezzare la tua esuberanza... Pensi di poter evitare strani versi, urla, saltelli...?-
Izzy batté incredula gli occhi un paio di volte, poi replicò con un tono che non avrebbe stonato in presenza di un bambino particolarmente lento di comprendonio.
-Ma io mi annoio! A-N-N-O-I-O!-

Con in testa la frase "Questo è o non è... Amore?" (dalla canzone "Sono solo parole", di Noemi), sforno questa Nizzy.
Centesima storia sul sito (auguri a me), e 'sti cavoli dei festeggiamenti di rito!
[One!Shot; OOC di Noah a sprazzi]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Izzy, Noah
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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-Signorina, la prego di allacciare la cint...-
-Ahahah, voglio essere libera e volare lungo il corridoio!-
La hostess alzò gli occhi al cielo, esasperata e preoccupata, ma lo sguardo del ragazzo seduto accanto a quella pazza isterica dai capelli rossi la dissuase dall'insistere.
-La ringrazio, ci penso io.-
Voce bassa, espressione indifferente, neanche un accenno di emozione: la donna si limitò ad annuire e si allontanò verso la cabina di pilotaggio, lanciando ai due un'ultima occhiata.
Proprio una bella coppia, pensò sarcasticamente, chinandosi poi verso un altro passeggero e lasciando che il pensiero dei due giovani la abbandonasse.
Qualche sedile più indietro, il ragazzo aveva posato una mano sulla spalla della compagna che, tranquillizzatasi, si lasciò allacciare docilmente la cintura.
Terminata la semplice operazione, sbuffò sonoramente.
-Che noia!-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e fece per cominciare a leggere il libro che aveva comprato poco prima in aeroporto, quando la compagna decise di essere rimasta tranquilla per troppo tempo.
La ragazza sbuffò di nuovo e incrociò le braccia, lanciando occhiate infastidite al suo silenzioso compagno.
Questi fece finta di niente ma, cinque minuti e settantanove sbuffi dopo, dovette capitolare.
Se c'era una cosa che non aveva mai sopportato -oltre a Katie e Sadie- era essere fissato mentre cercava di leggere.
-Sì?- domandò soltanto, alzando gli occhi dalle pagine ancora odorose di nuovo del suo libro.
La ragazza dai capelli rossi mise su il broncio e gonfiò le guance come una bambina cui è stato negato un regalo.
-Mi annoio!-
L'altro non disse nulla, spingendola ad esalare l'ottantesimo sbuffo della mattinata, e guadagnando un pizzicotto sul braccio.
-Ahi...- sussurrò infastidito, massaggiandosi la parte offesa.
La rossa gli fece un sorrisetto soddisfatto e gli sottrasse il libro.
-Ora sarai costretto ad ascoltarmi!- dichiarò esultante, infilando il libro nel portariviste di fronte al suo sedile.
-Izzy...- esordì l'altro, tentando di apparire minaccioso: tentativo evidentemente fallito, visto che Izzy continuò a sorridere, affatto intimorita.
-Dimmi, Gamberetto.- rispose, imitando il tono sarcastico del compagno che, suo malgrado, si ritrovò a sorridere.
Avrebbero avuto davanti parecchie ore di viaggio, dunque sarebbe stato meglio mettere da subito dei paletti e sperare che la rossa sapesse limitarsi.
-Allora...- cominciò Noah -... Siamo in un mezzo di trasporto pieno di persone che potrebbero non apprezzare la tua esuberanza... Pensi di poter evitare strani versi, urla, saltelli...?-
Izzy batté incredula gli occhi un paio di volte, poi replicò con un tono che non avrebbe stonato in presenza di un bambino particolarmente lento di comprendonio.
-Ma io mi annoio! A-N-N-O-I-O!-
Stava ricominciando ad alzare la voce, dunque Noah dovette correre ai ripari.
-Lo so, ho capito. Cosa vorresti fare?-
Quella domanda parve riempire di gioia Izzy che, con un ampio sorriso, passò un braccio attorno alle gracili spalle di Noah.
-Potremmo aspettare che l'aereo decolli e poi fingerci due terroristi!-
L'indiano si batté una mano sulla fronte, sospirando affranto.
-Non mi pare una buona idea...- borbottò senza però riuscire a smorzare l'entusiasmo dell'altra.
-Che ne dici di acquattarci tra i sedili e spaventare le hostess?-
-Come sopra...-
Stavolta il sorriso allegro di Izzy si incrinò appena.
-E se cantassimo uno jodel?-
Il secondo sospiro di Noah fu una risposta più che sufficiente.
-Solo perché stiamo andando in Germania non vuol dire che dobbiamo calarci nella parte. Non siamo più in quell'assurdo reality show, ricordi?-
Izzy si rabbuiò e, dopo un'ultima occhiata delusa al ragazzo, si voltò dall'altra parte.
-In aereo Owen mi faceva sempre fare delle gare di rutti...- mormorò, abbastanza forte perché Noah potesse sentirla.
Cristo.
Ancora lui, quel lardoso contenitore di gas tossici?
In quel preciso istante, Noah si detestò profondamente per aver accettato la folle proposta di Izzy di farsi un viaggio tra le Alpi tedesche per “ripercorrere le tappe della loro amicizia”.
Che poi quell'amicizia si fosse trasformata in qualcos'altro, erano dettagli.
Noah incrociò le braccia e si voltò verso il finestrino: buffo, erano già decollati e lui non si era accorto di nulla.
Osservò l'aeroporto di Ottawa allontanarsi sempre di più, riducendosi pian piano ad assomigliare ad una tela su cui qualche pittore avesse dipinto dimenticandosi dei dettagli.
E quello adesso?
Cos'era quel pensiero pseudo romantico?
Si appoggiò con la schiena al sedile e si strofinò gli occhi: era in piedi dalle quattro di quel mattino, aveva passato due ore in pullman con una Izzy più esagitata del solito ed era stato costretto a espletare da solo tutti i controlli dei bagagli perché Izzy aveva intenzionalmente deciso di volersi far perquisire ai metal detector.
A proposito...
Si voltò verso la ragazza, ma lei stava ancora dandogli le spalle.
-Izzy?-
Non ottenne alcuna risposta se non un ostinato silenzio: inspirò e si preparò a combattere con quella testa dura.
-Izzy?- riprovò, e stavolta la ragazza fece un verso simile al grugnito di un maiale.
Stava fingendo di dormire e di russare?
Noah allungò una mano e le sfiorò una spalla.
-Izzy?-
-Sto dormendo, Noah. Annoiati da solo, oppure mangia tutte le barrette di cioccolato e chiuditi in bagno come Owen.-
Di nuovo all'udire quel nome Noah si sentì avvampare: di rabbia.
Voleva la guerra? Voleva fare la bambina capricciosa?
Bene, avrebbe avuto pane per i suoi denti!
Serrò le labbra e si voltò a sua volta, ignorando i sempre meno convincenti grugniti e sospiri di Izzy.
Dal suo oblò non si vedevano altro che nuvole e cielo, e fu con quella visione e con tutti i suoi pensieri irritati che Noah si addormentò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci vollero due ore perché Noah si destasse.
Il ragazzo aprì svogliatamente gli occhi, mentre una voce cordiale annunciava ai passeggeri che era attivo il servizio di ristorazione.
Sbadigliò e si passò una mano sul volto: aveva ancora gli occhi semichiusi e la bocca impastata, oltre che una sete terribile.
Si chinò per prendere lo zainetto da sotto il suo sedile, e in quel momento ebbe come una sensazione di dejà-vù.
Lui, seduto accanto a Izzy, intento a raccattare qualcosa da sotto una scomoda panca di legno, mentre la rossa e Owen limonavano appassionatamente.
Si alzò di scatto, come se temesse che quella scena stesse accadendo di nuovo in quel preciso istante, ma fu con un certo sollievo che vide soltanto una Izzy addormentata, stavolta sul serio.
Il suo sollievo si tramutò quasi immediatamente in fastidio: stava forse rammollendosi?
Che fine aveva fatto il Noah cinico e sarcastico che tutti, tranne Izzy e Owen, sembravano detestare e preferivano lasciare in pace?
Sobbalzò quando una hostess gli domandò, a bassa voce per non disturbare Izzy, se desiderasse qualcosa da mangiare o da bere.
Si limitò ad un frettoloso “No, grazie” per poi tornare ai suoi pensieri.
Era sempre cinico, disilluso, pronto a replicare con pesante sarcasmo a chiunque gli rivolgesse parola?
Sì, lo era.
Ma non quanto prima, gli sussurrò nella mente una vocina malevola.
Appoggiò la fronte sull'oblò e guardò senza vederlo l'Oceano Atlantico scorrere rapido sotto di lui.
Non quanto prima, si ripeté.
Era vero?
Sì, purtroppo. O per fortuna?
A questo dubbio amletico non c'era risposta.
L'unica certezza attuale di Noah era che da quando si era scoperto attratto da Izzy tutto attorno a lui sembrava diverso.
Lui rimaneva sempre lo stesso, o almeno così si era convinto: in fondo anche lui stava cambiando, e quel viaggio lo dimostrava ampiamente.
Insomma, quante persone accetterebbero di imbarcarsi in un volo transcontinentale solo per assecondare le follie della propria... Ragazza?
Si allontanò di scatto dall'oblò, come se scottasse, la mente rosa da un dubbio ancor più pesante dei precedenti.
Lui e Izzy stavano insieme?
C'erano stati dei baci, dei reciproci scambi di tenerezze -Noah ancora arrossiva al solo ripensare alle melensaggini che aveva compiuto-, ma qualcuno dei due aveva mai parlato di stare insieme?
Il ragazzo si voltò verso Izzy, ancora profondamente addormentata.
Osservò i suoi riccioli pel di carota, le gambe snelle raccolte vicino al corpo, le spalle lasciate scoperte dalla canottiera verde che indossava.
Sì, una canottiera.
Per andare sulle Alpi tedesche.
Noah ricordò di come, di fronte alla sua insistenza sul portarsi qualche abito più adeguato al clima tedesco, Izzy avesse sentenziato: “Non temo il freddo! È il freddo ad avere paura di me!”.
Quando la rossa si era distratta, le aveva infilato in valigia un paio di maglioni e dei pantaloni pesanti.
Sorrise, senza riuscire ad evitarlo: lei lo tormentava, metteva a dura prova i suoi nervi, ma riusciva nell'ardua impresa di strappargli quotidianamente dei sorrisi sinceri.
D'un tratto Noah si sentì un mostro.
Abbassò lo sguardo, notando la copertina vermiglia del libro che sbucava dal portariviste di fronte a Izzy: gli sarebbe bastato sporgersi un po' e il piacere della lettura avrebbe dissipato ogni suo pensiero funesto...
Allungò una mano e, senza sapere come, si ritrovo ad accarezzare delicatamente le gambe della ragazza.
Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per quell'ennesima manifestazione di debolezza, e prese un bel respiro: ormai era in ballo, tanto valeva ballare!
-Izzy...- sussurrò, nonostante lei dormisse saporitamente -... Quando arriveremo in Germania andremo a passeggiare sui monti, va bene?-
Non vi fu nessuna reazione da parte della rossa, ma Noah non demordé.
-Poi... Quando ci verrà fame... Andremo ad ingozzarci di krapfen e wurstel, e... Vedremo chi riuscirà a mangiarne di più...-
Prepotenti nella sua mente presero a scorrere le immagini dell'avventurosa -e dolorosa- avventura in Germania firmata Chris McLean.
Salsicciotti giganti che sfrecciavano giù dai monti, caprette carnivore, Izzy che rideva come se stesse assistendo allo spettacolo più divertente del mondo.
Lui che si incantava a fissarla.
-In più...- proseguì, senza più esitare -... Torneremo dove ci aveva trascinati quel matto di McLean, e ci metteremo ad intonare jodel finché non verrà giù una valanga.-
Le gambe di Izzy si mossero e, alzando lo sguardo, Noah incontrò il sorriso folle e luminoso della ragazza.
-Owen le avrebbe fatte venir giù con un rutto!- esclamò, facendo voltare verso di loro un paio di viaggiatori.
Noah strinse i denti: ancora confronti? Con il Re dei Salsicciotti, per giunta!
La mano di Izzy strinse con forza la sua e, senza preavviso, la rossa lo assaltò con un bacio mozzafiato.
Profuma di cannella, pensò stupidamente Noah, stordito dall'irruenza di quel contatto.
Terminate le energiche effusioni, Izzy tornò a sorridere come solo lei sapeva fare.
-Voglio intonare lo jodel di Sierra, mentre saltelliamo e mangiando dei krapfen!-
-Krapfen? Oh, no!-
La ragazza lanciò un'occhiataccia a Noah, ma con sua sorpresa -per quanto fosse possibile sorprendere Izzy- il ragazzo sorrideva.
-I krapfen sono troppo poco unti... E se lo facessimo ingozzandoci di wurstel?-
Izzy tornò a baciarlo con foga, già pregustando quel folle momento.
E di botto Noah si rese conto che divorare salsicciotti grassi e bisunti, intonando discutibili canzoni folkloristiche sotto una slavina non era folle.
Era il minimo che avrebbe fatto per Izzy.
Sì, ne era certo: ormai loro due non erano più compagni di squadra, conoscenti, amici.
Stavano insieme.

   
 
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