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Autore: Eliessa    06/08/2012    1 recensioni
Elena e Marco Argenti e Davide Castelli. Tre persone, una sola famiglia.
Ma un arrivo improvviso ribalta la felicità, l’amore e la stabilità di quella famiglia.
Elena non è così forte come pensava di essere.
Marco le sta accanto, è una delle poche persone che riesce tutt’ora a starle accanto.
Davide è arrabbiato con sé stesso. Un passato che si rifà vivo dopo 25 anni, un passato che non sapeva di avere. Un passato estraneo a lui ed a chi gli sta accanto.
Una vita da affrontare.
Cosa ne sarà di Elena e Davide? Riusciranno a superare l’ennesimo ostacolo?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3.
PAURA, SOLO PAURA

 

 Quella notte passò come le altre. Almeno la notte, perché il risveglio fu un pò più traumatico.
Elena appena aprì gli occhi si ricordò di cosa fosse successo la sera prima ed un senso di paura iniziava ad opprimerla.
Sapeva bene che tutta la rabbia, l’invidia, la gelosia che provava era tutta inutile, nessuno poteva portarle via Davide, eppure per qualche motivo non riusciva a tranquillizzarsi.
-Già sveglia?- chiese Davide guardando Elena mentre fissava il soffitto con il braccio destro piegato sotto il suo capo.
-Buongiorno.- rispose lei baciandolo.
-Che hai? Ti sei agitata per tutta la notte.-
-Sto bene, tranquillo.-
-Lo so che stai bene, però mi preoccupi. Ieri sera a tavola eri felice, ora…-
-Ieri sera a tavola non c’era Giulietta. Scusami, ma ho come l’impressione che lei si qui per un motivo ben preciso.-
-Lei voleva solo conoscermi. Sono il padre. Non torturarti più.-
-E se ora ti dico che aspetto un figlio, che fai? Riuscirai a stare dietro a nostro figlio ed a recuperare il rapporto con lei?-
-Ele, sei incinta?- chiese Davide perplesso dopo aver metabolizzato le parole appena pronunciate dalla donna.
-No.- rispose lei dopo qualche attimo di silenzio. –Non sono incinta. Volevo solo capire se tu… Niente lascia perdere, perdonami. Vado a farmi una doccia. Perdonami.- disse Elena baciando delicatamente il suo uomo per poi dirigersi in bagno. Uscita dalla doccia si scontrò con il fratello.
-Buongiorno.- disse Marco dandole il solito bacio del buongiorno.
-Ehi.-
-Hai pianto?- lei fece cenno di si. –Ti offro la colazione al bar prima di andare al lavoro, ti va?-
-Si Marco, ne ho proprio bisogno.-
-Allora andiamo.- rispose il fratello.
-Aspetta, avverto Davide.- disse la donna mentre l’uomo la raggiunse nel corridoio. –Vado a fare colazione con Marco, ti spiace?-
-No, tranquilla, ci vediamo al Decimo.- rispose l’uomo baciandola.
-Ciao, Dà.- aggiunse il cognato. I due fratelli andarono a fare colazione, mentre Davide continuò a parlare con la figlia davanti ad un caffè in cucina.
-Senti, perché non continui a parlarmi di te ora che siamo soli?- chiese Davide.
-Che vuoi sapere?- chiese Giulietta.
-La tua vita.- rispose secco Davide.
-Sono cresciuta bene anche senza di te. Molte volte avrei voluto un padre accanto a me, però non sono stata io a decidere. I figli si fanno in due, eppure a crescermi c’è stata una sola persona. Comunque sono cresciuta, fino a laurearmi l’anno scorso in scienze delle comunicazioni. Tutto qui non c’è alto da dire.-
-Beh, mi dispiace, se solo Pamela avesse insistito con me, forse… no, niente forse.-
-Non avresti continuato a stare con mia madre?-
-No.- rispose secco. –No, perché non credo che mi sarei fidata ancora di lei dopo quello che mi ha confessato. Sicuramente ti avrei amata e cresciuta, ti avrei dato tutto quello di cui avevi bisogno, materialmente e sentimentalmente, ma con Pamela sarebbe stata una storia chiusa.-
-Dopo di lei ti sei dato da fare però!-
-Guarda che tu non sei nessuno per giudicarmi. Sei mia figlia, ma l’educazione è alla base di tutto.-
-Io intendevo solo dire che… come si dice, sei ancora sulla piazza. Addirittura dopo Silvia, ti sei messo con Elena. Beh complimenti.-
-Mai sentito parlare di amore?-
-Che intendi dire?-
-Che se sono stato con Silvia per tanto tempo non vuol dire che l’amassi. Io amo Elena. La amo come trent’anni fa ho amato tua madre, e nessuno può mettersi tra di noi.-
-Ho capito cosa intendi dire. Mi stai dicendo che io non posso conoscere mio padre per colpa di lei, di Elena. Eppure il fratello vive con voi e non vi fate tanti problemi.-
-Ci sono molte cose che non sai. Giulietta, anzi posso chiamarti Giulia?- lei annuì. Ecco Giulia, Marco è Marco, c’è sempre stato sia a Genova che qui, lui è più di un cognato per me, e per Elena è più di un fratello. Vedi Elena non t’impedisce di conoscermi, assolutamente. Anzi tutt’altro, vuole che recuperiamo il rapporto perso, anche se non sarà facile, ha solo paura che l’affetto che ti possa dare, possa far si che ci allontani e dopo quello che abbiamo dovuto passare non vuole soffrire ancora.-
-Capito. Cercherò di fare del mio meglio, in fondo so cosa voglia dire dover perdere qualcuno. Cercherò di non essere invadente.-
-Va bene.- rispose Davide.
-Ti accompagno al lavoro?-
-No tranquilla, anzi sono anche in ritardo. Prendo la mia borsa e scappo. Ci vediamo pomeriggio.-
-Non pranzi?-
-Non a casa, anche se il pranzo è un pasto che raramente faccio. Preparati ciò che vuoi, fai come fossi a casa tua. Ciao Giulia.-
-Ciao…- Giulietta non sapeva come chiamarlo.
-Chiamai come vuoi, ne avremo di tempo per conoscerci.-
-Ciao papà.- disse la ragazza.
Davide andò direttamente al lavoro, mentre Elena era appena arrivata accompagnata dal fratello.
-Buon lavoro Ele.-
-Grazie, ci vediamo stasera. Ciao.- disse Elena scendendo dall’auto.
In commissariato Elena era strana, non aveva la solita aria di sempre, così Anna e Luca, i suoi due colleghi, i suoi due amici più cari che considerava parte della sua famiglia l’invitarono a raccontargli tutto. Così seduta sulla poltrona nell’ufficio di Luca, Elena si lasciò andare.
Dopo il suo racconto, anche loro la rassicurarono, dicendole che quello che aveva per la mente erano solo sue fantasie, fantasie che presto sarebbero svanite. E così aveva finito per crederci. In fondo doveva dargli una possibilità a quella ragazza. Amava Davide e quindi doveva amare anche la figlia. Il rapporto tra loro poi si sarebbe creato giorno per giorno.
All’ora di pausa pranzo decise di tornare a casa per parlare con Giulietta. Elena aveva 33 anni, eppure in quel momento credeva di fare i capricci come i bambini. Ma quelli non erano capricci, erano solo le paura di una donna innamorata. Paura che il suo uomo la potesse abbandonare. Paura di perdere Davide di nuovo e per sempre.
Verso le 13 Elena tornò a casa sua.
-Giulietta, ci sei?- chiese Elena entrando.
-Si eccomi. Se sapevo che tornavi per il pranzo ti preparavo qualcosa.-
-Tranquilla, non sono qui per il pranzo. Sono qui per parlare con te.-
   
 
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