La mia testa è in fiamme, il sole la colpisce sia all'interno che all'esterno. Non so per quanto tempo ancora, la mia mente possa esser così felice.
...
Soffoco...
Abbassò il volto e si massaggiò la gola. Perdere col proprio corpo non è il massimo all'Arena. Lei col volto fisso per terra e le ghiandaie che iniziarono a cantare la loro risposta. Liza all'inizio ne aveva vista solo una, nella parete di sinistra.
- Liza... - Intonò quella a manca.
Per quanto possa essere semplice, il mio nome, sentirlo con una melodia, fa effetto...
- Liza... - Celebrò quella a destra.
Si girò di colpo nella direzione della seconda ghiandaia. La intimorì la presenza che non aveva considerato.
- e -
- piena d'invidia. -
- Sei nell'arena, ma ti comporti come se fossi in un'altalena. -
- Su e giù, -
- su e giù. -
- Un attimo prima ci sei -
- e quello dopo... -
- BUM! -
Non si poteva dire che non avessero il senso del ritmo.
Sinistra.
Destra.
Sinistra.
Destra.
Insieme.
Sinistra.
Destra.
Sinistra.
Destra.
Insieme.
Ripetitivo, ma uno schema di vibrazioni delle corde vocali, che riusciva a far accapponare la pelle. Soprattutto quella di Liza. Quel chiudere e aprire i becchi, squarciava le onde sonore che loro stesse creavano.
Ma che diavolo hanno detto?
Sciocca.
Invidia.
Arena.
Altalena.
Star su.
Star giù.
Esserci.
BUM!
Io...
La ragazza iniziò a vedere in altra maniera il canticchiare delle ghiandaie, non solo parole melodiose al vento, ma un vero e proprio messaggio. Restò a bocca aperta, il suono poetico, misto ai termini che pronunciarono le ghiandaie, furono come cinquanta pugnalate. Si accasciò per terra, le gambe si fecero pesanti, sostenere il corpo era pesante.
Ecco come frantumare il progetto di vita di una persona. Sì, la mia vita è progettata. Non ricordo quando ho iniziato a ridere per ogni cosa, ridere per ogni parola o gesto altrui. Non so perchè, quando e come. So solo che è iniziato e ci vivo pure bene. Il mio essere bipolare... certo che so che lo sono, ma è dovuto al mio progetto che non è costante. A volte il mio corpo si rifiuta e io mi rifiuto di badare al mio corpo, via il progetto, via la maschera. Non ricordo. Non ricordo perchè è come prendere un vizio, esserne dipendenti, sei così felice di quello che ti da la tua dipendenza che non desideri altro, ci passi le tue ventiquattro ore, ma tutta quella felicità ha un prezzo. Ti fa dimenticare come si viveva prima, ma il passato c'è, lo si può far passare, ma non lo si deve dimenticare. Forse è stato un processo automatico, invidiosa di chi la felicità ce l'aveva così facilmente, che ho creato il mio progetto.
Bhe... Adesso cosa aspetto? A dire tutto ciò alle ghiandaie? E no...
Liza che ritorna ad essere sempre lo stesso individuo. Hai pensato tanto, ma non ricordi nemmeno quello che hai detto, non hai nemmeno la forza di volontà di ripeterlo. La tua risposta di sempre? Silenzio. La tua risposta adesso? Silenzio.
E così fu, uscì una lacrima dai suoi occhi, poteva anche essere mista a sangue, perchè in quel momento, di Liza, rimase solo un corpo, fatto di carne, acqua e sangue.