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Autore: JessL_    06/08/2012    9 recensioni
Piccolo What if? della storia Travolgimi. Personaggi: Elise e Alex.
Immaginate un mondo alternativo, dove Elise e Sandra non sono amiche, o almeno non lo sono più, dove Elise e Alessia si sono distaccate senza sapere esattamente un motivo, dove Elise e Alex non si conoscono, ma i loro genitori sì... come faranno a incontrarsi? E poi perché in vent’anni anni non si erano mai visti prima?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Ritrovarmi qui a postare su Elise e Alex, è piuttosto strano ma volevo e dovevo farlo.
Mi sono mancati, e spero sia stato lo stesso per voi.
Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei solo dirvi di non spaventarvi troppo quando vedrete che è tutto strano e diverso da Travolgimi, si tratta pur sempre di una “What if?”
 
Per spoiler su altre storie, per parlare con me e qualsiasi altra cose, potreste aggiungervi al gruppo, sarete i benvenuti. La copertina qua sotto l’ho fatta io – non è una novità, le mie le faccio sempre io xD – il punto è che su facebook ho aperto una pagina di grafica dove faccio più che volentieri copertine di tutti i generi, anche e soprattutto, per le storie di EFP. Se vi va, venite a farmi visita :) detto tutto ciò, vi auguro buona lettura!




 
 
Immaginate un mondo alternativo, dove Elise e Sandra non sono amiche, o almeno non lo sono più, dove Elise e Alessia si sono distaccate senza sapere esattamente un motivo, dove Elise e Alex non si conoscono, ma i loro genitori sì... come faranno a incontrarsi? E poi perché in vent’anni anni non si erano mai visti prima?

 
Osservo il mio Blackberry e sospiro, possibile mai che io non riesca a decidermi a mandare un maledettissimo messaggio? Mi ha detto lei di avvisarla e di farmi viva, perché ora non mi sento di farlo? La verità è semplice, per quanto io voglia ancora bene ad Alessia... ci sono successe troppe cose. Il suo trasferimento ci ha fatto allontanare, il fatto di aver frequentato due scuole diverse ci ha quasi ucciso, il non essere riuscite a conciliare la nostra amicizia con le relazioni amorose è stata la fine. Ma ora siamo entrambe single, beh veramente non è che io mi possa mai potuta considerare veramente impegnata, ma resta il punto che nonostante nessuna delle due voglia chiudere del tutto con l’altra, non riusciamo veramente a fare passi avanti. Eppure a piccoli passi si dovrebbe fare progressi, no?
<< Sei pronta? >> Mi chiede Gigia, entrando in camera mia, osservandomi dalla porta mentre si mette un orecchino. Stringo le labbra e cerco di non avere una crisi di nervi.
<< Veramente no, anche perché non capisco il motivo di tutta questa fretta... non è tardi. >>
<< Non sarà tardi, ma ci sarà sicuramente traffico, quindi dobbiamo sbrigarci. >> Alzo gli occhi al cielo e mi alzo per infilarmi le scarpe, o meglio le mie adorate parigine.
Amo i tacchi, amo i vestiti, e ringrazio ogni giorno di avere un lavoro che mi permette tranquillamente di indossare tutto ciò ogni giorno.
In macchina ascolto i miei genitori parlare, ma non ascolto veramente, più che altro sto cercando di capire come abbiano fatto veramente a convincermi ad andare con loro a questa stupida festa senza senso.
<< Mi spiegate chi è il pazzo che ha deciso di organizzare una cosa così assurda? >> Chiedo sporgendo tra i due sedili anteriori. Gigio mi guarda dallo specchietto retrovisore.
<< In realtà tuo zio. >> Aggrotto la fronte. Certo, semplice come risposta, peccato che io abbia una dozzina di zii.
<< Di quale parli precisamente? >>
<< Di zio Tony, il padre di Renata, nel caso tu abbia avuto una sottospecie di blackout. >> Alzo gli occhi al cielo e torno composta dietro.
In pratica la festa in questione, tratta “semplicemente” di riunire le persone che più o meno quarant’anni fa, facevano parte di un gruppo e che abitano nella zona dove entrambi i miei genitori sono cresciuti. Roba da pazzi, lo so.
L’unica nota positiva, sarà passare la serata con le mie cugine... almeno ci sarà qualche faccia conosciuta.
 
Wow. Non so chi sia stato, ma questa zona desolata della città – no, non è vero, non è una zona desolata, ma sono un paio di vie non proprio conosciute – arredata a festa, fa la sua porca figura. Devono essersi sforzati molto per rendere tutto gradevole.
Le strade sono chiuse, di conseguenza le macchine non possono passare, così hanno messo dei tavoli con sopra una quantità industriale di cibo e bevande – anche alcoliche, noto con piacere – e una marea di sedie e altri tavoli dove poter parlare e gustare tutto in tranquillità. Il bar dove praticamente mio padre giocava a biliardo e passava la serata con i suoi amici a bere, è aperto e il proprietario – per quanto mi possa sembrare strano – è ancora vivo ed è estremamente contento di vedere tutte quelle facce conosciute.
Mi sento un pesce fuor d’acqua. E non perché non conosco nessuno, o perché pare che la maggior parte di quella gente sa chi io sia, bensì perché mi sembra quasi di vedere una parte di quella vita dei miei genitori che io per ovvie ragioni non ho mai potuto vedere.
<< Oh mio Dio! Adriana? >> Una voce calda, e un po’ più alta del normale, fa bloccare mia madre e di conseguenza anche me e mio padre, e ci fa voltare per vedere una bella donna dai capelli sul rosso e degli splendidi occhi grigi/verdi che si sta dirigendo verso di noi. Mia madre non comprende subito chi sia, ma alla fine le sorride e le va incontro abbracciandola.
<< Giorgia! Dio, quanto tempo! >> Sono scioccata. Mia madre l’ha veramente abbracciata? Perché mi stupisco tanto? Voglio dire... mia madre adora il contatto umano. Ma... non vedrà quella donna da una vita.
Mio padre mi affianca e mi tira una lieve gomitata. << Sorridi. Non sembrare una mummia. >> Mi stampo un fintissimo sorriso e Gigio ridacchia accarezzandosi i baffi.
<< Ok, lascia perdere, torna apatica. >> Sorrido veramente abbassando lo sguardo e mi scambio un’occhiata con lui scuotendo il capo. Di certo il sarcasmo l’ho preso da lui.
<< Gi, ti ricordi di Giorgia e Francesco? >> Dice mia madre, tornando verso di noi con la sua amica.
<< Certo. >> Mio padre stringe la mano alla donna, e la strana sensazione d’inadeguatezza torna prepotente. << Tuo marito è da queste parti? >>
<< Oh sì! Si è messo a parlare con tuo fratello di qualche macchina e ha incastrato anche nostro figlio. Però non so dove sia riuscita a nascondersi Melissa. >>
<< Melissa? >> Chiede mia madre, con gli occhi verdi pieni di entusiasmo.
<< Oh sì! Dopo Alex ci abbiamo ritentato ed è uscita fuori una bellissima bambina. Beh bambina, oramai ha diciotto anni e ho dovuto costringerla a seguirci, ma è un dettaglio. >> Ridono, e io mi trovo un con un sorrisino divertito. Capisco esattamente quella povera ragazza.
<< Giorgia, ti presento Elise. Che oramai non porta più il pannolino e soprattutto riesce a camminare tranquillamente su un tacco dodici a spillo. >>
<< Oh beh, tale madre, tale figlia. >> Mi ritrovo nuovamente a sorridere sinceramente. E non posso non ammettere che questa donna è simpatica, e anche estremamente bella.
<< È un piacere conoscerla. >>
<< Oh, non darmi del lei. Sei la fotocopia di tuo padre... solo più bella e senza baffi. >> Non so se ridere o se piangere, ma cerco di rimanere impassibile con un sorriso statico.
<< Giorgia, ehi! >> Un uomo che avrà qualche anno in meno di mio padre, affianca la donna e devo dire che... ehi! È un bell’uomo! È sicuramente il marito... una così non poteva di certo prendersi uno basso, pelato e senza un sorriso da infarto. Cavolo, ma dove lo ha trovato?
<< Fra, guarda un po’?! Gigio e Gigia! >>
<< Wow, non siete cambiati per niente! >> Si abbracciano, si danno la mano e iniziano a parlare... e io penso di avere la mascella che tocca terra. Io ho visto le foto di quando i miei avevano vent’anni, e posso dire con assoluta certezza che nessuno direbbe che sono la stessa persona.
<< Potrebbe staccarsi la mascella se non chiudi la bocca. >> Una voce divertita mi parla nell’orecchio, non sobbalzo, ma di scatto chiudo la bocca e mi volto incontrando un paio di occhi color castagna che mi guardano divertiti.
Apperò; deve essere il figlio dei due simpaticoni.
<< Grazie del consiglio. >> Dico non sapendo se sarebbe stato meglio continuare a tacere.
<< Alex. >> Mi porge la mano. La stringo sorridendo chiedendomi se questo bel ragazzo dai capelli scuri e un sorriso suadente come quello del padre, ci stia provando con me o sia semplicemente educato e stia cercando di parlare con qualcuno che non sia... beh diciamo vecchio come il quartiere in cui ci troviamo.
<< Elise. >>
<< Anche tu costretta a presenziare? >> Mi chiede divertito, mostrando i suoi denti bianchi e dritti mettendo le mani nelle tasche anteriori dei jeans.
<< In effetti sì. I miei genitori volevano mostrare la loro unica e perfetta figlia agli amici di un tempo. E penso anche che volessero farmi capire che non sono sempre stati solo dei genitori. >> Dico tutto abbastanza sinceramente ma nello stesso tempo con ironia, e un po’ meravigliandomi, lui lo comprende al volo.
<< Stesso identico ragionamento dei miei, solo che loro non si sono fermati a fare solo me perfetto, ci hanno tentato anche con un altro figlio. Ma detto sinceramente mia sorella non è venuta così bene. >> Scoppio a ridere mettendomi una mano davanti alla bocca, catturando comunque l’attenzione dei quattro che se la stavano spassando parlando di chissà cosa.
<< Oh, vi siete già conosciuti. >> Dice, sempre sorridendo, Giorgia, accarezzando un braccio del figlio. Lo presenta ai miei genitori e alla fine veniamo raggiunti anche da una ragazza poco più alta di me con i capelli boccolosi. Sorride cordiale e infine ci viene presentata come Melissa, l’altra figlia di Giorgia e Francesco.
Devo essere sincera, quei due simpaticoni si sono veramente impegnati a far uscire bene i loro figli.
 
<< Dici che prima o poi ci permetteranno di tornarcene a casa? >> Mi chiede Alex, guardando il suo Negroni nel bicchiere di plastica. Io bevo un sorso della mia Vodka Lemon e poi scuoto il capo.
<< Non penso. Si stanno divertendo troppo. Non credo nemmeno che abbiano guardato l’orologio. >> Persino le mie cugine si sono già dileguate, le avrei volentieri seguite, ma alla fine ho passato una gradevole serata in compagnia di Alex. È simpatico, e soprattutto è un bel ragazzo. Lo è diventato ancora di più da quando abbiamo iniziato a bere gli alcolici.
<< Se gli facessimo notare che sono le due di venerdì sera dici che farebbero qualcosa? >> Sorrido e alzo un sopracciglio guardandolo. Lui scuote il capo.
<< Hai ragione, non cambierebbe niente. >> Gli suona il telefono e risponde un paio di secondi dopo che ha letto il nome, prima, però, si scusa con me.

<< Ehi! >> Silenzio. << Sì, ancora barricato qui. Perché? >> Mi guardo attorno cercando di non rendere palese il fatto che io stia ascoltando.
<< Seee, va beh. Davvero? >> Mi guardo le unghie. << Aspetta un secondo. Elise? >> Mi volto quasi con gli occhi sgranati.

<< Dimmi. >> Mormoro.
<< Per te sarebbe un problema non andare a casa con i tuoi genitori? >> Lo guardo stupita. Che cosa diamine mi sta chiedendo?
<< Ehm... >> mi volto cercando Gigio e Gigia, ma stanno parlando come da quando siamo arrivati. Non so nemmeno se alla fine abbiano mangiato qualcosa. << Non lo so, che cos’avevi in mente? >> Chiedo tornando a guardarlo. Alex mi sorride e io noto, forse per la millesima volta in poche ore, quanto le sue labbra, in qualche strano modo, catturino la mia attenzione.
<< Solo stare un po’ in un posto tranquillo con degli amici. Giuro che non vogliamo abusare di te, solo rilassarci un po’... e poi non saresti l’unica ragazza. >> Sono tentata di dire di sì. Ma per quanto sia vero che ho vent’anni, sono comunque venuta qua con i miei genitori, e non so quanto potrebbero prenderla bene nel sapere che dopo poche ore me la sto dileguando con un ragazzo che conosco appena.
<< Tra quanto dovrebbero passare? >>
<< Cinque minuti. >> Annuisco, e mi stupisco di me stessa. Non che negli ultimi tempi io non abbia fatto parecchi colpi di testa – già il fatto di aver perso la testa per un dottore/specializzando perdendo anche la mia cara verginità, dovrebbe rendere bene l’idea – ma il punto è che fare una cosa simile di fronte ai miei genitori, mi mette ansia. E forse è anche normale.
Lasciandolo parlare con il suo amico, mi dirigo verso la stramba combriccola, una volta che ci sono praticamente in mezzo, afferro mia madre catturando la sua attenzione.
<< Parlando ipoteticamente... >> Gigia alza lievemente un sopracciglio. << Se io... beh, me ne andassi... e non con voi... cos’accadrebbe? >>
<< Ipoteticamente... con chi andresti via? Non hai la tua macchina, quindi... chi ti porterebbe a casa, e dove dovresti andare? E sono quasi le due e mezza, quindi quando torneresti? >>
<< Wow. >> Mormoro sbalordita. Non ha perso la cognizione del tempo, e soprattutto non ha bevuto un bicchiere di troppo.
<< Mamma, mi hai rovinato il venerdì sera impedendomi di uscire con i miei amici per essere qui con voi, che tra l’altro mi avete a malapena cagata... con chi vuoi che esca? >> Gli occhi di Gigia si spostano dietro le mie spalle, e subito dopo incontrano nuovamente i miei.  << Già. >> Sussurro e lei torna la madre dolce di sempre.
<< Hai fatto colpo? >> Mi chiede maliziosamente, e io mi rimangio il pensiero di poco fa, non è tornata la madre dolce, bensì quella pervertita.
<< No. Non lo so. Comunque mi ha chiesto se ho voglia di andare a fare un giro in centro. Passano i suoi amici tra poco. >> Mi accarezza una guancia e subito dopo mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Sei giovane, bella... hai fatto colpo. E io ti ho rovinato il venerdì sera. Esci, e non rincasare per pranzo! >> Cerco di non ridere e annuisco tornando sui miei passi; una volta tornata seduta, annuisco verso Alex e lui fa scontrare leggermente le mani tra di loro e si alza.
<< Bene, allora seguimi. >> Mi porge la mano, e io l’afferro subito alzandomi e tenendomi ben stretta la mia borsa, sperando di non cadere da qualche parte facendo una brutta figura.
 
Stiamo camminando per le vie e parliamo e ridiamo cercando di trovare la macchina del suo amico, da quello che ho capito ci saranno due ragazzi e una ragazza... non so cosa aspettarmi. Quando gli ho chiesto perché ha proposto a me di unirsi e non a sua sorella, mi ha guardata come se fossi pazza e poi ha ammesso che sua sorella non apprezza molto i suoi amici, o almeno alcuni.
Abbiamo anche parlato dei suoi genitori, e ho ammesso di essere rimasta stupita di quanto appaino giovani, lui ha riso e mi ha confidato che a volte gli dispiace che non siano dei vecchietti innocui, poiché ci danno ancora dentro e il loro amore è fin troppo... troppo tutto, a volte. 
<< Oh, eccoli! >> Mi riprende per mano e raggiungiamo l’auto grigia parcheggiata in doppia fila, praticamente in mezzo la strada. Ma ci troviamo ancora in una zona desolata, quindi non passano macchine, soprattutto quasi alle tre del mattino.
Il contatto con la sua mano mi agita, non nel senso che non mi piaccia, proprio perché non è male sentire la sua stretta nella mia che mi ritrovo a dovermi subire il mio cuore accelerato. << Giuro che sono innocui, ok? Ti riporterò a casa sana e salva. >>
<< Sarà meglio per te. >> Dico divertita puntandogli un dito contro. << Anche perché mia madre sa che sono con te. >> Non mi risponde subito, afferra solamente la mano che era sul suo petto.
<< Bene, ora ti giuro solennemente che ti riporterò a casa sana e salva, ok? >> Ridendo annuisco e lui, sorridendo, apre la portiera infilandosi dentro e facendo spazio anche a me. appena salgo e chiudo la portiera, saluto e vengo ricambiata. L’unica ragazza, oltre me, che è in macchina, si volta facendosi vedere dal sedile anteriore, e sgrano gli occhi. Proprio come fa lei.
<< Sandra? >>
<< Elise? >>
<< Fabio. >>
<< Gigi! >> I ragazzi scoppiano a ridere e in un certo senso vengo contagiata anch’io. Bene, sicuramente stanotte ci sarà da ridere.
<< Vi conoscete? >> Chiede Alex. Io e Sandra ci guardiamo ed è lei a parlare.
<< Sì, anche piuttosto bene. >>
<< O almeno prima. >> Aggiungo guardando fuori dal finestrino. La mia “amica” sospira e torna seduta composta mentre a prendere la parola è Fabio, il ragazzo alla guida. E da quello che mi è giunta voce, sarebbe l’attuale ragazzo di Sandra.
<< Bene... direzione cantina? >> Gigi risponde un sì tantino esagerato e io torno a rilassarmi e prendo a parlare con loro in modo tranquillo, fregandomene che la mia ex migliore amica sia seduta sul sedile davanti al mio.
 
La cantina, non è una vera propria cantina... cioè sì, ma è enorme e soprattutto ha tutto. Forse manca solo il bagno, perché il letto c’è e una sotto-sotto-sottospecie di cucina anche. E soprattutto c’è una X-box, una Wii, tanti alcolici e soprattutto mi è parso di vedere del fumo, ma in qualsiasi caso l’odore di cannabis e tabacco ha impregnato l’aria.
<< Spero tu non sia di strette vedute... ma sei amica di Sandra, quindi ne dubito. >> Mi mormora Alex, una volta che siamo arrivati e mi sono guardata attorno.
<< No, tranquillo. >> Alex si rilassa, e mi conduce verso il frigorifero passandomi una lattina di coca cola che accetto volentieri.
<< Alex? Mi devi la rivincita. >> Dice Gigi divertito, muovendo il joystick dell’X-box. Si scusa con lo sguardo e divertito lo spingo verso il suo amico.
Con tranquillità, Fabio mi dice di prendere un bicchiere, lo faccio e subito dopo apro la mia lattina e mentre verso il contenuto, vedo Sandra affiancarmi.
<< Non pensavo che ti avrei più rivista. >> Sussurra, forse per non farsi sentire dagli altri.
Una volta che ho riempito il bicchiere, alzo lo sguardo. Ma non so cosa provo. Rabbia, forse. Ma oltre a quello? Quella che ho di fronte agli occhi è la mia migliore amica, ci siamo state vicine negli ultimi dieci anni e adesso... dopo sei mesi che non ci vediamo, non riesco a capire cosa provo. Sono ancora arrabbiata e delusa da lei?
<< Il Mondo è piccolo. >> Dico dopo qualche secondo di silenzio. Sandra mi guarda quasi speranzosa e prende a giocare col piercing che ha sulla lingua facendolo scontrare con i denti.
<< Alex non chiede quasi mai a qualche ragazza del momento di unirsi a noi. >> Sbotta poco dopo, appoggiandosi di schiena a un mobile. Io la imito e guardo i ragazzi che sembrano essere diventati animali di fronte al televisore.
<< Non sono una ragazza del momento. L’ho appena conosciuto. >>
<< Sai, >> Dice con un tono divertito. << Non mi stupirei se tu gli facessi perdere la testa. Ne saresti benissimo in grado. >> Quasi scoppio a ridere.
<< Dici? Ho tutto questo potere? >> Chiedo stando al gioco. Con lei è sempre stato così. Un’azzuffata, parole grosse, non vederci e sentirci per un po’, e alla fine, quando ci si rivede, un paio di battute, chiarimenti e tutto come all’inizio. Strano, ma penso che l’amicizia sia anche comprendere, perdonare e andare incontro all’altra persona. Sempre se ci si tiene.
 
<< Ehm... dove stiamo andando? >> Chiedo stranita ad Alex. Quest’ultimo, sicuramente più lucido di me poiché non ha né bevuto né fumato, mi porge la sua mano e io l’afferro subito avvicinandomi a lui che si è fermato per potermi guardare e tranquillizzare.
Sono le sei del mattino, il sole sta sorgendo e il cielo è praticamente arancione. Veramente un bello spettacolo.
<< Stiamo andando alla mia macchina, così poi ti riporto a casa. >> Me lo dice con calma, sorridendo dolcemente.
E non so perché io abbia accettato di passare una serata diversa e folle con questo ragazzo, ma in qualche strano modo... mi fido. So perfettamente che non mi farà del male e che mi riporterà a casa. E se qualcuno me lo chiedesse, non saprei nemmeno dire il perché.
<< Oh, ok. Ma... Sandra? >>
<< Dorme da Fabio. La riporterà lui, a casa. >> Annuisco e infine mi lascio trascinare di fronte a una Multipla blu. Alex mi apre la portiera e io salgo sentendomi euforica come quando era una bambina. Una volta che anche lui si siede, mi giro nella sua direzione con un sorriso che va da orecchio a orecchio.
<< Da piccola desideravo che mio padre comprasse quest’auto. >> Divertito, inserisce le chiavi nel quadro ma non mette in moto.
<< Davvero? Perché? >> Mi mordo per un istante il labbro inferiore.
<< Perché avendo tre posti davanti, io non ero obbligata a dover rimanere sola nei sedili dietro. >> Ammetto un po’ imbarazzata, Alex ride e io lo seguo a ruota. Una sua mano vola ad accarezzare una mia guancia e automaticamente sposta qualche capello dal mio viso.
<< Sei davvero unica, Elise. >> Scrollo le spalle e lui abbandona la presa su di me mettendo in moto.
Durante il tragitto ci troviamo a parlare delle nostre storie passate, e lui mi racconta che di vere e proprie storie, ne ha avuta solo una, durata un po’, ma finita perché lui non era innamorato e lei voleva troppo. Non gliel’ho chiesto esplicitamente, ma penso intendesse che lei voleva far conoscere le famiglie. Mi ha anche detto che dopo di lei ha avuto storie passeggere, niente di serio ma nemmeno da una botta e via. Ha ammesso che al momento vorrebbe avere una relazione seria, una persona che cerchi di capirlo, che gli voglia bene, che gli stia accanto... ha anche ammesso che però non pensa sia facile trovare quella persona poiché ultimamente non riesce a trovare una ragazza che in qualche modo lo affascini. Mentre lo diceva mi guardava, e il mio stomaco si è stretto in una morsa soffocante.
Io in poche, anzi pochissime, parole, gli ho raccontato del fatto di non aver mai avuto una relazione seria, nel senso che fino a qualche anno fa ero più rotondetta e che non venivo notata, gli ho detto che sono dimagrita dopo che sono stata investita da un auto, e poi ho ammesso di essere stata qualche mese con il dottore sexy che mi ha praticamente detto che in breve tempo sarei riuscita a tornare a camminare nonostante la frattura fosse seria e soprattutto che dovevo portare il gesso e fare tanta riabilitazione. Lui n’è rimasto sorpreso, più che altro perché non pensava che un medico potesse lasciar perdere la regola paziente/dottore, ma quando gli ho spiegato che comunque ero già maggiorenne e che lui non era di certo vecchio, poiché era un semplice specializzando, ha iniziato a fare battutine e abbiamo iniziato a punzecchiarci fino ad arrivare sotto casa mia.
<< Grazie del passaggio. >> Mormoro, sentendomi un po’ in imbarazzo, senza sapere nemmeno il perché.
<< Figurati. Grazie a te per avermi tenuto compagnia tutta la sera e la notte. >> Stringo gli occhi, cercando di trattenere un sorriso.
<< Detto così, sembra che abbiamo fatto chissà cosa. >> Alex scoppia a ridere e si passa distrattamente una mano tra i capelli neri.
<< Hai ragione >> Dice inclinandosi un po’ verso di me. << Però tu hai capito cosa intendevo. >> Annuisco divertita e apro la portiera, nello stesso momento lui apre anche la sua e mi rivolto per guardarlo. Una volta che ha richiuso la sua mi raggiunge, e io, ancora confusa, praticamente seduta sul sedile, lo guardo con un punto interrogativo enorme.
<< Ti accompagno al portone, sempre se per te va bene. >> Raschiandomi la gola, scendo dall’auto e mi avvio verso casa seguita da lui.
Una volta che siamo di fronte ai citofoni, mi fermo e lo guardo non sapendo cosa dire e che cosa fare. So che cosa vorrei fare, ma non mi pare il caso.
<< Elise... >> Alex infila le mani nelle tasche anteriori dei jeans e mi si avvicina maggiormente. Il mio cuore batte forte e sto facendo di tutto per non far cadere le chiavi che ho tra le mani. << Potrei avere il tuo numero? >> Un omino senza volto e in realtà senza senso che governa il mio cervello, esulta e inizia a ballare la conga.
<< Sì, certo. >> Cerco di mostrarmi tranquilla e salvo il mio numero direttamente sul suo cellulare facendomi subito dopo uno squillo. Quando torno a guardarlo, il suo sorriso mi abbaglia e io gli ripasso il telefono, ma lui, quando lo afferra, cattura anche la mia mano e mi avvicina. I nostri petti si sfiorano e io penso di essere arrossita, e penso anche che il mio cuore si sia trasferito nella mia gola.
<< Grazie. >> Mormora sulle mie labbra. Lui è molto più alto di me, ma devo ammettere che i tacchi mi aiutano a non sembrare bassa come in realtà sono.
<< D-di niente. >> Sorride e abbassa maggiormente la sua testa.
Istinto o ragione?
Mi lascio baciare e divento per un attimo una di una lunga serie, o scappo?
Fregandomene della ragione, faccio intrecciare la mano libera tra i suoi capelli e la sua bocca sfiora la mia.
Sfiora è il termine giusto, perché nessuno dei due esagera col contatto.
Lo sento lasciare la mia mano e infilarsi il telefono in tasca, subito dopo – quella stessa mano – stringe un mio fianco avvicinandomi maggiormente e tutt’un tratto diventiamo un corpo solo, o almeno così mi pare, poiché dal semplice sfiorarci le labbra, ci troviamo a baciarci come si deve e i nostri corpi non fanno altro che toccarsi con descrizione, senza esagerare, ma nello stesso tempo con sicurezza. Le carezze che lascia sulla mia schiena o quando mi tocca il sedere, mi fanno mugolare nella sua bocca, e lo stesso accade a lui quando accarezzo un certo punto del collo o dietro l’orecchio destro.
Non so dopo quanto tempo ci allontaniamo, ma siamo entrambi col fiato corto e lui ha gli occhi appannati dal desiderio, probabilmente la copia dei miei.
<< Tieni il telefono carico in questi giorni, perché devi star pur certa che mi farò vivo... >> Lo dice sulle mie labbra, non staccando gli occhi dai miei. M’inumidisco le labbra toccando per forza di cose anche le sue, e sorride accarezzandomi una guancia.
<< Ora sali a casa, Piccina... ci sentiamo domani. >> Come un automa, mi trovo ad annuire e a salire a tentoni le scale fino ad arrivare in casa.
Una volta nella mia camera, mi siedo per terra appoggiando la schiena contro il letto e mi sfioro le labbra un po’ gonfie. Decisamente è stato un bel bacio.
Sobbalzo quando sento il mio telefono vibrare, lo afferro e sorrido.
Quella che pensavo sarebbe stata una serata sprecata, è stata invece divertente è piena di sorprese... tutto questo grazie ai nostri genitori che vent’anni fa erano amici. Ho passato una bellissima serata, sei veramente unica Elise. Notte. Alex.”
 
Sì, le cose sono decisamente diverse dalla storia originale, Travolgimi è sicuramente più introspettiva e magari un po’ più seria, e non essendo una one shot, è sicuramente più comprensibile. Ma dopo mesi e mesi, avevo bisogno di scrivere di questi due pazzi. Anche se in modo diverso.
Mi sono sempre chiesta se potesse nascere tutto in modo “normale”, magari più naturale, senza troppi drammi da parte di entrambi... e la mia risposta è sempre stata sì. Elise ha un buon rapporto con le cugine, ha finito la scola, lavora, è molto più femminile e sicura di sé; Alex ha due genitori ancora innamorati l’uno dell’altro e soprattutto ha comunque chiuso con Silvia, ma non è diventato un puttaniere e nemmeno si è dato all’alcool e al fumo come fa intendere in Travolgimi in una conversazione con Elise.
Detto questo, spero di non aver annoiato troppo... tengo le dita incrociate e spero in qualche vostro parere. Grazie in anticipo a tutti. Jess.
   
 
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