L'idea originale
era di poter pubblicare il capitolo con la nascita di Elizabeth ma, ovviamente,
non ce l'avrei mai fatta. Poi mi sono detta "ehi, potrei iniziare
a pubblicare la fic, per il compleanno!", ma tu conosci i tempi medi
per il completamento di una mia fic. Così ho optato per questa
shottina. Cioè, questa era l'idea, quando mi ci misi dietro (parliamo
di dicembre)… e mi sono ridotta a finirla solo poche ore fa…
-.- Vabbè, vabbè… Ho riciclato la scena di cui parlavamo
quando hai visto la copertina di "The open door", e così
avrà più senso in tutto e per tutto.
Questa ficcy è tutta tua essendo Elizabeth un po' te. ^^
Auguroni sis!
E altri secoli di questi anni!
Piccola nota ai
lettori: sebbene non se ne facciano accenni espliciti, ci terrei a precisare
che questa fic si basa sul concetto di M-preg. La long-fic, di
cui questa shot è una costola, parla di male pregnacy.
Potete leggere tranquillamente, anche se non amate il genere, semplicemente
ci tenevo a precisare, prima che mi inondaste di proteste ed insulti per
qualche "mamma" che troverete, riferito a Draco.
Debutto nell'alta società
Nove mesi - Capitolo extra
Malfoy Manor, Sabato 24 febbraio 2018
Palazzo Malfoy per un giorno è meno tetro e lugubre del solito.
Lunghe file di roseti in fiore e un tripudio di aiuole, come nella più
classica tradizione dei giardini inglesi.
È un occasione speciale, di quelle a cui nessuno che conta
può mancare, e gli invitati -poco meno di cento fortunatissimi-
vengono accolti dal personale di servizio per essere condotti sul retro,
nel meraviglioso parco.
Camerieri in divisa bianca e maggiordomi in livrea, i signori non hanno
badato a spere e, con buona pace degli elfi domestici, rimasti nelle cucine
a preparare il sontuoso rinfresco, si sono avvalsi di una compagnia di
catering francese specializzata in eventi importanti, per persone
che non vogliono vedere esserini sgraziati durante un sontuoso party.
Il vasto parco dove vengono accompagnati gli illustri ospiti potrebbe
fare invidia all'opulenza dei giardini di Versailles, fontane zampillanti,
aiuole e cespugli fioriti, e persino un labirinto all'inglese.
Sullo sfondo, a dominare dall'alto di una collinetta, la Gloriette,
una costruzione di impronta neoclassica, da dove si gode una vista mozzafiato
su un piccolo laghetto.
Il sole splende nel cielo terso ed azzurrissimo. I più maligni
sosterranno di aver visto Lord Potter scagliare un incantesimo per assicurare
il bel tempo tutto il giorno.
Accanto ad un gazebo di ferro bianco battuto finemente lavorato a formare
rose e rampicanti, si possono riconoscere il Ministro della Magia, David
Wallace e sua moglie in compagnia di alcuni consiglieri. Dall'altra parte,
una flûte di champagne fra le dita, intento a parlare con l'Ambasciatore
Bulgaro, il Direttore della Banca Francese, Monsieur Le Martin.
E così ancora, personalità note e vecchi amici dei due Lord,
come i coniugi Weasley-Granger, perfettamente a loro agio con un costosissimo
piatto in porcelaine de Sèvres in mano, a Lord e Lady Nott,
Theodore e Pansy Nott.
Tutta l'alta società era lì, in quel giardino, e chi mancava
sarebbe stato additato per mesi come "di serie B".
Una testa biondissima,
quasi bianca, attirava l'attenzione in mezzo a tutti quei castani e neri.
Il giovane raggiunse Mrs Wallace ed eseguì un perfetto inchino.
Il baciamano strappò un gridolino estasiato alla donna, incantata
dai modi imbeccabili del ragazzo.
Un morbido baschetto incorniciava un pallido viso appuntito dai lineamenti
aristocratici. Due occhi color del ghiaccio regalavano generose occhiate
indulgenti, mentre le labbra rosate offrivano sorrisi educati.
Alexander Malfoy-Potter non aveva preso molto dal padre, a parte la bravura
nel Quidditch e l'abilità spaventosa con la bacchetta. In effetti
era la copia della madre. Così come Draco Malfoy era stato
il clone di Lucius Malfoy, Alexander era la copia di Draco.
Aveva il suo stesso carattere indisponente, la stessa lingua tagliente,
lo stesso narcisismo.
I pettegolezzi maligni vociferavano che fosse stato concepito una sera
che Harry Potter aveva bevuto la Pozione Polisucco contenente un capello
del biondo purosangue suo sposo.
Ovviamente erano stupide dicerie messe in giro da qualche vecchia nobildonna
annoiata, però era pur vero che la paternità del giovane
dava di che pensare e discutere.
A proposito di paternità, vicino all'immenso buffet, capelli corvini
mai domati e due profondi occhi color smeraldo, non più coperti
dalle lenti, stava Harry James Potter, Lord Potter, anche se la
famiglia Potter non gli aveva lasciato in eredità alcun titolo
nobiliare. D'altra parte, chiamarlo Lord Malfoy -o, peggio ancora, Lady
Malfoy- sarebbe stato riduttivo per l'Eroe del mondo magico, nonché
il palese uomo della coppia.
Conversava amabilmente con la Preside della Scuola di Magia e Stregonerie
di Hogwarts, Minerva McGranitt, accompagnata da un riluttante Severus
Piton, che aveva accettato solo grazie agli sforzi congiunti di Lord Malfoy
e dei due figli.
Negli anni il Ragazzo che aveva sconfitto Voi-sapete-chi aveva
imparato a stare in mezzo alla gente, dopo la vittoria era stato un delirio,
fra inviti e festeggiamenti. Solo la scusa della figlia piccola
gli aveva evitato buona parte degli eventi, grazie anche alla complicità
-e compiacenza- del compagno che, dopo la spettacolare uscita di scena
dei suoi genitori -un attacco praticamente suicida alla Gringott, dove
era custodito l'ultimo Horcrux-, non se la sentiva di tornare alla vita
mondana.
Gli anni erano passati, e gli inviti non erano diminuiti, avere i coniugi
Malfoy-Potter al proprio party era un vanto per le signore dell'alta società
magica, che si accapigliavano per assicurarsi la loro presenza. E così
Harry si era trasformato, dal rozzo e semplice ragazzino Grifondoro,
a splendido intrattenitore di dame e Lord, modi impeccabili misti a genuinità,
un miscuglio sublime e apprezzato.
Per lui sorseggiare dell'ottimo Dom Pérignon assieme a qualche
delegato straniero -o solo con la moglie di qualche personalità,
tutti si fidavano della sua fedeltà al marito- ormai era routine
e, sebbene continuasse a non amare quell'ambiente frivolo ed ipocrita,
aveva imparato a destreggiarsi perfettamente fra ostriche e caviale.
Con la sua vecchia professoressa non c'era bisogno della sua conoscenza,
lei era stata come una zia zitella, quando era ancora uno studente, avevano
ottimi rapporti. Con il professore di Pozioni la storia era diversa, i
contrasti non si erano mai del tutto appianati, sebbene la guerra li avesse
avvicinati e al resto ci avesse pensato Draco.
"Dimmi, Potter" l'uomo fissò con attenzione il liquido
dorato nel prezioso calice di cristallo. Sembrava degustarlo con gli occhi,
oltre che con il palato.
"Dove hai lasciato il tuo consorte?"
Il Lord si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato, che non coprì
appieno l'orgoglio di padre che traspariva nella voce.
"Sarà ancora con Elizabeth. Sai come sono le madri…"
La Preside soffocò un sorriso divertito dietro il dorso della mano.
"A volte ti compatisco, Potter." esclamò il docente,
prima di sorseggiare lo champagne da quattromila sterline la bottiglia.
Harry ghignò, da dietro la flûte. Con Draco ci voleva molta
pazienza, è vero. Però era il migliore nell'organizzare
ricevimenti di cui la gente parlava per mesi, era un genitore premuroso
ed amorevole ed un compagno stupendo.
E poi… a letto era un autentico dio. Il suo autentico dio.
Gli occhi verdi brillarono per un istante, una luce sinistra che passò
inosservata ai più.
Valeva la pena anche sopportare le manie da primadonna di suo marito,
sotto le lenzuola -ma anche sopra e da tutt'altra parte, superfici orizzontali
e verticali- si faceva perdonare tutto.
Anche l'assegno ad infiniti zeri che aveva staccato per la fornitura di
caviale di primissima qualità importato dalla Russia, contenuto
in preziose uova Fabergé fatte realizzare appositamente
per l'evento, su disegno di Draco stesso.
Milioni di galeoni avevano detto addio alle loro camere blindate, per
quel party che sarebbe stato ricordato per la finezza e il buon gusto.
E sull'estratto annuale della Gringott sarebbe risultato un addebito colossale,
sufficiente per mantenere per un lustro una famiglia come quella dei Weasley.
Ma non importava davvero, Harry il suo risarcimento l'aveva preteso
direttamente dal marito, in camera da letto.
E poi… tutti quei soldi arrivavano dalla ricca eredità Malfoy.
*****
Sarebbe stato il momento
adatto per fumare, se fosse stato un fumatore. Oppure per sorseggiare
un bicchiere di brandy della riserva speciale delle sue cantine.
Il problema è che era troppo nervoso per fare qualsiasi cosa che
non fosse passarsi nervosamente il bastone da una mano all'altra.
Sbuffò per l'ennesima volta, lo sguardo che vagava per la stanza.
La figura di una donna altera, dai capelli castani raccolti in uno chignon,
spuntò da dietro il paravento ottocentesco.
"Oh, signor Malfoy…" si lamentò, una vestaglia di
seta bianca appoggiata al braccio.
Draco le lanciò un'occhiata omicida.
"Sembra un padre che attende fuori dalla sala parto."
Il bastone colpì il pavimento con un rumore sordo. Una, due, tre
volte.
"Peccato che io ero all'interno della sala parto…"
rispose, torvo.
La governante tornò dietro il paravento, mentre dita lunghe ed
affusolate si serrarono sul vestito di chiffon, che sparì in fretta.
Rumore di stoffa indossata, e poi lacci di raso che scorrevano nei passanti.
Il purosangue serrò le braccia al petto, il bastone aveva perso
tutta la sua attrattiva.
"Più stretto…" una voce di ragazza, nervosa quanto
e più del genitore, a giudicare dal tono.
"Elizabeth, se stringo di più-"
Lord Malfoy si alzò di colpo dalla Luigi VI foderata di
prezioso broccato panna.
"Può andare, Miss Braddock." esclamò, sbrigativo.
La donna si affacciò, confusa.
"Ma, signore…"
"Può andare." ripeté Draco, la voce si era pericolosamente
abbassata. Il padrone di casa odiava ripetere due volte la stessa cosa,
soprattutto se si trattava di un ordine.
"Qui ci penso io."
Sul viso composto della governante spuntò un'espressione inorridita.
"Miss Elizabeth non è ancora vestita e-"
"Avanti, l'ho vista uscire dalla mia pancia!" sbottò,
salvo poi aggiungere, in un sussurro appena udibile "Non ci devo
pensare…"
Rabbrividiva ogni volta, al solo ricordo di quel giorno in sala parto,
con il medimago che lo invitava -"Invitati da solo la prossima
volta!" - a tirare fuori da solo la piccola.
"Dannate usanze babbane."
"Milord, Elizabeth è una ragazza…" continuava a
replicare. Per lei era inconcepibile che un uomo vedesse la propria figlia
così discinta. Era una governante di vecchio stampo, scuola
inglese.
"Ohh, la faccia finita Jane, non vedrò niente che non abbia
mai visto! So per esperienza com'è fatta una donna!"
"Mamma, per favore…" intervenne la ragazza, da dietro il
paravento. "Sai che mi mette i brividi sentirti parlare così
della tua vita eterosessuale…"
Il purosangue inarcò elegantemente un sopracciglio. Sua figlia
si ostinava a vederlo come passivo impenitente o, peggio ancora, come
una sorta di donna asessuata -anche se non ne aveva l'assoluta
certezza-.
"Dannato spirito possessivo Grifondoro… tale e quale a suo padre.
Per loro io posso essere stato solo Mrs Potter…"
Scosse il capo, scacciando l'insulso pensiero fastidioso.
"Allora, vieni a darmi una mano con queste stringhe?"
"Tesoro, sono lacci di puro raso di se-"
Lo bloccò agitando la mano oltre il bordo del paravento.
"Sì sì… queste…" liquidò
velocemente.
Lord Malfoy si lasciò sfuggire un "dannati Grifondoro",
il suo imprecare preferito, con due grifoni per casa.
Miss Braddock abbozzò un inchino e lasciò la stanza, come
le era stato ordinato. Rimase nei paraggi, pronta ad accorrere se richiamata.
Draco poggiò
con attenzione il bastone sulla poltroncina e raggiunse Betsy.
Lo strascico infinito occupava buona parte dello spazio dietro al paravento
e dovette fare attenzione a non inciamparvi. Aveva cercato di convincerla
a farlo ridurre, era troppo lungo, soprattutto per un ballo, ma lei si
era impuntata, e quando un Grifondoro si impunta, non c'è niente
da fare. Il dannato padre poi le aveva dato corda, promettendole quel
vestito, anche contro il volere della mamma. Lui cosa poteva fare,
con due grifoni contro, se non una ritirata su tutti i fronti?
Non che non fosse bello, anzi. Era divino, ed esaltava alla perfezione
le forme della sua "ex serpetta", come la chiamavano dal giorno
dello smistamento ad Hogwarts.
Fissò con distacco la fila di forellini dove passavano i lacci
di raso color perla.
"Perché non ti sei presa direttamente un corsetto vittoriano?"
domandò sarcastico, iniziando a stringere con l'abilità
di una cameriera dell'Ottocento. Sembrava che facesse solo quello nella
vita, stringere lacci dei corsetti steccati.
"Mi sarebbe piaciuto… ma tu non avresti apprezzato l'idea di
me con addosso solo quello e gli slip ricamati…" la primogenita
sorrise, come il proverbiale gatto che ha mangiato il topo.
Come da copione, la madre si lasciò sfuggire un basso ringhio.
Normalmente era seguito da un "piccola insolente…"
o da un "è figlia tua, Potter!".
Stranamente non disse nulla del genere. Semplicemente continuò
a tirare lacci, adattando alla perfezione il corpetto alle misure della
figlia, il vitino stretto esaltato dall'indumento.
"Sono già arrivati tutti?" domandò Betsy, dopo
qualche istante di silenzio.
"Oh sì… tuo padre è già in giardino, a
pavoneggiarsi e cinguettare."
Le dita scorrevano veloci sul raso, per formare un nodo elegante e resistente.
La ragazza tentò due o tre respiri a pieni polmoni. Il corsetto
era stretto al punto giusto, conteneva e sosteneva ma non faceva male.
Non troppo, per lo meno.
"Dai… sai che non è vero…" si fece aiutare
per calzare le scarpe, in tinta con il vestito.
Infilarle al piede non era semplice, se non si era seduti, ma le spalle
del genitore offrivano un appoggio sicuro per non perdere l'equilibrio.
"Oh, certo che no…" rispose ironico, "Tutte le volte
che lo becco con la moglie di Wallace, mi sembra di dividere due tortorelle
che tubano."
Elizabeth soffocò una risatina dietro il palmo della mano. Che
Mrs Karen facesse il filo a suo padre era ormai di dominio pubblico, ma
lui non la incoraggiava, si limitava a trattarla con il riguardo dovuto
al suo rango.
Il genitore si allontanò, raggiungendo il centro della stanza.
"Avanti, fatti vedere…!"
La primogenita, a passo incerto, uscì da dietro il paravento. Si
sentiva una taglia in più di seno e parecchi centimetri in meno
al giro vita. Era una strana sensazione camminare su quei tacchi, con
un pesante strascico dietro.
L'occhio clinico di Draco la studiò per interminabili secondi,
imperturbabile e serio in volto. Era il membro della famiglia con più
gusto, qualsiasi scelta azzeccata in merito a nuovi arredamenti, vestiti
o ricevimenti, era sempre merito suo. In questo doveva aver preso dalla
madre, Narcissa Black.
"Beh, allora?" domandò, agitata. Non era famosa per la
pazienza, e quegli occhi grigi che la scrutavano la mettevano a disagio.
Le labbra sottili del purosangue si arricciarono in un sorriso orgoglioso.
"Perfetta!" ghignò, soddisfatto come potrebbe essere
solo uno stilista davanti al pezzo forte della sfilata.
Elizabeth nemmeno capì come poteva aver trattenuto il respiro,
costretta in quel corpetto che fasciava come una seconda pelle ma con
la rigidità di una armatura.
"Su, ora possiamo andare." Recuperò il bastone, che attendeva
sulla poltrona, e tornò a fianco della figlia, per offrirle il
braccio.
I due raggiunsero con calma la porta.
"Ora posso dire che sono nervosa?"
Draco le sorrise benevolo come faceva solo con lei e Alexander.
"Andrà tutto bene. Sei stupenda." Le accarezzò
il dorso della mano. "Non a caso sei mia figlia." ghignò,
in puro stile Malfoy, strappandole una risata.
"Signor Malfoy.."
il giovane Ivan Krum abbozzò un inchino rispettoso al padrone di
casa.
"Elizabeth…" il tono diventò adorante, come un misero
umano davanti ad una creatura celeste di ineguagliabile bellezza. "Sei…
stupenda…"
La ragazza arrossì leggermente, lusingata. Ivan le piaceva molto,
era affascinante e ben educato come esigeva mamma Draco e, allo
stesso tempo, semplice e simpatico, come piaceva a papà
Harry.
Lord Malfoy scoccò un'occhiata terrificante, presa in presto all'intera
genealogia Malfoy, al giovane spasimante della figlia, era risaputo che
fosse estremamente geloso e protettivo nei confronti dei suoi cuccioli,
come ogni leonessa che si rispetti.
"Ci vediamo dopo." sorrise alla primogenita e si allontanò
velocemente, con eleganza.
*****
"Oh, Harry…
sarei onorata di averi a cena settimana prossima…" Mrs Wallace
sbatté le ciglia come una damina, la mano delicata sul braccio
del Bambino che è sopravvissuto. Flirtava con l'Eroe del
mondo magico, il marito sembrava non accorgersene o faceva finta
di non accorgersene. Era ormai di dominio pubblico, tutte le signore dell'alta
società ne parlavano, davanti ad una tazza di thé e pasticcini
francesi.
Harry faceva finta di nulla, la trattava con garbo ed educato distacco,
cercando di non incoraggiare la First Lady, che aveva una vera
e propria ossessione per lui. Lasciava che lo toccasse sul braccio o gli
parlasse a bassa voce, con confidenza, non riusciva ad essere freddo,
era troppo Grifondoro per comportarsi da nobile falso ed ipocrita
come i Serpeverde purosangue sapevano fare.
Il moretto stava ancora cercando una scusa per rifiutare con gentilezza
l'invito, quando notò gli occhi azzurri della signora Karen sgranarsi,
come se fosse stata colta sul luogo di un delitto.
"È un piacere averla al nostro ricevimento, Mrs Wallace."
Un baciamano eseguito in maniera impeccabile, lunghe dita affusolate che
cingevano con delicatezza la mano tozza e sgraziata della moglie del Ministro
della Magia.
"Oh… Lord Malfoy…" la donna non riuscì
a mascherare l'imbarazzo di essere stata colta in flagrante. "Ci
stavamo tutti chiedendo dove fosse."
Sul viso appuntito del purosangue biondo c'era un sorrisino educato e
talmente falso che il Bambino che è sopravvissuto si chiese
come potesse essere confuso per cordiale e genuino. D'altra parte, Draco
Malfoy era un maestro nell'intrattenere anche le persone più odiate
con un sorriso stampato in faccia.
Gli occhi argento caddero per un istante sulla mano destra della Lady,
che ancora sostava sul braccio dell'ex grifone. L'arto fu spostato di
scatto, come se si fosse scottato. Quello era il potere dell'occhiata
Malfoy.
"Sa, Mrs Wallace, essere il Lord di un maniero così importante
richiede tempo ed impegno." lasciò cadere incurante, guardandosi
attorno annoiato.
"Già, immagino…" ingoiò un gran sorso di
champagne, nervosamente, la voce era un po' stridula.
"Mi vogliate scusare, ma credo che mio marito abbia bisogno di me."
esclamò troppo velocemente per risultare convincente.
Draco le riservò un sorriso indulgente e la seguì con lo
sguardo mentre lei, stretta in un vestito troppo attillato per la sua
taglia importante, raggiungeva il Ministro della Magia, intento
a disquisire con l'ambasciatore tedesco.
"Sei tremendo…" ghignò Harry, il suo braccio destro
scivolò attorno ai fianchi del compagno, in un pigro gesto possessivo.
"Sai che la odio…" sibilò pericolosamente, "deve
tenere giù gli occhi da te…"
"Su su… vedrai che, con un mastino come te alle calcagna, non
oserà mai provarci seriamente con me…"
Il purosangue scosse la testa e prese svogliatamente il calice che gli
offriva il marito.
"Betsy?"
Lord Malfoy sorseggiò la pregiata bevanda.
"Arriverà fra poco."
"E com'è? Com'è?" domandò agitato, come
poteva essere solo un padre al debutto in società della propria
pargoletta.
"È una Malfoy, nonché mia figlia. È ovvio che
sia bellissima."
Harry non si offese; ormai, dopo tutti quegli anni, aveva fatto il callo
al narcisismo del marito e tutto quello che ne conseguiva, come il prendersi
tutto il merito per l'aver fatto due figli stupendi.
"Oh sì, con una mammina del genere…" chiocciò,
tirandolo a sé. Il consorte sbuffò infastidito, non amava
le effusioni in pubblico.
"Anche se, a ben vedere, Elizabeth è più una Potter
che una Malfoy…" ridacchiò, attirandosi un'occhiataccia
gelida.
"Quindi… possiamo dire che è tutto merito mio se Elizabeth
è una delle ragazze più corteggiate dell'Inghilterra magica!"
"Hmph!" il nobile purosangue gli diede un colpo sulla
gamba con il bastone di suo padre Lucius.
L'arrivo del Lord
non era passato inosservato fra gli ospiti, che già si erano più
volte domandati dove fosse finito il padrone di casa. La sua figura elegante
attirava tutti gli sguardi, le donne ne ammiravano l'avvenenza e gli uomini
lo osservavano con invidia malcelata. Non per niente Draco Malfoy-Potter
era considerato uno dei maghi più belli ed affascinanti del mondo
magico.
Fu Blaise Zabini il primo a godere della sua attenzione.
"Allora, dov'è la nostra Lady?" domandò gioviale.
Harry scrollò le spalle, la mano sempre sul fianco del marito,
che lo lasciava fare.
"Sai come sono le donne, Blaise…" si interruppe per portarsi
alle labbra un delizioso vol-au-vent con mousse al salmone.
"Non a caso io sono qui da un po', mentre il mio tesoro mi ha raggiunto
solo ora." Una luce sinistra, di sfida, balenò negli occhi
verde smeraldo. Prendere in giro il suo consorte era uno dei suoi sport
preferiti, non aveva mai smesso, nemmeno durante il periodo difficile
della seconda gravidanza, quando, per una parola di troppo, aveva rischiato
anche una Cruciatus.
Si beccò, come da copione, la più omicida fra le occhiate
omicide Malfoy, qualcosa di assolutamente terrificante e spaventosamente
terribile per ogni persona -sana di mente e non- che non si chiamasse
Harry James Potter.
"Voi non capite la sottile arte dell'eleganza. Farsi attendere è
elegante." spiegò, stizzito, voltandosi di scatto,
come a non voler incontrare lo sguardo dei due bifolchi.
"Non ti preoccupare amore, quando ho deciso di stare con te sapevo
già di ritrovarmi con una Lady nel corpo di un Lord." lo rassicurò
il moretto, con un tono benevolo.
Zabini soffocò una risata dietro il dorso della mano. Il modo in
cui Potter si prendeva gioco del Principino, senza mai fare troppo
sul serio, era impagabile. L'unica persona in grado di poter sconfiggere
Voi-sapete-chi e, allo stesso tempo, fare imbestialire il gelidissimo
ex Principe di Serpeverde.
*****
Il salone da ballo
era sobrio ed elegante, gli stucchi arricchivano il soffitto, affrescato
con pizzi e fiori dalle tonalità tenui, le pareti impreziosite
da mosaici di specchi sontuosi, marmi lucidissimi ed intricati disegni
floreali. Si vociferava che fosse stata Grace Malfoy, la nonna dell'attuale
Lord, a volerne la realizzazione, stanca del Salone impersonale opulento,
troppo pomposo, con i suoi affreschi mitologici e i mobili dorati.
Quel salone, ora gremito di gente, dava sul parco, un'immensa parete occupata
da infiniti finestroni garantiva la vista fino alla Gloriette, una visione
incantevole durante la primavera, con tutti i boccioli in fiore.
La luce calda del tramonto inondava il salone di rosa, rosso e arancio,
riflettendosi sugli specchi e giocando con i cristalli dei lampadari antichi,
luminosi come diamanti intagliati dai più abili intagliatori.
Lady Malfoy aveva voluto che si accedesse al salone anche dal piano superiore.
Così, lungo la parete sud correva una scala, marmo pregiato ed
un lussuoso corrimano, che risaliva fino alla balconata, da cui l'ospite
di casa poteva affacciarsi prima di fare la sua entrata.
Era un qualcosa di estremamente scenografico, scendere da quei gradini,
gli occhi di tutti inevitabilmente addosso, che la scelta di quel salone
era stata scontata, per organizzare il debutto dell'unica donna di casa.
Le coppie di giovani, che avrebbero avuto l'onore di accompagnare la ragazza
ed il suo cavaliere si disposero a cerchio, in attesa. I membri più
importanti della nuova generazione a fianco di coloro che, indipendentemente
dalla provenienza e status sociale, erano cari alla festeggiata.
Christine Weasley ad esempio, abito dalla scollatura semplice ed un filo
di perle al collo, stava eretta al centro, al braccio di Alexander Malfoy:
loro erano la coppia dei secondi, quella più importante,
per scelta stessa di Miss Malfoy, che aveva voluto la sua quasi cugina
-nonché amica fidata- accanto a sé in quel giorno speciale,
assieme all'amato fratellino.
Fra gli altri si potevano notare altri studenti di Hogwarts, tutti nati
nel 2001, e alcuni provenienti da altre scuole. Venti, invidiatissime
debuttanti, e venti, fortunatissimi, cavalieri.
Ma l'attenzione di tutti si portò ben preso sulla balconata. La
festeggiata si affacciò un istante, forse per prendere il coraggio,
forse per creare la giusta attesa, e poi, al braccio del suo affascinante
compagno bulgaro, elegantissimo nella divisa di Durmstrang, scese con
grazia le lunghe scale.
L'abito che indossava, l'oggetto di tanto discutere fra i suoi genitori,
era abbastanza semplice. Chiffon di seta, una nuvola di chiffon di seta
che copriva perfino la punta delle decolté dal tacco medio che
indossava, il corpetto stretto che fasciava sinuosamente le forme, e le
spalle che poggiavano, morbide, sul braccio, creando uno scollo a "v".
Quello che veramente stupiva e lasciava senza fiato, la parte decisamente
migliore era lo strascico. Definirlo chilometrico era un eufemismo. Un
tripudio di chiffon pregiato, che variava dall'avorio al rosa, delicatamente.
Scivolava con grazia dietro la figura elegante della giovane dando l'idea
di assoluta leggerezza.
Draco dal suo posto privilegiato al bordo della pista, sorrise
sornione. Tutti stavano letteralmente ammirando la sua piccola,
e così doveva essere. Scendeva le scale con una grazia da fare
invidia a sua madre Narcissa, ed era talmente bella da sembrare una dea
mescolatasi ai comuni mortali.
Harry, al suo fianco, faceva davvero fatica a non aprire la bocca e perdere
la mascella. Certo, aveva già visto la figlia con indosso quel
vestito, alla boutique, l'aveva vista sfilare, tutta presa dal proprio
riflesso nel grosso specchio, e l'aveva osservata bene mentre suo marito
cercava invano di dirottare la sua scelta su un abito meno importante.
Ma vederla lì, in quel salone, fra quelle luci, accanto a Krum…
era semplicemente troppo, per un papà come lui. In quel momento
non poteva dire di essere innamorato della sua primogenita, perché
sarebbe stato riduttivo. Semplicemente si sarebbe prostrato ai suoi piedi,
se non fosse stato per la mano di Draco che poggiava leggera sul suo braccio.
Si limitò ad accarezzare con lo sguardo la sua serpetta, ripromettendosi
di fare realizzare un ritratto che la raffigurasse così, nello
splendore di quel giorno, come una moderna Sissi d'Austria nel suo più
celebre dipinto.
*****
Le gonne
danzavano nell'aria, come alzate da brezze primaverili che accarezzavano
le eleganti acconciature delle debuttanti. Un tripudio di pizzi, raso
e tulle, rigorosamente bianchi, come voleva la tradizione.
Ai lati si erano unite alcune coppie di ospiti, giovani ed adulti che
seguivano con armonia le note del valzer.
I più per ora se ne stavano ai bordi della pista, chi sorseggiando
champagne in dolce compagnia, chi intento a conversare con qualche amico
o conoscente di vecchia data.
Uomini in doppiopetto che si ripromettevano di ritrovarsi a cena per discutere
di qualche affare e donne che si scambiavano inviti su inviti per thé
e pasticcini. Finiva sempre così, ogni party che si rispettasse,
fosse esso un banchetto di nozze, di funerale, o una semplice festa del
sabato sera nobile.
Seamus Finnigan, scapolo impenitente, era arrivato al Manor in compagnia
di una giovane dai capelli chiari e le misure da modella, dalla carnagione
fresca e le forme sode tipiche di una ragazza che non ha ancora compiuto
trent'anni.
Si diceva che fosse l'ultima fiamma dell'Irlandese, e che stessero insieme
da -tempo record per l'ex grifone- sei mesi. Forse era quella giusta,
o forse semplicemente si trovavano bene l'uno con l'altra, nessuno lo
sapeva. Certo era che formavano una bella coppia, lei molto carina lui
piacente, anche grazie ai suoi modi spicci e bonari, da vero irlandese.
Kate, il nome della giovane, al momento era impegnata con alcune Lady,
che l'avevano praticamente rapita al suo cavaliere, e così Seamus
raggiunse da solo i padroni di casa.
"Ehi, Seam!" Harry lo accolse con un sorrisone, "cameratismo
Grifondoro", come lo definiva l'ex Principe di Serpeverde.
"Diamine Harry, ma dove la nascondevi una figlia del genere?"
una pacca sulla spalla al vecchio compagno di stanza.
Draco fissò i due con la coda dell'occhio, lo sguardo attento sempre
rivolto alla sua piccola, che volteggiava in mezzo al salone.
"Per la verità non la nascondevo affatto. Sei tu che ultimamente
ti interessi solo di affari esteri." Potter regalò
un mezzo sorrisino di giocoso scherzo all'amico.
"Kate vive a Londra, Harry, una straniera a Londra." Degustò
con appetito un crostino alla mousse de foie gras.
"E poi… per Elizabeth di sicuro sarei tornato al caro vecchio
paese…" una luce maliziosa gli illuminò il volto per
un istante.
"Giù le mani, Finnigan. Non è roba per te." intervenne
Lord Malfoy, senza voltarsi, duro e perentorio, la flûte fra le
dita e il bastone dall'impugnatura argento nell'altra mano.
"Non agitare i sonagli, Malfoy. Ormai ho Kate." L'Irlandese
non si lasciò intimidire, e non perse il suo umorismo a tratti
spavaldo.
Il volto affilato del purosangue si inclinò leggermente verso di
lui, ed un paio di occhi grigi lo fulminarono con la stessa violenza di
una tempesta di saette.
"Non mi piace il tuo tono, Finnigan." Le labbra si assottigliarono,
lasciando intravedere il bianco candido dei denti perfetti.
"Non c'è bisogno di mostrare le zanne…" si affrettò
a replicare l'ex grifone, "Non ho mire su Elizabeth, lo giuro!"
agitò le mani in segno di resa, per calmare quella sorta di cobra
che lo stava puntando come un nemico mortale da eliminare.
Draco gli lanciò un'ultima occhiata omicida e tornò a guardare
davanti a sé, l'attenzione ancora una volta catturata dalla sua
primogenita.
L'Irlandese si lasciò sfuggire un sospiro sollevato, che gli attirò
la smorfia contrariata del Ragazzo che ha vinto. D'altra parte,
l'Eroe del mondo magico era pur sempre il padre della festeggiata, e si
sa che i padri sono molto protettivi e gelosi nei confronti delle proprie
bambine.
"Non guardarmi così, Seamus. Non ti caverò gli occhi
solo perché hai osato pensare troppo a Betsy…" si portò
il calice alle labbra, dando origine ad un momento di suspence decisamente
suggestivo. "Se fosse veramente il caso, stai pur certo che ci avrebbe
già pensato il mio serpente preferito."
Posò il palmo sulla schiena del marito, un sorrisino accattivante
e malandrino ad increspargli le labbra. Lord Malfoy lo squadrò
duramente, la sua risposta automatica ad ogni cavolata che -a parer suo-
lasciava il cervello del compagno senza essere censurata e bloccata.
"Cerco che voi due proprio non ne volete sapere di conformarvi alle
regole, vero?"
Lo sguardo confuso di Harry lo convinse a proseguire.
"Dovrebbe essere il papà quello che ringhia appena gli si
tocca la figlia… non la mamma!"
Il Bambino che è sopravvissuto soffocò una risatina
dietro il dorso della mano.
"Verissimo. Però… devi ammettere che le leonesse sono
molto pericolose, quando hanno il loro cucciolo fra le zampe. E lui…"
strinse a sé il consorte, con un gesto brusco che fece grugnire
il purosangue, contrariato, e ondeggiare lo champagne contenuto nel calice
che reggeva fra pollice ed indice, "è la mia pericolosissima
leonessa…" il suo sorriso si allargò, mostrando tutti
i denti, beffardo e divertito.
"Di certo la criniera per fare il leone non ti manca…"
sibilò Draco, intollerante, mentre cercava di liberarsi dalla morsa
che lo teneva incollato al suo compagno.
"Un brindisi al Re della tenuta, quindi." Seamus alzò
la flûte con fare solenne, "che tu possa continuare a domare
vittoriosamente il felino tuo compagno."
Lord Potter ghignò, in puro stile Serpeverde, e resse il gioco.
"Alla mia, al leone di casa!" levò a sua volta il bicchiere,
serrando ulteriormente nella presa la sua leonessa, come esercitando il
suo diritto a reclamarlo, in quanto capobranco ed uomo della coppia.
"Lunga vita al Re. E Merlino ci salvi dalle leonesse serpentine!"
concluse l'Irlandese.
Il tintinnare del cristallo che si scontrava sancì il brindisi,
e risuonò per qualche secondo, accompagnando le bollicine giù
per la gola dei due Grifondoro.
*****
L'ennesimo giro di
valzer si concluse con generosi inchini dei cavalieri alle loro graziose
dame.
Elizabeth iniziava ad accusare la fatica. Ballare con quel lungo strascico
era stancante, ora iniziava a capire perché Draco aveva tanto insistito
per un abito più comodo. Non che si pentisse della scelta,
sia chiaro, da brava Potter una volta presa una strada non tornava più
sui suoi passi.
Ivan le offrì il braccio, e lei vi posò la mano, delicatamente.
In compagnia del giovane bulgaro si sentiva un po' impacciata e timida,
danzare l'aiutava a rilassarsi, a non lasciarsi prendere dal panico. Ma
ad ogni pausa ecco che quella strana sensazione allo stomaco tornava,
prepotente.
"Posso offrirti qualcosa da bere, madame?"
"Sì. Grazie." rispose a fatica. Le tremava la voce per
l'emozione. Ivan era affascinante, talmente affascinante che davanti a
lui balbettava, come mai le era capitato nella vita.
Il ragazzo si congedò con un inchino e si perse fra gli ospiti,
recandosi al buffet. Quando tornò aveva fra le mani due calici
colmi di champagne.
"Prego." ne allungò uno alla compagna.
"Grazie." Elizabeth prese la flûte fra le dita tremolanti,
e fissò con attenzione le bollicine che risalivano nella bevanda
dorata.
"Senti…" buttò fuori velocemente, a disagio, "che
ne dici di andare a prendere una boccata d'aria?"
Ivan sorrise, un sorriso sincero e dolce.
La coppia sparì velocemente, diretta all'immenso parco, dove poter
passare un po' di tempo da soli.
*****
Alexander si avvicinò
ai suoi genitori, che stavano conversando con i signori De La Rocca, due
nobili italiani molto legati ai Malfoy da rapporti di affari e amicizia.
"Vogliate scusarmi." abbozzò un inchino perfetto alla
dona, "Madre, potrei parlare con voi?"
Draco fissò per un istante il figlio, incuriosito.
"Ma certo. Tieni, Harry." le dita si sfiorarono mentre gli passava
la flûte di cristallo.
"Vogliate scusarmi."
"Prego, signor Malfoy." sorrise Carolina, benevolmente. I suoi
splendidi occhi caldi, color nocciola screziato d'oro, finemente messi
in risalto da una semplice riga di matita, accarezzarono la figura del
secondogenito dei loro ospiti, affascinante e impeccabile nei modi.
I due si congedarono ed attraversarono il salone, attirando immancabilmente
molti sguardi ammirati, e sparirono oltre l'enorme porta aperta. Il corridoio
non era un posto adatto per una conversazione privata, le persone
andavano e venivano per recarsi ai bagni, così si rifugiarono in
uno dei tanti salottini lì vicino.
"Dimmi, Alex…" il genitore invitò il figlio a parlare
liberamente. In quella stanza erano al sicuro da orecchie indiscrete e
sguardi curiosi.
"Mi chiedevo se posso ritirarmi in camera."
Da mamma apprensiva qual'era -eredità di famiglia, visto come era
solita comportarsi Narcissa con il suo unico dragone-, il Lord si preoccupò
subito.
"Oddio, non stai bene?" la mano corse in fretta sulla fronte,
per valutare la temperatura, gli occhi grigi saettarono, cercando qualche
segno evidente di malessere e stanchezza sospetta.
"No no, sto bene, sto bene!" Alexander lo rassicurò.
Ormai ci aveva fatto l'abitudine, se lo avesse raccontato in giro nessuno
lo avrebbe creduto. Draco Malfoy era ritenuto un uomo freddo e distaccato,
senza sentimenti, cinico e snob. Quello che però non si sapeva
era che, in casa, si trasformava completamente. Semplicemente non era
contemplato che l'ultimo Malfoy potesse essere così apprensivo,
e non solo con i figli,ma anche con Christine Weasley -a cui era molto
legato fin dai primi anni- e con il marito Harry. La verità apparteneva
a loro e a loro soltanto, non importava l'opinione pubblica, perché
"i Malfoy non badano all'opinione della gente comune".
"E… allora?" lo fissò confuso, non capiva come mai
volesse andare in camera se si sentiva bene.
"… sono stufo, non sopporto più tutti quegli idioti di
là…" ammise, senza pudore. Era un giovane futuro-Lord
ammaestrato, esperto di etichetta e galateo, sempre a suo agio
fra purosangue e nobili, ma non sopportava l'ipocrita falsità di
quell'ambiente, una delle poche cose che aveva preso dal padre.
"Sì, ti capisco. Se fosse per me, la signora Karen…"
accennò alla First Lady con un accento volutamente falso-cordiale,
"sarebbe già finita nel lago con appeso un sasso al collo."
Mrs Wallace lo tirava al limite della pazienza, sorriderle -seppure falsamente-
e farle commenti assolutamente non meritati gli diventava ogni giorno
più complicato. Fortuna che la doveva incontrare in poche occasioni
ufficiali, nel corso di un anno.
Il ragazzo annuì. Anche lui non la poteva proprio vedere, quella
gallina spennata, senza un minimo si senso estetico, che ci provava con
suo padre.
"E poi… fra poco i ragazzi torneranno a scuola, è arrivato
Steiner con la Passaporta…"
"Non lo avevo notato…" esclamò, piatto. Ancora non
gli andava giù che avessero dato quel prestigioso incarico ad un
insipido Tassorosso dalla carriera scolastica non degna di nota. Se non
Alexander, che sarebbe stato decisamente perfetto, per lo meno
il figlio dei Nott, che era un vero genio -una sorta di nuovo Granger-.
Era ora di avere un Caposcuola Serpeverde.
"Immagino che, se sei affaticato da questi festeggiamenti, tu possa
ritirarti in camera tua per coricarti." gli fece l'occhiolino, complice.
Gli stava permettendo di "bigiare" il party, anche se il suo
ruolo di figlio dei padroni di casa gli imponeva di rimanere fino a ballo
concluso.
"Devo per forza salutare tutti?" Non aveva voglia di girare
per il salone a porgere omaggi ad ogni singolo ospite illustre.
Per cosa, poi? Per raccontare ad ognuno la balla che se si sentiva spossato
e andava a dormire? Ma se gli fosse stato imposto, lo avrebbe fatto senza
lamentarsi.
"Saluta i tuoi compagni." Sua mamma, dal cuore tenero
-solo con lui ed Elizabeth, però- lo esentava dal giro dei saluti.
Quella sera gli andava decisamente bene.
Sul viso spuntò un sorriso contento. Niente politicanti a cui porgere
gli omaggi, nessuna signora, dalla voce da oca, a cui fare il baciamano.
"Forza, andiamo. Tuo padre ci avrà dato per dispersi…"
Entrambi abbozzarono una risata, in contemporanea, immaginandosi Harry
Potter che, preoccupato, iniziava a setacciare il castello con lo stesso
metodo usato dagli Auror durante le incursioni nei covi dei maghi oscuri.
*****
I saluti agli ospiti
che si congedavano -"Alla buon'ora!" aveva mormorato Harry all'orecchio
del compagno- avevano occupato una buona mezzora, fra ossequi ad un Ambasciatore
e un inchino alla moglie del Ministro.
Arthur e Molly Weasley si erano fermati, il tempo di un saluto più
approfondito, e poi erano spariti nel camino, non abituati agli spossanti
ricevimenti dell'alta società.
Severus Piton e Minerva McGranitt li avevano seguiti, per colpa dei loro
impegni scolastici, che non permettevano loro di allontanarsi per troppo
tempo da Hogwarts.
I gemelli, ormai uomini d'affari, sempre impegnati, avevano lasciato la
festa perché la mattina dopo avevano un'importante incontro in
Francia, Bill e Fleur avevano riaccompagnato la figlia a scuola
Per un tacito accordo, erano quindi rimasti gli amici intimi, per un sorso
di buon brandy davanti al camino scoppiettante, parlando del più
e del meno.
Era un po' come essere di nuovo a scuola, nonostante fossero passati due
decenni.
Da una parte le serpi. Pansy e Theodore Nott, seduti accanto a Draco,
Blaise Zabini che raccontava aneddoti sul loro "Principe innamorato"
-come lo aveva rinominato a partire dal Quinto anno-, spalleggiato da
Morgana Krum, e il diretto interessato che lanciava occhiate assassine
a destra e a manca.
Dall'altra i grifoni. Harry, che si atteggiava a sbruffone, Seamus Finnigan
che sghignazzava, Ronald Weasley che diceva qualche stupidaggine e la
moglie Hermione che lo riprendeva prontamente, Neville Paciock che interveniva
impacciato, e Luna Paciock, al suo fianco, che se ne usciva con le sue
osservazioni strampalate. E poi Viktor Krum, che assisteva al tutto, divertito.
Assieme rievocarono i bei tempi, indugiando soprattutto sulle avventure
-e disavventure- amorose. Morgana invaghita di Viktor che però
sembrava interessato più a Draco, Ron che aveva fatto di tutto
pur di non ammettere che voleva bene ad Hermione, Seamus e quella volta
che prese un due di picche da Pansy, Theo e la sua fissa per il seno enorme
di una Corvonero di un anno più grande, Blaise e la ragazza di
Tassorosso che lo aveva assillato -anche pesantemente- per mesi, la pseudo
storia di Harry con Cho Chang, Neville e la sua goffa dichiarazione a
Luna.
Si divertirono come matti, rispolverando certi nomignoli ed insulti che
non usavano più da tempo, senza però quella connotazione
negativa che li aveva contraddistinti a scuola.
Poi, alla spicciolata, anche loro avevano iniziato a congedarsi. I saluti
furono conditi da abbracci e baci, come fra veri amici, e anche qualche
pacca sulla spalla, fra i Grifondoro.
Non c'era più rivalità, nessuno si odiava più.
- -
"Ciao Herm…"
Harry strinse l'amica in un forte abbraccio.
"Mi raccomando, Weasley, non vantarti troppo fra quei babbanofili
dei tuoi colleghi…" esclamò Draco, con un cipiglio snob
decisamente fasullo.
"Non ti preoccupare, furetto, non mi vanterei mai di aver goduto
della tua spiacevole compagnia, non sarebbe qualcosa di invidiabile."
fu la replica pronta del rossino. Avevano seppellito l'ascia di guerra
da anni, prima ancora che nascesse Elizabeth, e ormai si punzecchiavano
più per mantenere le vecchie abitudini che per altro, giocavano
e si divertivano così, a fingere di insultarsi.
"Ah, Malfoy… se fossi in te inizierei già con i preparativi
del matrimonio…" si lasciò sfuggire, divertito.
"Che… che vorresti dire??" quasi urlò, con voce
stridula. Non voleva assolutamente accettare che la sua "piccola"
fosse cresciuta e che presto avrebbe potuto trovarsi un fidanzato da sposare.
Ronald stava per replicare, ma fu bloccato dalla moglie.
"Basta voi due." intervenne con il suo tono duro e che non ammette
repliche. Iniziava ad avvertire la stanchezza. "Andiamo, Ron."
Il marito abbassò il capo, remissivo, guadagnandosi un sorriso
comprensivo e solidale da Lord Malfoy. Hermione Granger in Weasley poteva
fare davvero paura, quando voleva.
Si avviarono al camino e sparirono in una fiammata verde, salutando ancora
una volta la coppia di amici.
Il moretto posò
una mano sulla schiena del consorte e tornarono nel salottino, dove attendevano
solo Viktor e Morgana.
"Si è fatto tardi anche per noi…" sospirò
lei. Amava la compagnia dei padroni di casa, ma l'ora si faceva proibitiva,
e per tornare a casa, in Bulgaria, il viaggio era lungo.
"Morgana, davvero, a noi farebbe piacere che vi fermaste qui per
la notte…" Draco aveva già proposto loro di fermarsi
al Manor, ma i due avevano gentilmente declinato l'invito.
"Grazie Drako, ma noi non volere disturbare."
"Tesoro, non insistere oltre." Harry gli cinse la vita con il
braccio. Il serpente di casa sbuffò, indispettito, senza però
sottrarsi al gesto chiaramente possessivo dal "maschio dominante".
La gelosia era una gran brutta bestia, anche sei l'ex Cercatore bulgaro
ormai era sposato e aveva un figlio adolescente.
"Prego, da questa parte, allora."
Attraversarono il grande atrio scambiandosi le ultime raccomandazioni
-"Fatevi sentire ogni tanto", piuttosto che "Attenti alla
fila di spasimanti per la piccola!"- e le ultime battute.
"Oh! Se almeno nostro figlio si degnasse di venirci a salutare…!"
si lamentò Morgana, teatralmente, mentre l'ex compagno la aiutava
ad indossare il mantello bordato di pelliccia.
"Tu sa come sono i ragazzi, amore. Stare sicuramente passeggiando
sotto luna con Elizabeth."
"Ma sì, lasciamo che si divertano." annuì Harry,
beccandosi un'occhiataccia dal marito.
"Ancora grazie per ospitare Ivan." La donna si fece seria. Loro
figlio sarebbe rimasto fino alla sera dell'indomani a Malfoy Manor, come
richiesto dalla giovane Lady.
"Figurati, sai che tuo figlio mi piace." sorrise l'Eroe del
mondo magico, attirandosi un'altra volta l'occhiata omicida.
"Non in quel senso!" si affrettò a specificare,
con voce stridula ed un tono oltraggiato.
"Su Draco…" l'ex compagna si alzò sulle punte, per
scambiare tre baci sulle guance con il suo "Principe", mentre
il marito stringeva la mano al suo ex rivale del Torneo Tre Maghi.
"Tieni d'occhio il mio cucciolo, mi fido di te." mormorò
lei, staccandosi dall'amico.
Fu la volta di Viktor, che strinse fra le braccia muscolose Lord Malfoy.
Avevano molto legato ai tempi del Torneo, ed erano rimasti sempre in contatto,
la loro amicizia di vecchia data era solida e profonda. Harry lo sapeva,
eppure provava ancora un moto di gelosia quando lo sguardo del bulgaro
accarezzava con amore la figura del suo consorte.
Una manciata di polvere volante gettata nel grande camino dell'ingresso,
e anche gli ultimi ospiti della lunga serata lasciarono il palazzo.
*****
"Sono distruttooo…"
Harry si lasciò cadere sul letto, con addosso ancora la giacca.
Aveva imparato come comportarsi ai party, ma questo non significava che
amasse parteciparvi.
Reputava meno stancante una maratone sessuale -che aveva tutto il pregio
di essere decisamente più appagante- e meno stressante uno di quegli
incontri con dei delegati stranieri a cui ogni tanto il Ministero gli
chiedeva di presenziare.
Il marito, con tutta calma, si stava svestendo, dandogli le spalle.
"Harry, sei ancora vestito." osservò supponente, squadrandolo
con la coda dell'occhio.
"Uffaaa…" si lamentò, come un bambino capriccioso.
Poi una luce maliziosa gli accese gli occhi verdi. "Potresti togliermeli
tu…" la voce uscì bassa e roca, provocante e sensuale.
"Ti sembro il tuo cameriere?" l'occhiata gelida che gli fu riservata
spense ogni suo bollente spirito: era chiaro che il suo serpente non avesse
voglia, quella sera.
Il moretto sospirò rassegnato. Lui di voglia ne aveva eccome, l'aveva
sempre del resto. Si tirò su stancamente e, con movimenti veloci,
si liberò dei vestiti. una volta nudo -a lui piaceva dormire nature-,
si dedicò a sistemarli su una poltrona antica.
Attraversò la stanza e sparì in bagno. Quando ne uscì,
pochi minuti dopo, suo marito attendeva il suo turno. Gli passò
davanti con disinvoltura, lasciandosi guardare ed ammirare. A stare con
il principe dei narcisisti un po' lo era diventato anche lui. E poi adorava
essere accarezzato da quegli occhi grigi, all'apparenza freddi ed insondabili.
Aveva un corpo ancora attraente, nonostante non fosse più un ragazzo,
e poteva permettersi di metterlo in mostra, all'interno della loro camera
da letto.
Una volta sotto le coperte poté godersi la sfilata del suo dio
privato, che vagava qua e là per la stanza alla ricerca di questo
o di quell'altro. I boxer neri che indossava erano attillati, e fasciavano
in maniera sublime quel fondoschiena che, nonostante l'età
non più giovane, rimaneva ancora uno dei più attraenti del
mondo magico. E non era lui a dirlo, ma una prestigiosa classifica stilata
ogni anno dalla comunità americana.
"Che hai?" domandò ad un certo punto, notando che il
purosangue non si decideva a raggiungerlo.
"Vorrei sapere dove diavolo si è cacciata tua figlia!"
sibilò, in modalità "mammina".
Harry sorvolò sull'accusa più che esplica inclusa nella
frase. Quando Elizabeth faceva qualcosa che non piaceva alla mamma, automaticamente
diventava sua figlia. Era sempre così.
"Sarà con Ivan, no?"
Draco ringhiò pericolosamente.
"E tu sei così tranquillo?? E se quello allungasse le mani
sulla nostra piccolina??"
L'Eroe del mondo magico fece un profondo respiro, cercando dentro di sé
la forza e la pazienza per sopportare il suo compagno. Quando faceva così
era da accoppare, per il bene dell'umanità.
"Su, vieni qui…" picchiettò sul materasso, accanto
a sé. Usò il suo miglior tono comprensivo, era l'unico modo
per domare il dragone in modalità leonessa.
Il marito sibilò qualche imprecazione, presumibilmente rivolta
al giovane bulgaro loro ospite, e lo raggiunse a letto. Si lasciò
abbracciare, docile come un gattino, sul volto affilato ancora un broncio
tenerissimo.
"Ivan è un bravo ragazzo." lo rassicurò, mentre
gli lasciava un bacio fra i capelli biondi, profumati e morbidi, "e
Betsy è una Grifondoro figlia del Principe dei Serpeverde,
non è né avventata né sprovveduta."
Draco mugolò qualcosa, contro il suo petto, sembrò ritrovare
la calma. La stanchezza lo investì di colpo, con gli interessi.
Sbadigliò portandosi pigramente una mano alla bocca.
"Sai amore… il ricevimento è stato perfetto." mormorò
il moretto, stringendolo a sé. Ancora non gli aveva detto che aveva
fatto un lavoro magnifico, e quel ballo era decisamente valso ogni singolo
galeone speso.
"Hmm…" il compagno ormai si stava addormentando, abbarbicato
su di lui, "… grazie…" fu un sussurro, impastato.
Harry sorrise. La sua serpetta aveva debuttato ufficialmente nell'alta
società, era felice e orgoglioso, con l'intensità propria
di un padre.
*****
Il suono cristallino
di una fontanella riempiva l'aria della notte con la sua delicata canzone.
L'immenso parco di Malfoy Manor era protetto da un incantesimo che manteneva
una temperatura primaverile, ideale e necessario per le miriadi di fiori
che sbocciavano rigogliosi, e per una passeggiata notturna.
Il lungo strascico frusciava sull'erba verde, scivolando con la delicatezza
della seta più pregiata, i passi erano leggeri, silenziosi.
"È bellissimo qui." mormorò Ivan, incantato. La
luna illuminava con la sua pallida luce, colorando d'argento ogni cosa,
rendendo tutto magico. L'atmosfera era mozzafiato, sembrava di
essere in una fiaba. Accanto aveva anche una magnifica principessa, che
gli faceva battere il cuore.
"Immagino che faccia questo effetto a chi non è abituato…"
Elizabeth si sentiva deliziosamente in imbarazzo, le sue guance normalmente
candide come porcellana erano imporporate, fortunatamente la luna celava
il suo rossore al ragazzo.
Il giovane bulgaro si voltò, guardando intensamente la sua dama
negli occhi chiarissimi e limpidi come il ghiaccio più puro.
"È la compagnia che rende questo posto incantevole. La bellezza
è niente, senza sentimento."
Elizabeth abbassò il capo, timidamente, il cuore che le batteva
forte, come se volesse scappare via. Sentiva di amare quel ragazzo così
dolce, ed era la prima volta che sentiva di amare davvero qualcuno
che non fosse un parente o un caro amico. Era una sensazione nuova, che
le riscaldava il petto, e le sembrava di percepire delle farfalle volare
nello stomaco.
Una mano, delicata, si posò sulla sua guancia, e due dita sotto
il mento le fecero alzare il viso. Lo sguardo scuro, penetrante ed intenso
di Ivan pareva stregarla, trapassarla e leggerle l'anima come un libro.
"Elizabeth…" sul viso c'era un'espressione seria, "tu
mi piaci molto. Sei bellezza e sentimento."
La ragazza trattenne il respiro.
"Posso avere l'onore di essere il tuo ragazzo?" sembrava tanto
una richiesta ufficiale, come se stesse chiedendo la sua mano a suo padre.
Era una cosa positiva, perché significava che avrebbe dato molto
valore alla loro relazione.
"Ne sarei onorata…" rispose lei, con un sussurro tremolante.
Si sentiva leggera, euforica, ma anche sul punto di svenire. Era felicissima,
al settimo cielo, il coronamento ideale a quella giornata indimenticabile
e meravigliosa.
Il bulgaro sorrise, rilasciando un sospiro, aveva temuto di essere rifiutato,
la giovane Malfoy aveva decine e decine di spasimanti, che frequentavano
la sua stessa scuola, pronti a fare qualsiasi cosa per lei, sempre presenti
e vicini. Lui era invece uno studente di Durmstrang, viveva lontano dall'Inghilterra,
avrebbe potuto preferirgli facilmente un inglese, magari il figlio di
qualche amico di vecchia data di Lord Malfoy.
Le prese una mano e la strinse con delicatezza, le dita si intrecciarono,
scivolando fra di loro con naturalezza disarmante.
Elizabeth abbozzò un sorriso luminoso.
La pallida luna assistette al loro primo bacio, accompagnata dall'acqua
della fontana che riempiva il silenzio con la sua canzone delicata.