Capitolo 3 capovolgimento degli eventi!
Per giorni, e settimane, non rivolgei più la parola a Marco. Dico, io, ma come si permetteva di dirmi una cosa simile? Con che coraggio?
Non ero mai stata una rubacuori, questo è vero, ma non mi facevo trattare così dal primo che incontravo. Intanto feci amicizia con gli altri non solo della classe ma anche della scuola, anche se i liceali più grandi del quinto erano un po' gradassi e ci prendevano in giro. Un giorno, un tizio di quinta all'uscita da scuola mi fermò e mi disse: “hei, tu, non provare più a metterti contro di noi perchè sennò sono guai, ciccia.”
Infatti proprio quel giorno mi ero opposta a un gruppo di quinta che cercava di chiudere nel bagno Cristiano, un mio amico. “ah, si, vedemo un po' de cosa sei capace!” urlò a quel punto Marco sbucato dal nulla.
Da non crederci! Marco Martini, quello che mi aveva assicurato di non filarmi proprio per niente, era lì davanti a un tizo di quattro anni più di lui pronto a difendermi. Il ragazzo disse: “ti sei fatta anche il fidanzatino, sarai contenta ragazzina” e se ne andò mollando un ceffone a Marco.
Marco fece “ahia!” e si massaggiò la guancia. “sempre se non ti dispiace, un giorno di questi dopo scuola possiamo, non so, andare al cinema o farsi 'na schitarrata, che da quanto ho capito anche tu ami suonare la chitarra”. “tu sei matto!” risposi sorridendogli per la prima volta dopo settimane.
Così, iniziai a fequentare Marco.
Scoprii che non era un bellimbusto come sembrava, ma che era molto sensibile e a volte ritrovavo in lui i momenti passati con Antonio.
Un giorno, mentre mi riaccompagnava a casa dopo una scampagnata tra i boschi del Trentino, che io tanto amavo, e avevamo fatto il pieno nei nostri cestini di more e lamponi, ricevetti il primo bacio della mia vita.
Cioè, il primo bacio della mia vita ricevuto da un ragazzo.
Mentre io straparlavo come sempre, le sue labbra incontrarono le mie, e una sensazione calda si irradiò nel mio corpo, e sentii dentro me come una vocina che chiedeva il bis. Così restammo seduti tra rami di bacche a baciarci. Quando lui si staccò da me, io non sapevo cosa dire. Il silenzio si dilungò. Troppo.
Alla fine io esordì: “bè, queste more non le abbiamo mica raccolte per buttarle da un dirupo. Su, abbuffiamoce!” dissi con un tono che doveva vagamente assomigliare a un romanaccio di seconda scelta. Marco a forza di stare con me aveva perso un po' la sua abitudine a parlare romanaccio. Mi rispose semplicemente cogliendo una margherita dal prato e poggiandomela sopra l'orecchio.
Ci abbuffammo di more e lamponi, tra scherzi e risate, e alla fine lui disse: “ alice, mi posso permettere l'onore di essere il tuo fidanzato?” gli risposi con un bacio appassionato. “lo prendo come un sì” disse lui, sorridendo.
Tornata a casa, avevo un gran bisogno di far mente locale. Avevo baciato Marco. Lui aveva baciato me. Eravamo fidanzati. Lui mi aveva messo una margherita fra i capelli. In quel momento mi venne un flashback: Antonio che faceva la stessa identica cosa, ma lui mi mise una primula fra i capelli.
Era una calda serata di settembre, avevamo fatto una delle nostre scampagnate, e lui, che aveva dieci anni allora, mi mise un fiore tra i capelli e senza dire niente ci mettemmo a contemplare il tramonto da una collinetta simile a quella dove io e Marco poco fa ci eravamo dichiarati. Marco. Antonio.
No, antonio non c'entra niente. Ecco, dopo un'ora già ho i primi dubbi esistenziali.