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Autore: Lupus    20/02/2007    16 recensioni
Combatti fino allo stremo.
È questa la missione principale di ogni ninja.
Combatti per difendere ciò che ami!
<< Lotta piccola Anko, sempre! >>
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi, Orochimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’odore del suo corpo mi inebria la mente rendendomi vulnerabile a qualsiasi attacco.

Lo sento, è qui.

I suoi passi sull’erba bagnata provocano mille suoni quasi impercettibili uno diverso dall’altro che mi indicano la sua posizione.

Non ho il coraggio di attaccarlo, preferisco rimanere ferma e aspettare che sia lui a fare la prima mossa.

Poi un rumore più forte degli altri sovrasta i diversi suoni provenienti dalla natura circostante.

Silenzio.

Lo so: è dietro di me, ma non ho il coraggio di guardarlo in faccia.

Non voglio osservare nuovamente i suoi occhi e perdermi un’altra volta dentro.

No, già troppe lacrime sono state versate per lui.

Non ho più la forza di andare avanti, ma perché?

Perché quel giorno mi hai abbandonata?

Avrei fatto di tutto per te!

Di tutto.

Non piangere Anko, non un'altra volta…

 

Piango, ma materialmente le lacrime non escono.

Sono finite.

Le fitte mi irrigidiscono impedendomi qualsiasi movimento; sono immobile e tu mi sei dietro.

Cosa succederà adesso?

Mi farai un’altra volta tua e poi mi abbandonerai?

Aspetto inutilmente una tua mossa, sono troppo scossa per girarmi e parlarti.

Vorrei urlare, chiedere aiuto, vorrei poter uscire da questa situazione, ma la paralisi che mi avvolge non mi permette di fare ciò.

Guardo il mio riflesso nell’acqua, mi osservo attentamente, non sono più la donna che ero.

Ora, sono debole psicologicamente e moralmente.

 

Il veleno che scorre nelle mie vene, lo stesso che mi hai iniettato tu quella sera, mi logora lentamente.

Brucia; il marchio da te impresso sul mio collo ora arde di dolore.

Tremo perché ho paura di te.

Paura di quello che vuoi farmi.

 

Dov’è la ragazza temeraria e piena di spirito?

Dov’è la Anko di un tempo?

 

I miei sogni, le mie speranze, le mie ambizioni sono tutte sparite quella sera, quando mi hai fatto tua.

Da allora non faccio altro che piangere e strillare in silenzio.

I sorrisi che rivolgo a Kakashi quando torna a casa sono tutti falsi.

Mento al mio uomo, come d’altronde anche lui fa con me.

Si, sensei, il mio uomo: tu sei sparito dalla mia vita lasciandomi intorno solo aria e polvere.

Mi hai abbandonata nel paese del ghiaccio ed è stato lui a ritrovarmi, Kakashi.

Da allora siamo diventati inseparabili, l’uno compensa l’altro; anche se il nostro sentimento è un ideale utopico basato su fondamenta subdole e meschine.

Io non lo amo e lui non mi ama. Il nostro è solamente affetto reciproco, niente di più.

 

Come posso amare, nuovamente dopo tutto quello che mi hai fatto?

 

 

Ora, dopo molto tempo, sei qui di fronte a me; sei tornato per distruggere il mondo che con tanta fatica mi sono ricreata.

 

Mostro!

 

Sul tuo volto un espressione compiaciuta: il tuo è un sorriso sadico.

Ti eccita far soffrire le persone, è un lato del tuo carattere che non puoi cambiare, ma d’altronde tu sei Orochimaru.

 

Mi parli con il tuo solito tono da superiore strafottente, rimembri i ricordi che custodisco dolorosamente di quando non ero che una tua allieva.

Mi vedi soffrire e sei felice perché il dolore altrui compara la solitudine che hai provato e che continui a provare.

Hai cercato di amare, ne sono certa, ma sei stato sempre respinto e rifiutato ed ora ti diverti a violentare la gente come, in passato, hanno fatto con te.

 

No.

Lui non conosce la parola “amore”, Anko:  non prova dei sentimenti.

Ma questo, tu, non l’hai mai capito…

 

Allunghi il tuo collo, la tua faccia ora è qui che mi sussurra parole che non riesco a capire.

 

Fallo ora, ti prego, uccidimi!

 

La tua lingua inizia ad accarezzarmi lentamente provocandomi piccoli gemiti di dolore mischiato al piacere e facendomi sobbalzare al suo tocco così apparentemente sicuro e deciso.

Inizi a percorrere tutto il mio viso e ti fermi all’incavo tra il collo e la spalla: precisamente dove giace il marchio che tu stesso mi hai impresso quel giorno di tento tempo fa.

 

 

Tanto tempo fa…

Ne è passato di tempo, eppure io sono cambiata.

Allora non ero che una ragazzina innamorata del suo maestro, e non ti nego che molto probabilmente lo sono tutt’ora.

Solo che questo sentimento astratto si è unito all’odio che nutro nei tuoi confronti componendo una soluzione tossica e venefica.

Il veleno che scorre nelle mie vene è il risultato dell’odio unito all’amore.

Due sentimenti, ossimori tra loro, che io stessa covo gelosamente dentro di me, da quel giorno.

 

È colpa tua.

Solo e soltanto colpa tua.

Mostro!

 

La tua lingua continua a muoversi astrattamente come se stesse cercando qualcosa di molto importante ed io intanto continuo a gemere sotto il tocco di quest’ultima senza sapere cosa fare.

 

Senza voler fare qualcosa, Anko.

Non mentire a te stessa, non serve…

 

Non agisco perché sono debole: le mie difese interne sono state abbattute con molta facilità dalle tue parole ingannevoli.

Mi hai tradita dentro e continui a farlo tutt’ora… sei viscido.

 

Un serpente, Anko.

Viscido come un serpente velenoso.

 

 

Le tue carezze ad un certo punto finiscono e mi sussurri all’orecchio una frase che mi lascia di stucco.

Sento le lacrime salire e spingere con forza sulle iridi.

Sento una fitta allo stomaco che mi logora dall’interno distruggendo ogni mia difesa.

Sento i battiti del cuore che diventano irregolari.

Mi sento vuota e inutile, ma d’altronde sono sempre stata una nullità.

Non ero che un misero pedone sulla grande scacchiera della vita: il mio unico scopo era servire da esca e da protezione.

Non sono mai stata niente per nessuno, quanto più per te.

 

Un oggetto, Anko.

Ti ha sfruttata come un oggetto e tu glie l’hai permesso.

 

 

<< Ecco perché non ti ho mai accettata:  sei così … debole! Non combatti mai, ti lasci usare da tutti. Sei debole Anko, debole… >>

 

Si, sensei, avete ragione: sono ancora una ragazzina che non ha compreso il pieno valore della vita.

Sono troppo debole per essere un ninja. Non sono degna di portare tale carica.

 

Inizio a piangere ancora, ma dalle mie iridi questa volta esce un liquido giallastro e uniforme: veleno.

Tolgo fuori tutto il veleno che tu stesso mi hai iniettato inebriandomi.

Ripenso intensamente in questi pochi secondi di silenzio alle tue parole.

Possibile che ho sprecato un vita intera a rincorrere ideali fasulli?

Possibile che tutti i miei sforzi sono stati vani?

Possibile che tu abbia ragione?

 

Come può avere ragione Anko?

Pensa.

Pensa al sangue che hai versato per ottenere il titolo di ninja.

Pensa, Anko.

Pensa.

 

 

 

 

La mente umana è facilmente plasmabile.

Le parole sono l’arma più micidiale che esista.

Sono le uniche che riescono a farti provare miliardi di sentimenti diversi tra loro.

Per combattere questo “mitra” micidiale, serve il ragionamento.

Pensare è l’antidoto giusto.

Pensa, Anko, pensa…

 

 

La mia mente diventa un contenitore di parole e frasi che non avrei mai pensato di dire.

Il mio passato è avvolto nel mistero, non ho memorie.

È colpa tua!

Non ricordo di aver provato emozioni.

Ero apatica a tutto, tranne che al tuo sguardo.

È colpa tua!

Ero forte, ma il veleno che mi hai  dato a tradimento mi indebolisce di giorno in girono.

Rischio di invecchiare senza aver vissuto neanche un attimo della mia vita.

È colpa tua!

Ma cosa dico?

Io non ho una vita…

È sempre e soltanto colpa tua!

 

Come posso amare l’uomo che mi ha portato alla rovina?

Basta! È tempo di agire…

 

 

 

Sei cresciuta, Anko.

Complimenti.

Puoi farcela, basta credere in te stessa.

…Tu ci credi?

 

 

Non ti sopporto sei un essere viscido e invertebrato.

Mi hai solamente usata.

Mi fai schifo, Orochimaru, ora posso dirlo: sei ripugnante.

 

Io sono un ninja ho lottato per impossessarmi di questo titolo.

Ricordo ancora il giorno in cui ho indossato il coprifronte della foglia.

Ricordo ancora le parole del terzo Hokage sussurratemi di nascosto.

 

<< Lotta piccola Anko, sempre! >>

 

Da allora ho sempre lottato, incessantemente.

Nessuno mi ha mai sconfitta in battaglia e mai succederà.

 

Combatti fino allo stremo.

È questa la missione principale di ogni ninja.

Combatti sempre per difendere ciò che ami!

 

 

 

Stringo i pugni, Orochimaru lascia la presa e si posiziona dietro me, incuriosito dalla mia reazione.

Prendo il coprifronte della foglia tra le mani.

Ricomincio a piangere, questa volta, le lacrime che escono sono vere e pure, come vero e puro è il mio animo.

Sorrido, lui mi osserva e mi nota un po’ impaurito.

Mi volto verso di lui e lo fisso negli occhi.

 

Quanti ricordi mi passano per la mente ora.

Sei stato un bravo maestro per me, devo ammetterlo.

Ti ringrazio perché senza di te non sarei potuta crescere, ma ora ti apprezzo perché ho compreso.

Forse un po’ troppo tardi, dovevo capirlo prima, ma non importa.

Quello che è rilevante ora è che finalmente posso dire di aver appreso il vero valore dell’ essere ninja.

 

Non sono più una ragazzina Orochimaru, no, sono cresciuta.

Lo vedi questo coprifronte?

Ho sudato e lottato per ottenerlo ed ora morirò per lui.

Morirò con onore, combattendo per il mio paese e per i miei ideali.

 

Un ninja, Anko, difende sempre ciò che ama.

…Qual è la cosa che ti sta più a cuore?

 

Ancora con lo sguardo fisso nei tuoi occhi congiungo le mani.

 

Io sono Anko Mitarashi, sono un ninja e morirò combattendo!

 

<< Fatti avanti Orochimaru! >>

 

 

 

****

 

A distanza di qualche anno un uomo si ritrova, come sempre, a piangere su una pietra.

Tanti nuovi nomi sono impressi su quest’ultima.

 

Anko Mitarashi, Jonin speciale morta in missione.

Una delle ninja più forti e valorosi del Villaggio della Foglia.

 

 

Il cielo piange sono passati esattamente due anni dalla sua morte.

 

<< Complimenti Anko, hai ottenuto quello che volevi. Sei contenta ora?>>

 

Una risata strozzata e agghiacciante riecheggiò per qualche secondo nell’aria, poi la figura di un uomo sorretto a stento da un altro apparve per poi scomparire misteriosamente dietro una siepe.

 

<< Signor Orochimaru, sta molto male?>>

Nessuna risposta, solo un ghigno terrificante che si conclude con una smorfia strozzata di dolore.

 

 

Erano due anni che Orochimaru non si faceva sentire: non poteva muoversi, le sue gambe erano state bloccate da un potente Fuuinjutsu* proibito.

 

 

Il bene, in fine, trionfa sempre.

                                                                                                            

 

 

 

<< Lotta piccola Anko, sempre >>

 

 

C’era riuscita...

…Era diventata un vero ninja.

 

 

 

 

 

 

 A/N

 

Questo è un piccolo esperimento che covo, dentro me, da Natale ed ora finalmente dopo molte modifiche posso essere certo di postarlo anche se non sono sicuro del risultato finale.

Vi chiedo di essere clementi con me, perché non è il mio campo; cioè questa è la mia prima One-Shot in prima persona, quindi vi chiedo di biasimarmi un po’ e di non essere troppo categorici!

 

Accetto molto volentieri anche le critiche, perché voglio tendere a migliorare sempre più, soprattutto nei campi (come questo) in cui scarseggio.

 

PS: I periodi in corsivo centrati dovrebbero essere i discorsi della “coscienza” di Anko, ma ognuno li interpreti come meglio crede.

 

*Fuuinjutsu = Tecinica di Sigillo.

 

 

Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma a l’autore del manga Masashi Kishimoto

 

Vi ringrazio, infine, dell’attenzione che mi avete dato e che continuate a darmi.

 

Lupus

 

   
 
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