Titolo: To fall without falling
Serie: Supernatural RPS
Character: Jared Padalecki, Misha Collins
Pairing: Jared/Misha {mishalecki - platonic}
Rating: PG
Gendre: Fluff
Prompt: 66. Perché lo chiamano cadere @500themes_ita
Word: 818
Note: Questi due sono la perfezione, punto. Appena ho saputo che ci
sarebbe stato un nuovo panel con Misha e che sarebbe stato di nuovo in coppia o
con Jared o con Jensen, ho sperato nel potere della mishalecki... non poteva
andarmi meglio. Ogni volta che quei due sono sul palco insieme, io mi sciolgo.
Giuro, mi sciolgo. Sono bellissimi insieme e il momento in cui Jared si è
buttato a travolgere Misha in un abbraccio [here]
mi ha fatto commuovere e per qualche ora, il mio mondo è diventato un luogo
meraviglioso fatto di pony ed alci glitterate, angeli del signore dalla voce
profonda e pinguini volanti.
La fic si ispira proprio all'NJCon 2012 che c'è stato pochi giorni fa e prende
spunto proprio da quell'abbraccio, rielaborandolo in chiave slash (si sapeva che
finiva così, dai!)... e sì, l'ho anche reso un po' troppo fluffoso e
stucchevole, ma mi hanno fatto troppa tenerezza quei due. E per una volta,
stranamente, ho preso in considerazione anche l'esistenza delle famiglie dei due
protagonisti.
Disclaimers: Gli attori appartengono a loro stessi purtroppo,
la fic non vuole in alcun modo riportare i loro gusti sessuali e, visto che non
conosco personalmente né Jared e men che meno Misha, quelli che descrivo sono
solo la loro idealizzazione,
Fic scritta per la
500themes_ita
Gli
scatti accecanti delle videocamere digitali.
Gli sguardi delle fans che non abbandonano il palco e le loro sedie (i loro
corpi, con quell'onnipresente fastidiosa impressione che possano spogliarli da
un momento all'altro, finendo per denudarli anche della loro dignità).
Le parole che gli scivolano via, rotolando una dietro l'altra in un racconto
divertente di qualche sciocchezza del passato che non pensava di ricordare così
bene (Era grasso da piccolo. Lo hanno picchiato qualche volta. Ma non per
tutti doveva essere così divertente).
E poi la mano davanti al volto, a nascondere l'imbarazzo, a nascondere se stesso
(Che cazzo sto dicendo?), con gli occhi che per un attimo hanno cercato
quelli di Jared accanto a lui, in una silenziosa richiesta d'aiuto.
Precipita senza cadere, Misha, tra le risate che si accendono divertite davanti
a loro, sotto i fari del palco che gli bruciano la pelle incollandogli la
camicia azzurrina addosso e con la cravatta rossa a righe bianche che lo
strangola. Odia quella cravatta, gli ricorda il Natale, tutti quanti, passati
insieme alla famiglia e poi le telefonate agli amici, a casa di Jared con in
sottofondo il pianto o le urla esagitate del piccolo Thomas e la voce di
Genevieve. Odia quella cravatta e un po' odia anche Genevieve (Forse, però,
odia più Jared, per averla sposata).
E intanto cade. Seduto su una sedia al centro del palco, cade, affonda e
vorrebbe davvero sparire, per qualche minuto soltanto, per poi riemergere con
qualche battuta sarcastica, magari di cattivo gusto, ma sufficiente a fargli da
scudo, a tenerlo per un po' lontano dagli occhi del pubblico (Torniamo
indietro, facciamo finta che non abbia mai parlato).
Cade con una risata beffarda. E nessuno se ne accorge.
Ha ascoltato stupito il racconto di Misha, riempiendo la stanza del suono della
propria risata, che come al solito riesce a distinguersi da quella di chiunque
altro, risaltando tra la folla (Alle volte è come se il mondo si fermasse per
ascoltare la sua risata).
Le mani hanno giocato con il microfono per tutto il tempo (per impedirsi di
allungarle verso l'uomo e toccarlo e tirarlo a sè e scrivere sul suo corpo il
proprio nome e poi sorridere soddisfatto a tutte le sue fans, perché capiscano
che gli appartiene e che loro possono giusto desiderarlo da lontano).
Sono pochi attimi quelli in cui il proprio sguardo si incrocia con quello di Misha. Lo
ha sentito bisbigliare qualcosa (Mi sento un perfetto coglione) tra le
dita che gli coprono la bocca, aprendosi sul volto e gli occhi che parlano gonfi
di imbarazzo (Non lasciarmi cadere).
C'è stato un istante, breve quanto la nascita di un pensiero, e anche meno, in
cui Jared ha esitato; una volta Misha gli ha detto che stare sul palco con lui è
come stare sott'acqua in due, con una sola bombola d'ossigeno e guardarlo
respirare dall'unico boccaglio a disposizione. Non gliel'ha mai spiegato, Misha,
che quello che voleva dire, è che la sua presenza lo lascia senza fiato e il
modo in cui parla con il pubblico e in cui ride con loro lo rapisce e,
contemporaneamente. lo soffoca di gelosia.
Ma quando Jared lo vede cadere, incespicando nel silenzio, scatta verso
di lui, su di lui (è pronto anche ad affogare per dare tutto
l'ossigeno della propria bombola a Misha e riportarlo in superficie), in un
abbraccio che lo nasconde al mondo per quattro lunghi secondi.
Sembrano pochi, ma non lo sono.
(Uno.)
Le braccia lo stringono, con forza virile, chiudendosi intorno alle sue spalle,
troneggiando sul suo corpo (che è alto, che "I'm big too!", ma che accanto a
quel gigante sembra così piccolo) e lo avvolgono in un abbraccio protettivo.
(Due.)
C'è il calore del corpo di Jared, l'odore forte della sua pelle, il frusciare
della sua camicia contro quella di Misha, la sua guancia a strofinare contro
quella ruvida dell'uomo (il suo affetto ad inondarlo, piacevole -bello- come
la pioggia dopo mesi di siccità).
(Tre.)
Nell'esplosione di un coro femminile di "Aww", c'è la voce di Jared, più bassa,
nascosta ai microfoni, che cola direttamente nel timpano di Misha
(Tranquillo, Mishi, ti tengo io). Ed è vero, perché lo tiene, lo tiene
forte, lo abbraccia disperatamente, quasi fosse l'ultima cosa che gli rimane da
fare prima di morire, lo abbraccia con tutto se stesso, dimenticandosi per quei
quattro secondi di avere una moglie, un figlio, una famiglia (Per poter amare
solo lui, per quattro secondi soltanto. Cosa sono, in fondo, in confronto ad una
vita intera fatta di "finché morte non ci separi"?).
(Quattro.)
L'aria torna a riempire i polmoni che si gonfiano dolorosi quando Jared si
allontana, tornando a sedersi alla propria seggiola e, per altri lunghi secondi,
Misha continua a sentirsi al sicuro nel ricordo colpevole del suo corpo contro
il proprio.
Sembrano pochi, ma lì, davanti ad una platea piena di sconosciuti, sono stati
un'eternità.
E, ormai, ha smesso di cadere.