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Autore: Hakka    21/02/2007    7 recensioni
Cronaca del Ballo delle debuttanti, e della sua protagonista. Per il compleanno della sis Madda (seppure con un giorno di ritardo).
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Seamus Finnigan | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'idea originale era di poter pubblicare il capitolo con la nascita di Elizabeth ma, ovviamente, non ce l'avrei mai fatta. Poi mi sono detta "ehi, potrei iniziare a pubblicare la fic, per il compleanno!", ma tu conosci i tempi medi per il completamento di una mia fic. Così ho optato per questa shottina. Cioè, questa era l'idea, quando mi ci misi dietro (parliamo di dicembre)… e mi sono ridotta a finirla solo poche ore fa… -.- Vabbè, vabbè… Ho riciclato la scena di cui parlavamo quando hai visto la copertina di "The open door", e così avrà più senso in tutto e per tutto.
Questa ficcy è tutta tua essendo Elizabeth un po' te. ^^
Auguroni sis! E altri secoli di questi anni!

Piccola nota ai lettori: sebbene non se ne facciano accenni espliciti, ci terrei a precisare che questa fic si basa sul concetto di M-preg. La long-fic, di cui questa shot è una costola, parla di male pregnacy.
Potete leggere tranquillamente, anche se non amate il genere, semplicemente ci tenevo a precisare, prima che mi inondaste di proteste ed insulti per qualche "mamma" che troverete, riferito a Draco.




Debutto nell'alta società

Nove mesi - Capitolo extra


Malfoy Manor, Sabato 24 febbraio 2018


Palazzo Malfoy per un giorno è meno tetro e lugubre del solito. Lunghe file di roseti in fiore e un tripudio di aiuole, come nella più classica tradizione dei giardini inglesi.
È un occasione speciale, di quelle a cui nessuno che conta può mancare, e gli invitati -poco meno di cento fortunatissimi- vengono accolti dal personale di servizio per essere condotti sul retro, nel meraviglioso parco.
Camerieri in divisa bianca e maggiordomi in livrea, i signori non hanno badato a spere e, con buona pace degli elfi domestici, rimasti nelle cucine a preparare il sontuoso rinfresco, si sono avvalsi di una compagnia di catering francese specializzata in eventi importanti, per persone che non vogliono vedere esserini sgraziati durante un sontuoso party.
Il vasto parco dove vengono accompagnati gli illustri ospiti potrebbe fare invidia all'opulenza dei giardini di Versailles, fontane zampillanti, aiuole e cespugli fioriti, e persino un labirinto all'inglese.
Sullo sfondo, a dominare dall'alto di una collinetta, la Gloriette, una costruzione di impronta neoclassica, da dove si gode una vista mozzafiato su un piccolo laghetto.
Il sole splende nel cielo terso ed azzurrissimo. I più maligni sosterranno di aver visto Lord Potter scagliare un incantesimo per assicurare il bel tempo tutto il giorno.
Accanto ad un gazebo di ferro bianco battuto finemente lavorato a formare rose e rampicanti, si possono riconoscere il Ministro della Magia, David Wallace e sua moglie in compagnia di alcuni consiglieri. Dall'altra parte, una flûte di champagne fra le dita, intento a parlare con l'Ambasciatore Bulgaro, il Direttore della Banca Francese, Monsieur Le Martin.
E così ancora, personalità note e vecchi amici dei due Lord, come i coniugi Weasley-Granger, perfettamente a loro agio con un costosissimo piatto in porcelaine de Sèvres in mano, a Lord e Lady Nott, Theodore e Pansy Nott.
Tutta l'alta società era lì, in quel giardino, e chi mancava sarebbe stato additato per mesi come "di serie B".

Una testa biondissima, quasi bianca, attirava l'attenzione in mezzo a tutti quei castani e neri.
Il giovane raggiunse Mrs Wallace ed eseguì un perfetto inchino. Il baciamano strappò un gridolino estasiato alla donna, incantata dai modi imbeccabili del ragazzo.
Un morbido baschetto incorniciava un pallido viso appuntito dai lineamenti aristocratici. Due occhi color del ghiaccio regalavano generose occhiate indulgenti, mentre le labbra rosate offrivano sorrisi educati.
Alexander Malfoy-Potter non aveva preso molto dal padre, a parte la bravura nel Quidditch e l'abilità spaventosa con la bacchetta. In effetti era la copia della madre. Così come Draco Malfoy era stato il clone di Lucius Malfoy, Alexander era la copia di Draco.
Aveva il suo stesso carattere indisponente, la stessa lingua tagliente, lo stesso narcisismo.
I pettegolezzi maligni vociferavano che fosse stato concepito una sera che Harry Potter aveva bevuto la Pozione Polisucco contenente un capello del biondo purosangue suo sposo.
Ovviamente erano stupide dicerie messe in giro da qualche vecchia nobildonna annoiata, però era pur vero che la paternità del giovane dava di che pensare e discutere.
A proposito di paternità, vicino all'immenso buffet, capelli corvini mai domati e due profondi occhi color smeraldo, non più coperti dalle lenti, stava Harry James Potter, Lord Potter, anche se la famiglia Potter non gli aveva lasciato in eredità alcun titolo nobiliare. D'altra parte, chiamarlo Lord Malfoy -o, peggio ancora, Lady Malfoy- sarebbe stato riduttivo per l'Eroe del mondo magico, nonché il palese uomo della coppia.
Conversava amabilmente con la Preside della Scuola di Magia e Stregonerie di Hogwarts, Minerva McGranitt, accompagnata da un riluttante Severus Piton, che aveva accettato solo grazie agli sforzi congiunti di Lord Malfoy e dei due figli.
Negli anni il Ragazzo che aveva sconfitto Voi-sapete-chi aveva imparato a stare in mezzo alla gente, dopo la vittoria era stato un delirio, fra inviti e festeggiamenti. Solo la scusa della figlia piccola gli aveva evitato buona parte degli eventi, grazie anche alla complicità -e compiacenza- del compagno che, dopo la spettacolare uscita di scena dei suoi genitori -un attacco praticamente suicida alla Gringott, dove era custodito l'ultimo Horcrux-, non se la sentiva di tornare alla vita mondana.
Gli anni erano passati, e gli inviti non erano diminuiti, avere i coniugi Malfoy-Potter al proprio party era un vanto per le signore dell'alta società magica, che si accapigliavano per assicurarsi la loro presenza. E così Harry si era trasformato, dal rozzo e semplice ragazzino Grifondoro, a splendido intrattenitore di dame e Lord, modi impeccabili misti a genuinità, un miscuglio sublime e apprezzato.
Per lui sorseggiare dell'ottimo Dom Pérignon assieme a qualche delegato straniero -o solo con la moglie di qualche personalità, tutti si fidavano della sua fedeltà al marito- ormai era routine e, sebbene continuasse a non amare quell'ambiente frivolo ed ipocrita, aveva imparato a destreggiarsi perfettamente fra ostriche e caviale.
Con la sua vecchia professoressa non c'era bisogno della sua conoscenza, lei era stata come una zia zitella, quando era ancora uno studente, avevano ottimi rapporti. Con il professore di Pozioni la storia era diversa, i contrasti non si erano mai del tutto appianati, sebbene la guerra li avesse avvicinati e al resto ci avesse pensato Draco.
"Dimmi, Potter" l'uomo fissò con attenzione il liquido dorato nel prezioso calice di cristallo. Sembrava degustarlo con gli occhi, oltre che con il palato.
"Dove hai lasciato il tuo consorte?"
Il Lord si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato, che non coprì appieno l'orgoglio di padre che traspariva nella voce.
"Sarà ancora con Elizabeth. Sai come sono le madri…"
La Preside soffocò un sorriso divertito dietro il dorso della mano.
"A volte ti compatisco, Potter." esclamò il docente, prima di sorseggiare lo champagne da quattromila sterline la bottiglia.
Harry ghignò, da dietro la flûte. Con Draco ci voleva molta pazienza, è vero. Però era il migliore nell'organizzare ricevimenti di cui la gente parlava per mesi, era un genitore premuroso ed amorevole ed un compagno stupendo.
E poi… a letto era un autentico dio. Il suo autentico dio.
Gli occhi verdi brillarono per un istante, una luce sinistra che passò inosservata ai più.
Valeva la pena anche sopportare le manie da primadonna di suo marito, sotto le lenzuola -ma anche sopra e da tutt'altra parte, superfici orizzontali e verticali- si faceva perdonare tutto.
Anche l'assegno ad infiniti zeri che aveva staccato per la fornitura di caviale di primissima qualità importato dalla Russia, contenuto in preziose uova Fabergé fatte realizzare appositamente per l'evento, su disegno di Draco stesso.
Milioni di galeoni avevano detto addio alle loro camere blindate, per quel party che sarebbe stato ricordato per la finezza e il buon gusto. E sull'estratto annuale della Gringott sarebbe risultato un addebito colossale, sufficiente per mantenere per un lustro una famiglia come quella dei Weasley.
Ma non importava davvero, Harry il suo risarcimento l'aveva preteso direttamente dal marito, in camera da letto.
E poi… tutti quei soldi arrivavano dalla ricca eredità Malfoy.

*****

Sarebbe stato il momento adatto per fumare, se fosse stato un fumatore. Oppure per sorseggiare un bicchiere di brandy della riserva speciale delle sue cantine.
Il problema è che era troppo nervoso per fare qualsiasi cosa che non fosse passarsi nervosamente il bastone da una mano all'altra.
Sbuffò per l'ennesima volta, lo sguardo che vagava per la stanza.
La figura di una donna altera, dai capelli castani raccolti in uno chignon, spuntò da dietro il paravento ottocentesco.
"Oh, signor Malfoy…" si lamentò, una vestaglia di seta bianca appoggiata al braccio.
Draco le lanciò un'occhiata omicida.
"Sembra un padre che attende fuori dalla sala parto."
Il bastone colpì il pavimento con un rumore sordo. Una, due, tre volte.
"Peccato che io ero all'interno della sala parto…" rispose, torvo.
La governante tornò dietro il paravento, mentre dita lunghe ed affusolate si serrarono sul vestito di chiffon, che sparì in fretta.
Rumore di stoffa indossata, e poi lacci di raso che scorrevano nei passanti.
Il purosangue serrò le braccia al petto, il bastone aveva perso tutta la sua attrattiva.
"Più stretto…" una voce di ragazza, nervosa quanto e più del genitore, a giudicare dal tono.
"Elizabeth, se stringo di più-"
Lord Malfoy si alzò di colpo dalla Luigi VI foderata di prezioso broccato panna.
"Può andare, Miss Braddock." esclamò, sbrigativo.
La donna si affacciò, confusa.
"Ma, signore…"
"Può andare." ripeté Draco, la voce si era pericolosamente abbassata. Il padrone di casa odiava ripetere due volte la stessa cosa, soprattutto se si trattava di un ordine.
"Qui ci penso io."
Sul viso composto della governante spuntò un'espressione inorridita.
"Miss Elizabeth non è ancora vestita e-"
"Avanti, l'ho vista uscire dalla mia pancia!" sbottò, salvo poi aggiungere, in un sussurro appena udibile "Non ci devo pensare…"
Rabbrividiva ogni volta, al solo ricordo di quel giorno in sala parto, con il medimago che lo invitava -"Invitati da solo la prossima volta!" - a tirare fuori da solo la piccola.
"Dannate usanze babbane."
"Milord, Elizabeth è una ragazza…" continuava a replicare. Per lei era inconcepibile che un uomo vedesse la propria figlia così discinta. Era una governante di vecchio stampo, scuola inglese.
"Ohh, la faccia finita Jane, non vedrò niente che non abbia mai visto! So per esperienza com'è fatta una donna!"
"Mamma, per favore…" intervenne la ragazza, da dietro il paravento. "Sai che mi mette i brividi sentirti parlare così della tua vita eterosessuale…"
Il purosangue inarcò elegantemente un sopracciglio. Sua figlia si ostinava a vederlo come passivo impenitente o, peggio ancora, come una sorta di donna asessuata -anche se non ne aveva l'assoluta certezza-.
"Dannato spirito possessivo Grifondoro… tale e quale a suo padre. Per loro io posso essere stato solo Mrs Potter…"
Scosse il capo, scacciando l'insulso pensiero fastidioso.
"Allora, vieni a darmi una mano con queste stringhe?"
"Tesoro, sono lacci di puro raso di se-"
Lo bloccò agitando la mano oltre il bordo del paravento.
"Sì sì… queste…" liquidò velocemente.
Lord Malfoy si lasciò sfuggire un "dannati Grifondoro", il suo imprecare preferito, con due grifoni per casa.
Miss Braddock abbozzò un inchino e lasciò la stanza, come le era stato ordinato. Rimase nei paraggi, pronta ad accorrere se richiamata.

Draco poggiò con attenzione il bastone sulla poltroncina e raggiunse Betsy.
Lo strascico infinito occupava buona parte dello spazio dietro al paravento e dovette fare attenzione a non inciamparvi. Aveva cercato di convincerla a farlo ridurre, era troppo lungo, soprattutto per un ballo, ma lei si era impuntata, e quando un Grifondoro si impunta, non c'è niente da fare. Il dannato padre poi le aveva dato corda, promettendole quel vestito, anche contro il volere della mamma. Lui cosa poteva fare, con due grifoni contro, se non una ritirata su tutti i fronti?
Non che non fosse bello, anzi. Era divino, ed esaltava alla perfezione le forme della sua "ex serpetta", come la chiamavano dal giorno dello smistamento ad Hogwarts.
Fissò con distacco la fila di forellini dove passavano i lacci di raso color perla.
"Perché non ti sei presa direttamente un corsetto vittoriano?" domandò sarcastico, iniziando a stringere con l'abilità di una cameriera dell'Ottocento. Sembrava che facesse solo quello nella vita, stringere lacci dei corsetti steccati.
"Mi sarebbe piaciuto… ma tu non avresti apprezzato l'idea di me con addosso solo quello e gli slip ricamati…" la primogenita sorrise, come il proverbiale gatto che ha mangiato il topo.
Come da copione, la madre si lasciò sfuggire un basso ringhio. Normalmente era seguito da un "piccola insolente…" o da un "è figlia tua, Potter!".
Stranamente non disse nulla del genere. Semplicemente continuò a tirare lacci, adattando alla perfezione il corpetto alle misure della figlia, il vitino stretto esaltato dall'indumento.
"Sono già arrivati tutti?" domandò Betsy, dopo qualche istante di silenzio.
"Oh sì… tuo padre è già in giardino, a pavoneggiarsi e cinguettare."
Le dita scorrevano veloci sul raso, per formare un nodo elegante e resistente.
La ragazza tentò due o tre respiri a pieni polmoni. Il corsetto era stretto al punto giusto, conteneva e sosteneva ma non faceva male.
Non troppo, per lo meno.
"Dai… sai che non è vero…" si fece aiutare per calzare le scarpe, in tinta con il vestito.
Infilarle al piede non era semplice, se non si era seduti, ma le spalle del genitore offrivano un appoggio sicuro per non perdere l'equilibrio.
"Oh, certo che no…" rispose ironico, "Tutte le volte che lo becco con la moglie di Wallace, mi sembra di dividere due tortorelle che tubano."
Elizabeth soffocò una risatina dietro il palmo della mano. Che Mrs Karen facesse il filo a suo padre era ormai di dominio pubblico, ma lui non la incoraggiava, si limitava a trattarla con il riguardo dovuto al suo rango.
Il genitore si allontanò, raggiungendo il centro della stanza.
"Avanti, fatti vedere…!"
La primogenita, a passo incerto, uscì da dietro il paravento. Si sentiva una taglia in più di seno e parecchi centimetri in meno al giro vita. Era una strana sensazione camminare su quei tacchi, con un pesante strascico dietro.
L'occhio clinico di Draco la studiò per interminabili secondi, imperturbabile e serio in volto. Era il membro della famiglia con più gusto, qualsiasi scelta azzeccata in merito a nuovi arredamenti, vestiti o ricevimenti, era sempre merito suo. In questo doveva aver preso dalla madre, Narcissa Black.
"Beh, allora?" domandò, agitata. Non era famosa per la pazienza, e quegli occhi grigi che la scrutavano la mettevano a disagio.
Le labbra sottili del purosangue si arricciarono in un sorriso orgoglioso.
"Perfetta!" ghignò, soddisfatto come potrebbe essere solo uno stilista davanti al pezzo forte della sfilata.
Elizabeth nemmeno capì come poteva aver trattenuto il respiro, costretta in quel corpetto che fasciava come una seconda pelle ma con la rigidità di una armatura.
"Su, ora possiamo andare." Recuperò il bastone, che attendeva sulla poltrona, e tornò a fianco della figlia, per offrirle il braccio.
I due raggiunsero con calma la porta.
"Ora posso dire che sono nervosa?"
Draco le sorrise benevolo come faceva solo con lei e Alexander.
"Andrà tutto bene. Sei stupenda." Le accarezzò il dorso della mano. "Non a caso sei mia figlia." ghignò, in puro stile Malfoy, strappandole una risata.

"Signor Malfoy.." il giovane Ivan Krum abbozzò un inchino rispettoso al padrone di casa.
"Elizabeth…" il tono diventò adorante, come un misero umano davanti ad una creatura celeste di ineguagliabile bellezza. "Sei… stupenda…"
La ragazza arrossì leggermente, lusingata. Ivan le piaceva molto, era affascinante e ben educato come esigeva mamma Draco e, allo stesso tempo, semplice e simpatico, come piaceva a papà Harry.
Lord Malfoy scoccò un'occhiata terrificante, presa in presto all'intera genealogia Malfoy, al giovane spasimante della figlia, era risaputo che fosse estremamente geloso e protettivo nei confronti dei suoi cuccioli, come ogni leonessa che si rispetti.
"Ci vediamo dopo." sorrise alla primogenita e si allontanò velocemente, con eleganza.

*****

"Oh, Harry… sarei onorata di averi a cena settimana prossima…" Mrs Wallace sbatté le ciglia come una damina, la mano delicata sul braccio del Bambino che è sopravvissuto. Flirtava con l'Eroe del mondo magico, il marito sembrava non accorgersene o faceva finta di non accorgersene. Era ormai di dominio pubblico, tutte le signore dell'alta società ne parlavano, davanti ad una tazza di thé e pasticcini francesi.
Harry faceva finta di nulla, la trattava con garbo ed educato distacco, cercando di non incoraggiare la First Lady, che aveva una vera e propria ossessione per lui. Lasciava che lo toccasse sul braccio o gli parlasse a bassa voce, con confidenza, non riusciva ad essere freddo, era troppo Grifondoro per comportarsi da nobile falso ed ipocrita come i Serpeverde purosangue sapevano fare.
Il moretto stava ancora cercando una scusa per rifiutare con gentilezza l'invito, quando notò gli occhi azzurri della signora Karen sgranarsi, come se fosse stata colta sul luogo di un delitto.
"È un piacere averla al nostro ricevimento, Mrs Wallace." Un baciamano eseguito in maniera impeccabile, lunghe dita affusolate che cingevano con delicatezza la mano tozza e sgraziata della moglie del Ministro della Magia.
"Oh… Lord Malfoy…" la donna non riuscì a mascherare l'imbarazzo di essere stata colta in flagrante. "Ci stavamo tutti chiedendo dove fosse."
Sul viso appuntito del purosangue biondo c'era un sorrisino educato e talmente falso che il Bambino che è sopravvissuto si chiese come potesse essere confuso per cordiale e genuino. D'altra parte, Draco Malfoy era un maestro nell'intrattenere anche le persone più odiate con un sorriso stampato in faccia.
Gli occhi argento caddero per un istante sulla mano destra della Lady, che ancora sostava sul braccio dell'ex grifone. L'arto fu spostato di scatto, come se si fosse scottato. Quello era il potere dell'occhiata Malfoy.
"Sa, Mrs Wallace, essere il Lord di un maniero così importante richiede tempo ed impegno." lasciò cadere incurante, guardandosi attorno annoiato.
"Già, immagino…" ingoiò un gran sorso di champagne, nervosamente, la voce era un po' stridula.
"Mi vogliate scusare, ma credo che mio marito abbia bisogno di me." esclamò troppo velocemente per risultare convincente.
Draco le riservò un sorriso indulgente e la seguì con lo sguardo mentre lei, stretta in un vestito troppo attillato per la sua taglia importante, raggiungeva il Ministro della Magia, intento a disquisire con l'ambasciatore tedesco.
"Sei tremendo…" ghignò Harry, il suo braccio destro scivolò attorno ai fianchi del compagno, in un pigro gesto possessivo.
"Sai che la odio…" sibilò pericolosamente, "deve tenere giù gli occhi da te…"
"Su su… vedrai che, con un mastino come te alle calcagna, non oserà mai provarci seriamente con me…"
Il purosangue scosse la testa e prese svogliatamente il calice che gli offriva il marito.
"Betsy?"
Lord Malfoy sorseggiò la pregiata bevanda.
"Arriverà fra poco."
"E com'è? Com'è?" domandò agitato, come poteva essere solo un padre al debutto in società della propria pargoletta.
"È una Malfoy, nonché mia figlia. È ovvio che sia bellissima."
Harry non si offese; ormai, dopo tutti quegli anni, aveva fatto il callo al narcisismo del marito e tutto quello che ne conseguiva, come il prendersi tutto il merito per l'aver fatto due figli stupendi.
"Oh sì, con una mammina del genere…" chiocciò, tirandolo a sé. Il consorte sbuffò infastidito, non amava le effusioni in pubblico.
"Anche se, a ben vedere, Elizabeth è più una Potter che una Malfoy…" ridacchiò, attirandosi un'occhiataccia gelida.
"Quindi… possiamo dire che è tutto merito mio se Elizabeth è una delle ragazze più corteggiate dell'Inghilterra magica!"
"Hmph!" il nobile purosangue gli diede un colpo sulla gamba con il bastone di suo padre Lucius.

L'arrivo del Lord non era passato inosservato fra gli ospiti, che già si erano più volte domandati dove fosse finito il padrone di casa. La sua figura elegante attirava tutti gli sguardi, le donne ne ammiravano l'avvenenza e gli uomini lo osservavano con invidia malcelata. Non per niente Draco Malfoy-Potter era considerato uno dei maghi più belli ed affascinanti del mondo magico.
Fu Blaise Zabini il primo a godere della sua attenzione.
"Allora, dov'è la nostra Lady?" domandò gioviale.
Harry scrollò le spalle, la mano sempre sul fianco del marito, che lo lasciava fare.
"Sai come sono le donne, Blaise…" si interruppe per portarsi alle labbra un delizioso vol-au-vent con mousse al salmone.
"Non a caso io sono qui da un po', mentre il mio tesoro mi ha raggiunto solo ora." Una luce sinistra, di sfida, balenò negli occhi verde smeraldo. Prendere in giro il suo consorte era uno dei suoi sport preferiti, non aveva mai smesso, nemmeno durante il periodo difficile della seconda gravidanza, quando, per una parola di troppo, aveva rischiato anche una Cruciatus.
Si beccò, come da copione, la più omicida fra le occhiate omicide Malfoy, qualcosa di assolutamente terrificante e spaventosamente terribile per ogni persona -sana di mente e non- che non si chiamasse Harry James Potter.
"Voi non capite la sottile arte dell'eleganza. Farsi attendere è elegante." spiegò, stizzito, voltandosi di scatto, come a non voler incontrare lo sguardo dei due bifolchi.
"Non ti preoccupare amore, quando ho deciso di stare con te sapevo già di ritrovarmi con una Lady nel corpo di un Lord." lo rassicurò il moretto, con un tono benevolo.
Zabini soffocò una risata dietro il dorso della mano. Il modo in cui Potter si prendeva gioco del Principino, senza mai fare troppo sul serio, era impagabile. L'unica persona in grado di poter sconfiggere Voi-sapete-chi e, allo stesso tempo, fare imbestialire il gelidissimo ex Principe di Serpeverde.

*****

Il salone da ballo era sobrio ed elegante, gli stucchi arricchivano il soffitto, affrescato con pizzi e fiori dalle tonalità tenui, le pareti impreziosite da mosaici di specchi sontuosi, marmi lucidissimi ed intricati disegni floreali. Si vociferava che fosse stata Grace Malfoy, la nonna dell'attuale Lord, a volerne la realizzazione, stanca del Salone impersonale opulento, troppo pomposo, con i suoi affreschi mitologici e i mobili dorati.
Quel salone, ora gremito di gente, dava sul parco, un'immensa parete occupata da infiniti finestroni garantiva la vista fino alla Gloriette, una visione incantevole durante la primavera, con tutti i boccioli in fiore.
La luce calda del tramonto inondava il salone di rosa, rosso e arancio, riflettendosi sugli specchi e giocando con i cristalli dei lampadari antichi, luminosi come diamanti intagliati dai più abili intagliatori.
Lady Malfoy aveva voluto che si accedesse al salone anche dal piano superiore. Così, lungo la parete sud correva una scala, marmo pregiato ed un lussuoso corrimano, che risaliva fino alla balconata, da cui l'ospite di casa poteva affacciarsi prima di fare la sua entrata.
Era un qualcosa di estremamente scenografico, scendere da quei gradini, gli occhi di tutti inevitabilmente addosso, che la scelta di quel salone era stata scontata, per organizzare il debutto dell'unica donna di casa.
Le coppie di giovani, che avrebbero avuto l'onore di accompagnare la ragazza ed il suo cavaliere si disposero a cerchio, in attesa. I membri più importanti della nuova generazione a fianco di coloro che, indipendentemente dalla provenienza e status sociale, erano cari alla festeggiata.
Christine Weasley ad esempio, abito dalla scollatura semplice ed un filo di perle al collo, stava eretta al centro, al braccio di Alexander Malfoy: loro erano la coppia dei secondi, quella più importante, per scelta stessa di Miss Malfoy, che aveva voluto la sua quasi cugina -nonché amica fidata- accanto a sé in quel giorno speciale, assieme all'amato fratellino.
Fra gli altri si potevano notare altri studenti di Hogwarts, tutti nati nel 2001, e alcuni provenienti da altre scuole. Venti, invidiatissime debuttanti, e venti, fortunatissimi, cavalieri.
Ma l'attenzione di tutti si portò ben preso sulla balconata. La festeggiata si affacciò un istante, forse per prendere il coraggio, forse per creare la giusta attesa, e poi, al braccio del suo affascinante compagno bulgaro, elegantissimo nella divisa di Durmstrang, scese con grazia le lunghe scale.
L'abito che indossava, l'oggetto di tanto discutere fra i suoi genitori, era abbastanza semplice. Chiffon di seta, una nuvola di chiffon di seta che copriva perfino la punta delle decolté dal tacco medio che indossava, il corpetto stretto che fasciava sinuosamente le forme, e le spalle che poggiavano, morbide, sul braccio, creando uno scollo a "v".
Quello che veramente stupiva e lasciava senza fiato, la parte decisamente migliore era lo strascico. Definirlo chilometrico era un eufemismo. Un tripudio di chiffon pregiato, che variava dall'avorio al rosa, delicatamente. Scivolava con grazia dietro la figura elegante della giovane dando l'idea di assoluta leggerezza.
Draco dal suo posto privilegiato al bordo della pista, sorrise sornione. Tutti stavano letteralmente ammirando la sua piccola, e così doveva essere. Scendeva le scale con una grazia da fare invidia a sua madre Narcissa, ed era talmente bella da sembrare una dea mescolatasi ai comuni mortali.
Harry, al suo fianco, faceva davvero fatica a non aprire la bocca e perdere la mascella. Certo, aveva già visto la figlia con indosso quel vestito, alla boutique, l'aveva vista sfilare, tutta presa dal proprio riflesso nel grosso specchio, e l'aveva osservata bene mentre suo marito cercava invano di dirottare la sua scelta su un abito meno importante.
Ma vederla lì, in quel salone, fra quelle luci, accanto a Krum… era semplicemente troppo, per un papà come lui. In quel momento non poteva dire di essere innamorato della sua primogenita, perché sarebbe stato riduttivo. Semplicemente si sarebbe prostrato ai suoi piedi, se non fosse stato per la mano di Draco che poggiava leggera sul suo braccio.
Si limitò ad accarezzare con lo sguardo la sua serpetta, ripromettendosi di fare realizzare un ritratto che la raffigurasse così, nello splendore di quel giorno, come una moderna Sissi d'Austria nel suo più celebre dipinto.

*****

Le gonne danzavano nell'aria, come alzate da brezze primaverili che accarezzavano le eleganti acconciature delle debuttanti. Un tripudio di pizzi, raso e tulle, rigorosamente bianchi, come voleva la tradizione.
Ai lati si erano unite alcune coppie di ospiti, giovani ed adulti che seguivano con armonia le note del valzer.
I più per ora se ne stavano ai bordi della pista, chi sorseggiando champagne in dolce compagnia, chi intento a conversare con qualche amico o conoscente di vecchia data.
Uomini in doppiopetto che si ripromettevano di ritrovarsi a cena per discutere di qualche affare e donne che si scambiavano inviti su inviti per thé e pasticcini. Finiva sempre così, ogni party che si rispettasse, fosse esso un banchetto di nozze, di funerale, o una semplice festa del sabato sera nobile.
Seamus Finnigan, scapolo impenitente, era arrivato al Manor in compagnia di una giovane dai capelli chiari e le misure da modella, dalla carnagione fresca e le forme sode tipiche di una ragazza che non ha ancora compiuto trent'anni.
Si diceva che fosse l'ultima fiamma dell'Irlandese, e che stessero insieme da -tempo record per l'ex grifone- sei mesi. Forse era quella giusta, o forse semplicemente si trovavano bene l'uno con l'altra, nessuno lo sapeva. Certo era che formavano una bella coppia, lei molto carina lui piacente, anche grazie ai suoi modi spicci e bonari, da vero irlandese.
Kate, il nome della giovane, al momento era impegnata con alcune Lady, che l'avevano praticamente rapita al suo cavaliere, e così Seamus raggiunse da solo i padroni di casa.
"Ehi, Seam!" Harry lo accolse con un sorrisone, "cameratismo Grifondoro", come lo definiva l'ex Principe di Serpeverde.
"Diamine Harry, ma dove la nascondevi una figlia del genere?" una pacca sulla spalla al vecchio compagno di stanza.
Draco fissò i due con la coda dell'occhio, lo sguardo attento sempre rivolto alla sua piccola, che volteggiava in mezzo al salone.
"Per la verità non la nascondevo affatto. Sei tu che ultimamente ti interessi solo di affari esteri." Potter regalò un mezzo sorrisino di giocoso scherzo all'amico.
"Kate vive a Londra, Harry, una straniera a Londra." Degustò con appetito un crostino alla mousse de foie gras.
"E poi… per Elizabeth di sicuro sarei tornato al caro vecchio paese…" una luce maliziosa gli illuminò il volto per un istante.
"Giù le mani, Finnigan. Non è roba per te." intervenne Lord Malfoy, senza voltarsi, duro e perentorio, la flûte fra le dita e il bastone dall'impugnatura argento nell'altra mano.
"Non agitare i sonagli, Malfoy. Ormai ho Kate." L'Irlandese non si lasciò intimidire, e non perse il suo umorismo a tratti spavaldo.
Il volto affilato del purosangue si inclinò leggermente verso di lui, ed un paio di occhi grigi lo fulminarono con la stessa violenza di una tempesta di saette.
"Non mi piace il tuo tono, Finnigan." Le labbra si assottigliarono, lasciando intravedere il bianco candido dei denti perfetti.
"Non c'è bisogno di mostrare le zanne…" si affrettò a replicare l'ex grifone, "Non ho mire su Elizabeth, lo giuro!" agitò le mani in segno di resa, per calmare quella sorta di cobra che lo stava puntando come un nemico mortale da eliminare.
Draco gli lanciò un'ultima occhiata omicida e tornò a guardare davanti a sé, l'attenzione ancora una volta catturata dalla sua primogenita.
L'Irlandese si lasciò sfuggire un sospiro sollevato, che gli attirò la smorfia contrariata del Ragazzo che ha vinto. D'altra parte, l'Eroe del mondo magico era pur sempre il padre della festeggiata, e si sa che i padri sono molto protettivi e gelosi nei confronti delle proprie bambine.
"Non guardarmi così, Seamus. Non ti caverò gli occhi solo perché hai osato pensare troppo a Betsy…" si portò il calice alle labbra, dando origine ad un momento di suspence decisamente suggestivo. "Se fosse veramente il caso, stai pur certo che ci avrebbe già pensato il mio serpente preferito."
Posò il palmo sulla schiena del marito, un sorrisino accattivante e malandrino ad increspargli le labbra. Lord Malfoy lo squadrò duramente, la sua risposta automatica ad ogni cavolata che -a parer suo- lasciava il cervello del compagno senza essere censurata e bloccata.
"Cerco che voi due proprio non ne volete sapere di conformarvi alle regole, vero?"
Lo sguardo confuso di Harry lo convinse a proseguire.
"Dovrebbe essere il papà quello che ringhia appena gli si tocca la figlia… non la mamma!"
Il Bambino che è sopravvissuto soffocò una risatina dietro il dorso della mano.
"Verissimo. Però… devi ammettere che le leonesse sono molto pericolose, quando hanno il loro cucciolo fra le zampe. E lui…" strinse a sé il consorte, con un gesto brusco che fece grugnire il purosangue, contrariato, e ondeggiare lo champagne contenuto nel calice che reggeva fra pollice ed indice, "è la mia pericolosissima leonessa…" il suo sorriso si allargò, mostrando tutti i denti, beffardo e divertito.
"Di certo la criniera per fare il leone non ti manca…" sibilò Draco, intollerante, mentre cercava di liberarsi dalla morsa che lo teneva incollato al suo compagno.
"Un brindisi al Re della tenuta, quindi." Seamus alzò la flûte con fare solenne, "che tu possa continuare a domare vittoriosamente il felino tuo compagno."
Lord Potter ghignò, in puro stile Serpeverde, e resse il gioco.
"Alla mia, al leone di casa!" levò a sua volta il bicchiere, serrando ulteriormente nella presa la sua leonessa, come esercitando il suo diritto a reclamarlo, in quanto capobranco ed uomo della coppia.
"Lunga vita al Re. E Merlino ci salvi dalle leonesse serpentine!" concluse l'Irlandese.
Il tintinnare del cristallo che si scontrava sancì il brindisi, e risuonò per qualche secondo, accompagnando le bollicine giù per la gola dei due Grifondoro.

*****

L'ennesimo giro di valzer si concluse con generosi inchini dei cavalieri alle loro graziose dame.
Elizabeth iniziava ad accusare la fatica. Ballare con quel lungo strascico era stancante, ora iniziava a capire perché Draco aveva tanto insistito per un abito più comodo. Non che si pentisse della scelta, sia chiaro, da brava Potter una volta presa una strada non tornava più sui suoi passi.
Ivan le offrì il braccio, e lei vi posò la mano, delicatamente. In compagnia del giovane bulgaro si sentiva un po' impacciata e timida, danzare l'aiutava a rilassarsi, a non lasciarsi prendere dal panico. Ma ad ogni pausa ecco che quella strana sensazione allo stomaco tornava, prepotente.
"Posso offrirti qualcosa da bere, madame?"
"Sì. Grazie." rispose a fatica. Le tremava la voce per l'emozione. Ivan era affascinante, talmente affascinante che davanti a lui balbettava, come mai le era capitato nella vita.
Il ragazzo si congedò con un inchino e si perse fra gli ospiti, recandosi al buffet. Quando tornò aveva fra le mani due calici colmi di champagne.
"Prego." ne allungò uno alla compagna.
"Grazie." Elizabeth prese la flûte fra le dita tremolanti, e fissò con attenzione le bollicine che risalivano nella bevanda dorata.
"Senti…" buttò fuori velocemente, a disagio, "che ne dici di andare a prendere una boccata d'aria?"
Ivan sorrise, un sorriso sincero e dolce.
La coppia sparì velocemente, diretta all'immenso parco, dove poter passare un po' di tempo da soli.

*****

Alexander si avvicinò ai suoi genitori, che stavano conversando con i signori De La Rocca, due nobili italiani molto legati ai Malfoy da rapporti di affari e amicizia.
"Vogliate scusarmi." abbozzò un inchino perfetto alla dona, "Madre, potrei parlare con voi?"
Draco fissò per un istante il figlio, incuriosito.
"Ma certo. Tieni, Harry." le dita si sfiorarono mentre gli passava la flûte di cristallo.
"Vogliate scusarmi."
"Prego, signor Malfoy." sorrise Carolina, benevolmente. I suoi splendidi occhi caldi, color nocciola screziato d'oro, finemente messi in risalto da una semplice riga di matita, accarezzarono la figura del secondogenito dei loro ospiti, affascinante e impeccabile nei modi.
I due si congedarono ed attraversarono il salone, attirando immancabilmente molti sguardi ammirati, e sparirono oltre l'enorme porta aperta. Il corridoio non era un posto adatto per una conversazione privata, le persone andavano e venivano per recarsi ai bagni, così si rifugiarono in uno dei tanti salottini lì vicino.
"Dimmi, Alex…" il genitore invitò il figlio a parlare liberamente. In quella stanza erano al sicuro da orecchie indiscrete e sguardi curiosi.
"Mi chiedevo se posso ritirarmi in camera."
Da mamma apprensiva qual'era -eredità di famiglia, visto come era solita comportarsi Narcissa con il suo unico dragone-, il Lord si preoccupò subito.
"Oddio, non stai bene?" la mano corse in fretta sulla fronte, per valutare la temperatura, gli occhi grigi saettarono, cercando qualche segno evidente di malessere e stanchezza sospetta.
"No no, sto bene, sto bene!" Alexander lo rassicurò. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, se lo avesse raccontato in giro nessuno lo avrebbe creduto. Draco Malfoy era ritenuto un uomo freddo e distaccato, senza sentimenti, cinico e snob. Quello che però non si sapeva era che, in casa, si trasformava completamente. Semplicemente non era contemplato che l'ultimo Malfoy potesse essere così apprensivo, e non solo con i figli,ma anche con Christine Weasley -a cui era molto legato fin dai primi anni- e con il marito Harry. La verità apparteneva a loro e a loro soltanto, non importava l'opinione pubblica, perché "i Malfoy non badano all'opinione della gente comune".
"E… allora?" lo fissò confuso, non capiva come mai volesse andare in camera se si sentiva bene.
"… sono stufo, non sopporto più tutti quegli idioti di là…" ammise, senza pudore. Era un giovane futuro-Lord ammaestrato, esperto di etichetta e galateo, sempre a suo agio fra purosangue e nobili, ma non sopportava l'ipocrita falsità di quell'ambiente, una delle poche cose che aveva preso dal padre.
"Sì, ti capisco. Se fosse per me, la signora Karen…" accennò alla First Lady con un accento volutamente falso-cordiale, "sarebbe già finita nel lago con appeso un sasso al collo."
Mrs Wallace lo tirava al limite della pazienza, sorriderle -seppure falsamente- e farle commenti assolutamente non meritati gli diventava ogni giorno più complicato. Fortuna che la doveva incontrare in poche occasioni ufficiali, nel corso di un anno.
Il ragazzo annuì. Anche lui non la poteva proprio vedere, quella gallina spennata, senza un minimo si senso estetico, che ci provava con suo padre.
"E poi… fra poco i ragazzi torneranno a scuola, è arrivato Steiner con la Passaporta…"
"Non lo avevo notato…" esclamò, piatto. Ancora non gli andava giù che avessero dato quel prestigioso incarico ad un insipido Tassorosso dalla carriera scolastica non degna di nota. Se non Alexander, che sarebbe stato decisamente perfetto, per lo meno il figlio dei Nott, che era un vero genio -una sorta di nuovo Granger-. Era ora di avere un Caposcuola Serpeverde.
"Immagino che, se sei affaticato da questi festeggiamenti, tu possa ritirarti in camera tua per coricarti." gli fece l'occhiolino, complice. Gli stava permettendo di "bigiare" il party, anche se il suo ruolo di figlio dei padroni di casa gli imponeva di rimanere fino a ballo concluso.
"Devo per forza salutare tutti?" Non aveva voglia di girare per il salone a porgere omaggi ad ogni singolo ospite illustre. Per cosa, poi? Per raccontare ad ognuno la balla che se si sentiva spossato e andava a dormire? Ma se gli fosse stato imposto, lo avrebbe fatto senza lamentarsi.
"Saluta i tuoi compagni." Sua mamma, dal cuore tenero -solo con lui ed Elizabeth, però- lo esentava dal giro dei saluti. Quella sera gli andava decisamente bene.
Sul viso spuntò un sorriso contento. Niente politicanti a cui porgere gli omaggi, nessuna signora, dalla voce da oca, a cui fare il baciamano.
"Forza, andiamo. Tuo padre ci avrà dato per dispersi…"
Entrambi abbozzarono una risata, in contemporanea, immaginandosi Harry Potter che, preoccupato, iniziava a setacciare il castello con lo stesso metodo usato dagli Auror durante le incursioni nei covi dei maghi oscuri.

*****

I saluti agli ospiti che si congedavano -"Alla buon'ora!" aveva mormorato Harry all'orecchio del compagno- avevano occupato una buona mezzora, fra ossequi ad un Ambasciatore e un inchino alla moglie del Ministro.
Arthur e Molly Weasley si erano fermati, il tempo di un saluto più approfondito, e poi erano spariti nel camino, non abituati agli spossanti ricevimenti dell'alta società.
Severus Piton e Minerva McGranitt li avevano seguiti, per colpa dei loro impegni scolastici, che non permettevano loro di allontanarsi per troppo tempo da Hogwarts.
I gemelli, ormai uomini d'affari, sempre impegnati, avevano lasciato la festa perché la mattina dopo avevano un'importante incontro in Francia, Bill e Fleur avevano riaccompagnato la figlia a scuola
Per un tacito accordo, erano quindi rimasti gli amici intimi, per un sorso di buon brandy davanti al camino scoppiettante, parlando del più e del meno.
Era un po' come essere di nuovo a scuola, nonostante fossero passati due decenni.
Da una parte le serpi. Pansy e Theodore Nott, seduti accanto a Draco, Blaise Zabini che raccontava aneddoti sul loro "Principe innamorato" -come lo aveva rinominato a partire dal Quinto anno-, spalleggiato da Morgana Krum, e il diretto interessato che lanciava occhiate assassine a destra e a manca.
Dall'altra i grifoni. Harry, che si atteggiava a sbruffone, Seamus Finnigan che sghignazzava, Ronald Weasley che diceva qualche stupidaggine e la moglie Hermione che lo riprendeva prontamente, Neville Paciock che interveniva impacciato, e Luna Paciock, al suo fianco, che se ne usciva con le sue osservazioni strampalate. E poi Viktor Krum, che assisteva al tutto, divertito.
Assieme rievocarono i bei tempi, indugiando soprattutto sulle avventure -e disavventure- amorose. Morgana invaghita di Viktor che però sembrava interessato più a Draco, Ron che aveva fatto di tutto pur di non ammettere che voleva bene ad Hermione, Seamus e quella volta che prese un due di picche da Pansy, Theo e la sua fissa per il seno enorme di una Corvonero di un anno più grande, Blaise e la ragazza di Tassorosso che lo aveva assillato -anche pesantemente- per mesi, la pseudo storia di Harry con Cho Chang, Neville e la sua goffa dichiarazione a Luna.
Si divertirono come matti, rispolverando certi nomignoli ed insulti che non usavano più da tempo, senza però quella connotazione negativa che li aveva contraddistinti a scuola.
Poi, alla spicciolata, anche loro avevano iniziato a congedarsi. I saluti furono conditi da abbracci e baci, come fra veri amici, e anche qualche pacca sulla spalla, fra i Grifondoro.
Non c'era più rivalità, nessuno si odiava più.

- -

"Ciao Herm…" Harry strinse l'amica in un forte abbraccio.
"Mi raccomando, Weasley, non vantarti troppo fra quei babbanofili dei tuoi colleghi…" esclamò Draco, con un cipiglio snob decisamente fasullo.
"Non ti preoccupare, furetto, non mi vanterei mai di aver goduto della tua spiacevole compagnia, non sarebbe qualcosa di invidiabile." fu la replica pronta del rossino. Avevano seppellito l'ascia di guerra da anni, prima ancora che nascesse Elizabeth, e ormai si punzecchiavano più per mantenere le vecchie abitudini che per altro, giocavano e si divertivano così, a fingere di insultarsi.
"Ah, Malfoy… se fossi in te inizierei già con i preparativi del matrimonio…" si lasciò sfuggire, divertito.
"Che… che vorresti dire??" quasi urlò, con voce stridula. Non voleva assolutamente accettare che la sua "piccola" fosse cresciuta e che presto avrebbe potuto trovarsi un fidanzato da sposare.
Ronald stava per replicare, ma fu bloccato dalla moglie.
"Basta voi due." intervenne con il suo tono duro e che non ammette repliche. Iniziava ad avvertire la stanchezza. "Andiamo, Ron."
Il marito abbassò il capo, remissivo, guadagnandosi un sorriso comprensivo e solidale da Lord Malfoy. Hermione Granger in Weasley poteva fare davvero paura, quando voleva.
Si avviarono al camino e sparirono in una fiammata verde, salutando ancora una volta la coppia di amici.

Il moretto posò una mano sulla schiena del consorte e tornarono nel salottino, dove attendevano solo Viktor e Morgana.
"Si è fatto tardi anche per noi…" sospirò lei. Amava la compagnia dei padroni di casa, ma l'ora si faceva proibitiva, e per tornare a casa, in Bulgaria, il viaggio era lungo.
"Morgana, davvero, a noi farebbe piacere che vi fermaste qui per la notte…" Draco aveva già proposto loro di fermarsi al Manor, ma i due avevano gentilmente declinato l'invito.
"Grazie Drako, ma noi non volere disturbare."
"Tesoro, non insistere oltre." Harry gli cinse la vita con il braccio. Il serpente di casa sbuffò, indispettito, senza però sottrarsi al gesto chiaramente possessivo dal "maschio dominante". La gelosia era una gran brutta bestia, anche sei l'ex Cercatore bulgaro ormai era sposato e aveva un figlio adolescente.
"Prego, da questa parte, allora."
Attraversarono il grande atrio scambiandosi le ultime raccomandazioni -"Fatevi sentire ogni tanto", piuttosto che "Attenti alla fila di spasimanti per la piccola!"- e le ultime battute.
"Oh! Se almeno nostro figlio si degnasse di venirci a salutare…!" si lamentò Morgana, teatralmente, mentre l'ex compagno la aiutava ad indossare il mantello bordato di pelliccia.
"Tu sa come sono i ragazzi, amore. Stare sicuramente passeggiando sotto luna con Elizabeth."
"Ma sì, lasciamo che si divertano." annuì Harry, beccandosi un'occhiataccia dal marito.
"Ancora grazie per ospitare Ivan." La donna si fece seria. Loro figlio sarebbe rimasto fino alla sera dell'indomani a Malfoy Manor, come richiesto dalla giovane Lady.
"Figurati, sai che tuo figlio mi piace." sorrise l'Eroe del mondo magico, attirandosi un'altra volta l'occhiata omicida.
"Non in quel senso!" si affrettò a specificare, con voce stridula ed un tono oltraggiato.
"Su Draco…" l'ex compagna si alzò sulle punte, per scambiare tre baci sulle guance con il suo "Principe", mentre il marito stringeva la mano al suo ex rivale del Torneo Tre Maghi.
"Tieni d'occhio il mio cucciolo, mi fido di te." mormorò lei, staccandosi dall'amico.
Fu la volta di Viktor, che strinse fra le braccia muscolose Lord Malfoy. Avevano molto legato ai tempi del Torneo, ed erano rimasti sempre in contatto, la loro amicizia di vecchia data era solida e profonda. Harry lo sapeva, eppure provava ancora un moto di gelosia quando lo sguardo del bulgaro accarezzava con amore la figura del suo consorte.
Una manciata di polvere volante gettata nel grande camino dell'ingresso, e anche gli ultimi ospiti della lunga serata lasciarono il palazzo.

*****

"Sono distruttooo…" Harry si lasciò cadere sul letto, con addosso ancora la giacca. Aveva imparato come comportarsi ai party, ma questo non significava che amasse parteciparvi.
Reputava meno stancante una maratone sessuale -che aveva tutto il pregio di essere decisamente più appagante- e meno stressante uno di quegli incontri con dei delegati stranieri a cui ogni tanto il Ministero gli chiedeva di presenziare.
Il marito, con tutta calma, si stava svestendo, dandogli le spalle.
"Harry, sei ancora vestito." osservò supponente, squadrandolo con la coda dell'occhio.
"Uffaaa…" si lamentò, come un bambino capriccioso. Poi una luce maliziosa gli accese gli occhi verdi. "Potresti togliermeli tu…" la voce uscì bassa e roca, provocante e sensuale.
"Ti sembro il tuo cameriere?" l'occhiata gelida che gli fu riservata spense ogni suo bollente spirito: era chiaro che il suo serpente non avesse voglia, quella sera.
Il moretto sospirò rassegnato. Lui di voglia ne aveva eccome, l'aveva sempre del resto. Si tirò su stancamente e, con movimenti veloci, si liberò dei vestiti. una volta nudo -a lui piaceva dormire nature-, si dedicò a sistemarli su una poltrona antica.
Attraversò la stanza e sparì in bagno. Quando ne uscì, pochi minuti dopo, suo marito attendeva il suo turno. Gli passò davanti con disinvoltura, lasciandosi guardare ed ammirare. A stare con il principe dei narcisisti un po' lo era diventato anche lui. E poi adorava essere accarezzato da quegli occhi grigi, all'apparenza freddi ed insondabili. Aveva un corpo ancora attraente, nonostante non fosse più un ragazzo, e poteva permettersi di metterlo in mostra, all'interno della loro camera da letto.
Una volta sotto le coperte poté godersi la sfilata del suo dio privato, che vagava qua e là per la stanza alla ricerca di questo o di quell'altro. I boxer neri che indossava erano attillati, e fasciavano in maniera sublime quel fondoschiena che, nonostante l'età non più giovane, rimaneva ancora uno dei più attraenti del mondo magico. E non era lui a dirlo, ma una prestigiosa classifica stilata ogni anno dalla comunità americana.
"Che hai?" domandò ad un certo punto, notando che il purosangue non si decideva a raggiungerlo.
"Vorrei sapere dove diavolo si è cacciata tua figlia!" sibilò, in modalità "mammina".
Harry sorvolò sull'accusa più che esplica inclusa nella frase. Quando Elizabeth faceva qualcosa che non piaceva alla mamma, automaticamente diventava sua figlia. Era sempre così.
"Sarà con Ivan, no?"
Draco ringhiò pericolosamente.
"E tu sei così tranquillo?? E se quello allungasse le mani sulla nostra piccolina??"
L'Eroe del mondo magico fece un profondo respiro, cercando dentro di sé la forza e la pazienza per sopportare il suo compagno. Quando faceva così era da accoppare, per il bene dell'umanità.
"Su, vieni qui…" picchiettò sul materasso, accanto a sé. Usò il suo miglior tono comprensivo, era l'unico modo per domare il dragone in modalità leonessa.
Il marito sibilò qualche imprecazione, presumibilmente rivolta al giovane bulgaro loro ospite, e lo raggiunse a letto. Si lasciò abbracciare, docile come un gattino, sul volto affilato ancora un broncio tenerissimo.
"Ivan è un bravo ragazzo." lo rassicurò, mentre gli lasciava un bacio fra i capelli biondi, profumati e morbidi, "e Betsy è una Grifondoro figlia del Principe dei Serpeverde, non è né avventata né sprovveduta."
Draco mugolò qualcosa, contro il suo petto, sembrò ritrovare la calma. La stanchezza lo investì di colpo, con gli interessi. Sbadigliò portandosi pigramente una mano alla bocca.
"Sai amore… il ricevimento è stato perfetto." mormorò il moretto, stringendolo a sé. Ancora non gli aveva detto che aveva fatto un lavoro magnifico, e quel ballo era decisamente valso ogni singolo galeone speso.
"Hmm…" il compagno ormai si stava addormentando, abbarbicato su di lui, "… grazie…" fu un sussurro, impastato.
Harry sorrise. La sua serpetta aveva debuttato ufficialmente nell'alta società, era felice e orgoglioso, con l'intensità propria di un padre.

*****

Il suono cristallino di una fontanella riempiva l'aria della notte con la sua delicata canzone.
L'immenso parco di Malfoy Manor era protetto da un incantesimo che manteneva una temperatura primaverile, ideale e necessario per le miriadi di fiori che sbocciavano rigogliosi, e per una passeggiata notturna.
Il lungo strascico frusciava sull'erba verde, scivolando con la delicatezza della seta più pregiata, i passi erano leggeri, silenziosi.
"È bellissimo qui." mormorò Ivan, incantato. La luna illuminava con la sua pallida luce, colorando d'argento ogni cosa, rendendo tutto magico. L'atmosfera era mozzafiato, sembrava di essere in una fiaba. Accanto aveva anche una magnifica principessa, che gli faceva battere il cuore.
"Immagino che faccia questo effetto a chi non è abituato…" Elizabeth si sentiva deliziosamente in imbarazzo, le sue guance normalmente candide come porcellana erano imporporate, fortunatamente la luna celava il suo rossore al ragazzo.
Il giovane bulgaro si voltò, guardando intensamente la sua dama negli occhi chiarissimi e limpidi come il ghiaccio più puro.
"È la compagnia che rende questo posto incantevole. La bellezza è niente, senza sentimento."
Elizabeth abbassò il capo, timidamente, il cuore che le batteva forte, come se volesse scappare via. Sentiva di amare quel ragazzo così dolce, ed era la prima volta che sentiva di amare davvero qualcuno che non fosse un parente o un caro amico. Era una sensazione nuova, che le riscaldava il petto, e le sembrava di percepire delle farfalle volare nello stomaco.
Una mano, delicata, si posò sulla sua guancia, e due dita sotto il mento le fecero alzare il viso. Lo sguardo scuro, penetrante ed intenso di Ivan pareva stregarla, trapassarla e leggerle l'anima come un libro.
"Elizabeth…" sul viso c'era un'espressione seria, "tu mi piaci molto. Sei bellezza e sentimento."
La ragazza trattenne il respiro.
"Posso avere l'onore di essere il tuo ragazzo?" sembrava tanto una richiesta ufficiale, come se stesse chiedendo la sua mano a suo padre. Era una cosa positiva, perché significava che avrebbe dato molto valore alla loro relazione.
"Ne sarei onorata…" rispose lei, con un sussurro tremolante. Si sentiva leggera, euforica, ma anche sul punto di svenire. Era felicissima, al settimo cielo, il coronamento ideale a quella giornata indimenticabile e meravigliosa.
Il bulgaro sorrise, rilasciando un sospiro, aveva temuto di essere rifiutato, la giovane Malfoy aveva decine e decine di spasimanti, che frequentavano la sua stessa scuola, pronti a fare qualsiasi cosa per lei, sempre presenti e vicini. Lui era invece uno studente di Durmstrang, viveva lontano dall'Inghilterra, avrebbe potuto preferirgli facilmente un inglese, magari il figlio di qualche amico di vecchia data di Lord Malfoy.
Le prese una mano e la strinse con delicatezza, le dita si intrecciarono, scivolando fra di loro con naturalezza disarmante.
Elizabeth abbozzò un sorriso luminoso.
La pallida luna assistette al loro primo bacio, accompagnata dall'acqua della fontana che riempiva il silenzio con la sua canzone delicata.

  
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