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Autore: Wind    07/08/2012    7 recensioni
"Sono un uomo, ma anche gli uomini, al pari delle donne, hanno dei sentimenti e possono soffrire e piangere come loro. Non siamo diversi."
Salve! Dopo alcuni anni ho deciso di pubblicare questa vecchia one-shot scritta contro un cliché che tanto detesto: le donne che portano via i figli al padre.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non ti perdonerò.



Può l'amore, come quello che nutrivo dentro di me, trasformarsi in un sentimento di fortissimo odio verso la stessa persona verso cui era rivolto?
La risposta é sì.
Mai avrei creduto possibile che una cosa del genere potesse capitare a me, eppure è accaduta.
Ti amavo, Bella. Ti Amavo e ti veneravo come se fossi stata la mia dea personale, una dea che mi incantava attraverso la sua musicale risata e i suoi occhi di un colore così semplice ma per me magnetico.
Per te avrei fatto di tutto.
Per te avrei perdonato tutto, ma questo... questo no.
Tre anni fa sei scappata via da me convinta che ti avessi tradito soloamente perché la mia ex ragazza, incapace di accettare di essere stata lasciata, si era presentata alla tua porta raccontandoti una stupida e crudele bugia sul fatto che ti avessi tradito con lei, e tu le hai creduto senza batter ciglio.
Senza affrontarmi, senza chiedermi spiegazioni e lasciarti dire che era tutta inventato, hai fatto le valigie e sei andata via facendo perdere le tue tracce.

Hai creduto più a lei che a me che dicevi di amare.

Ti ho cercata, sai?
Ho bussato varie volte alla porta di tuo padre, di Jacob, di Angela e di chiunque potesse fornirmi informazioni su di te, ma nessuno ha mai voluto, o saputo, rispondermi.
Non hai idea di quello che ho passato e della forte depressione in cui ero caduto.

Sono un uomo, ma anche gli uomini, al pari delle donne, hanno dei sentimenti e possono soffrire e piangere come loro. Non siamo diversi.

E” solo merito della mia famiglia se sono ancora in questo mondo, sai?
Loro mi sono stati accanto come non mai, consolandomi e aiutandomi a ricucire la ferita inferta da te e impendendomi di fare gesti che ora so' non ti meritavi, ma soprattutto non meritavo io.

E adesso sei qui, di fronte a me, intenta a tenere la mano a una bambina dagli occhi verdi e i capelli ramati che mi assomiglia in maniera impressionante: mia figlia.
Ti sei presentata questa mattina presto alla mia porta, dicendomi che avevamo avuto una figlia e che solo ora avevi capito dell'enorme errore che avevi fatto a nascondermela per farmela pagare.

Mi chiedi scusa e piangi mentre io ti racconto la verità che ti eri rifiutata di sentire quel giorno, preferendo allontanarti da me.

Mi chiedi scusa, ma io non posso accettarle, e non le accetterò mai.

Sei scappata via fregandotene per tutto questo tempo di ciò che ti eri lasciata alle spalle, ma non è questo che non ti perdono.

Quello che non ti perdono è il fatto che per tutto questo tempo tu mi abbia proibito di sapere che ero padre.
Non ti perdono perché mi hai proibito di assaporare la felicità di conoscere una figlia appena venuta al mondo.
Non ti perdono perché a causa tua ho perso di tenere fra le braccia quel minuscolo fagottino parte di me; non mi hai permesso di sentirla piangere, ti darle il latte con il biberon con gli orsetti disegnati sopra, di cambiarle il pannolino sporco o semplicemente di cullarla per farla dormire nel cuore della notte.

Dimmi, Bella, potrai mai restituirmi tutto questo?
Potrai mai ripagarmi di cio' che mi hai fatto perdere per colpa della tua codardia, del tuo maledetto orgoglio e della tua stupidissima sete di vendetta per la quale hai usato nostra figlia, ripeto,
nostra figlia, privandole di un padre dal suo primo giorno di vita?

Non è così che funziona, Bella.

Solo nelle favole, o nelle storie scritte con l'innocenza di chi si sta appena affacciando alla vita reale, le donne come te vengono idolatrate al loro ritorno dopo aver compiuto una simile nefandezza; ma questo non è il mondo della fantasia: questa è la realtà, e per cio' ti dico che no, non ti posso perdonare né oggi e né mai.

Renesmee è mia figlia, e io, come suo padre, voglio vivere finalmente, e fino in fondo, questo mio ruolo nella sua vita.
Farò di tutto pur di averla accanto, vederla crescere e renderla felice.

Ora vai via, lontano da me e da quel cuore che hai infranto e poi trasformato in ghiaccio, un ghiaccio che solo la nostra bambina potrà sciogliere con il calore del suo sorriso.


Ora lo posso gridare al mondo, Bella: è finita e io ti odio.



Salve!

Credo che fosse il 2010 quando, in preda alla rabbia, ho chiuso il mio account autore per passare a quello lettore e ora, a distanza di tanto tempo, sono ritornata a postare.
La storia che avete – spero – letto è stata scriita molto tempo fa ed è un contro-cliché che tanto odio: le donne che portano via i figli e poi, quando tornano, vengono santificate nonostante il gesto schifoso fatto.
Io sono dell'idea che sia una cosa inacettabile portare via il figlio a un padre qualsiasi sia il motivo (escluso se ci sono violenze in casa), quindi trovo impensabile che quando poi lei si rifà viva, venga accolta con tappetto rosso, applausi e “ uomini zerbini” senza che nessuno le dica qualcosa contro.

E' un mio pensiero senza alcuna nota polemica, eh! :)

A presto!


PS: chiedo scusa per gli errori che sistemerò più avanti.

Ciao!

  
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