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Autore: kresbiten    06/08/2012    10 recensioni
- Peter... com'è fare l'amore?- se era possibile, Charlotte arrossì ancora di più, ma osò fare questa domanda. Il ragazzo era a dir poco stupito, eppure, conosceva benissimo la risposta.
- Non lo so, Charlotte, non lo so. Io ho sempre fatto sesso, ma mai l'amore- le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, sorridendo intenerito dalle sue guance rosse. La vide stringere le labbra e poi mordersele, sintomo che stesse per fare una delle sue domande-dalle-guance-rosse.
- Se... se lo facessi con me, cosa sarebbe, Peter?- il ragazzo si bloccò e rimase a bocca aperta per qualche secondo, per poi deglutire un paio di volte consecutivamente. Non si era mai posto questa domanda, ma si limitava a pensare che quel che faceva con quelle ragazze era solo per sfogare le sue ire represse, come le chiamava Charlotte. Era un modo per distrarsi, sfogare i suoi nervi e la sua astinenza. Solo sesso, niente affetto, amore o bene. Mentre Charlotte... si era limitato sempre a vederla come la sua piccolina, indifesa e preziosa migliore amica, che andava protetta; ma mai come una ragazza con cui fare altro.[...]
- Sarebbe amore, Charlotte. Io penso che sarebbe amore-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Osservava il treno correre sui binari, mentre si avvicinava al portico di pietra. Come al solito non c'era nessuno in quella strada e aveva il solito terrore di scendere quegli scalini.
Era arrivata dinanzi al sottopassaggio e il treno stava per smettere la sua corsa, lasciando il silenzio assoluto. Sentì il campanello del passaggio per le auto suonare e sospirò un pò più rilassata. Purtroppo, ogni giorno, era costretta ad attraversare quel sottopassaggio. Nessuno lo utilizzava più, apparte lei e qualche anima sventurata che si trovava nella sua stessa situazione, o al massimo, qualche ubriacone che cercava di non farsi vedere dalla polizia.
Iniziò a scendere le scale, sistemandosi lo zaino dietro alle spalle. Quel giorno pesava più del solito; o meglio, il martedì pesava più del solito. Sette materie in sei ore, era il massimo, davvero.
Purtroppo era questo il liceo e lei lo aveva scelto, nonostante tutto. Era una scuola enorme e antichissima, purtroppo situata tra il centro della città e la periferia. La fermata dell'autobus si trovava in periferia, oltre il sottopassaggio dietro alla scuola; l'altro, invece, si trovava trecendo metri più in là, verso il centro. Non era questione di essere pigra o meno, ma se avesse voluto percorrere quei trecento metri per stare più al sicuro, avrebbe perso l'autobus e poi costretta a farsi dieci chilometri a piedi. Beh, meglio rischiare per due minuti di sottopassaggio.
Finite le scale, si guardò di fronte e sorrise notando di essere sola. Venti metri in solitudine, era la miglior cosa.
Alzò il volume dell'ipod e iniziò a canticchiare la canzone distrattamente nella testa, combattendo contro i dolori alla schiena.
Si guardò intorno, come faceva ogni mattina e ogni pomeriggio da quando frequentava quella scuola. I muri erano scritti fino al tetto con bombolette e pennarelli. C'erano frasi d'amore, nomi affiancati, allusioni volgari, disegni e poster di feste avvenute, minimo, due mesi fa. C'era ancora il volantino della festa di Halloween, mentre quel giorno era il 12 marzo.
Era quasi arrivata dall'altra parte del sottopassaggio, tanto che riusciva a vedere la metà delle rampe di scale che avrebbe dovuto salire, quando sentì un rumore dietro di sè. Abbassò subito il volume dell'ipad, per controllare con l'udito se fosse qualche effetto musicale, sua fantasia o realtà. Purtroppo, tolta la canzone, c'era ancora quel rumore. Sentiva dei piedi avvicinarsi e provvide ad accellerare il passo. Sistemò meglio lo zaino dietro le spalle e la sciarpa intorno al collo. Quel giorno il freddo era tornato e buttava un vento da far paura. Bisognava tenere i piedi ben puntati a terra o si rischiava di cadere.
La ragazza accellerò il passo, iniziando a salire le scale. Aveva quasi il fiatone e sperò che fosse solo qualche passante di fretta. Forse aveva la sua stessa fretta e paura di perdere il pullman.
Eppure, qualcosa le diceva che il suo cuore aveva mille ragioni per cui battere velocissimo.
Alzò il piede per salire il terzo scalino, ma una mano la bloccò. L'afferrò per il braccio e la fece ruotare su se stessa. Strinse gli occhi e lanciò un urlo, andando a finire contro il petto di chiunque esso fosse. Sentì una mano dello sconosciuto posarsi dietro la sue schiena e una tenerla per le spalle. La ragazza prese aria ai polmoni e si concentrò, affinchè l'urlo che da lì a poco avrebbe emesso avesse svegliato tutte le palazzine circostranti.
Uscì una sola A dalla sua bocca, prima che lo sconosciuto le tappasse la bocca con le mani. Aprì gli occhi di scatto e per poco non ebbe un vero proprio infarto. Il ragazzo che si presentò dinanzi a lei avevava circa due anni in più di lei, era alto circa trenta centrimentri in più, aveva i capelli neri e corti e un paio di occhi verdi da far invidia. Vide le sue labbra inarcarsi, per poi scoppiare a ridere. Le lasciò la bocca e si piegò su se stesso.
- Ma vaffanculo!- sbottò la ragazza innervosita, portandosi una mano sul cuore. Quest'ultimo batteva veloce, come se volesse uscire dal petto. Per un secondo le era parso di sentire una canzoncina triller in sottofondo, mentre invece era solo quel deficente cretino ignorante e stronzo del suo migliore amico!
- Dai Char!!- il ragazzo continuava a ridere come un demente, mentre lei lo guardava a braccia conserte.
- Sei un cretino, Peter!- sbraitò, sfogandosi. Sobbalzò quando il treno passò su di loro e i muri iniziarono a tremare intorno a loro. Aveva sempre avuto il terrore dei treni e il loro rumore la faceva sempre scattare. Il ragazzo le fu subito affianco a l'abbracciò stretta al suo petto. Potè perfettamente sentire il cuore di lei battere furioso contro il suo petto.
- Ehi, scricciolo. Scusami, non volevo spaventarti così- confessò lui, improvvisamente in colpa. La ragazza smise di tremare tra le sue braccia non appena il treno fu lontano. Respirò a fondo e sciolse l'abbraccio, sorridendo. - Stai bene?- le chiese, preoccupato.
- Sì, tranquillo- lo rassicurò.
- Scusami, sono stato un immaturo-
- Ma tu lo sei sempre- attaccò lei, risistemandosi la borsa dietro alle spalle.
- Devo sentirmi offeso?-
- Assolutamente- la ragazza riprese a salire le scale, senza preoccuparsi di lui che la seguiva. Peter afferrò la borsa di lei, sfilandogliela dalle spalle. - Ma che fai?- brontolò la ragazza, sbuffando.
- Ti tolgo un peso da dosso. Lo dico io che questi zaini compromettono la salute di voi, giovani studenti- Charlotte sollevò un sopracciglio.
- Ti ricordo, mio caro uomo vissuto, che tu solo due anni fa hai lasciato il liceo, eh?-
- Ne sono perfettamente consapevole-
- Presumo che a te, il peso della borsa, abbia compromesso il cervello- acida? Forse un pò.
- Oh, questa mi ha punto, ragazza. Hai bevuto caffè senza zucchero, stamani, mia dolce pulzella?- ricominciarono a camminare. La borsa di lei sulle spalle di lui. Uno fianco l'altro, sfiorandosi con le braccia.
- No, ho semplicemente una fame da lupi. E sono consapevole che, appena arriverò a casa, dovrò anche farmi da mangiare. Quindi, Pet, non rompere, eh?- arrivarono alla fermata dell'autobus, mentre le nuvole chiudevano completamente il cielo. Charlotte alzò gli occhi al cielo, sbuffando mentre notava le nuvole grige unirsi. Una nuova tempesta in arrivo.
- Vieni da me. Dovrei avere qualche fetta di pizza rimasta a pranzo- le propose Peter.
- Pranzo di quanti anni fa?-
- Mh, cinque o sei anni fa- scherzò lui.
- Bleah!-
- Stupida, scherzo. Pizza di due ore fa. Penso che adesso sia anche più buona di quando l'ho mangiata io. Ti va anche bene, stronza-
- Grazie, stronzo-
Scossero entrambi la testa, mentre Charlotte alzò il dito per chiamare l'autobus.
La pioggià iniziò a cadere e la ragazza benedì l'autobus in arrivo. Beh, giusto in tempo.
Qualche volta la fortuna era anche dalla sua parte.
Beh, qualche volta.




Quando arrivarono a casa di Peter, ormai pioveva a dirotto. Stupidamente, però, nessuno dei due aveva portato con se un ombrello e si erano dovuti arrangiare, alzando i cappucci delle loro felpe e correndo sotto la pioggia.
Mai sfidare Londra, così diceva sempre la vecchia nonna Marie. E sì, aveva assolutamente ragione. Quella mattina la giornata era iniziata con qualche raggio di sole in più e molte nuvole in meno, così Charlotte, come forse tutto il resto dei londinesi, non aveva portato con se il neutro ombrello grande e beige. Aveva anche indossato un giubottino più leggero e non il solito anonimo impermeabile. Charlotte era fatta così: adorava la pioggia, ma appena vedeva qualche raggio di sole spuntare andava in tilt e iniziava a comportarsi come se si trovasse in California. Strana e unica. Caratteristiche che affascinavano Peter. Erano amici dai tempi delle medie, da quando la migliore amica di Charlotte si era fidanzata con lui. Avevano iniziato a uscire nella stessa comitiva e così a legare, ma come semplici amici. Quando la sua amica aveva tradito Peter, Charlotte era rimasta sconvolta. E, ancora più sconvolta, era rimasta quando costei le aveva chiesto di scegliere tra lei e Peter.
Beh, la scelta sembrava evidente mentre insieme a lui varcava la soglia di casa.
Subito un ondata di calore lì investi, facendo rabbrividire la ragazza. Erano bagnati dalla testa ai piedi, persino le scarpe erano piene d'acqua. Non che avesse vestiti firmati da Versace, Luis Vuitton o Armani, ma ci teneva comunque ai suoi vecchi e antimoda vestiti.
- Togliti quelle scarpe, prima che mi macchi tutto il pavimento!- sbraitò il ragazzo un pò burbero, mentre imprecava contro quella pioggia, a sua detta, di merda. La ragazza avrebbe voluto opporsi, costatando che la pioggia era fatta d'acqua. Ma decise di tacere. Sapeva quanto fosse irritabile Peter da nervoso.
Charlotte tolse le scarpe, posandole di fianco al tappeto all'entrata.
- Tanto poi, sempre io te lo lavo il pavimento- non riuscì a non commentare, mentre toglieva anche i calzini fradici.
- Non ho bisogno della badante, tranquilla- rispose lui, acido. Quanto lo odiava, quando faceva così.
- Se devi continuare ad essere acido, me ne vado eh!- lo avvisò lei, continuando a stare sulla soglia di casa.
- Muoviti ed entra- scosse la testa e entrò, infreddolita. Era tutta bagnata, cazzo. - Vado a cercare qualcosa da farti mettere addosso- Peter scomparve dalla sua vista, lasciandola da sola nel cucinino. La casa di Peter era discreta e arrangiata. Aveva solo una piccola cucina, un bagno, una camera da letto e un piccolo salottino. I mobili aveva utilizzato quelli che già c'erano, tranne per qualche piccolo acquisto. Mentre, all'arredo ci aveva pensato Charlotte con diversi regali nelle diverse festività. Purtroppo i rapporti con i suoi genitori non erano dei migliori, così, a diciotto anni, era andato via da casa, affittando questo monolocale e cercandosi un lavoro. Infatti, passava circa mezza giornata nell'officina di suo zio Kevin, con cui aveva fortunatamente buoni rapporti.
La ragazza aprì la finestra, lasciando trapassare quel poco di luce che fuoriusciva dalle nuvole. Accese la televisione, sintonizzandosi su MTV e mettendo la musica a tutto volume. Iniziò a canticchiare e a ballare su se stessa, chiudendo gli occhi. Eseguì qualche piroetta, inciampando ogni tanto nei suoi piedi umidi e nudi. Sentiva i vestiti pesare addosso e unimidirle la pelle. Iniziava anche a sentire freddo e temette di potersi prendere una bella influenza. Perfetto, proprio durante il pieno del periodo scolastico.
Continuò a volteggiare su se stessa, sulla base di diverse canzoni. Fino a quando le mani del suo migliore amico non le furono sui fianchi e bloccarono la sua piroetta. Quando Charlotte aprì gli occhi si trovava di fronte a lui e sorrise, specchiandosi nei suoi occhi verdi. Si era sempre stupita come non riuscisse ad avere una ragazza fissa, ma solo storielle momentanee. Era davvero un bel ragazzo e anche tanto gentiluomo quando voleva. Chissà come si comportava per farle scappare a gambe levate dopo solo una notte.
La ragazza scosse la testa, sogghignando.
- Che hai da ridere, pesciolino?- la prese in giro, beffandola.
- Sai che potrei anche prenderlo come un doppio senso?-
- Certo che sì, anima innocente. Tieni, ho trovato solo questi di decente. Ci entrerai almeno tre volte dentro, ma meglio di questi stracci zuppi-
- Sei un grassone, accidenti!- sorrise, mentre andava verso il bagno.
- Il mio fisico te lo sogni!- urlò lui, mentre lei si chiudeva già la porta alle spalle.

Peter iniziò a mettere su della cioccolata calda. Fortunatamente sapeva fare determinate cose e questo lo aiutavano a vivere. Charlotte gli aveva imparato a fare le cose basilari, tra cui la cioccolata calda. Lei impazziva per quella, soprattutto quando aveva freddo o era giù di morale. Infatti, nella dispenza del ragazzo, non mancava mai un cartoncino di cacao zuccherano e una bottiglia di latte intero.
Mentre mescolava il latte con il cacao, sorrise immaginando la sua migliore amica imprecare tanto le andavano larghi i vestiti. Sarebbe stata così tanto buffa, da fargli venire i crampi allo stomaco dalle tante risate. Si sarebbe di sicuro arrabbiata o, forse, lo avrebbe stupito come faceva sempre. Si sarebbe comportata come se nulla fosse.
Il ragazzo sospirò, spegnendo il fornellino e versando la sostanza densa e marrone in due tazze. Il fumo aveva formato delle goccioline d'acqua tutto intorno alla tazza di ceramica. Avvolse le tazze con due tovagliolini di stoffa e li posò sulla tavola. Aprì un pacco di biscotti al cioccolato e lo mise al centro della tavola, sedendosi di fianco ad essa.
Erano passati cinque minuti da quando Charlotte era andata in bagno e non era ancora tornata. Non che fosse caduta nel water?
Non finì nemmeno di formulare quel pensiero, che la ragazza fece il suo ingresso. Peter si girò e la osservò, cercando di trattenere un sorriso. Ma, non appena il suo sguardo si abbassò, dovette trattenersi dallo spalancare la bocca. Probabilmente, il pantalone le andava tropo largo, così la ragazza aveva pensato di non indossarlo; infatti, la maglietta bianca le arrivava quasi sopra al ginocchia, facendole da vestito. Attraverso il tessuto bianco riusciva a vedere il reggiseno nero che indossava e, per Peter, fu spontaneo sospirare.
- Un pantalone no, vero?- erano abituati a dirsi tutto. Ma, allo stesso modo, erano anche abituati a una certa intimità. Certo, l'aveva vista parecchie volte con vestitini corti o, anche, in costume; ma, adesso, vedersela di fronte con una sua maglietta addosso era un qualcosa di...
Beh, non poteva dire che la sua migliore amica fosse mal piazzata; nonostante fosse alta solo 1,60, aveva dette gambe snelle, ventre piatto e una terza abbondante di regiseno. I suoi capelli castani erano lunghi e lisci e la pelle chiara come quella di un fantasma.
- Non mi dire che sei imbarazzato?- ammiccò lei, sedendosi vicino alla tavola.
- Ehm... no- rispose lui, deglutendo. Si sedette al suo fianco e iniziarono a bere, in silenzio, la loro cioccolata. I sensi di Peter sembravano essersi svegliati all'improvviso. Gli sembrava di non aver mai visto la sua migliore amica in queste condizioni, ma, soprattutto, gli sembrava che all'improvviso la temperatura in casa fosse aumentata di una decina di gradi.
Calma Peter, si ripetè, mentre Charlotte leccava la cioccolata dal cucchiaino. Era, decisamente, in astinenza da troppo, troppo, troppo tempo. Non stava con una ragazza in quel senso da circa due mesi. Troppo impegno, troppo lavoro, troppe bollette da pagare e troppa... e mai abbastanza Charlotte. Lei non bastava mai e non si poteva mai affiancare il troppo accanto al suo nome. Con Charlotte, Peter riusciva a dimenticare tutti i guai che aveva, riusciva a tornare quell'adolescente spensierato che una volta era.
Forse, perchè Charlotte lo completava...
Forse, perchè la sua migliore amica lo capiva come nessun'altro era in grado di fare...
O, semplicemente, perchè era lei. Era Charlotte, punto.
- Ehi, Peter? Che hai? Sei pallido- notò la ragazza, toccandogli il viso. Gli carezzò una guancia e portò il proprio palmo sulla fronte del ragazzo, costatando se fosse caldo o meno.
- Sto bene, Char. Tranquilla- l'assicurò lui, sorridendole.
- Sicuro?-
- Sì, scimmia-
- Ti ho detto di non chiamarmi scimmia!!- sbraitò lei, alzando le braccia al cielo.
- Ma se quando mi salti sulla schiena, la teoria di Darwin diventa pratica- scherzò lui, piegandosi dalle risate.
- Brutto... brutto... brutto stronzo!! Me la paghi, maiale!-
- Oh, nella vecchia fattoria..- canticchiò lui, ridendo di cuore.
- Arrrrgh!! Ti odio!-
- No, mi vuoi bene, invece- disse lui, alzando il mento e gonfiando il petto.
- Hai ragione, purtroppo ti voglio bene- si arrese lei, poggiando la schiena alla sedia e sospirando.
- Comunque, io te ne voglio di più- disse Peter, sorridendole. La ragazza scosse il capo e sorrise anch'ella.
- Impossibile, ritenta-
- Scema-
- Ti voglio bene, Peter- disse lei, seria. Il ragazzo sospirò, sentendo il cuore più leggero.
- Ti adoro, Charlotte- e, nel momento in cui pronunciò questa frase, un brivido trapassò entrambi e un tuono eccheggiò nell'aria.











*************************
Ah, quanto mi manca la pioggia; vorrei stare nei loro panni per qualche ora, per non dover sopportare questo caldo infernale!
Ops, scusate, non vi ho nemmeno salutate.
Saaaaaaaaaaaaaalve! Come state? :3
Ecco finalmente il PRIMO CAPITOLO di questa storia.
Che ve ne pare? *-*
Ebbene sì, loro sono, per sommi capi, Peter e Charlotte.
Li amo, li amo, li amo.
Sono i miei piccoli, i miei bambini :')
Che ne pensate? Vi piacicono? Come sono? kjesrsk.
Vorrei ringraziare tutte coloro che hanno deciso di inserirmi tra le preferite, seguite, ricordate e che mi hanno recensita.
Le vostre recensioni mi hanno commossa, davvero, anche perchè ero davvero in ansia per paura che non vi piacesse quell'epilogo o il mio modo di scrivere o tutto il resto.
Bla, bla, bla.
Vi sto rompendo, lo so.
Okay, vi lascio in pace e me ne vado.
Spero, con tutto il cuore, che vi sia piaciuto e che mi lasciate una, anche piccolissima, recensione *-*
PROSSIMO CAPITOLO: LUNEDI' :)
E, se volete, potremmo risentirci per qualche spoiler o anche solo per conoscerci un pochino sul mio GRUPPO FACEBOOK o sul mio profilo TWITTAH.
Un bacione enorme, 
Mary xx
   
 
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