Sì lo so, sono un disastro. E sono megaarcisupermaledettamente
in ritardo.
Siete autorizzati a schiaffeggiarmi, insultarmi e/o colpirmi
con oggetti contundenti. Cercate di non
farmi soffrire troppo però é.è
Ci si rivede a fine capitolo! Enjoooooy :3
Sugar camminava a passo deciso tra le strade di Lima. Conosceva
fin troppo bene la casa verso cui si stava dirigendo e niente l’avrebbe fermata
dal realizzare il suo scopo.
Ormai era diventata una tradizione di famiglia visitare quel
luogo quando arrivava il breve periodo dell’anno in cui gli ex alunni del Glee
si ritrovavano tutti a Lima per una rimpatriata. E puntualmente Santana portava
lei e la madre in visita al grande edificio bianco che portava il nome di Mr. Brown.
Sugar amava
follemente visitare quel luogo, forse quasi quanto sé stessa.
Il signor Brown
era diventato così famoso per le sue truffe che la sua casa era stata
trasformata in un vero e proprio museo, conosciuto da chiunque avesse almeno un
minimo di conoscenza nel campo della moda. Brown aveva forse acquistato più
fama tra la gente per il museo in suo “onore”, che tra gli agenti di polizia per
le sue malefatte. Gli abitanti di Lima avevano iniziato addirittura ad adorarlo
e i negozianti a vendere souvenir e gadget, che portavano il suo nome, ai migliaia
di turisti in visita.
Albert Brown
aveva iniziato a farsi conoscere intorno al 2020, nel momento in cui un gruppo
di detective, avendo ricevuto centinaia e centinaia di denunce di clienti
truffati da un famoso stilista italiano che si presentava ogni volta con nomi e
aspetti differenti, iniziarono le indagini a suo carico.
Il culmine della
sua fama arrivò quando, dopo anni e anni di ricerche, fu scoperto che Brown si
trovava proprio in Ohio, in una villa fin troppo vistosa per destare sospetti.
E non si poteva certo considerare un nascondiglio, centinaia di parrucche,
occhiali, abiti eleganti e i più vari travestimenti erano appesi con cura in
ogni angolo della casa.
Più che per il
guadagno che ci ricavava dalle sue truffe, per il signor Brown era diventata
una vera e propria ossessione - o come la definiva lui una 'passione'- quella
di collezionare una quantità enorme di travestimenti da utilizzare con le sue
sfortunate vittime. Non era un uomo cattivo, forse non era tanto stabile
mentalmente, ma non era cattivo.
Aveva creato
scalpore per non aver opposto alcuna resistenza ed aver confessato tutto quasi immediatamente
dopo il suo arresto.
E alla fine se
l’era cavata dopo ben 30 anni di processi in cui erano stati coinvolti migliaia
e migliaia di cittadini dell’alta società che si erano ingenuamente affidati a
Brown, testimoni, collaboratori, medici che stabilirono le sue effettive
condizioni mentali e i migliori avvocati di tutto l’Ohio, pagati profumatamente
dal famoso truffatore.
Si fece forza e
fissò per qualche minuto ciò che le stava davanti, prima di bussare al grande
portone.
Nessuna risposta.
Sugar si guardò
intorno. Una graziosa e modesta villetta bianca circondata da sgargianti
cespugli e alberi in fiore. Di certo quell’uomo aveva buon gusto.
Scosse la testa e
provò a bussare di nuovo, stavolta con entrambe le mani.
Il portone si
aprì leggermente, lasciando intravedere la mano di un uomo, accanto al chiavistello.
“Chi è?” –
domandò una profonda voce dall’interno della casa.
“Scusi mi
potrebbe ecco..potrebbe aprire per favore?” – rispose la ragazza.
“Ci conosciamo?”
“No..no. Ma io..”
– si schiarì la voce.
Coraggio Sugar.
“Salve, sono
Sugar Motta e..
“Non conosco nessuna
Sugar Motta. Arrivederci.” – la interruppe l’uomo richiudendole il grande
portone di legno in faccia.
“Mi apra
dannazione!” – urlò la ragazza colpendo rumorosamente il legno, spazientita.
L’uomo aprì
nuovamente.
“Cosa diavolo
vuole da me? Io non la conosco.”
“Ma io sì, Signor
Brown.”
Il portone si
spalancò, mostrando l’imponente figura del padrone di casa.
Il signor Brown
era un uomo alto e piuttosto ben piazzato, dai corti capelli castani,
interrotti da qualche ciuffo grigio. Il viso pallido, gli occhi anch’essi castani e la
folta barba che lo faceva assomigliare ad un’eremita. Per essere un mago del
travestimento le sue condizioni al momento erano parecchio imbarazzanti.
Indossava grandi ciabatte rosa in tinta con la camicia a quadretti abbottonata fin sotto il
mento, appena visibile sotto l’enorme giacca grigia e sbiadita. Si era
decisamente preso una vacanza dal ‘lavoro’.
“Ma che
diavolo…?” – bisbigliò l’uomo squadrando
la ragazza.
“Come..come
sai il mio nome, ragazzina?!”
“Non è importante
come so o non so il suo nome. L’importante è che so.”
L’uomo inarcò un
sopracciglio, poco convinto dal senso del discorso.
“Tutto.” –
continuò Sugar.
Il signor Brown
scoppiò in una rumorosa risata.
“Ragazzina,
perdonami. Tu non sai proprio un bel-
“Che ne dice
della sua collezione composta da ben 2000 parrucche differenti e altrettanti
accessori acquistati in giro per il mondo?” – lo interruppe la ragazza.
“Beh ma..ma
questo non significa che... questo non significa niente!” – replicò l’uomo
visibilmente agitato.
“E che ne dice
invece della truffa che pianifica ormai da anni e che ha intenzione di mettere
in atto il 26 novembre 2019? Anche questo non significa niente? Devo
continuare?”
L’uomo rimase
immobile. Aprì la bocca come a voler dire qualcosa, ma poi la richiuse zittito.
Fortunatamente
Sugar amava follemente seguire ogni tipo di notizia riguardante la moda sia
passata che recente, e conosceva ogni singolo particolare sul famoso caso del
signor Brown.
“So tutto le
dico. So come utilizza i suoi travestimenti fingendosi un famoso stilista italiano, so come inganna le persone che le danno
fiducia ricavandone enormi profitti. E si tranquillizzi, non sono qui per
spiattellare l’intera faccenda alle forze dell’ordine. Certo, ovvio che no. Ma
solo se starà alle mie condizioni.”
“Ma lei
come..come sa tutto questo?” – mentre parlava un tic nervoso aveva preso
d’assalto il suo occhio destro.
“Come ho già
detto, non è importante come io
sappia. Ora quello che importa è che lei prometta di fare ogni singola cosa che
le verrà richiesta dalla qui presente Sugar Motta. E se lo farà, filerà tutto
liscio come l'olio. Altrimenti.. beh, l’avviso solamente che un piccolo gruppo
di investigatori è già sulle sue tracce, e gira voce che lei collabori con la
mafia.”
“Ma-ma questo non
è vero!” – replicò l’uomo, il viso arrossato in preda alla collera.
“Oh, io lo so
bene. Ma purtroppo non sono tutti come Sugar Motta a questo mondo. Già, un vero
peccato.”
Sugar si avvicinò
lentamente all’uomo, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
“Senta… -
continuò.
So che lei è una
brava persona, glielo si legge in faccia. E io non vorrei per nulla al mondo
farle passare dei guai. Lei si fidi di me e faccia come le dico. Io in cambio terrò
la bocca chiusa, ha la mia parola.” – disse facendo segno di cucirsi la bocca
con le dita.
Albert Brown stava
immobile davanti a lei, lo sguardo fisso e le labbra sigillate in un misto di
rabbia e preoccupazione.
Sugar gli tese la
mano.
“Affare fatto?”
“Affare fatto.” –
rispose lui con la voce stranamente più acuta del normale.
“Oh e..quelle
pantofole, orrende. E quella camicia!” – esclamò indicando il piccolo lembo di
stoffa che spuntava dalla giacca.
“Per carità
signor Brown, si tolga quella camicia! Già che c’è una piccola rasatina anche
alla barba e sarò la sua migliore amica.”
Inclinò
leggermente la testa, scrutando la folta barba che gli ricopriva ogni singolo
spazio di pelle dal naso in giù.
“Magari le
procurò un tosaerba eh.” – disse poi, ritraendosi disgustata.
L’uomo intanto la
fissava incredulo, incapace di replicare.
“Scusi,
Asperger.”
----
Sugar se ne stava
seduta ad uno dei tavoli della mensa del McKinley High. Da dietro il suo libro di Tolstoj “Guerra e Pace”- uno dei suoi romanzi preferiti, che per una fortunata coincidenza era
rimasto nella sua borsa prima del fatidico viaggio nel tempo - osservava
attentamente i membri delle Nuove Direzioni discutere sul da farsi al
tavolo proprio accanto al suo.
Jacob Ben Israel non
aveva potuto far altro che zittirsi quando il ricchissimo donatore di
pianoforti viola Al Motta, si era improvvisamente presentato alla scuola
confermando l’iscrizione della figlia Sugar e aggiungendo una ricca donazione
per le spese sanitarie del liceo.
“Da oggi ti farai chiamare Al. Siamo
intesi? Al. Al Motta. Albert è decisamente troppo lungo da ricordare.”- gli
aveva ordinato Sugar.
Il signor Brown annuiva stancamente, arreso
al suo destino, mentre un sarto gli prendeva le misure per un'elegante giacca nera
nuova di zecca. La sua barba era stata sfoltita e i suoi capelli ritinti
completamente di un bel castano scuro, nascondendo ogni traccia di grigio. Con
una valigetta 24 ore e un nodo alla cravatta, di lì a poco sarebbe diventato un
perfetto uomo d’affari.
“Benissimo. E domani ti presenterai come
l’affettuosissimo e ricchissimo padre di Sugar Motta. E subito dopo donerai
alcuni pianoforti al McKinley High di Lima, Ohio.”
“E dove li trovo i pianoforti?”
“Magari uhm..in un negozio di strumenti
musicali, forse?” – sbuffò Sugar.
“Ah già, dimenticavo. I pianoforti dovranno
essere rigorosamente viola.”- aggiunse poi.
“E dove li trovo dei pianoforti viola?! E
poi perché viola?” – rispose stressato l’uomo.
“Mi piace il viola ok? E poi basta con
tutte queste domande! Sei tu l’adulto. Comportati come tale. Con tutti i soldi
che hai ci sarà qualcuno disposto a procurarti dei pianoforti viola! Quindi tu
ti procurerai questi pianoforti viola. E ti presenterai come Al Motta. Padre di
Sugar Motta. Lima, Ohio. Ricco donatore di pianoforti viola e di denaro aggiuntivo
per le spese igieniche del liceo Mckinley. Il preside Figgins sarà così
impegnato a godersi tutto il tuo denaro che non farà domande sull’improvvisa
donazione, o peggio..su di me. Siamo intesi?”
“Siamo intesi.” – aveva annuito scocciato
il signor Brown, anzi, il signor Motta.
“Glee Club.” –
gli aveva risposto il suo compagno di squadra, sghignazzando.
“Perché ignorate il compito di Schuester?” - domandò una delusa Rachel Berry
proprio in quel momento.
Neanche cinque
minuti ed ecco partire la musica. La banda, stranamente presente in sala mensa,
si aggregò alle Nuove Direzioni sulle note di “We Got the Beat” delle Go-go’s.
Rachel si cimentò in una movimentata passerella su
uno dei tavoli della mensa mentre gli altri membri del Glee si scatenavano in
tutta la sala.
Santana afferrò
la mano di Brittany, trascinandola con sé fino a un altro dei tavoli.
Sugar intanto le
osservava commossa. Splendide come sempre, le ragazze si dimenavano eseguendo piccole
coreografie improvvisate sotto gli occhi di ogni singolo studente che le
fissava incantato.
Sugar ebbe un leggero
sussulto quando il giovane Noah Puckerman salì
proprio sul tavolo dove stava seduta e iniziò a mettersi in mostra con
qualche flessione, guardandola dritta negli occhi con aria spavalda. Non riuscendo a trattenere
un sorrisino divertito, Sugar lo fissava ammaliata. Aveva sempre avuto un
debole per i ragazzacci e trovava non poco attraente quel giovane Puckerman
nelle vesti del provolone di turno.
Scosse la testa,
ricordando a sé stessa che il ragazzo che le faceva l’occhiolino era pur sempre lo
zio Noah. Lo zio Noah che fin da piccola aveva sempre adorato, che la veniva
spesso a trovare e le permetteva di giocare con la sua cresta da moicano.
Purtroppo
l’esibizione si concluse fin troppo presto, e con il finire della
musica finì anche l’entusiasmo dell’intera sala
mensa.
E quando Becky
Jackson colpì in piena faccia Rachel con quelli che Sugar identificò come
spinaci, fu la fine.
“Lotta col cibo!”
– gridò quel cespuglio arrapato di Jewfro mentre un paio di spaghetti al sugo venivano
scaraventati nella direzione di Puck.
E si scatenò il
putiferio.
L’intero Glee Club,
demoralizzato dopo il fallimento dell’esibizione in sala mensa, era intento a
ripulirsi stancamente dai resti del pranzo.
Il professor Will
Schuester toglieva alcuni spaghetti dal pianoforte mentre i suoi studenti si
lamentavano del disastro.
“Per forza, avete
fatto schifo.”
L’intero gruppo si voltò. Sulla soglia era comparsa una ragazza dall’aspetto esageratamente
appariscente, con un ego da far concorrenza perfino a Rachel Berry.
“Ehm scusa..tu
saresti?” – chiese l’ebrea irritata.
“Sono Sugar
Motta.” – rispose sicura la ragazza, facendosi strada attraverso la sala canto.
Intanto ogni
singolo membro del Glee la fissava stupito, compreso il professor Schuester.
“Mi sono autodiagnosticata
la sindrome di Asperger per poter dire ciò che voglio. Tipico dei figli dei
diplomatici.” – continuò Sugar, accennando un sorriso.
“Posso aiutarti,
Sugar?” – domandò confuso Schuester.
“Il fatto è
questo. Io sono pazzesca, e sarò famosissima un giorno. Vi ho visti cantare e
ballare a mensa e mi sono detta.. sono molto più brava di loro!”
Schuester la
guardò ancora più confuso di prima, senza sapere bene come reagire.
“Scusate,
l’Asperger.” – affermò lei, sotto gli
sguardi stupiti dei ragazzi.
--
“Sugar Motta?
Perché mi suona così familiare?” – domandò Kurt Hummel in un sussurro.
“Suo padre è il
riccone che ha donato i pianoforti viola.” – gli rispose Mercedes, intenta a
rimuovere gli ultimi residui di lattuga dalla maglietta.
“Preparatevi a farvi zuccherare le
orecchie.”
Angolo della
psicopatica mangiapantofole:
Ebbene sì, è
ufficiale. Sono definitivamente un caso perso. Ma questo già lo sapevate :’3
lol
Non ho scuse per
questo immenso ritardo, davvero… ho passato l'ultimo periodo
della mia vita a guardare negli occhi la prima metà del capitolo
(?) e niente..dopo uhmm..quanto
è passato? Quasi due mesi (cielo sono un disastro D:) ho
finalmente
deciso di ritornarci sopra e bom! Ne è uscita questa
“cosa”.
Allura..detto in tutta onestà non mi convince molto >.<
sto cercando di dimenticare l’idea della one-shot e
continuare avendo un
minimo di coerenza con il telefilm e mi sta
risultando complicaticcio, ma
il mio cervellino ci sta lavorando u.u
Ok stavolta
meglio che non prevedo tempi di aggiornamento che tanto si sa che non li
rispetterò mai lol
Un milione di
grazie a tutti i fantastici lettori che continuano e continueranno a seguire
questa fic nonostante tutto e un trilione di grazie a quei fantavigliosi recensori
degli scorsi capitoli, siete meravigliosamente pucciosi!
Detto questo, vi
saluto e mi scuso nuovamente per il ritardo çç
Fatemi sapere
cosa ne pensate e se vale la pena di andare avanti! Sono ben accette critiche
ma se qualcuno volesse lasciare qualche recensione coccolosa mi riempirebbe il
cuore di arcobaleni :3
Peace and love
and Brittana feelings ^-^ Alla prossima amorevoli lettori! E ovviamente buone
vacanze! :)
Panffle :3