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Autore: keyOfIceDxG    07/08/2012    1 recensioni
Ebbene, si tratta di un mio primo esperimento, spero possa attirare la vostra curiosità.
La storia è ambientata, sino ad ora, all'inferno, abitato da Demoni. I protagonisti saranno Gwen e Duncan, perché li amo incondizionatamente. Il resto dei personaggi sarà perlopiù frutto della mia mentolina.
Cito alcune frasi, prese dal capitolo del loro incontro (il secondo):
"Comincio a ripercorrere la strada verso casa mia, avvolto nei miei pensieri dubbiosi, con le mani affondate in tasca. Finché non sento qualcosa. L’odore di vaniglia di prima s’è fatto più intenso. Mi giro con la velocità di un ghepardo e mi guardo intorno, sperando di trovare qualcosa di nuovo o non so neanch'io cosa.(...)"
[TITOLO MODIFICATO: Ex "paradiso AMORE inferno"]
{. Gwuncan .}
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Ripercorro tutta la strada che ho percorso all’andata, sperando di non incontrare il trio ebete sennò mi avrebbero fatto un sacco di domande, soprattutto Fire.
Gwen sembra ancora dormire tranquilla, chissà come mai le fa così schifo il sangue. Non ho mai visto una persona che si impressiona tanto facilmente negli inferi.
E’ così strano, il suo corpo è fresco. 
I demoni hanno tutti il corpo bollente…forse ha preso freddo. Poi nessuno negli inferi, cosa piuttosto insolita, ha la pelle così chiara… e gli occhi così belli…ma che diamine vai a pensare Duncan! Non posso passare dall’ingresso mamma mi tempesterebbe di domande. La finestra…della mia camera…
Faccio il giro della casa con Gwen fra le braccia, localizzando con gli occhi la finestra che porta in camera mia. Sono abbastanza agile, perciò appena fatto un saltino e subito sono dentro. Tutto rosso immacolato come l’avevo lasciato prima di uscire.
L'appoggio sul mio letto e noto che dorme ancora come un sasso.
Sorrido fra me e me e mi metto a sedere su una sedia, guardandola dormire. Sarebbe stato un bel casino se fosse entrata mia madre e avrebbe visto lei dormire sul mio letto.
Così mi alzo dalla sedia e mi avvicino alla porta chiudendola a chiave. Ho sempre voluto il rispetto e la privacy che un ragazzo della mia età si meritava, perciò mi sono fatto mettere una serratura con la chiave. Vedevo ogni tanto mio padre di notte che veniva a fissarmi dormire mentre parlava in una strana lingua.
E’ una cosa inquietante, per questo ho voluto la serratura. Così che non potesse più fare i suoi strani riti macabri su di me. Un giorno gli avevo anche parlato di questa cosa, dicendogli che se avrebbe provato a farli a mamma lo avrei ucciso sul serio. Essendo il suo erede posso anche riuscirci. Lui mi ha risposto ridendo, oltre tutto, che serviva soltanto ad aumentare la forza del corpo. Forza o non forza non sarebbe più entrato in camera mia questo era certo.
Mi riavvicino alla sedia e prendo un quaderino e una matita dura. Osservo Gwen e comincio a farle un piccolo ritratto, cominciando dai lineamenti morbidi e dolci del suo viso.
Sono sempre stato bravo a disegnare, è una mia passione da quando sono piccolo.
Disegno l’espressione serena e tranquilla di Gwen mentre dorme, sembra quasi che stia facendo un bel sogno. Il quadernino non è abbastanza grande per riuscire a disegnarla da capo a piedi, così mi accontento di disegnarla dalla testa fino al decolté.
Un disegno in bianco e nero, niente male…non è venuto affatto male.
L’ultima ragazza a cui avevo fatto un ritratto è Fire, poi me ne sono strettamente pentito. Appoggio matita e quaderno sopra la scrivania e continuo a fissarla. Il graffio non brucia più, ha anche smesso di sanguinare. Come ho detto, io non posso morire. Le ferite dei demoni guariscono subito anche da sole. Ora al posto dei graffi c’era solo una piccola crosticina.
Sapeva di vaniglia, Gwen sapeva di vaniglia.
I miei occhi si posano sui suoi, in quel preciso istante i suoi occhi si aprono lentamente. Riesco a vederli, grigio, blu e nero mescolati creando una tonalità che ricorda quasi due zaffiri scuri. Le sorrido.
–Tutto bene?—Le domando, mentre lei sembra un tantino sconvolta.
–Che ci faccio io qui? ..Non dovrei esserci! Tu! È colpa tua se mi trovo in questo posto! Io detesto il sangue!—Il buon giorno si vede dal mattino.
Io alzo un sopracciglio, lei sembra leggermente furiosa.
–Che ho fatto di male? Sei svenuta, dovevo lasciarti sola a marcire sotto ad un albero?—lei intanto si sistema qualche ciuffo che le era andato davanti agli occhi dietro l’orecchio e si guarda intorno.
–E’ normale tutto questo rosso?—Sembra quasi stupita. E’ brava a cambiare argomento.
–Siamo negli inferi, ti dice nulla? Qua tutto è rosso.—Mi fissa gli occhi per almeno due minuti buoni, sembra meno arrabbiata rispetto a prima.
–Anche i tuoi occhi sono rossi.
Io faccio un sorrisetto di scherno. –No? Davvero? Non l’avevo mai notato…-- Lei mi fulmina con lo sguardo, facendomi rabbrividire. Eh si, si vede che è una demonessa.
–Dove siamo?—Chiede, continuando a fissarmi con uno sguardo non proprio confidenziale.
–Ti ho portata a casa mia, precisamente questa è la mia camera, te lo ricordi il mio nome vero Gwendolyn?—Chiedo, un po’ dubbioso, aspettando la sua risposta.
–Certo che me lo ricordo, Duncan.. Devil. Per chi mi hai presa? Piuttosto che c’è sopra la scrivania? Vai a scuola tu?
Certo che lei mi da troppa corda per fare delle battutine. –No, sono stato allevato dalle chimere. Certo che vado a scuola.—Lei mi guarda in tono interrogativo, poi, capita la battutaccia mi lancia il cuscino in testa.
–Hai rotto di prendermi in giro.—esclama, troppo seccata per riattaccare bottone sul mio quaderno degli schizzi.
Meglio così, mi scambierebbe per maniaco sapendo che le ho fatto un ritratto.
–Mi scusi signorina. Vedrò di non farle più battutacce.—E intanto le rilancio il cuscino addosso. –Hai freddo?—Chiedo, ricordando il fresco che emanava la sua pelle poco prima.
–No, perché dovrei averne?—Mi chiede, in un tono parecchio scorbutico.
–Certo che sei proprio gentile tu.—Sbuffo, guardandola che si metteva a sedere a gambe incrociate sul mio letto.
Il suo odore si è espanso per tutta la camera, mi piace. Cala un silenzio imbarazzante fra di noi, mentre lei sembra lanciarmi scintille dagli occhi. è proprio una dura questa qui.
Il silenzio si rompe quando sento i rumori dello stomaco di Gwen e faccio una risatina soffocata.
–Fame èh?—Lei assume un colorito che mi ricorda tanto il porpora e accenna un “si” con la testa. –Aspettami qua…vado a prenderti qualcosa.
faccio in tempo ad alzarmi che lei mi afferra il braccio.
–No, non voglio essere di disturbo. Mangerò quando torno a casa.
Io scuoto la testa. No, quando mi metto in testa una cosa è quella.
–Torno subito con qualcosa da mangiare.
Lei fa per replicare ma io apro la porta della mia camera e poi scendo in cucina. Mia madre sembra sorpresa di vedermi.
–Duncan? Come mai qui?—Chiede, guardandomi leggermente sospettosa.
–Niente di che, mi annoiavo.—Sento qualcosa che mi struscia le gambe. –Black!—sorrido.
Prendo in braccio la mia chimera e guardo mamma.
–Che c’è da mangiare?—Lei sorride e mi porge un vassoio pieno di roba. –Fai attenzione a non far cadere nulla, nemmeno Black.
Io faccio un cenno di si con la testa e facendo attenzione torno in camera mia. Trovo Gwen sulla mia scrivania che sta sfogliando il mio quaderno da schizzo.
–Sai sei molto bravo a disegnare…-Non è ancora arrivata al suo ritratto.
Io appoggio tutto velocemente sul letto, compreso Black. Mi avvicino a Gwen e le tolgo il quaderno dalle mani.
–E’ top secret. Te lo farò vedere quando mi potrò fidare di te.—Lei fece un sorrisetto strano.
Sembrava averla presa come una sfida. Sposta lo sguardo in direzione del mio letto e fissa Black.
–Che cos’è quello?—Io ci rimango letteralmente di sasso. Non sa cosa è una chimera?
–E’ black, la mia chimera. E’ impossibile che tu non sappia cos’è una chimera diamine!
Lei fa spallucce e apre il vassoio, cominciando a mangiare il suo contenuto. Hamburger e patatine per la signorina.
–Prego…-- Dico semplicemente io, ridendo a vedere come si abbuffa. Sembra che non mangi da una settimana. Intanto Black si siede sulle mie gambe a fissare Gwen.
–Poi dovrò riaccompagnarti a casa lo sai…-- Lei mi guarda con fare interrogativo.
–Guarda che le gambe ce l’ho èh…-- Mi fulmina per l’ennesima volta.
–Ma possibile che fraintendi sempre quel che ti dico?—Rispondo io, sbuffando.
Lei fa semplicemente spallucce e riprende a mangiare.
–Hai fatto?—Chiedo, sorridendo. Lei finisce anche le patatine e fa un sorrisetto soddisfatto. –Ora sto proprio bene…
Io sorrido ancora.
–Sono contento. Ora mi parli un po’ di te? Da quanto tempo sei negli inferi? Sembri del tutto nuova dell’ambiente. Non ti ho mai vista prima d’ora…-Lei mi zittisce con lo sguardo.
–Secondo te io mi metto a parlare della mia vita ad uno sconosciuto?
Io alzo un sopracciglio. –lo sconosciuto ti ha sfamata.—Affermo, leggermente offeso.
–io non te l’ho chiesto.—Ribatte.
Black le salta in braccio e la guarda con i suoi occhioni irresistibili. Che brava la mia chimera.
Lei fa un sospiro di resa. –Okay ti dirò qualcosa. Ma ringrazia questo tesoro…-- prende ad accarezzarla, io sono tutto orecchi.
–Poi dopo mi parlerai di te, promesso Duncan?
Strano.. di solito nessuno mi chiama con il mio primo nome.
Comunque faccio segno di si con la testa e mi siedo nel letto accanto a lei, pronto ad ascoltare qualsiasi cosa avesse da dire.
  
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