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Autore: LiquidScience    06/08/2012    4 recensioni
[Spin-off della serie A-Team]
Ed ecco, quando tutto sembra andare sempre in peggio, che fa la sua ricomparsa l'A-Team, dopo molti anni di inattività. Ma i membri che lo compongono non sono gli stessi, ma i loro figli, riuniti insieme da uno scherzo del Destino.
La storia inizia con il racconto di Mike Murdock, intervistato da una giornalista.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una campanella squillò non appena Ann aprì la porta del negozio di antiquariato. Era un locale piccolo, al centro c’era solo un piccolo tavolino (dell’800) con una miriade di oggettini sopra, interi scaffali pieni di vecchi libri alle pareti e un bancone in legno intarsiato dalla parte opposta della porta. Un uomo vestito da cowboy (con tanto di cappello!) stava spolverando dei tomi con un piumino, alzando una nuvoletta di polvere. La giornalista lo ignorò e si avvicinò al bancone. Sopra c’erano soltanto un registratore di cassa meccanico grande come un piccolo mobile e un piccolo campanello in stile reception dell’hotel.
“Questo negozio è d’antiquariato in tutti i sensi”  disse tra sé e sé. Allungò la mano e suonò il campanello quattro volte di fila, velocemente, come le aveva detto il matto. Il cowboy interruppe il suo lavoro, posò il piumino sul tavolo e andò dietro il bancone.
“Deve avere una gran fretta per suonare il campanello in questo modo” disse l’uomo in tono scherzoso. Indossava una camicia a scacchi rosso bordeaux, un gilet in pelle marrone scuro e pantaloni in stile western, aveva il viso tondo e un paio di baffi brizzolati. Sembrava sorridere, ma questi ne confondevano un po’ l’espressione. Insieme al cappello dello stesso colore del gilet, gli donavano un aspetto molto… retrò, ecco.
Il cowboy appoggiò le mani sul tavolo e si avvicinò leggermente.
“Chi la manda?” chiese infine, improvvisamente serio.
“Il Matto della Porta Accanto” rispose Ann con un lieve tono di sfida.
Il suo interlocutore arricciò i baffi e sospirò.
“Ok, mi segua” disse, tirando una tendina alle sue spalle. Ann aggirò il bancone e lo seguì. Entrarono in una stanza simile a un bar anni ’50 e l’uomo si unì ad altre tre persone, in piedi di fronte alla giornalista.
Di fianco a lui c’era un uomo biondo vestito con giacca, camicia e pantaloni eleganti, una ragazza dai capelli castani lunghi fino alle spalle, vestita con una T-shirt e un paio di pantaloni color crema e un uomo con la pelle scura, una strana bassa cresta dentellata, un paio di catene argentate al collo e al polso dei bracciali spinati, indossava un paio di jeans e una maglietta rosso fuoco.
“Io sono Hun Smith” disse il cowboy togliendosi il cappello e i baffi finti –James Peck, Maddie Murdock e Spike Baracus” continuò, indicando le persone affianco man mano che ne diceva i nomi.
“Siamo il nuovo A-Team. Come possiamo esserle d’aiuto?” concluse infine Smith.
La giornalista si presentò, spiegò del suo obiettivo, ovvero di scrivere un articolo sul ritorno del famoso A-Team, e raccontò del suo.. diciamo… ‘colloquio’ con Mike Murdock.
Il racconto di Ann lasciò i quattro pensierosi e un po’ scettici.
“Ci scusi un attimo” disse Hun prendendo Maddie in disparte.
“Il tuo fratellone ha la lingua lunga” disse Smith alla ragazza, serio.
“Hun , lo so cosa stai pensando… ma se ha scelto di parlare di noi con lei c’è un motivo. E’ matto, non posso negarlo, ma ha sempre avuto quella capacità di capire subito se una persona è affidabile o no al primo sguardo” giustificò Maddie.
Hun arricciò le labbra e scosse lievemente la testa.
“Va bene. Mi fido di tuo fratello” concluse.
Con un accenno di Smith, tutti si sederono al primo tavolo.
“Che cosa le ha raccontato Mike?” chiese Maddie alla giornalista.
Ann fece un breve resoconto dell’incontro, ogni tanto dando un’occhiata ai suoi appunti. Quando ebbe finito, mise via il suo blocco note.
“Non mi ha detto una cosa fondamentale, però” disse infine  “Come è nato ufficialmente l’A-Team?”
“Tutti noi avevamo qualcosa in comune, oltre ad essere figli dei membri originari. Mia sorella Hannah, per esempio, ha quasi rischiato la vita a causa di una banda di criminali. Ha perso sensibilità in parte del braccio e della mano sinistra, per non parlare del mese passato in ospedale” disse Hun.
“L’autofficina di mio padre è stata messa completamente a soqquadro da dei criminali organizzati, si è ripreso a fatica da quel colpo” raccontò Spike.
“La casa di fronte alla mia era stata affittata da dei spacciatori. Una volta si sono accorti che io li avevo scoperti e, per assicurarsi il mio silenzio, ogni mercoledì rompono la finestra del salone” disse James.
“Mio fratello fu travolto da dei pirati della strada, la sua macchina distrutta e lui ricoverato in ospedale, fortunatamente riportò solo un trauma cranico, ma rimase in coma per tre settimane. Io, mamma e papà ci siamo fatti in quattro per pagare il conto dell’ospedale” raccontò Maddie.
Un aria cupa cadde tra tutti i presenti. Evidentemente ricordare quei brutti momenti non era affatto piacevole per loro. Ann si sentiva un po’ in colpa per aver fatto quella domanda.
“Ma la scintilla che ha acceso tutto è scattata esattamente dieci anni fa” continuò Hun, riprendendo la parola.
“Stavamo aiutando un anziano signore con il suo negozio, quando quattro o cinque brutti ceffi fecero irruzione. Uno di loro minacciò pesantemente il proprietario, mentre altri tre con delle mazze da baseball distrussero uno scaffale.
-Non mi pare delle dimensioni adatte per essere scambiato per una pallina da Baseball… Farete meglio a prenotare una visita dall’oculista- dissi, avvicinandomi.
-Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia?- continuai. L’altro non rispose, preferì far parlare i pugni. Un paio di mosse ed era a terra. Uh, dilettante.
Degli altri se ne occuparono Maddie, James e Spike.
Fu la nostra prima ‘missione’. Ci mettemmo d’accordo, insieme per aiutare le persone in difficoltà come i nostri padri fecero prima di noi, e così nacque il nuovo A-Team”
Una volta finito il suo racconto, Hun si girò verso James.
“Ehi Face, ti ricordi che armadio che era quello che hai affrontato quella volta? Eh eh eh”
“Ahn… non me lo ricordare” rispose Peck, aggiustandosi il colletto e guardando attorno.
“Come mai lo chiamate Face?” chiese la giornalista.
“Perché ha una gran faccia da sberle” intervenne Spike “Potrebbe manipolare la testa di chiunque”
Faccia. Face, in inglese, per l’appunto.
“Eh andiamo… non esagerare” disse Face, un po’ seccato.
Hun prese un sigaro da dietro di sé e lo accese. Spike fece una smorfia, glielo rubò e lo lanciò verso il cestino. Un centro perfetto.
Smith infilò noncurante la mano nel gilet e ne estrasse un altro, spuntò con i denti un’estremità e la sputò verso il cestino. Un altro centro perfetto. Hun fece un sorriso beffardo e Spike si dirò dall’altra parte.
“Come vi siete distribuiti il comando? Insomma, ci sarà qualcuno che fa l capo eccetera” chiese Ann.
“Io, dato che sono il più vecchio, sono il capo. Mi seguono i due fratelli, che hanno unito il gruppo.” Rispose Hun.
“James e Spike, invece?”
“Pari o dispari” disse Hun.
“Ah. Chi ha vinto?” chiese Ann.
Spike rispose con un ‘io’ secco e pacato.
Dall’imprecazione di Face Ann poté intuire che questi non aveva ancora accettato la sconfitta. Con orrore la giornalista si ricordò di non aver preso appunti. Tirò fuori il blocco note e scrisse tutto.
“Ancora una cosa. Come mai non vi fate vedere , se non per una missione o cose simili? Rispetto all’A-Team originale, voi non siete ricercati” disse Ann
“Semplicemente, non vogliamo rompiscatole. Solo persone con problemi seri, ecco tutto” rispose Maddie.
La giornalista finì di prendere appunti e mise via il blocco note.
“Con questo ho finito. Vi ringrazio per la vostra disponibilità”
“Signorina Stuart, ci prometta che nel suo articolo ometterà tutti i particolari relativi a come ci ha trovato e dove riceviamo” disse Hun, serio, e Ann rispose che avrebbe scritto soltanto la storia.
Ringraziando tutto il Team, uscì dal negozio. Le campanelle suonarono e, quando la porta si richiuse, la giornalista gioì: Aveva tra le mani un’intervista al nuovo A-Team, un articolo di prima pagina, era riuscita laddove altri hanno fallito.
Sua madre Amy Amanda Allen ne sarebbe stata fiera.
  
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