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Autore: Sofy_m    08/08/2012    11 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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capitolo 12

Tutto ciò che voglio.


"Più giù di così non si poteva andare,

Più in basso di così c'è solo da scavare"

[Daniele Silvestri, Salirò]


Beckett camminava velocemente in mezzo alla strada asfaltata. Intorno a lei c'era solo il buio, tutti i lampioni e le luci erano spente, non c'era anima viva.
A quanto pare era vero che erano completamente soli sull'isola.
Kate teneva la torcia puntata in avanti, attenta a qualsiasi movimento o rumore sospetto; il coltello nella grande tasca della felpa azzurra.
Arrivata all'inizio del bosco prese lo stretto sentiero chiedendosi perchè mai quel maledetto generatore dovesse trovarsi in un luogo del genere. Si raccolse i capelli e puntò la pila verso il suolo per capire dove stesse mettendo i piedi, timorosa di farsi del male a causa dei sassi.
Improvvisamente udì un tonfo sordo.
La detective si bloccò di colpo, tutti i muscoli del corpo tesi, all'erta. Trattenne il respiro e infilò una mano nella tasca impugnando il coltello.
Rimase in ascolto, ferma immobile, per alcuni minuti.
Niente.
Beckett sospirò, probabilmente si era immaginata tutto, era stata solo suggestione. Lentamente continuò ad avanzare, il suo istinto le diceva di fare attenzione. Si sentiva osservata e questo le fece venire la pelle d'oca.
Un altro strano rumore.
"Stai calma Kate, va tutto bene, non c'è nessuno."
Convinta di essersi immaginata tutto un'altra volta continuò a camminare. Ma non si era sbagliata, quel rumore c'era ancora.
Rumore di passi.
Rumore di passi che si avvicinavano.
Allarmata estrasse l'arma e distese il braccio davanti a sè, poi spense la torcia, non aveva voglia di farsi trovare così facilmente. Quando sentì il rumore poco dietro di lei si voltò di scatto.
Kate si scontrò con due occhi azzurri profondi come il mare, luminosi anche nel bel mezzo dell'oscurità. Gli ultimi occhi con cui probabilmente avrebbe voluto scontrarsi.
-Per fortuna che sono alto.- lo scrittore fissava la lama del coltello al di sotto del suo mento di soli pochi centimetri.
-Castle!- imprecò Beckett abbassando l'arma e riaccendendo la pila. -Cosa non ti era abbastanza chiaro in "non uscite e non allontanatevi"?
-Ci ho riflettuto e ho capito che sarei stato più utile qui.- rispose lui scrollando le spalle.
-Ah, è per questo che hai cercato di farmi morire di paura poco fa?- scosse la testa arrabbiata. -Ti rendi conto che hai lasciato tua madre e tua figlia rinchiuse insieme ad un assassino? Devi tornare al salone!
-E rifarmi tutta quella strada da solo?! Scordatelo Beckett. Alexis è in gamba.- replicò lui duro avanzando.
-Castle!- cercò di richiamarlo la donna ma lui la ignorò. Rassegnata, Kate decise di seguirlo. Era furiosa, non lo voleva accanto, non dopo quello che era successo solo poco prima. Non voleva che si mettesse in pericolo o mettesse in pericolo la sua famiglia. Possibile che non avesse ancora imparato ad ascoltarla?
Però una parte di lei era felice che lui fosse lì. Nonostante tutto si fidava di lui, era il suo partner e con lui si sentiva al sicuro, protetta.
Lo scrittore camminava davanti a lei, sempre in rigoroso silenzio. Ad un certo punto si fermò massaggiandosi un ginocchio.
-Tutto bene?- Beckett lo guardava preoccupata.
-Sì. E' solo che prima sono caduto, penso di aver preso una botta.- rispose strofinandosi gli occhi.
La detective annuì. Ecco spiegato il motivo di quel tonfo sordo. -Dovresti dormire.
Rick riprese a camminare velocemente, superandola. -Me l'hai già detto.
La sua musa sospirò e alzò la torcia, illuminando davanti a sè.
-Penso che siamo arrivati.- disse facendogli un cenno con la testa. Davanti a loro, sulla sinistra, c'era una piccola casetta di cemento da cui partivano numerosi cavi elettrici.
-Sì.- Castle avanzò fino a raggiungere l'entrata. La porta era abbastanza grande, di ferro e pesante. Lo scrittore afferrò la maniglia e tirò forte verso di sè, in modo da aprirla almeno un po'. Kate lo superò ed entrò guardandosi intorno. L'edificio era piccolo e buio, le pareti grigie e sporche. In fondo, addosso al muro, c'era un grande pannello di controllo.
-Castle, ho trovato il generatore.- l'uomo le si avvicinò studiando il pannello pieno di pulsanti.
-Cosa pensi che dobbiamo fare?
La detective gli porse il coltello e poi passò ad esaminare il generatore per qualche minuto.
-Ho trovato!- esclamò infine indicando una leva. -Dobbiamo tirare quella.- detto questo la afferrò con entrambe le mani e spinse con forza verso l'alto. La leva, lentamente, si spostò fino ad arrivare in cima.
Improvvisamente la lampadina sul soffitto si accese.
Kate sorrise. -Ce l'abbiamo fatta!
Rick annuì mentre Beckett prese un pezzo di legno dal pavimento e lo incastrò sotto la leva, in modo che non fosse possibile spostarla. -Ok, adesso possiamo andare. Torniamo dagli altri.
Castle, tornato alla porta, la spinse per uscire. Ma quella non si mosse.
Accigliato si appoggiò alla porta con la spalla e spinse con più forza.
Niente.
-Castle, sei sicuro di farcela?- chiese la sua musa divertita.
-Non si apre.- rispose il suo partner con una traccia di panico nella voce.
La detective impallidì. -Come sarebbe a dire che non si apre?!
L'uomo mosse la maniglia e spinse ancora. -Non si apre.- ripeté allontanandosi rassegnato.
-No!- Kate provò a sua volta ad aprire. -Merda! Perchè diavolo l'hai chiusa?!
Lo scrittore la guardò stupito. -Pensi sia colpa mia?! Ci hanno chiusi dentro Beckett!
Beckett si morse il labbro inferiore riflettendo. -Ok, aiutami a buttarla giù.
L'uomo scoppiò a ridere. -Non penso sia umanamente possibile. Non so se l'hai notato ma è di ferro, peserà una tonnellata!
-E allora cosa suggerisci di fare grande scrittore?- chiese seccata la donna.
Castle si lasciò cadere a terra, con la schiena appoggiata al muro. -Aspettiamo.- rispose tranquillamente
Kate sollevò un sopracciglio, scettica. -Aspettiamo?
-Hai detto ad Alexis di mandare qui qualcuno se non fossi tornata entro tre ore. Aspettiamo quel qualcuno.- spiegò lui come se fosse ovvio.
-Non mi sembra una grande idea.
-Ne hai una migliore?
Beckett gli lanciò un'occhiataccia, poi sbuffò e si sedette appoggiata al muro di fronte a lui.
Rimasero in silenzio a lungo. Castle fissava la lampadina del soffitto mentre Kate continuava a guardare la porta nella speranza che si aprisse da un momento all'altro.
Voleva scappare da lì, riusciva a sentire la tensione che si era creata fra loro sulla pelle e questo la spaventava.
E poi c'era quella sensazione di dejà-vu. Certo, in quel momento non erano dentro ad un container e non stavano rischiando di morire congelati ma di somiglianze ce n'erano abbastanza. Solo che l'ultima volta erano stretti l'uno nelle braccia dell'altro e lei stava per confessargli i suoi sentimenti.
I suoi ricordi corsero istintivamente a qualche ora prima, alle sue parole, ai suoi sguardi e ai suoi comportamenti che l'avevano ferita come lame affilate. Kate sentì il suo stomaco rivoltarsi e i suoi occhi inumidirsi. No diamine, non avrebbe pianto davanti a lui!
Scosse la testa cercando di pensare ad altro ma la sua mente sembrava non volerne uscire. Continuava a tornare sull'inspiegabile sbalzo d'umore di quella mattina e mille domande le affollavano la testa.
Nervosamente abbassò lo sguardo e si sistemò meglio i capelli, cercando di non perdersi a guardarlo. Castle aveva lo sguardo rivolto verso l'alto, il viso stanco e indossava una camicia grigia e un paio di pantaloni color beige lunghi fino al polpaccio.
Kate sospirò guardandosi. Indossava una larga felpa azzurra con il cappuccio, un paio di jeans corti e scarpe da ginnastica. I capelli erano raccolti malamente sopra la testa e di certo il suo viso non era messo molto meglio rispetto a quello del suo partner. Come aveva potuto pensare di poter competere con una bella donna come Anastasia? Come aveva potuto credere che un uomo come Castle, bello, intelligente, affascinante e divertente, si fosse davvero innamorato di lei?
Appoggiò le braccia sulle ginocchia e ci lasciò cadere sopra la testa. Quel silenzio di tomba stava diventando insopportabile. Cos'erano diventati?
-Possiamo parlarne?- la domanda era uscita dalle labbra di Beckett prima ancora che lei se ne rendesse conto.
Lo scrittore la guardò un attimo sorpreso, poi sorrise amaramente e tornò a guardare il soffitto. -E perchè mai?- chiese sarcastico. -Pensavo che noi ormai i problemi li ignorassimo e basta.
La detective si morse il labbro inferiore fissando il pavimento, senza replicare. Castle aveva ragione, non avevano mai parlato di tutto ciò che era successo tra loro.
-Comunque,- la voce di Rick spezzò il silenzio dopo qualche minuto. -non me la sono portata a letto.- disse freddamente. -E non me la sono neanche sbattuta contro un muro.
Beckett annuì poco convinta. -Non sono affari che mi riguardano, giusto?
-Giusto, ma non vorrei mai che mi accusassi di concorso di omicidio.
Kate scosse la testa sconvolta. -Quindi tu pensi sia stata lei.
-No, penso sia stato lo spagnolo, ma non si sa mai.
-Mi spieghi perchè ce l'hai tanto con lui?- chiese confusa.
Castle scrollò le spalle. -Mi ricorda Josh.
La detective si pietrificò. Dalla chiacchierata sull'altalena non avevano più parlato di lui, ma ora che lui glielo faceva notare doveva ammettere che era vero. David ricordava un po' Josh. Alto, abbronzato, occhi e capelli scuri, attraente, medico. E anche il modo di fare non era poi così diverso.
-E quindi?
-A te Josh piaceva.- rispose lui tranquillamente.
A quelle parole Beckett si alzò di scatto, arrabbiata. -Io proprio non ti capisco!- gli urlò contro. -Perchè ti comporti in modo così strano? 
Castle voltò la testa verso la porta. -Ti sbagli Beckett, non c'è nulla di strano.
-Ah no? Allora spiegami perchè sei tornato il coglione che ho conosciuto quattro anni fa! Quello che pensava solo alla fama e ai soldi! Quello sempre al fianco di una donna diversa! Quel coglione che è entrato nella mia vita senza chiedere il permesso e fregandosene di tutto e di tutti!
-Quello che pensava solo a trovare un modo per portarti a letto.- aggiunse lui con un sorrisetto ripensando a quel primo periodo.
Kate sentì il suo stomaco contorcersi. Sapeva che all'inizio era stato così ma sentirsi dire quelle parole le faceva uno strano effetto. Annuì silenziosamente. -Perchè?
-Perchè quel Richard Castle era vuoto, perchè non aveva praticamente nulla da perdere.- spostò lo sguardo fino ad incontrare quello della sua musa ed abbassò la voce. -Perchè a te di quel Richard Castle non te ne fregava nulla.
La detective deglutì. Lo scrittore non sapeva quanto si stesse sbagliando, lei si era affezionata a lui dal primo momento, durante quel bizzarro interrogatorio, o forse anche prima, quando era andata a prenderlo alla festa. -Pensavo di essere io l'unica che si nasconde dietro al suo muro ma a quanto pare mi sbagliavo.- commentò e capì che era arrivato il momento della domanda che la spaventava di più. -Perchè sei arrabbiato con me?- sussurrò tristemente senza staccare gli occhi da quelli di Castle.
Rick la guardò accigliato. -Perchè mai...- un lampo di comprensione attraversò il suo volto. -Tu pensi che io sia arrabbiato con te.- mormorò per poi scoppiare a ridere. -Tu pensi che io sia arrabbiato con te!- ripeté più forte.
Beckett annuì debolmente.
-Beckett come potrei mai essere arrabbiato con te? Come potrei se tu sei sempre così...- il suo partner sospirò lasciando in sospeso la frase.
-E allora perchè sei così freddo? Perchè tutti questi sbalzi d'umore? Perchè non vuoi dormire?- Kate non ci capiva più nulla.
-Beckett io sono arrabbiato con me stesso! Io ti ho portato qui e qui le persone muoiono una dopo l'altra! Io non sono in grado di difenderti ancora una volta!- disse con disperazione.
-Aspetta, è questo il motivo?- la detective era sconvolta, possibile che fosse solo quello il problema? -Castle io non vorrei essere da nessun'altra parte! Sono una poliziotta e come pensi che mi sentirei se fossi a New York e sapessi che tu e la tua famiglia siete in pericolo?- solo a pensarci un brivido le percorse la schiena. -Perchè sei così scontroso?
-Perchè in questo modo tu mi stai lontana. Io non sono in grado di proteggerti Beckett. Non ho saputo salvarti da quel container e dal cecchino e adesso ti ho addirittura portata qui. E non ho neppure rispettato i patti.
Kate rimase per un attimo in silenzio, a quanto pare era arrivato il momento della verità. Se volevano sistemare il loro rapporto era tempo di mettere le carte in tavola. -Castle mi hai salvato la vita un sacco di volte, smettila di dire sciocchezze! E comunque sono io che non ho mantenuto il nostro patto.
Lo scrittore sospirò. -Non voglio dormire perchè ho il terrore di svegliarmi e scoprire che tu, Al e mia madre siete morte. E io non me lo perdonerei mai. Io non sopravviverei mai.
La donna sospirò. Le faceva uno strano effetto vederlo così. -Avresti potuto dirmelo.- sussurrò.
-No. Sono io che dovrei proteggere voi, invece vi ho trascinate in quest'incubo.
-Diamine Castle, non mi hai costretta a salire su quell'aereo! E non sei stato tu a prendere quel coltello e ammazzare tre persone! Falla finita!- quel suo comportamento le stava facendo venire i nervi, non poteva prendersi la colpa di tutto. La detective arrivò velocemente alla porta e iniziò a sbatterci contro con la spalla, cercando di aprirla. Era stanca di quel suo atteggiamento.
-Beckett, che vuoi fare?
-Voglio uscire di qui!- rispose colpendo con più forza.
-Così non ce la farai mai.
-Non mi interessa.- prese la rincorsa ancora una volta ma venne trattenuta. Si voltò stupita, non l'aveva visto alzarsi. Rick le aveva afferrato il braccio.
-Smettila, rischi solo di farti del male.- disse duro guardandola negli occhi.
-Lasciami stare, ti ho detto che non mi interessa!- rispose cocciuta.
Lo scrittore scosse la testa. "Sempre la solita testarda Beckett", pensò. -Cos'è, un modo per sfogarsi?
-Sì!- rispose lei cercando di sfuggire alla sua presa.
Castle la prese per i fianchi e la strinse a sè, facendo incatenare i loro sguardi e avvicinando lentamente i loro visi. -Penso ci siano modi più divertenti per sfogarsi.- sussurrò con un sorriso malizioso.
Kate mise le mani sul suo petto e si allontanò di scatto, confusa da quel suo cambiamento improvviso.
-Scusami Beckett, io...
-Puzzi di Russia.- mormorò lei mordendosi il labbro inferiore e alzando lo sguardo nel tentativo di non piangere.
-Oh... Beckett non è successo nulla fra noi due, te lo posso giurare.
-E allora perchè quelle risate, quelle parole, quel bacio sulla mano? Perchè mi hai fatto del male?- chiese la detective con la voce incrinata.
Lo scrittore era sorpreso, a quanto pare la sua musa doveva aver lasciato il suo muro a New York. -Prima, quando sono andato a chiamare tutti, lei era nella sua camera...- Beckett tremò al pensiero di lui che stringeva tra le braccia un'altra donna. -Aspetta! Non pensare subito male!- la implorò. -Aveva un problema con la televisione e io l'ho aiutata a risolverlo. Ci è voluto un po', per questo siamo arrivati per ultimi. Lei aveva un'idea sul modo di ringraziarmi e ci ha provato, ma ti assicuro che ho gentilmente rifiutato l'offerta.
Mi sono comportato in quel modo perchè volevo che tu ti arrabbiassi con me, volevo che mi stessi lontana, per il tuo bene. Io porto solo guai.
-Tu porti solo guai? Casomai è il contrario! Ti ricordo che sono io quella che ha un lavoro pericoloso!- scosse la testa rassegnata. -Perchè hai "gentilmente rifiutato l'offerta"? E' una bella donna...- Kate si fidava di lui ma non riusciva a capire il suo comportamento.
Rick le prese le mani e le fissò intensamente, quasi imbarazzato. Non sapeva se era giusto dirglielo ma voleva rispondere alla sua domanda. -Beckett, io non vado a letto con una donna da quasi due anni, per la precisione da quando ho lasciato Gina.- disse tutto d'un fiato
La detective era sbalordita, mai avrebbe creduto di sentire una frase simile da Richard Castle, ritenuto da tutti un playboy. -Perchè...?
Castle sorrise. -Perchè ogni sera, quando vado a dormire, il mio unico pensiero sei tu. Il tuo sorriso, la tua voce, i tuoi occhi, il tuo profumo. La tua forza, la tua determinazione. Perchè ogni volta che mi sdraio sul mio letto, solo, vorrei te al mio fianco. Ma tu sei lontana, nel tuo letto o, peggio, tra le braccia di un altro e io non posso farci niente. E ogni volta che vedo una donna la prima cosa a cui penso è quanto non ti somigli, quanto tu sia unica. Dio Beckett, mi sembra di essere un ragazzino, non riesco neppure a trovare le parole...- ammise divertito, poi prese un profondo respirò e tornò serio. -Ogni sera l'unica cosa che desidero è poterti tenere fra le mie braccia, stringerti e baciarti come quella volta sotto copertura, perchè il ricordo di quell'unico bacio è come una droga per me. E vorrei poterti ripetere all'infinito le parole che ti ho detto al funerale. Quindi che senso mai avrebbe andare a letto con un'altra donna solo per divertimento quando sei tu tutto ciò che voglio?
Kate era senza parole, commossa. -Come sai che mi ricordo?
-L'ho capito quando non ti sei fatta vedere per tre mesi dopo la sparatoria e quando poi sei venuta a parlarmi. Te lo leggevo negli occhi ma avevi detto che non eri pronta. Quindi ho aspettato.
La detective lo guardò sorridendo e gli accarezzò una guancia.
-Scusa, devo essermi dimenticato di farmi la barba.- sussurrò lui.
-Mi piaci così.- rispose lei abbracciandolo. -Grazie. Ma la prossima volta che decidi di farti odiare per proteggermi ti sparo.
Lo scrittore rise, tenerla tra le braccia gli sembrava un sogno. Le sciolse dolcemente i capelli e glieli accarezzò, poi si scostò leggermente per poterla guardare negli occhi. -Ti amo.
Beckett si irrigidì per un istante, ma poi sentì le sue guance tingersi di rosso e il suo cuore battere all'impazzata. Richard Castle le aveva appena detto di amarla. Ok, glielo aveva già detto ma risentirlo in quel momento era tutta un'altra cosa.
-So che forse non sei ancora pronta- continuò Rick. -ma volevo essere sicuro che tu lo sapessi e questo non significa che io pretenda che tu provi lo stesso ma...
Sul volto della sua musa si aprì un fantastico sorriso. Si alzò in punta di piedi e fece passare un braccio dietro la nuca del suo partner. -Taci un po', writer boy.- sussurrò ad un millimetro dalle sue labbra per poi baciarlo.
Castle rimase un attimo sorpreso, poi chiuse gli occhi e sorrise contro le labbra della detective. Affondò una mano tra i suoi lunghi capelli, mentre la stringeva forte a sè con l'altro braccio. Beckett era aggrappata alle sue spalle.
Kate, lentamente, fece scorrere la lingua sulle labbra del suo partner, invitandolo ad aprirle. Rick non si fece attendere, mordicchiò il labbro inferiore della sua musa e poi fece incontrare le loro lingue in un combattimento affamato, disperato. In quel bacio c'era passione, desiderio, rabbia, frustrazione, amore. C'era tutto quello che avevano dovuto tenersi nascosto durante quei quattro anni.
Per lo scrittore quello era il paradiso. Scese con le sue mani calde sotto la felpa e le accarezzò dolcemente la schiena, sentendola tremare e si accorse di come la sua mente lo aveva ingannato, le labbra di Kate erano molto più morbide e calde di come le ricordava.
Quando Beckett si staccò, ormai affannata, per recuperare fiato, si spostò a baciarle le guance, il naso, la fronte, la mandibola, fino ad arrivare al collo.
-Castle...- gemette la donna cercando di ricordare come si respirava. Teneva i capelli dello scrittore stretti tra le mani e aveva lasciato la testa cadere indietro per facilitare il compito allo scrittore. Sentiva il suo stomaco sottosopra e non sapeva quanto a lungo ancora le gambe sarebbero riuscite a sostenerla.
L'uomo sorrise affondando la testa nell'incavo del suo collo, respirando a fondo il suo profumo. Le scostò i capelli e si avvicinò con le labbra al suo orecchio. -That was amazing.- sussurrò con voce calda e profonda prima di staccarsi da lei.
Beckett fu percorsa da un brivido nel sentire il suo alito caldo sulla pelle mentre indietreggiava di un passo. Aveva gli occhi luminosi, le labbra gonfie per quel bacio così appassionato e le guance arrossate. Castle non aveva mai visto nulla di più bello. -Sei bellissima.- disse serio accarezzandole il viso. Se possibile Kate divenne ancora più rossa. Nascose il volto nel petto dello scrittore, allacciando le braccia alla sua vita. -Grazie.
-Always!- rispose lui al settimo cielo senza smettere di carezzarle le spalle o i capelli. Aveva il terrore di vederla dissolversi, doveva toccarla per convincersi che fosse tutto vero.
-Rick... mi faresti un favore?
-Certo!- rispose sicuro l'uomo. -Cosa devo fare?
-Dormi.- ordinò lei.
-Beckett, io...- non era molto convinto.
-Dormi o sarò costretta a colpirti in testa con qualcosa di piuttosto duro!- riecco la detective Beckett che spuntava.
-Ok.- disse infine sedendosi contro il muro e trascinando la sua musa con sè. -Penso che tu abbia ragione, ne ho davvero bisogno.- sbadigliò e appoggiò la testa alla spalla di Kate. Dopo qualche secondo si stava già addormentando.
La detective rimase ferma ad ammirarlo. Era bellissimo e, soprattutto, era suo. Sapeva che le cose tra loro non sarebbero state facili, c'erano ancora molte cose da risolvere, argomenti su cui discutere, passati da spiegare, ferite da rimarginare; ma in quel momento si sentiva felice, finalmente completa. Ed era sicuramente un ottimo inizio.
-Beckett...- la voce assonnata del suo partner la riportò alla realtà.
-Dimmi.
-Posso chiamarti Kate?- chiese quasi supplicando. Beckett era certa che se avesse avuto gli occhi aperti avrebbe fatto la sua espressione da cucciolo.
Trattenne una risata, era sempre il solito Castle. -Sì Rick.
Lui sorrise. -Grazie.




Angolo dell'autrice:
Ecco il nuovo capitolo!!! Wow, siamo già al numero dodici...
Ok, adesso spero di poter uscire dal mio nascondiglio visto che sono arrivate le spiegazioni :) Castle al solito ha fatto di testa sua e ha seguito Beckett (no, ma davvero pensavate che l'avrebbe lasciata andare da sola?), ironia della sorte si sono ritrovati rinchiusi (tutte a loro capitano!)... quale occasione migliore per discutere?
Penso che il capitolo sia abbastanza Caskett (cioè no, è solo Caskett), l'ultima parte è piuttosto sdolcinata. Dal prossimo si torna a parlare del caso!
In questo capitolo ho cercato di rimanere il più fedele possibile ai caratteri dei personaggi ma ditemi pure se sono un po' OOC :)
Grazie mille per tutte le recensioni (sì, anche quelle in cui mi minacciate), spero di essermi fatta perdonare :D
Un bacio,
Sofy_m
  
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