Serie TV > Bones
Ricorda la storia  |      
Autore: Cara_Sconosciuta    21/02/2007    12 recensioni
In un futuro imprecisato, Temperance ricorda…
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AUTORE:

DEJAVU


La dottoressa Temperance Brennan raccolse i suoi strumenti e si avviò verso la tenda che, lì in Egitto, era la sua casa.
Stava lavorando allo scavo dell’ennesima tomba di chissà quale faraone del quale nessuno ricordava il nome.
Non che il progetto la entusiasmasse più di tanto.
Le mummie avevano tutte la stessa storia da raccontare; non c’erano grandi novità o idee da sperimentare, niente sensazionali scoperte che avrebbero salvato la vita a questa o quella persona. C’erano solo quelle stupide ossa, vecchie di tremila anni.
Solo ossa…

Fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato una cosa del genere. Fino a pochi anni prima quelle ossa erano la sua vita.
Ma poi era arrivato il periodo al Jeffersonian e, piano piano, senza che lei lo volesse, tutto era cambiato.
Temperance aveva sempre pensato che fosse pericoloso affezionarsi alle altre persone perché c’era sempre un’alta percentuale di rischio di rimanere delusi. Le ossa erano più affidabili. Le ossa non potevano cambiare, né partire per chissà dove ma, soprattutto, le ossa non potevano morire.
Malgrado tutto questo, al Jeffersonian aveva trascorso il periodo più bello della sua vita e lì aveva trovato delle persone che l’avevano accettata per ciò che era, con le sue stranezze e il suo carattere freddo e fin troppo razionale. Aveva, insomma, trovato dei veri amici, Angela in primo luogo.
Angela che, solare e vitale, rappresentava la sua esatta antitesi e che, anche ora che lei mancava da Washington da quasi quattro anni, le telefonava ogni settimana, anche solo per sapere come stava.

E poi, naturalmente, c’era lui, Seeley Booth. Agente speciale Seeley Booth, come lui si presentava sempre.
E per lei speciale lo era stato davvero.
Una piccola foto scivolò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni, andando a posarsi sulla sabbia rossiccia. La donna si chinò per raccoglierla e il guardare quell’immagine le riportò alla mente ogni cosa di quei due mesi che erano stati il suo paradiso e il suo inferno personali.

Aveva lavorato per più di tre anni con l’uomo ritratto insieme a lei in quella fotografia. Un sorriso triste apparve sul suo volto, vedendo quel gigante buono che l’abbracciava… un abbraccio eterno, unico e immutabile, stampato per sempre su quel pezzetto di carta.
Lui l’aveva amata da subito ma non le aveva mai fatto pressioni. Aveva semplicemente aspettato che lei superasse quelle sue stupide insicurezze, che alzasse il naso dalle sue ossa per rendersi conto che nella vita c’era molto di più del lavoro.
Quando finalmente lo aveva fatto, però, e aveva scoperto che c’era una nuova vita, là fuori, una vita con lui, era stato troppo tardi.
Un bacio. Tutto era iniziato con un semplice bacio, dato quasi per gioco, dopo il lavoro. A questo ne era seguito un altro e poi un altro ancora, finché tutto aveva smesso di essere un gioco e si era trasformato in qualcosa di più.
Poi c’era stato il viaggio, quel meraviglioso viaggio insieme, durante il quale era stata scattata quella foto.
Lui aveva quasi dovuto strapparla a forza dal laboratorio e portarla di peso sull’aereo, ma alla fine era stata lei quella più entusiasta dell’idea di partire, di staccare dal mondo per godersi un piccolo momento di eternità tutto per loro.

Il ritorno da quella vacanza era stato l’inizio della fine. A Booth era stato affidato un caso difficile e pericoloso, che gli aveva procurato molti nemici nelle alte sfere della mafia locale ma lui non se ne preoccupava più di tanto, diceva che era al sicuro… ed era quasi riuscito a convincerla che non c’era nulla di cui aver paura.
Che idiota era stata a credergli.

Quella sera erano usciti a cena perché Bones, come la chiamava affettuosamente lui, aveva un’importante notizia da dargli.
Dopo il dessert gli aveva piantato sotto il naso quattro ecografie e aveva aspettato la sua reazione.
Aveva quasi le lacrime agli occhi, l’agente speciale Seeley Booth, guardando le primissime foto di sua figlia.
Lacrime, già.
Lui era capace di piangere, lo era sempre stato. Lei, invece, sembrava non riuscire più a farlo.
Erano usciti dal ristorante abbracciati, innamorati e felici come una coppia di sposi.

Luce.
Bianco.
Rosso.
Un tuono.
No.
Uno sparo.
Confusione.
Niente e tutto e poi lui, lì, disteso davanti a lei in un lago di sangue con una pallottola in petto.
Un debito era stato saldato dalla famiglia di chissà quale mafioso che di certo non sapeva di non aver distrutto solo una vita, ma tre.

Temperance non aveva pianto al suo funerale. Avrebbe voluto, ma non ci era riuscita.

La donna si strinse al cuore la fotografia consumata dal tempo e dal troppo viaggiare.
Dopo la morte di Booth le erano rimasti tutti vicini, le era stato assegnato un nuovo agente, ma lei non era più la stessa. Aveva lasciato il Jeffersonian dopo pochi mesi per dedicarsi ad un lavoro diverso. Non era quello che voleva, ma sapeva fin troppo bene che non sarebbe più riuscita a collaborare con l’FBI.

Non era normale, per la fredda dottoressa, farsi cambiare così la vita da un uomo. Per lei il lavoro era sempre venuto prima di tutto… Ma le ossa mai avrebbero potuto darle tutto il calore, l’amore e la gioia che le avevano dato quei pochi giorni passati con lui.

Una lacrima, la prima da anni, scivolò giù per la sua guancia, facendola quasi rabbrividire per la sorpresa.

Molti, forse, avevano già dimenticato quell’uomo alto e moro dal sorriso facile che era stato Seeley Booth, ma lei non lo avrebbe fatto mai.

Asciugando quell’unica lacrima ribelle che era fuggita dai suoi occhi, Temperance posò un bacio sulla foto, la ripose nella tasca e riprese a camminare.

Una bambinetta mora di quattro anni si affacciò all’entrata della tenda.
“Mamma!” Gridò, saltando al collo dell’antropologa.
“Ciao, tesoro.”
“Mamma, ha chiamato zia Angela… Quando andiamo a trovare lei e papà?”
“Presto, amore, presto.”
E, dicendolo, Temperance Brennan lo promise anche a se stessa.

-Fine-

DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.

NOTE: Questo è il mio primo lavoro su Bones ed è una specie di ritratto psicologico di Temperance
. é angsty alla massima potenza, ma credo non sia malaccio... giudicate voi!

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Bones / Vai alla pagina dell'autore: Cara_Sconosciuta