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Autore: Niky McGregor    07/08/2012    3 recensioni
Felicia è una donna single con una figlia di tre anni a cui dedica tutta la sua vita. Lavora in uno degli alberghi più lussuosi di Boston, il "Sunshine" e sembra una donna abbastanza tranquilla.
Ma cosa celano veramente i suoi occhi grigi e quella espressione innocente che sfoggia sempre? Qual'è stato il suo passato? In un modo o nell'altro la sua vita si collegherà a quella di Emily Lowell, un agente di polizia che ha subito un trauma alla tenera età di tre anni, l'età di Rose... riuscirà a scoprire il grande segreto di Felicia? E David è veramente un amico?Scoprirete tutto leggendo!
Buona lettura
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
Scontro di opinioni





David aveva tenuto chiuso il negozio di elettrodomestici chiuso anche quel giorno. Non riusciva a capire come mai la sua amica fosse dichiarata morta su internet...

Non appena aveva digitato il suo nome ecco l'articolo che era saltato fuori:

Felicia Torrence, 22 anni morta in un incidente stradale il 22 giugno 2009. La sua macchina è stata trovata abbandonata sul ciglio di una strada, più precisamente il ponte di Brooklyn… Il primo a trovarla è stato il marito, Thomas Crowford 24 anni, che stava tornando a casa. A quel che racconta il famoso scrittore britannico, proprietario di una catena di negozi di alta moda, la moglie era da mesi che parlava di volersene andare da New York e di ricominciare una nuova vita. Si presume si sia trattato di un suicidio in quanto il suo corpo non è mai stato ritrovato e nell'auto non sono stati rilevati segni di violenza o traccie di sangue...”

Dopo quel pezzo non era più riuscito a leggere... come mai i coniugi Crowford si dichiaravano morti a vicenda? E perché in entrambe le morti centrava un auto?

Ora sapeva il nome dell'uomo e purtroppo aveva a che fare con un uomo potente...

Aveva spiato per ore il vialetto sotto casa sua per vedere il ritorno di Felicia e quando era avvenuto aveva notato il suo sguardo pieno di terrore e di preoccupazione. Nel momento in cui tutte le luci di casa Torrence si erano spente aveva preso una decisione... l'avrebbe affrontata finché non gli avrebbe detto tutto... e forse avrebbe avuti bisogno di Emily, quella situazione era troppo complicata e intrisa di mistero per poter fare tutto da solo. Non sapeva nemmeno lui perché stava agendo in quel modo, forse perché si sentiva tradito e perché semplicemente Felicia non era quella che faceva credere di essere

Così dopo aver controllato che la casa fosse chiusa del tutto e aver attivato l'allarme uscì dall'abitazione e si diresse verso la propria macchina. Non amava parcheggiarla nel garage, preferiva tenerla all'esterno sulla strada anche se questo significava che rischiava di trovarsela scassinata o magari rubata.... ma in dieci anni della sua permanenza in quel quartiere non si erano mai rilevati casi di furto o scassinamenti vari quindi dormiva sempre tranquillo.

Disattivò le sicure della macchina e si sedette al posto del guidatore abbassando il finestrino per darsi un ultima occhiata. Molti amici lo prendevano in giro ritenendo che fosse un narcisista ma la verità era che lo faceva per infondersi coraggio ogni volata che iniziava la giornata.

Si guardava allo specchio e contava fino a dieci ripentendosi che ce l'avrebbe fatta e che sarebbe andato tutto bene.

Con un cenno della testa avviò il motore uscì dal vialetto infilandosi nel traffico.

Tempo mezzora ed ecco spuntare l'imponente edificio del “Sunshine”. Parcheggiò accanto ad una macchina argentata e dopo aver inserito le sicure entrò nel' albergo. Come sempre a quell'ora non c'era anima viva tranne ovviamente la persona di cui aveva bisogno.

-Ciao Dave!- lo salutò lei gioviale.

Stavolta non si sforzò nemmeno di sorriderle, era arrivato il momento di mettere le carte in tavola!

-Tutto bene?- gli domandò subito notando il suo volto scuro e la sua espressione troppo seria.

-No, non va tutto bene!- asserì finalmente l'uomo posando sul bancone un foglio spiegazzato.

Felicia li riservò un occhiata confusa e con titubanza aprì il foglio. Mentre leggeva quello che c'era scritto sopra il suo voltò sbiancò.

-Che significa?- chiese restituendoli il foglio.

-Dimmelo tu... come mai i coniugi Crowford si dichiarano morti a vicenda? E perché centra sempre una macchina in qualche modo?- la aggredì il biondo.

-Tu non hai il diritto di impicciarti nelle mie faccende... tu devi occuparti della tua vita ok??- si difese lei uscendo dal bancone e avvicinandosi a lui con rabbia.

A quel punto David perse le staffe e la afferrò per un gomito avvicinandola a sé. I loro visi si sfioravano e se non fosse stata una situazione pericolosa l'avrebbe anche baciata...

-Io ne ho diritto perché ho visto come ti comporti da quando Thomas è venuto a farti visita e anche da quando mi ha minacciato.- sussurrò.

-Tu.. come fai a sapere che quello era Thomas?- chiese la donna cercando di liberarsi dalla presa ferrea dell'uomo. Le stava facendo male, se ne rendeva conto ma era arrivato al limite e doveva agire di conseguenza.

-Non così presto! Tu mi devi dire tutta la verità.- buttò lì lui staccando le sue mani dal suo corpo.

Felicia si mise le mani tra i capelli sconvolgendoli, nei suoi occhi si rifletteva l'autentica paura e disperazione.

-Io non posso... non c'è niente da raccontare... non so perché girano queste voci su di me... è vero ho detto che Thomas è morto ma solo perché io non voglio più saperne nulla su di lui ma tu, tu non sei nessuno per farmi queste domande!-

David sospirò e fece per dire qualcosa ma parve ripensarci perché si infilò le mani in tasca estraendo un foglietto con scritte sopra delle cifre.

-Bene forse hai ragione ma ti consiglio di chiamare questo numero.. si tratta di una mia cara amica. È un agente di polizia e mi ha aiutato in una certa situazione. Questa faccenda sta diventando pericolosa e ci vuole qualcuno capace di affrontare certe cose.- esclamò posando il foglio sul bancone.

Il viso di Felicia si trasformò in una smorfia sarcastica che insospettì il biondo.

-Cosa?-

-Scommetto che la situazione in cui ti ha salvato era molto “legale”...- asserì lei muovendo le dita attorno alla parola legale.

A quel punto fu il turno dell'uomo a sorridere, un sorriso amaro.

-Sai tesoro... mi piacerebbe molto raccontarti questa storia ma sai tu non sei sincera con me quindi non sarebbe giusto...- ribatté voltandosi verso il portone e agitando la mano in segno di saluto.

-Sì sì vattene che è meglio!- commentò la rossa tornando alla sua postazione.

Sospirò fissando con aria assorta il biglietto lasciatole da David.

Perché la vita non la lasciava in pace? Perché doveva ricordarle ogni giorno il suo madornale errore? Era chiedere troppo un po' di respiro?

Calde lacrime scalfirono il suo viso scivolando dolcemente lungo le sue guance tracciando un percorso deciso.

Oh Richard... perché non sei qui con me?” pensò asciugandosi le lacrime.

Arriva un momento della vita in cui bisogna scegliere tra la verità e la continua menzogna e lei non voleva scegliere perché a volte la menzogna era meglio della verità...

Il ricordo di quando aveva conosciuto Thomas le riempì la mente prepotentemente e nuove lacrime le bagnarono di nuovo il viso.

Era così giovane e ingenua... in un impeto di rabbia buttò a terra un plico di fogli e si lasciò sfuggire un imprecazione, lei che era sempre stata una donna calma e serafica stava perdendo la testa e non sapeva più che cosa fare per uscire da quel vicolo cieco in cui era entrata pronunciando quel maledetto “Sì”...

Se solo potessi tornare indietro...” quello era il suo pensiero fisso da quando Thomas era ricomparso...

   
 
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