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Autore: Blackcat_    08/08/2012    5 recensioni
Cosa c'è di meglio di una (una sola?) scappatella con la zietta adorata?
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non l'aveva mai vista prima, se non in qualche foto, quando doveva essere davvero giovane. E lei non aveva mai visto lui, se non quando era appena nato. Aveva fatto irruzione in quella casa nel freddo gennaio di quell'anno, e subito aveva sconvolto le loro vite. Sua, e quella dei suoi genitori.

Ricordava la lettera della madre mandatagli mentre lui era ad Hogwarts; la scrittura tremante, l'articolo di giornale annesso, le sue preoccupazioni. Doveva essere davvero sconvolta per quanto era successo, o per il modo in cui l'aveva rivista dopo quattordici lunghi anni. Sua madre lo aveva cresciuto con tutto l'amore di cui un figlio ha bisogno, e lo aveva sempre tenuto lontano da quello che era il loro passato, o meglio, quello del marito. Le era davvero grato. Ma Narcissa non poteva prevedere la furiosa entità che sarebbe entrata presto nella vita del suo Draco.

La conobbe davvero a fine anno scolastico, quando finalmente tornò a casa. Suo padre non c'era più, era stato rinchiuso ad Azkaban dopo la battaglia al ministero. Restò con una madre bisognosa di consolazioni, con gli occhi colmi di lacrime, una donna che, nonostante tutto, riusciva a mantenere la propria dignità in pubblico come le era stato insegnato, e una figura scura della sua famiglia che si ritrovò ad odiare profondamente. Una zia che non aveva rispetto per il dolore altrui, sebbene quelli che stavano soffrendo fossero i suoi familiari. Gli unici rimasti.
Non perdeva mai l'occasione di rinfacciare a sua madre, ogni volta che quest'ultima nominava il nome “Lucius”, che “quel verme schifoso” se lo meritava. Il ragazzo non riusciva a capire perché l'avesse accolta in casa, o come facesse a volerle così bene, tanto da chiederlo molteplici volte. E la madre rispondeva sempre che era sua sorella, e che, anche se sembra strano, l'aveva aiutata in molte situazioni difficili. No, non poteva crederci. Non aveva cuore, sentimenti, era nel tutto pazza. Non riusciva nemmeno a ragionare. Ed era del tutto spudorata.

Ricordava bene quella sera di fine giugno, a cena, il modo in cui lo guardava, con quel suo sorrisetto alquanto irritante impresso sul viso pallido. Draco non si era mai soffermato ad osservarla per bene. Non aveva notato quando le guance fossero scarne, la pelle fin troppo chiara e gli occhi fin troppo scuri. Non aveva mai notato quanto, nonostante gli anni di prigionia passati nel peggior modo possibile, fosse davvero bella. L'aveva evitata il più possibile, perché la trovava irritante e, allo stesso tempo, inquietante. E poi, sua madre gli aveva consigliato di stare attento. Aveva pensato alla scuola, ai compiti da fare. Eppure quella sera sentiva come se le sue distrazioni precedenti fossero state inutili. E intanto lei continuava a guardarlo. Perfino Narcissa se ne era accorta. Ma alla bruna non importava.

Che faccia tosta.

Sentendosi osservato, Draco si alzò, senza nemmeno finire la cena. La madre lo guardò preoccupato, ma non disse niente. La zia, invece, continuava a fissarlo, rispondendo con un ghigno come lo sguardo del ragazzo si girò indietro per controllare se fosse ancora osservato. Si diresse a passo svelto verso la biblioteca, per trovare qualche altra distrazione. L'ambiente caldo e familiare per qualche momento lo tranquillizzò. Gli enormi scaffali pieni di libri si intonavano perfettamente ai colori delle pareti e dell'arredamento, in prevalenza argento, verde e mogano. La stanza era illuminata solo da qualche candela accesa, dato che fuori, essendo in estate, non era ancora del tutto buio.

Come si mise a sedere su una delle poltrone vicino alla grande vetrata, udì dei passi in lontananza. Tacchi pesanti che battevano sul pavimento, che scandivano ogni passo sempre più vicino a lui. Poi, in un attimo, la porta si aprì e si richiuse, portando all'interno della stanza la figura dai capelli nerissimi e ricci. Sul viso di Draco si dipinse una smorfia alla vista della donna.

« Zia.» disse semplicemente, raccogliendo uno dei libri e cominciando a sfogliarlo con aria indifferente. Bellatrix gli si avvicinò, cauta, riflettendo sul da farsi. Si fermò esattamente davanti a lui, allungando una mano ed abbassando il libro che lui stava apparentemente leggendo.

« Siamo arrabbiati con zia Bella?» chiese, mantenendo quella postura da donna elegante ed aristocratica che le era stata insegnata a tenere, ma che non le si addiceva per niente.

« No.»

« Tua madre non ti ha insegnato che non si dicono le bugie?» fece un sorrisetto, prima di continuare. « Oh, già, deve essere per tuo padre, per la sua dignità persa. Sai, per i traditori come lui, Azkaban non è niente.»

Gli strappò letteralmente il libro dalle mani, buttandolo a casaccio da qualche parte sul pavimento.

« Dovrebbero essere cruciati fino alla pazzia, sai?»

L'ira di Draco non fece che crescere, fino a che si decise a contrastare quella cascata di insulti che era sua zia. Strinse i pugni e si alzò. Troppo tardi vide la bacchetta di noce tra le dita affusolate della donna, che venne immediatamente alzata e puntata alla sua gola.

« No, no, no. Non fare il bambino cattivo.»
La sua voce squillante era davvero irritante alle orecchie del biondo, che con sguardo terrorizzato si ritrovò lui stesso a fissare la bruna. Per un momento i loro occhi si incontrarono, prima che lo sguardo della donna cominciasse a squadrarlo dal basso verso l'alto e viceversa, non mancando nemmeno un punto. Se doveva vantare in qualcosa, quel qualcosa sarebbe stata la bellezza. Il giovane aveva avuto fortuna di ereditare gli aspetti migliori di entrambe le parti, Black e Malfoy.

« Adesso, da bravo, di' alla tua zia Bella cosa c'è che non va.» ma il ragazzo non rispose.

« Mmmmh.. Lo sai cosa fanno i dissennatori ad Azkaban ad un bambino cattivo?» Disse con un evidente sorrisetto soddisfatto. Bellatrix gli girò intorno, lentamente, sempre con la bacchetta alzata. Sì fermò, poi, esattamente dietro di lui, sfiorandolo con l'intero corpo come se nulla fosse, e appoggiando il mento sopra la sua spalla. La bocca rossa e carnosa era solo a pochi ed inutili centimetri dal suo orecchio. Il solo contatto fece rabbrividire Draco.

« Gli danno un piccolo bacetto.»

« Ti prego, smettila.»

La donna ridacchiò alle sue spalle.

Tentò di reagire, ma il suo corpo era paralizzato all'idea di essere il bersaglio della pericolosissima bacchetta della zia. Tutti sapevano che non aveva limiti nell'usarla. Con quella era quasi invincibile. Anni e anni di addestramento nelle arti oscure l'avevano resa una delle streghe oscure più forti mai esistite.

Draco non sopportava l'idea di essere alla sua mercé, e la sua mente che in quel momento cercava di andarsene lontana, di scappare da quella situazione, fu costretta a tornare alla realtà come avvertì la pericolosa arma sfiorargli il collo fino al petto, poi nuovamente su fino al viso. E in quel momento si rese conto che la zia aveva praticamente violato ogni suo spazio personale. Poteva sentire il respiro pesante all'altezza dell'orecchio, un braccio che sfiorava il suo, il viso freddo sulla sua spalla e il seno prorompente praticamente schiacciato contro la sua schiena. Data la circostanza, nella sua testa si formarono involontariamente pensieri che mai e poi mai avrebbe immaginato di avere. Pensieri sporchi, proibiti, che tuttavia non riusciva ad eliminare. Pensieri vergognosi per un giovane ragazzo come lui. Soprattutto se la protagonista dei suoi pensieri era una sua stretta parente.

Un'altra risata provenì dalla bocca della donna, che si staccò allontanandosi di qualche passo. Era evidente quanto la debole mente del ragazzo fosse facilmente leggibile e preda di qualche giochetto sensuale. Lei sapeva, ed aveva ormai trovato un punto di aggancio con il quale lo avrebbe tormentato fino a che non si sarebbe stancata.

Draco ricordava bene quanto, quella sera, fu grato a sua madre, che finalmente ruppe quel momento di altissima tensione.

« Draco.» La voce dolce e candida della madre risuonò per il corridoio, prima che si potesse vedere l'esile figura entrare nella stanza. Notò lo sguardo sorpreso che lanciò alla sorella più grande con la bacchetta in mano, come se l'avesse colta sul fatto. Fra di loro avvenne una sorta di conversazione, una cosa tra sorelle, ma senza parole, che Draco non fu in grado di capire.

« Ero venuta a controllare che tu stessi bene, dato che hai lasciato la tavola senza dire una parola. Ma vedo che sono stata battuta sul tempo..»

Sospirò la bionda, accennando un debole sorriso al figlio. Quanto amore in una sola donna. Un amore per la famiglia, per il marito, per il figlio, e perché no, per la sorella, che assolutamente non lo meritava secondo Draco.

« Oh, adesso sta bene, doveva essere qualcosa che ha mangiato che inizialmente gli ha dato fastidio. Non è così, Draco?» Chiese Bellatrix con una voce innocente palesemente forzata. Si prendeva gioco non solo di lui, ma anche di sua madre, alla quale stava spudoratamente mentendo.
Lo sguardo sul suo bel viso era maligno, come ricattatorio, perché lui sapeva che gli aveva letto la mente. Sapeva che aveva visto cose che non doveva vedere. E sapeva che se non le avesse retto il gioco con la madre sarebbe finito in grossi guai. Nessuno poteva prevedere una qualsiasi “punizione” che avrebbe ricevuto ribellandosi a lei.

La guardò con aria sconfitta, costretto a rispondere.

« Sì, è così.»

Prima che madre e figlio potessero dire altro, la figura estranea, oscura, girò sui tacchi e scomparve dalla biblioteca. Narcissa la seguì poco dopo, sorridendo nuovamente al figlio, ma questa volta con più convinzione.
Ben presto rimase solo nella stanza, solo con se stesso e i suoi pensieri, solo con Bellatrix che continuava a ridere nella propria mente, mentre quelle fantasie si facevano sempre più accurate e dettagliate.

 

 

Mani piccole e delicate all'altezza del petto accarezzavano ogni centimetro di pelle che trovavano, mani femminili, mani gentili. Una bocca rosea e sottile gli dava dei lievi e casti baci sulle labbra, toccandole a mala pena, dimostrandosi dolce. Un corpo femminile sfiorava il suo, un corpo esile, con poche forme, senza colore e freddo come il ghiaccio. Quella che apparentemente sembrava una ragazza era un povero angelo, titubante, inesperta, così facilmente preda di emozioni forti che faceva fatica a rimanere viva.

Quello stesso corpo stava morendo sotto di lui. Quel suo stesso desiderio di sempre era ormai morto sotto di lui, senza nemmeno essere riuscito a violarla come voleva. La donna dei suoi sogni non esisteva più, l'angelo che aveva sempre sognato di avere era volato via. L'aveva uccisa, uccisa di emozioni, emozioni che lei non era in grado di reggere. Come un alcolico troppo forte. Non era nemmeno riuscito a dimostrarle che l'amava, con tutto il cuore, con tutta l'anima. L'aveva uccisa e non poteva tornare indietro. Il senso di colpa lo opprimeva.

 

Le piccole mani non furono più delicate. Violente graffiavano ogni centimetro di pelle che riuscivano a trovare, violente si appropriavano del suo sangue puro. La bocca non fu più rosea né sottile. Si trasformò in una bocca carnosa, rossa come il sangue sulla pelle che ormai colava senza sosta, carnivora. Non erano baci quelli che dava, erano assaggi della sua carne, della sua anima. Il corpo femminile non era più così esile, ma era formoso. Aveva dei fianchi perfetti e dei seni abbondanti. Non lo sfiorava con paura, lo possedeva, facendolo sudare come un dannato. Un dannato costretto a sottomettersi ad un demone, un demone voglioso di carne fresca. Quella che apparentemente sembrava il diavolo in persona era in realtà la sua amante, passionale, esperta, così carica di emozioni forti da far tremare la stanza.

Quello stesso corpo era così vivo sopra di lui. Quello stesso angelo che prima era morto si era trasformato in un demone. Quello stesso desiderio di una donna così fragile si era trasformato nel desiderio di una donna velenosa. Il veleno, ormai, era stato iniettato dentro al suo giovane corpo maschile, e non aveva scampo. Non poteva smettere di avvelenarsi di lei. Come una droga della quale non puoi smettere di far uso. E così era riuscito a dimostrarle che la voleva, con tutto il cuore, con tutta l'anima. Ma lei era una donna perfida, e con il suo cuore ci avrebbe giocato a lungo. Stava morendo lentamente, e non c'era scampo.

La donna rise. Del suo viso poteva vedere soltanto la bocca. La donna rise. Una risata malefica. Rise ancora.

Si era dimenticato del suo piccolo angelo morto. E il buio lo inghiottì.

 

 

Draco si svegliò all'improvviso, spaesato, confuso, non aveva idea di dove si trovasse. Il cuore gli batteva a mille. Ciò che aveva appena visto lo rendeva alquanto nervoso, preoccupato. Non poteva essere considerato un sogno, quello, ma un incubo. Peggiore e del tutto diverso di quelli che aveva di solito.

Un respiro dopo l'altro e pian piano riafferrò la tranquillità. Si guardò intorno. La sua camera era addobbata con i colori verde, argento e nero. Camera degna di un vero Serpeverde.

Il letto a baldacchino era adatto a due persone, e a lui piaceva stare comodo da solo in quel letto. I mobili, insieme all'armadio, erano antichi cimeli delle famiglie Black e Malfoy. Infondo alla stanza aveva un piccolo bagno personale.

L'ambiente familiare riuscì a fatica a tranquillizzarlo, ripensava ancora all'incubo che aveva avuto. Si asciugò la fronte con una mano, sentendo i battiti del proprio cuore che mano a mano diminuivano la velocità arrivando ad essere regolari. Tranquillizzarsi in quel momento non servì a prepararlo a ciò che successe dopo.

Una figura nascosta nell'ombra si fece avanti. Draco si spaventò, cercando di afferrare la bacchetta sul comodino che cadde sfortunatamente a terra. Non riusciva a vederla, ma un forte odore di rosa arrivò alle sue narici, e una piccola risata maligna alle sue orecchie.
Non poteva crederci. La donna che lo aveva fatto patire per quei lunghi e impossibili giorni era lì nella sua stanza, a quell'ora tarda di notte. Qualcuno dei pensieri impuri dell'incontro in biblioteca riaffiorarono nella sua mente, ma Draco riuscì a scacciarli via, troppo spaventato per poter pensare a lei in quel modo.

« Ti ho fatto paura?» Disse la voce femminile nell'ombra.

« Sì, in effetti.. Che diavolo ci fai qui, zia?!»

« Sono venuta a controllare che il mio nipotino preferito stia bene.»

« Sto bene.. E' stato solo un incubo.. Puoi anche andare.»

La donna rise di nuovo.

« Accendi le candele sul tuo comodino.» Ordinò al ragazzo.
Senza preoccuparsi di non indossare tutto il pigiama, ma solo la parte inferiore, raccolse goffamente la bacchetta da terra, facendo comparire qualche fiamma dalla punta e accendendo le tre candele che si trovavano vicine a lui.

Quando spostò gli occhi sulla donna gli venne come una voglia di ridere, mentre pensieri sporchi tornavano prepotentemente ad affollargli la mente.

Indossava una camicia da notte nera corta, un pezzo sopra il ginocchio, fatta di raso, che metteva bene in evidenza le curve e lasciava davvero poco spazio all'immaginazione. “L'ha fatto apposta..” pensò.

« Sei davvero pallido, Draco. Hai bisogno di qualcuno che si curi di te, per questa notte.»

La donna ghignò, come se fosse tutto un piano per arrivare a lui. Doveva ammettere che sì, senza camicia e solo con l'intimo stava decisamente meglio. Nonostante il petto non fosse troppo muscoloso, ma anzi tendente all'essere troppo magro, il ragazzo aveva il suo fascino. D'altro canto. non poteva non averne.

« No, davvero non ne ho bis-»

Non fece in tempo a finire la frase che la donna si avvicino con passò felino al letto e si sedette, leggermente più indietro del bordo dove stava seduto lui. Appoggiò le mani, con le dita con le unghie affilate come coltelli, su entrambe le sue spalle, cominciando a massaggiarle lentamente ma con movimento sensuale. Draco paragonò quelle mani alle stesse mani del suo incubo, quelle che lo graffiavano fino a farlo sanguinare, ed ebbe di nuovo paura.

« Zia.. Che stai facendo?»

« Raccontami del tuo incubo.»

Sorpreso e intimorito, cominciò a narrarle ciò che aveva visto.

« Ero sdraiato proprio qui, in questo letto..»

Cominciò, mentre Bellatrix si sistemò esattamente dietro di lui, facendo scivolare le gambe nude lungo i fianchi del ragazzo. La paura che prima aveva preso possesso del suo corpo si stava trasformando in eccitazione, tanta da potersi notare nel suo pigiama. Sperava che la zia non lo notasse, così andò avanti con il racconto.

« E c'era una donna..»

La bruna appoggiò il mento su una delle sue spalle, mentre i capelli scivolarono giù sulla schiena del ragazzo, facendogli il solletico.

« E com'era questa donna?»

Chiese con un tono fin troppo sensuale, che non avrebbe mai dovuto usare con il suo unico nipote. Draco non aveva scelta se non quella di andare avanti.

« B-beh era esile, delicata, gentile..»

« E ti piaceva?»

« Io non..»

« O preferisci un altro tipo di donna?»

Spiazzato dalla sua domanda, il ragazzo non rispose. Aveva sempre desiderato una donna come quella della prima parte del sogno, ma Bellatrix aveva distrutto ogni suo pensiero di purezza, facendo una grande confusione nella sua testa, e ora lui desiderava altro.

La donna rise di nuovo, mentre le sue mani erano passate dalle spalle al petto, tracciandolo interamente con un dito.

« Oh, è chiaro che la purezza non fa per te.. Non è né nel tuo corpo» Una delle mani scese velocemente verso il basso, andando a sfiorargli l'erezione ora abbastanza visibile, mentre l'altra gli afferrò i capelli biondi, costringendolo a tirare indietro il capo. « Né nella tua testa.»

« Che cosa... Che cosa stai facendo?»

« Mio caro..» Sussurrò Bellatrix al suo orecchio. « Sei un ragazzo intelligente.. E credo che tu sappia ESATTAMENTE cosa sto facendo»
L'erezione di Draco arrivò al culmine, mentre Bellatrix lo aveva in pugno. Sentiva le sue labbra sul collo, che baciavano e mordevano ogni centimetro di pelle che trovavano, fino a che non gli lasciò un succhiotto.

Era di nuovo alla sua mercé, e questa volta non c'era sua made a salvarlo. Ma Draco ormai non voleva più essere salvato.

 

E l'incubo si trasformò in un sogno. Vedeva ancora la seconda donna, con quel suo bellissimo e desiderabile corpo, quella sua voglia sfrenata di passione e quel veleno di cui ormai non aveva più bisogno. Questa volta Draco riuscì a vederla in viso, e ciò che vide non lo turbò, ma lo rese ancora più eccitato di quanto lo fosse prima.

Bocca rossa e carnosa, lunghi riccioli neri e grandi occhi scuri, era lei la donna che da quella notte avrebbe infestato tutti i suoi sogni, tutti i suoi desideri più remoti. Era lei quella che voleva.

 

Draco si svegliò di nuovo, ma questa volta non era spaventato.

Lanciò uno sguardo alla stanza, con attenzione, ma non c'era nessuno. Aspettava che qualcuno uscisse dall'ombra, ma niente. Era davvero solo quella volta.

Si rassegnò all'idea che fosse solo un sogno, tutto quanto, tutto quello che aveva vissuto quella notte. Ma il suo desiderio no, quello non era un sogno. Quello era vero, ed era più che determinato a soddisfarlo.

Dopo poco si sdraiò nuovamente, e cadde in un sonno profondo, questa volta senza sogni né incubi.

 

Fuori dalla stanza, Bellatrix lo osservava di nascosto tramite la porta socchiusa. Un ghigno le apparve sul volto come lo vide riaddormentarsi tranquillo e soddisfatto. Per il ragazzo era stato solo un sogno, e così doveva credere.

Soddisfatta anche lei, lo lasciò al suo sonno, sparendo nuovamente nell'ombra.


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Avevo cominciato questa storia come una one-shot, ma non sono sicurissima che si limiterà ad un capitolo! In caso contrario, sarete i primi a saperlo.
Ho dovuto mettere il genere erotico perché, anche se non ci sono scene descritte nei minimi dettagli, ci sono comunque spezzoni di atti sessuali. Comunque, spero di non essere stata troppo volgare.
Per chi non avesse mai letto nulla su questo pairing, non sono pazza! Diciamo solo che qualche pensiero un po' malato ce l'ho. Io li vedo così bene insieme, zia e nipote!
Detto questo, spero che vi sia piaciuto!

  
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