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Autore: Mikoru    21/02/2007    5 recensioni
Quando quell'essere conficcò i suoi denti acuminati nel mio collo, io avvertii l'istantaneo dolore della trafittura e il sangue che defluiva adagio dalla mia vena alla sua bocca.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando quell'essere conficcò i suoi denti acuminati nel mio collo, io avvertii l'istantaneo dolore della trafittura e il sangue che defluiva adagio dalla mia vena alla sua bocca. Sentivo le forze che mi abbandonavano con una lentezza esasperante, mentre lui si beava di quella situazione, traendone un perverso e inumano piacere. Io provavo solo ribrezzo. E terrore. Terrore perché mi rendevo conto che sarei morta.
Che stavo morendo.
Quella creatura oscura mi stava uccidendo pian piano. Ben presto le mie membra non mi risposero più, le mie facoltà mentali ormai totalmente obnubilate da quella tenebra che mi stava avvolgendo con fare sensuale e carezzevole. Poi, all'improvviso, con una violenza subitanea che mi fece quasi male, mi resi conto che la tenebra eterna era stata scacciata dal mio animo. Qualcos'altro si faceva strada in me. Una forza sconosciuta, misteriosa, che mi stava restituendo le forze. Provai una sensazione contrastante: una forte sofferenza mista ad un piacere incredibilmente acuto, che mai avevo provato in vita mia. Ero io, e non ero più io. Non capivo con precisione cosa mi stesse accadendo, ma istintivamente sapevo che ero morta. E ora stavo rinascendo. Non più umana, ma qualcosa di diverso, di più potente. E tuttavia non necessariamente migliore.
E in quell'istante lo percepii. Mentre per me si preparava una nuova esistenza, un'altra si spezzava irrimediabilmente. Quella piccola scintilla di vita che si era accesa nel mio grembo si spense.
Avevo perso mio figlio. Per sempre.
Il trauma fu troppo forte. Rammento che sentii a malapena ciò che mi stava dicendo il mio uccisore ― ancora oggi, non posso considerarlo in altro modo ― qualcosa a proposito del fatto che adesso ero finalmente una creatura perfetta, che la mia bellezza sarebbe perdurata in eterno, che lui mi avrebbe tenuta al proprio fianco come sua degna compagna...
Io udivo soltanto il sordo dolore che ristagnava nel mio cuore ancora troppo umano, benché avesse cessato di palpitare. Mio figlio era morto. La mia creatura, che avevo iniziato ad amare fin dal primo istante in cui avevo compreso che stava crescendo dentro di me, non c'era più.
Io invece ero ancora viva, condannata ad un'esistenza eterna nelle tenebre della notte.
Gridai. Gridai tutta la mia angoscia, e tutta la mia rabbia e il mio odio verso quell'essere che mi aveva privato della gioia di divenire madre, che mi aveva strappato la vita per donarmene un'altra maledetta. E poi lo aggredii. Mi scagliai contro di lui in preda ad una frenesia incontrollata. Volevo distruggerlo, dilaniarlo con le mie mani. Volevo bere il suo sangue.
Fuggì.
Io lo ritroverò...
Nella tenebra eterna...





Questo è un brano che scrissi di getto circa un anno fa, mentre lavoravo sull’elaborazione di un personaggio per “Vampiri: Il Requiem”, una giovane nobildonna di nome Lucrezia. In realtà non ebbi mai modo di giocarlo, però è un personaggio che mi è rimasto nel cuore. La descrizione del suo Abbraccio (ovvero, la trasformazione in vampiro) dalla sua prospettiva, mi è venuta assolutamente spontanea: ero davanti al pc, avevo appena finito di parlare del personaggio con il mio fidanzato... e mi sono ritrovata a scrivere. Per voi che avete letto fin qui, spero che commenterete, e soprattutto spero che questo brano abbia trasmesso anche a voi le emozioni che ho provato io nello scriverlo.
  
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