La stanchezza iniziò a farsi sentire per Amy, che, strizzata nella sua camicetta rosa confetto continuava a chiamare signore di tutta Washington e che, puntualmente riceveva insulti o palesi rifiuti. Non ne poteva più Amy, di lavorare in quella specie di mondo rosato, dove tutti sembravano vivere felici, contenti e gentili quando, in realtà, nessuno lo era. I call center le avevano sempre dato quell'effetto, da quando era bambina frequentava quegli uffici, se così si potevano chiamare e stava lì ad aspettare la fine del turno di sua madre per poter mangiare un hot dog. E poi si ricominciava: "Buongiorno Signora Evans, siamo della Closet Entertainment, posso illustral-" "No, arrivederci".E tutto il giorno così. E alla fine, single a 31 anni, Amy era finita anch'essa a lavorare lì. E dire che odiava i call center. Da sempre. Avevano un'aria così finta, dove tutti avevano l'aria di essere cordiali e disponibili, mentre l'anima dall'altra parte del telefono spiaccicava un insulso no. 
"Ma perché ad una donna serve per forza un uomo per sentirsi veramente realizzata?",si chiedeva spesso, continuamente Amy. Insomma la gente si innamora, no?Di un quadro, di un paio di scarpe, di Dio, di una persona, di un libro. E' la vita. Ma perchè tutti parlano dell'amore?Perchè danno tutti una grande importanza ad esso?
Amy guarda speranzosa l'orologio appeso alla parete davanti a lei, erano le 11.00. Pausa sigaretta. Prese il pacchetto dalla borsa insieme all'accendino e uscì in terrazzo.