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Autore: Giusy2324    06/08/2012    2 recensioni
"Era l'unico a cui pensavo quando ascoltavo qualche canzone d'amore, o anche la notte prima di addormentarmi. Harold Edward Styles. Harry per tutti, il mio Harry per me".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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26 Luglio 2012 3.00 del mattino.

 

Un senso di nausea mi assalì durante la notte, così torturante che non riuscii più a dormire.

Corsi in bagno, cercando di vomitare la cena che avevo mandato giù quella sera, anche se avevo mangiato solamente un panino e un pomodoro.

Non riuscivo a respirare, avevo un dolore forte alla pancia e alla testa. Mi buttai un pò d'acqua in faccia e tornai a distendermi sul letto.

Quella sera rimasi sola a casa, come le altre venti sere prima, visto che il mio ragazzo si trovava da qualche parte nel mondo a fare il suo lavoro, quel lavoro che gli piace tanto. Si, il mio ragazzo è un cantante e fa parte di una band, si chiamano: One Direction. Che nome strano - ripensai per la decima volta - come facevano a chiamarsi così, se continuavano a cambiare posto ogni giorno, qual'era la loro vera direzione? Rimangiai tutto quello che stava frullando nella mia mente, quando pensai a quello che mi disse un giorno il mio ragazzo, quando gli chiesi il perchè di quel nome. << Il nostro sogno >> rispose lui.

Già, l'unica direzione era il loro sogno, il sogno di diventare cantanti, di amare da più vicino la musica, si fare innamorare le persone della loro musica. Aveva proprio ragione, e ci erano riusciti alla grande, avevano fatto innamorare tantissime persone della loro musica, e tra quelle persone c'ero anche io.

Ad interrompere i miei pensieri, mentre fissavo il tetto della mia camera da letto, fu un'altro attacco di nausea, sta volta non riuscii a correre dall'altra parte della stanza, e vomitai tutto a terra.

Cosa mi sta succedendo? - pensai mentre pulivo il pavimento.

Avevo bisogno di parlare con lui, era l'unica pensona che riusciva a capirmi, l'unica persona che mi è rimasta, l'unica che si fidava di me e di cui io mi fidavo. Avevo bisogno della sua voce, dei suoi abbracci, dei suoi baci, di guardarlo dritto negli suoi grandi occhi verdi e sentire il suo cuore battere solo per me.

Da quando scappai di casa e andai a vivere a Londra, tutto era cambiato.

Non sentivo più i miei genitori da due anni, non avevo amici, non avevo mia sorella accanto, non avevo il mio cane accanto. Niente. Ero completamente vuota.

Per fortuna, avevo terminato il Liceo Linguistico e studiando tante lingue, qualcosa riuscivo a fare fuori dall'Italia.

Amavo e amo ancora la lingua spagnola, amo i paesi latini e la Spagna soprattutto. Perchè non scelsi di andare in Spagna, o in Argentina? Troppo facile. Tutti sapevano quanto amavo quei Paesi, e sarebbe stato troppo facile ritrovarmi.

Nessuno. Nessuno mi sarebbe venuta a cercare a Londra. Tutti sapevano quanto odiassi il freddo e i Paesi del nord, quindi sarei stata al sicuro in mezzo al gelo di questa città.

Onestamente, Londra era una gran bella città. Era diversa da come me l'aspettavo, non sempre faceva freddo, quindi mi abituai presto alle culture e tradizioni e, soprattutto, clima londinese.

Perchè scappai dall'Italia? Beh, diciamo che è un discorso troppo lungo e doloroso, ma diciamo che non mi piaceva la mia città natale, la gente che ci viveva e soprattutto avevo tanto problemi in famiglia. Non andavo molto d'accordo con mio padre, ogni giorno c'era sempre qualcosa che ci faceva litigare. Non avevo amici. Finito il Liceo, ognuno prese la propria strada e ci dividemmo tutti, senza più ritrovarci in meno di tre settimane.

Un giorno decisi di prenotare i biglietti su internet, prenotare un albergo a tempo no-limit, e scappare da quel gran casino in cui mi trovavo.

Arrivata a Londra, non fu difficile trovare lavoro. Bisognava solamente mostrare gli attestati di lingue. Io ne avevo ben tre: Inglese, Francese e Spagnolo. Si, studiavo anche il Tedesco, ma non è mai stato di mio gradimento.

All'inizio lavorai per tre mesi in un albergo di Londra, come Hostess. Un bel lavoro, ma scappai subito, per le troppe ore di lavoro, non riuscivo ad avere una vita vera. Trovai anche una bellissima casa, era una villa a due piani, con giardino, a poco prezzo. Dopo cercai altri lavori e tra segretaria, commessa e baby sitter, finii per fare la casalinga in tour.

Si, pulivo e sistemavo abiti e stanze di cantanti famosi durante i loro tour a Londra.

Diciamo che non era il massimo questo lavoro, ma sicuramente non impegnava tutta la mia giornata e/o nottata.

Mi venne in mente il giorno che incontrai i One Direction, mentre sistemavo la camera da letto, cercando di combattere l'insonnia.

Un giorno, non ricordo con precisione quale, ricordo solamente che faceva tanto freddo, quindi penso fosse inverno, mi chiamarono a casa alle quattro di mattina, perchè i miei colleghi avevano bisogno di me.

Corsi a lavoro e mi ritrovai una marea di vestiti da lavare, e tre bagni da pulire. Sembrava stesse per arrivare la Regina di Inghilterra e fare uno dei suoi concerti, invece no. Erano vestiti da uomo.

C'erano maglie a righe, a tinta unica, camice a quadri e tanti pantaloni con colori accesi da lavare.

Mentre lavavo, asciugavo e stiravo quella montagna di vestiti, passò accanto a me Sophia, la costumista, mi sorrise e mi disse: << Avremo un bel gran lavoro da fare anche dopo >>.

La guardai sconvolta e subito le chiedi chi stava per arrivare, e lei mi disse che doveva esibirsi una boy-band, erano cinque ragazzi, che avevano quasi la mia stessa età.

Ragazzi come me, che a 19 anni cantano, ballano e vengono amati da sconosciuti, mentre io sto qui a lavargli i vestiti, ma sono proprio un'idiota io. Perchè? Perchè doveva succedere proprio a me? Io volevo fare la ballerina da grande! - mentre quelle parole scivolarono velocemente nella mia mente confusa, continuavo a pulire il tutto per l'arrivo della grande boy-band da poco nata.

 

Stavo cercando di riprendere sonno, mentre tutti questi ricordi mi frullavano in mente. Ad un tratto il cellulare prese a squillare, saltai dal letto visto che la mia suoneria era Save You Tonight dei 1D appunto.

Guardai lo schermo. Che bello trovare quelle cinque lettere stampate su quel dannato telefono.

Risposi immediatamente, non vedevo l'ora di sentire la sua voce, così dolce.

<< Pronto amore! >> risposi quasi col fiatone, vista la mia felicità in quel minuto.

<< Amore mio! >> rispose lui. Ci fu un attimo di silenzio, dovevamo realizzare che ci stavamo sentendo dopo venti giorni, venti maledettissimi giorni.

Iniziò lui a parlare, visto che stavo iniziando a piangere, come una bambina che si perde e cerca sua mamma da tutte le parti. Lui lo sapeva, mi conosceva benissimo, anche se ci conoscevamo da poco tempo, quasi un anno, ma già sapeva tutto di me.

<< Amore, mi sei mancata da morire. Scusa se non mi sono fatto sentire, ma qui ci avevamo tolto i cellulari, perchè spendevamo troppo in chiamate e twitter. Come stai? Manca poco e torno. >> disse tutto d'un fiato.

Non riuscivo a parlare, perchè, a parte la nausea che stava ritornando, non mi sembrava vero che stessi risentendo quella voce, la sua voce. Mi faceva sentire a casa, al sicuro.

Presi coraggio e tra le lacrime dissi: << Ti prego, torna presto. Non riesco a stare sola senza te. Qui fa sempre più freddo, e fa buio sempre troppo presto, ho paura da sola e non mi sento tanto bene. >> non riuscivo quasi a respirare, dissi quelle parole tutte insieme, per paura che si staccasse la linea o altro.

<< Tranquilla, prometto che arriverò più presto di quanto immagini. Ma che hai? Perchè stai male? >>

<< Non lo so, è tipo tre giorni che vomito in continuazione e ho sempre mal di testa. Forse è il tempo. >>

<< Non prendere troppo freddo e vai da un medico e vedi se puoi prendere qualcosa per questa influenza. >>

<< Ok, ma tu sbrigati a venire a casa. >> gli dissi ancora piangendo, ma questa volta con un sorriso stampato in faccia. Non vedevo l'ora che tornasse e si, si stava preoccupando ancora una volta per me.

Chiusi la chiamata e finalmente riuscii a ri-addormentarmi. Già, avevo proprio bisogno della sua voce per stare meglio.

 

Passarono tre giorni da quella notte, da quella chiamata. Tre giorni che non sentivo la sua voce.

Erano quasi le quattro del pomeriggio, e non avendo niente da fare, accesi la tv in salotto e mi misi sul divano, ma non stavo guardando, nè ascoltando la tv.

La mia mente si era persa di nuovo in mille ricordi. Mi mancava mia mamma, le dovevo raccontare tutto, lei doveva sapere che ero fidanzata con lui, colui che ho sempre venerato, insieme a mia sorella, nei poster, insieme agli altri quattro ragazzi.

Non ci avrebbe mai creduto, mi avrebbe presa per pazza, e insieme a lei tutta la famiglia. Ma non potevo chiamarla così, dopo tanti anni che non ci sentiamo.

Decisi di preparare un toast. Mi venne una fame incredibile da un momento all'altro.

Prima di andare in cucina, mi soffermai a guardare la prima foto che feci con lui. Fu il primo giorno che incontrai i One Direction.

Riapparvero quelle immagini nella mia testa, erano dei bellissimi ricordi.

 

Stavo camminando nei corridoi di quello studio, piena di abiti appena stirati, fino al collo.

Quando mi scontrai contro un ragazzo dai capelli neri, come quei corvi presenti nei film horror.

<< Attenta a dove cammini >>

<< Scusi, non l'avevo vista. >> guardai quel moro dritto negli occhi, quando realizzai che mi trovavo davanti uno dei miei cantanti preferiti, un componente dei One Direction. La band per la quale milioni di ragazze, compresa me, moriva davanti a poster o computer, ascoltando le loro incredibili voci.

<< Ma sai chi sono? E poi non sono anziano, non c'è bisogno di darmi del 'lei'>> mi disse con arroganza il ragazzo.

Lo guardai con rabbia, quasi non gli lanciavo tutti gli abiti di sopra, per fortuna intervenne un biondino, con gli occhi azzurri come il cielo e il mare, così profondi che se li guardavi attentamente potevi affondarci dentro. Era proprio lui, Niall. L'angelo irlandese, il fan numero uno del cibo, non riuscivo a credere ai miei occhi, e cercavo di non fare la figura della scema, mettendomi ad urlare davanti a loro. Dovevo cercare di fare la ragazza professionale, che cerca di fare al meglio il suo lavoro, non una pazza scappata dal manicomio per incontrare i propri idoli.

<< Ehi Zayn, non essere scortese, non hai visto quanti abiti ha in mano? Vieni ti aiuto io >> si avvicinò a me, con un sorriso meraviglioso, e mi aiutò a portare i vestiti nei camerini.

Intanto il corvo stava aggiustandosi i capelli davanti ad uno specchio, e quando vide la scena del suo amico che mi aiutava portò gli occhi al cielo.

<< Ehi, Niall.. Grazie. >> sorrisi a quel biondo tanto gentile, che si voltò a guardarmi mente apriva la porta di un camerino.

<< Come fai a sapere il mio nome? >>

<< Sbaglio o sei famoso in tutto l'universo e fai parte dei One Direction, e quello lì è Zayn? che pensavo fosse gentile, fino a pochi minuti fa.. >>, rise ascoltando ciò che dicevo, mentre entravamo in camerino e sistemavo i vestiti negli armadi.

<< Ti assicuro che Zayn è un ragazzo gentilissimo, solo che oggi si è alzato con la luna un pò storta, ma sicuramente ti chiederà scusa molto presto.. fidati. >>

Nemmeno il tempo di finire la frase, che spuntarono dalla porta Zayn e dietro Louis e Liam.

Zayn si avvicinò a me, con un sguardo da cucciolo indifeso, e non gli diedi nemmeno il tempo di parlare che gli dissi << Tranquillo, ti ho già perdonato. >>, mi sorrise e mi abbracciò.

Intanto Liam si avvicinò a me << Ciao, io sono.. >>

<< Liam, e tu sei -avvicinandomi all'amico- Louis. >>, avevo un sorriso da ebete in faccia, me lo sentivo, ma non sapevo che fare, sentivo le guance rosse come pomodori e il respiro mancava ogni tre secondi, ogni volta che uno di loro apriva bocca per parlare.

<< Wow, quindi non abbiamo bisogno di presentarci, bene. >> disse Louis sorridendo, come solo lui sapeva fare. Quel ragazzo sprizzava gioia da tutti i pori, anche se non sorrideva, la sua presenza metteva allegria.

<< Tu come ti chiami? >> riprese l'amante delle righe, delle carote e dei sorrisi.

Lo guardai imbarazzata, che sbadata, avevo dimenticato di presentarmi. Già, io non ero famosa come loro.

<< Io.. sono Giusy >>, dissi quasi arrossendo.

<< Che bel nome, sei sicuramente italiana! >>, mi voltai a guardarli uno ad uno, ma nessuno dei quattro aveva aperto bocca, e non c'era nessuno nella stanza, fino a quando la porta del camerino si aprì nuovamente, per fare spazio a un bel ragazzo dai capelli ricci, con degli occhioni enormi verdi, un verde strano, profondo, meraviglioso.

Che cogliona che sono – pesai – avevo dimenticato il mio amore. Questi ragazzi hanno la capacità di farti dimenticare chi sei e il mondo intero in quattro secondi.

Era proprio lui, colui che sempre avevo sognato di incontrare, abbracciare. Adoravo quei cinque ragazzi, ognuno di loro per un motivo ben diverso dall'altro, ma lui.. Lui era il mio preferito in assoluto, diciamo. Era l'unico a cui pensavo quando ascoltavo qualche canzone d'amore, o anche la notte prima di addormentarmi. Harold Edward Styles. Harry per tutti, il mio Harry per me.

  
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