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Autore: Charlene    07/08/2012    12 recensioni
"Una facciata può benissimo essere solo una facciata. Sia che l'apparenza sia positiva, che negativa. Basta saper guardare." Kei è un galeotto tirato fuori di prigione dal padre di qualcuno che conosciamo... e da lì inizierà una nuova vita in un liceo esattamente del tipo che lui detesta. Se la caverà? E il resto lo saprete leggendo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Rei Kon, Takao Kinomiya, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DICIASSETTESIMO CAPITOLO

 

 

Kei fissava il muro della cucina, disturbato solo dal ticchettio dell’orologio. Non aveva distolto lo sguardo dal dettaglio di quella mattonella per almeno tre quarti d’ora. In realtà stava pensando, e lo faceva con tale intensità da iniziare a sentire mal di testa.

Non poteva semplicemente fare finta di niente. Non poteva ignorare il fatto che Yurij fosse condannato a finire i suoi giorni alla Borg, né che Vorkov stesse tramando qualcosa di pesante -e lui non aveva ancora capito di cosa si trattasse. Non poteva proprio ignorarlo, anche se una voce dentro di lui gli diceva che era tutto un bluff per turbarlo. Era al sicuro lì, giusto?

E non poteva nemmeno fingere che quel senso di estraneità di cui aveva già parlato con Boris non lo affliggesse. Ogni istante che passava in quella città gli faceva capire che non era il posto per lui.

I minuti divennero sessanta, e fu in quel momento che si alzò, stanco di sentire quel maledetto ticchettio e arrovellarsi il cervello.

Uscire di casa gli avrebbe fatto bene.

Prese il cellulare e fece il numero di Boris. Rispose al decimo squillo.

-Ehi, che c’è?-

La voce del russo era tutt’altro che sveglia.

-Non stavi dormendo, vero?-

-Certo che stavo dormendo, sono solo le undici!-

Kei alzò gli occhi al cielo: -Dai, alzati. Mi sto annoiando a morte.-

Boris bofonchiò qualcosa di sconnesso e imprecò: -Ma siamo in vacanza!-

Kei si immaginò la voce di Hilary che gli diceva che no, non erano in vacanza ma in punizione, che avrebbero dovuto recuperare gli arretrati e scontare la loro pena, e quasi sorrise. Poi si chiese perché il suo cervello l’avesse messa in mezzo. Davvero, che cosa c’entrava lei in quel momento? Non trovò risposta adeguata, così pensò che la cosa migliore fosse prendersela con Boris: -Sei proprio un idiota. Continua pure a dormire, nullafacente.- disse, prima di riattaccare.

Boris guardò il telefono con aria sconcertata, poi iniziò a ridere da solo. Kei stava certamente diventando bipolare.

Nel frattempo il suddetto si preparò e uscì. Almeno si sarebbe ricomprato le sigarette.

 

***

 

Julia iniziò a singhiozzare, e Takao sentì un brivido percorrergli la schiena. Ogni volta che la vedeva turbata non poteva fare a meno di trovarsi nel medesimo stato d’animo.

-Non piangere…- le disse, a media voce. Lei scosse la testa: -Non ho nessun diritto di farlo, lo so.-

Takao la guardò, senza espressione precisa. Le aveva appena detto che era finita definitivamente, che non era innamorato di lei e che non avrebbe più sopportato il suo modo di fare con Boris. Credeva che lei gli avrebbe urlato contro, o comunque si sarebbe infuriata come al solito. Non si aspettava certo che dopo un po’ di occhiate acide e tentativi di polemica gli desse davvero ragione e si mettesse a piangere.

-Ora come ci rientro in classe con la faccia così?- chiese, ridendo tra le lacrime. Takao non aveva idea di come agire. Avrebbe proprio voluto abbracciarla, ma non lo fece: la stava lasciando. Era stanco che la sua dignità venisse calpestata. Stanco di lasciare che questo accadesse. E non poteva ricadere ancora nello stesso errore.

Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e glielo porse.

-Voi due, la ricreazione è finita da un pezzo, che state facendo… tutto bene Fernandez?- chiese secco Crawford, passando loro accanto. Julia cercò di ricomporsi e annuì: -Sì, stavamo rientrando, scusi.- rispose, tirando su col naso. Ryo li guardò con aria sospettosa e poi sparì dietro l’angolo. I due si affrettarono a rientrare in classe prima che quell’uomo tornasse indietro e li bombardasse di note sul registro. Hilary attese che Julia si sedesse accanto a lei (si era ripresa il posto approfittando dell’assenza di Kei) e la guardò con preoccupazione.

-Che è successo?-

-Mi ha mollata. Davvero, stavolta.- mormorò, sprofondando con la testa sul banco.

 

***

 

Kei sobbalzò sentendo la porta spalancarsi. Takao non aveva certo il dono del rispetto del sonno altrui.

-Ah, sei qui? Non avevi detto che la punizione con Crawford iniziava oggi subito dopo pranzo?-

L’altro si mise seduto, cercando di connettere il cervello. Perché stava dormendo? Credeva di essersi già alzato quel giorno. Poi si ricordò, era uscito a comprare le sigarette, era tornato a casa e si era rimesso a dormire. Geniale, pensò.

-Sì, è oggi.- rispose, cercando con gli occhi la propria sveglia. Le due e mezza. Ok, non era così tardi…

L’istante successivo rotolò giù dal letto, inciampò fra le coperte e quasi finì contro al muro. Takao lo osservò in silenzio mentre si infilava le scarpe, raccattava il telefono e le chiavi e correva fuori dalla dependance, accompagnato dallo starnazzare della papera fuxia all’angolo della stanza.

-Buona fortuna!- gli gridò dietro.

Kei lo ignorò e corse. Era solo in ritardo di venti minuti. Niente di che.

I minuti divennero trenta quando arrivò a scuola, dopo aver rischiato almeno tre incidenti. Parcheggiò la moto e si precipitò fino alla biblioteca.

-Immagino che avrai una spiegazione più che plausibile per questo…- lo accolse Crawford senza nemmeno guardarlo in faccia. Kei fece per rispondere, ma l’altro lo precedette: -…ma qualunque sia, non la voglio sentire. Rimarrai mezzora in più del previsto.- aggiunse, alzando lo sguardo dal giornale che stava leggendo.

Il ragazzo sostenne gli occhi glaciali del proprio professore, che gli indicò enormi scatoloni appoggiati contro al muro.

-Devi registrare quei libri nel database informatico e metterli a posto.-

Kei alzò entrambe le sopracciglia: -Sono cinque scatoloni, e sono pieni.- notò.

-Bravo, ottimo spirito di osservazione. Fossi in te non aspetterei ancora a cominciare.- disse Crawford tornando alla sua lettura.

Hiwatari trattenne le imprecazioni che si stavano affollando sulla punta della propria lingua e trascinò il primo scatolone accanto alla sedia della scrivania, dove era situato il computer con il quale avrebbe avuto a che fare assai spesso di lì ai giorni successivi.

Non fu un lavoro così sgradevole. A Kei non dispiacevano i libri. Non che ne avesse letti tanti, non era un’attività per la quale avesse mai trovato molto tempo. Iniziò a inserire titoli e nomi di autori, pensando alla valanga di testi che lo aspettavano.

Gli si incrociarono gli occhi dopo due ore ininterrotte di lavoro, e dovette fermarsi per fare una breve pausa. Miracolosamente Crawford non lo assillò, limitandosi a guardarlo per poi tornare a trafficare col proprio cellulare.

 

***

 

Crawford chiuse il giornale e si alzò. Osservò Kei digitare rapidamente sulla tastiera, poi uscì dalla stanza sperando di non trovarla in fiamme al suo ritorno.

Sbucò in cortile e si accese una sigaretta, lottando contro il vento che fece di tutto per impedirgli di farlo. Era a metà quando una voce conosciuta disturbò la sua quiete.

-Ehi, non smetterai proprio mai, vero?-

-A maggior ragione se tu continui a chiedermelo.-

Mara si poggiò al muro accanto a lui, fissando il giardino davanti a sé: -Sei sempre così gradevole. Perché sei ancora qui?-

-E tu?-

-Devo fare i corsi di recupero a quelle menti eccelse dei nostri studenti.-

Crawford alzò gli occhi al cielo: -Perdi tempo.-

La Kanagi sbuffò, poi si voltò verso di lui: -Non mi hai ancora risposto. Di solito la biblioteca non è chiusa a quest’ora?-

-Sì, ma ci sono tonnellate di libri nuovi da catalogare. E lo fa Hiwatari, per punizione. Devo controllare che non succeda qualcosa di brutto, e  succede spesso quando c’è lui di mezzo.-

Mara scoppiò a ridere: -Oh già! Come procede?-

Ryo alzò le spalle: -Sta zitto e scrive.-

-Certo che deve esserci un bel clima allegro lì dentro, santo cielo. Che mortorio.-

-Non siamo tutti chiassosi come te.-

Mara sorrise di nuovo, tutto le scivolava addosso. –Su questo non c’è dubbio. Be’, io vado. Non divertitevi troppo!- salutò, dandogli un colpetto alla mano e facendogli cadere la sigaretta. Crawford sorrise pericolosamente: -Ringrazia che era praticamente finita.-

Tornò dentro, mani in tasca e aria ancora più accigliata di prima. Kei non si era mosso dalla sua postazione e non aveva combinato nessun guaio. –A che punto sei?-

-Ho finito la prima scatola.-

-Allora vai a casa, continuerai domani. Cerca di non arrivare di nuovo in ritardo.- sbottò.

Kei non rispose e si alzò in piedi, dopo aver spento il pc.

Crawford si accorse che aveva lasciato due libri dietro al computer.

-Questi?- chiese, indicandoli. Notò che entrambi erano libri sulla fisica.

-Pensavo di prenderli.-

-Devi registrarti per farlo. E prima vanno etichettati.- rispose Crawford. Kei roteò gli occhi e prese i libri, facendo per buttarli di nuovo nello scatolone.

-Dai, prendili. Cerca di non distruggerli e riportali in un paio di settimane.-

Kei guardò lui, poi i libri, poi di nuovo lui. –Ok.- disse, per poi superarlo e uscire.

 

***

 

Quando Kei tornò a casa, trovò una piacevole sorpresa ad attenderlo in giardino, fuori dalla dependance.

-Mi ha fatto entrare Takao, non ho scavalcato.- spiegò subito Kaori, fissandolo dal basso del gradino su cui era seduta.

Kei rispose con un mugugno. La ragazza si alzò in piedi, e lo fissò per qualche secondo, in silenzio.

-Quindi, come stai? Ti è passata?-

-Che cosa?-

Kaori lo seguì dentro, e sorrise quando il regalo di compleanno che aveva fatto a Kei iniziò a rumoreggiare, segno che ancora non gli aveva tolto le batterie.

-Quello che avevi in gita. Forse tu non ti ricordi, ma mi hai detto delle cose.-

Lui gettò le chiavi della moto sul comodino, poi scosse la testa: -Non voglio parlarne. Fai finta che non ti abbia detto niente, ok?-

-Assolutamente no! Hai detto “tortura e morte”, non che la mensa faceva schifo. Che posto è?-

-Kaori, non voglio e non posso parlarne. Puoi semplicemente accettarlo?- chiese Kei allargando le braccia.

Lei interpretò la sua espressione. Non sembrava seccato, sembrava… triste? Amareggiato?

-Va bene. Scusa. È solo che…-

-Lo so. Non posso dirti quelle cose e poi chiederti di fare finta di niente. Quindi scusami tu.-

Kaori annuì lentamente.

-Tu che chiedi scusa a qualcuno. Interessante.-

-Piantala.-

-No davvero, i tuoi progressi sono ammirevoli. Sono lusingata, evidentemente ti piaccio davv…-

Kei la zittì prendendola per un braccio e tirandola a sé, come aveva fatto la prima e unica volta che l’aveva baciata. Lo fece di nuovo, e stavolta non entrò Takao a disturbarli.

 

 

 

**************

NOTE: Ok, ero indecisa se fare discorsoni in merito al mio ritardo e al mio rapporto con questa storia oppure no. Farò una via di mezzo, cioè un discorsino. Sono stata incostante, lo so, ma come ho già detto quando manca la voglia e l’ispirazione è meglio lasciar perdere. Questo capitolo poi ha una storia particolare. L’avevo scritto, ne ero soddisfatta, poi la chiave usb è morta e l’ho perso. Ci sono voluti mesi per riuscire a rimettermi a scriverlo. Quanto al capitolo in sé, è un po’ corto, ed è contemporaneamente un capitolo di transizione e uno di svolta. Transizione perché non succede quasi nulla riguardo alla macrotrama, chiamiamola così. Per questo ci sarà mooolto spazio nei prossimi. Di svolta perché… beh, svolta fra Julia e Takao (finalmente), fra Kaori e Kei (hallelujah! Ma niente lemon, mi spiace ò.ò), e vagamente anche tra Crawford e Kei. Evviva, insomma! Agli occhi di chi legge risulta approfondito leggermente anche quello fra Crawford e la Kanagi. C’è un po’ di background da mostrarvi riguardo questi personaggi! Volevo anche farvi vedere il loro aspetto, ho trovato un programma che crea gli avatar che fa proprio al caso mio! (“Non ce ne frega niente” ndTutti)

 

Specifico che è mia ferma intenzione completare Another Life, ci tengo davvero. Non so quanti lettori mi siano rimasti, ma non baderò al numero di recensioni (cosa che già di mio tendo a non fare, o almeno non più), continuerò e la concluderò come si deve, per me stessa e per chi ancora mi seguirà. Mi scuso con tutti per le sparizioni. Un bacio!

  
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