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Autore: Niky McGregor    07/08/2012    3 recensioni
Felicia è una donna single con una figlia di tre anni a cui dedica tutta la sua vita. Lavora in uno degli alberghi più lussuosi di Boston, il "Sunshine" e sembra una donna abbastanza tranquilla.
Ma cosa celano veramente i suoi occhi grigi e quella espressione innocente che sfoggia sempre? Qual'è stato il suo passato? In un modo o nell'altro la sua vita si collegherà a quella di Emily Lowell, un agente di polizia che ha subito un trauma alla tenera età di tre anni, l'età di Rose... riuscirà a scoprire il grande segreto di Felicia? E David è veramente un amico?Scoprirete tutto leggendo!
Buona lettura
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Quando le luci si spengono...

Foto: <3

 

Finalmente era arrivata l'ora di tornare a casa... Felicia credeva che la giornata non sarebbe più terminata! Tra ospiti che le chiedevano se stava bene e il suo capo che la esortava ad essere più cordiale non ne poteva più. Come fai a sorridere quando il tuo incubo peggiore si avvera e temi per l'incolumità di tua figlia? Come fai a concentrarti sul lavoro quando ripensi continuamente al passato e agli errori che hai fatto? È impossibile...

Con uno sbadiglio spense il computer e chiuse tutti i documenti nei cassetti. Spense le luci dell'atrio e dopo aver recuperato la sua giacca e la sua borsa uscì dall'albergo chiudendo a chiave la porta secondaria.

Si diresse verso la macchina e con un click del suo telecomando aprì le sicure. Si sedette al posto del guidatore lasciando le gambe fuori, posò i gomiti sulle gambe e iniziò a piangere lacrime amare che aveva trattenuto troppo a lungo quel giorno...

Ma perché a me? Perché non ci lasci in pace...!” pensò, tirandosi i capelli con disperazione.

Dopo quelli che parvero dieci minuti si ricordò che aveva una figlia a casa che la aspettava, così infilò le gambe nell'abitacolo e partì in quarta verso casa sua.

Non appena raggiunse il proprio garage notò che le luci di casa Weson erano ancora accese e che David la osservava dalla finestra di camera sua.

Deglutì a vuoto ricordandosi del terzo grado che le aveva fatto quella mattina...

Devo stare più attenta... lo adoro ma far sapere le mie cose a lui significa farle sapere a tutto il quartiere se non tutta Boston.” rifletté scendendo dalla macchina e andando ad aprire la porta del garage.

Parcheggiò la macchina ed entrò in casa attraverso la porta di servizio.

-Son a casa!- urlò.

Tuttavia si ritrovò avvolta nel silenzio più completo. Iniziò ad accendere tutte le luci guardandosi bene intorno nel caso in cui la figlia si fosse nascosta da qualche parte. Dopo aver controllato la cucina, il bagno e il soggiorno si lasciò prendere dal panico e iniziò a pensare le cose più brutte.

l'ha rapita.. ci scommetto l'ha rapita e con lei anche Sharon!”pensò mentre un brivido di freddo le scendeva lungo la schiena.

-Rose?! Sharon?- chiamò di nuovo iniziando a salire le scale.

-Avanti tesoro vieni a salutare la mamma!- disse.

Ancora niente..la donna si sentiva come la protagonista di un film dell'orrore e si aspettava un rumore improvviso da un momento all'altro.

Proprio mentre stava per tirare fuori il cellulare e digitare il 911 udii dei passi provenire dalla soffitta.

-Ma la mamma è tornata?- sentì la sua piccola dire ad alta voce.

Decise di scendere in cucina e fare finta di niente.

-Credo di sì Rose, quindi andiamo a controllare su... abbiamo giocato abbastanza.- la risposta di Sharon la fece sorridere.

Si diresse in cucina e prese un bicchiere d'acqua aspettando che le due “donne” la raggiungessero.

Non ci misero tanto... due secondi dopo ecco la bambina giungere nella stanza con la sua camminata incerta.

-Mamma!- urlò correndo ad abbracciarla.

-Amore mio! Dove ti eri cacciata?- la salutò di rimando la madre prendendola in braccio e scoccandole un bacio sulla guancia.

-Su!- rispose semplicemente Rose con un sorriso stupendo stampato in faccia.

Questa bambina sa come prendermi è poco ma sicuro” pensò Felicia sorridendo a sua volta.

Poi puntò i suoi occhi grigi su quelli verdi di Sharon rivolgendole una muta domanda.

-Voleva farmi vedere le sue vecchie foto... non so come le abbia trovate! Forse quella volta che non riuscivo a trovarla...- rispose lei avvicinandosi.

Sharon era una bella ragazza di venti anni con due occhi verdi da far venire i brividi, i capelli di un biondo ramato che al sole risplendevano come tanti raggi di sole e la pelle abbronzata come se avesse abitato da sempre a Miami.

L'aveva conosciuta non appena arrivata a Boston: l'aveva vista in un bar intenta ad osservare gli inserti per un lavoro e così le propose di fare da babysitter alla sua bambina che all'epoca aveva poco più di tre mesi.

Grazie al cielo aveva accettato altrimenti non avrebbe saputo come fare visto che doveva farsi notare dal suo capo e di conseguenza fare molti straordinari.

La rossa annuì, poi sempre con la bimba in braccio si diresse verso la sua camera da letto ed aprii la cassaforte che stava nascosta dietro ad un quadro.

Tirò fuori delle banconote e le consegnò alla ragazza.

Lei prese i soldi in mano poi li osservò meglio e strabuzzò gli occhi.

-Trecento dollari? Perché scusa? Mi dovresti dare solo duecento...- chiese.

Con gli occhi lucidi Felicia fece sedere Rose sul divano poi si mise di fronte alla ragazza e le prese il volto tra le mani.

-Quei soldi non bastano ad esprimere la mia gratitudine per te... tu non lo sai ma mi hai aiutato molto oggi più del dovuto!- le disse con tono sentito.

Sharon assottigliò lo sguardo guardandola confusa.

Come faceva a spiegarle che la ringraziava per aver indirettamente salvato la vita a sua figlia? Come poteva capire la sua angoscia quando aveva visto le luci spente e la casa avvolta nel silenzio? Come poteva solo comprendere il grande sollievo provato nel vedere che tutte e due stavano bene e che nessun pazzo era entrato in casa sua rapinandole?

-Scusa ma non capisco.- disse infine la bionda esprimendo la sua confusione.

Felicia scosse la testa sorridendo dolcemente.

-Non serve capire.. ti prego di accettare questi soldi.- mormorò.

-Va bene d'accordo... allora torno domani alla stessa ora..?- acconsentì lei.

-Sì alla stessa ora.. e non deve uscire neanche domani... se esce sarà con me.- la interruppe la più anziana.

La giovane si accorse del cambiamento repentino nella sua voce ma decise di non indagare... in fondo il suo era solo lavoro che diritto aveva di farsi li affari altrui?

Così annuendo salutò la piccola Rose ed uscì da quella casa con aria afflitta da pensieri contrastanti...

   
 
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