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Autore: Vampiresroads    06/08/2012    3 recensioni
Hai paura di vivere? Tranquillo, sei già morto.
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Un inutile ammasso di pensieri che non porterà ad altro che ad una perdita di tempo, ma è tutto quello che ho in testa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed è così che viviamo tutti, alla fine.

Ed è così che tutti viviamo la nostra fine.

                                      Ed è così che tutti finiamo la vita,in modo stupido quanto inutile, in un modo intelligente quanto creativo, voluto quanto amato.


 
 
Che poi siamo tutti uguali. Siamo la stessa persona presa da diversi punti di vista. Siamo tutti adolescenti complessati che arrancano ad una vita migliore solo per poter sbattere in faccia ai nostri coetanei che ci siamo ripresi e che siamo meglio di loro, perché la sfida della vita non la vediamo nel essere felici, la vediamo nel sentirci soddisfatti per aver fatto notare all’altro che è una merda, solo per ricordarci che non siamo gli unici ad essere una merda.
 E’ uno sfogo come un altro e so che alla fine non farà la minima differenza scriverlo o tenermelo in testa, se non per il fatto che avrei potuto benissimo organizzare il tempo in cose più utili, perché alla fine che c’è di più futile del mettere nero su bianco qualcosa che già tutti sanno e che a nessuno cambierà niente?
Perché non mi alzo in piedi e non vado a spegnere o almeno girare quella vecchia radio che suona la stessa vecchia canzone da qualche ora perché la voglia di alzarsi in piedi è pari alla furbizia di un moscerino con la meningite?
Perché continuo a domandarmi cose che sono state programmate per perdere tempo, non per avere una risposta?
Non lo saprò mai. Perché la risposta è che sono un’ adolescente come un altra che non ha niente da offrire al mondo se non una mano a quei due amici più cari, che poi si rivelerà essere inutile e mi si rivolterà tutto contro.
E ovviamente non posso esprimere un’opinione, e non parlo di questo, non parlo di me, non parlo di niente.
Perché l’opinione, per quanto sia ragionata, verrà contraddetta da qualcuno che la riterrà insensata e mi accuserà, perché quello che ho detto non gli andrà bene, perché non ci saranno abbastanza persone che la pensano come me.
Perché non vincerò mai, vinceranno gli altri… nella mia testa.
Ma alla fine, nella testa degli altri, nemmeno loro vinceranno.
Perché in questa vita il vincitore è quello che tiene i pareri per sé, che dà consigli utili e perfetti, che dedica sé stesso agli altri e che pensa solo a quello che vuole pensare, senza farsi condizionare. Peccato che di umani così non esistono, e non ne esisteranno mai.
La gente, me compresa, tutti compresi, non lo accetta. Forse è questo. Non accetta il fatto che ognuno abbia i suoi difetti. No, noi siamo tutti convinti che l’errore sia dell’altro. È così facile dire che quello è uno stronzo, è falso, è superficiale, senza mai guardarci l’anima.
E’ la paura di vedere quello che siamo davvero? Perché è così facile criticare, consigliare, guardare gli altri? Perché quando arriva l’ora di criticare, consigliare e guardare noi stessi vorremmo solo sotterrarci sotto le accuse che tiriamo agli altri?
Sono quelli i momenti in cui mi sento costretta a togliermi da sola il fiato perché mi rendo conto che chi ho tanto criticato è davvero migliore di me, ma ripeterò lo stesso errore all’infinito. Lo faremo tutti.
Perché continueremo a vagare, lo faremo, continueremo ad andare verso traguardi assurdi e ci ritroveremo sempre al punto di partenza, tanto per renderci conto che siamo soli, ogni passo di più, ogni giorno di più.
Perché è la gente migliore a farti stare peggio, perché senza rendertene conto ogni messaggio che scrivi è un’ansia, perché hai sempre paura di essere invadente, perché se non risponde hai sbagliato per forza qualcosa e meriti la morte.
E fu così che ogni messaggio non ricevuto è una sofferenza in più, ogni amico perso è una lacrima aggiunta e ogni giorno passato a piangere su sé stessi aumenta l’ammasso di confusione e stupidità che comanda il mondo.
Perché alla fine o sei questo o non sei niente.
Perché qua dentro ho tirato fuori tante di quelle contraddizioni che ad ogni riga si moltiplicano, ma che non riuscirò mai a cambiare.
Perché è vero, alla fine la maggior parte della gente non capirà quello che sto scrivendo, perché molti scelgono di diventare vuoti, di diventare senza emozioni o senza il minimo senso della ragione.
Moltissimi fanno questa scelta, scappano dal mondo che si trovano davanti e iniziano a fare quello che la società impone, così non pensano ad altro che a sistemare bene i capelli e il trucco, ma alla fine non si ritrovano altro che il loro sacco di problemi legato ai piedi, che piano piano ruberà ogni loro fatica a tenerselo lontano. Così non ci sarà via di scampo.
Ogni generazione, ogni annata, ogni giorno la mentalità diventa più ottusa. Cerchi di fare qualcosa di diverso? Non sei altro che un “finto alternativo” che cerca di farsi notare. Perché nessuno ti ascolterà mai, se mai lo faranno, non otterrai commenti o opinioni sincere, perché per quanto si possano sforzare comunque non capirebbero. Perché troppe volte abbiamo sentito uno stupido “ti capisco” quando era evidente ad entrambi che non capisce affatto e che farà finta di ascoltarti per raccontare i tuoi fatti agli altri ed approfittarne, per ricavare quel vantaggio che vantaggioso non sarà, o almeno non per te.
Dopo tutto questo, dire che non siamo tutti così è assurdo, ma è vero, almeno ai miei occhi ciechi.
Perché c’è chi riesce ad essere quasi disumano. Conosco davvero poche persone così a dire la verità, ovviamente non farò nomi, ma forse sono le poche che mi rendono felice. Perché la felicità esiste e me lo hanno insegnato loro. Perché non finirò mai di ringraziarle, non so come hanno fatto, ma mi hanno messo in testa l’unica parte positiva di questo inutile papiro: il dolore serve a vedere chi ci sta accanto, chi ci ama veramente, chi tira fuori tutte le parole e i gesti migliori per ricordarti che puoi farlo anche tu, che puoi togliere una persona dall’oblio anche tu.
Qualche volta inizio a pensare che ci riescano perché vengano da qualche strana parte dell’universo o della mia testa, e, velocemente come sono arrivate, così velocemente scompariranno e sarò costretta a vedere la realtà.
Ma ora come ora posso dire di avere accanto a me della gente che merita davvero di essere conosciuta e amata, mentre altra merita tutto il dolore che questo mondo può provocargli.
Poi ricordo il fatto che anche loro forse un giorno troveranno il motivo per dire “io sono al mondo perché un fottutissimo scopo ce l’ho anch’io!” e smetteranno di fare discorsi che non porteranno ad altro che guerre instabili, senza un fondo o una fine.
Così non auguro mai del male, mi auguro solo che un giorno tutto possa andare come nelle fiabe, e anche se non succederà mai, ho scoperto che a vivere così si vive meglio.
Voglio dire, non c’è una soluzione, non c’è un motivo e non c’è una risposta, ma alla fine ognuno avrà quello che ha dato.
Prima o poi ci metteremo, sconfitti, le mani in tasca e troveremo ciò che meritiamo, ciò che abbiamo prodotto, ciò che ci ha fatto arrivare dove siamo.

                                             “Did you get what you deserve?”

n.d.A. Beh intanto a chi è arrivato fin quaggiù volevo dire un sincero grazie, perché a nessuno interessa ciò che ho scritto, ma per me è davvero importante. 
E' anche un ringraziamento a chi mi ha sempre aiutato nel corso di questa miserabile vita e, spero serva a qualcosa.
Alla prossima,
Vs'R.
  
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