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Autore: denna    08/08/2012    3 recensioni
Fanfiction che nasce dalla lettura del capitolo 500 e dalla domanda che ne è scaturita subito dopo.
E se quella spada fosse Pantera?
SPOILER!
Questa fic è ambientata in un momento immediatamente successivo all'invasione della Soul Society.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Neliel Tu Oderschvank, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hem, Hem... Si, lo so che avevo barrato la casellina dove c'era scritto "completa" ma gli ultimi capitoli mi hanno delusa a tal punto da dovermi sfogare con queste fan fiction. Visto che mastro Kubo ci fa aspettare, ho deciso di fantasticare un po' su quello che succederà. Rispetto al primo capitolo, stavolta potrei essermi lasciata andare un pochino nella gestione dei fatti e dei personaggi. Fate attenzione, perchè qui si entra nel fangherlaggio più nero, o meglio, piu azzurro XD.
Buona lettura :)

Part 2

Il sole lo illuminò, salutandolo come un amico che non vedeva da tanto tempo, mentre si lasciava alle spalle la sagoma dell’Urahara Shop. Udì il maniaco dei cappelli gridare qualcosa, forse una raccomandazione -come se non gliene avesse già fatte abbastanza quella mattina a colazione e nei giorni precedenti-  e l’energumeno in grembiule e la mocciosa salutarlo. Sollevò svogliatamente ciò che teneva col braccio sinistro per mostrare di non aver scordato nulla –così forse lo avrebbero finalmente lasciato in pace- e proseguì il cammino.
Prese il bigliettino che Urahara gli aveva dato appena prima di uscire, sul quale erano scritte tutte le informazioni e i consigli di cui poteva aver bisogno… E lo gettò nel cassonetto, non appena ebbe svoltato l’angolo.
Come se non fosse capace di trovare quel posto da solo.
Si chiese per l’ennesima volta se avesse fatto bene ad accettare quella proposta. Era l’unico modo per lasciare il negozio... Non aveva avuto molta scelta, in realtà.
Costeggiò una fila di macchine parcheggiate e si fermò davanti a una piccola utilitaria grigia. Guardò il finestrino: un ragazzo dall’aria imbronciata gli restituì lo sguardo. Si passò una mano sulla guancia destra, trovandola completamente liscia, priva di ciò che restava della sua maschera da Hollow. Perfino le linee verdi che aveva sotto gli occhi erano sparite. I capelli invece, erano sempre gli stessi, appuntiti e tenuti indietro dal gel, a parte alcune ciocche che ricadevano sulla fronte, azzurri come le iridi che lo osservavano con aria critica dal riflesso sul vetro.  Era sempre lui, solo più…Umano.
Controllò che non arrivasse nessuno e si tirò su la camicia, scoprendo l’addome perfettamente integro.
Wow, adesso aveva anche un ombelico.
Ripensò alle ultima conversazione avuta con il caramellaio, mentre tastava sospettoso il punto dove una decina di minuti prima c’era il suo foro, oil fatto estetico, come lo aveva chiamato lo shinigami pel di carota.
Per ora, l’unico modo che hai per uscire da qui è dentro un gigai. A te la scelta”
Aveva rifiutato. Tuttavia, dopo quattro mesi, la camera dove viveva- che piccola non era- aveva iniziato ad apparirgli stretta e soffocante. Conosceva ogni singolo centimetro di quella stanza, ogni singola pietra, ogni singolo masso, ogni singolo granello di polvere che aveva calpestato innumerevoli volte. Nonostante gli allenamenti intrapresi per distrarsi, aveva cominciato a sentirsi in gabbia. Persino picchiare Jinta aveva perso la sua attrattiva. Ma non per questo aveva smesso, ovviamente.
Così aveva ingoiato il suo orgoglio ed aveva acconsentito ad indossare un gigai. All’inizio era diffidente, ma doveva ammettere che quel tipo sapeva il fatto suo, anche se non gliel’avrebbe mai detto. Il nuovo corpo non lo rallentava o ostacolava in nessun modo, si comportava come una normale estensione del suo essere. Ah, e cosa più importante, limitava i suoi poteri.
Bella fregatura del cazzo.
 Riprese a camminare svogliatamente verso la sua meta. Finalmente raggiunse la struttura e si fermò vicino all’entrata, fissando l’edificio con aria truce. Considerò l’ipotesi di fare dietrofront e tornarsene al negozio, mentre attendeva il segnale.
Poteva farsi bastare quella passeggiata.
Il suono della campanella interruppe i suoi pensieri di fuga.
«Che palle.» ringhiò « Di già.»
Primo giorno di scuola.
Non aveva la più pallida idea di dove andare. Sapeva dove era il liceo, ma non quale fosse la sua classe. E poco gli importava. Decise di trascorrere la giornata sul tetto; sarebbe tornato al termine delle lezioni. Si distese a terra, la giacca appallottolata sotto la testa a mo di cuscino e chiuse gli occhi. Mentre cercava di prender sonno, decise di allenarsi un po’ nell’uso del Pesquisa: un modo come un altro per passare il tempo. Non aveva mai sopportato il fatto che Ulquiorra potesse percepire e misurare la forza degli avversari con un solo sguardo. Si concentrò, piccole luci apparirono nel suo campo visivo.
Riconobbe immediatamente la reiatsu di Kurosaki, la luce più luminosa, un piano sotto di lui. Poi  individuò le forze spirituale della donna che gli aveva fatto ricrescere il braccio, di quello alto e del quattrocchi. Le altre non le conosceva. Si sedette e ricominciò.
Kurosaki, la donna, il quattrocchi, il moro, tre compagni di classe di Kurosaki.
Kurosaki, la donna, il quincy, quello alto, una ragazza e due ragazzi compagni di Kurosaki.
Kurosaki, la donna, il quincy, il ragazzo alto, la ragazza e gli altri due, uno shinigami con i capelli afro che saltava su un grattacielo, i due mocciosi, Tessai.
Kurosaki… Quanto lo odiava.
Stranamente, non percepiva Urahara. Doveva aver trovato un modo per celare la sua reiatsu. Non era affatto stupido come sembrava.
Si sdraiò di nuovo, fissando il cielo azzurro, così diverso dalla notte perenne dell’Hueco Mundo, per qualche minuto. Aveva sempre pensato che sarebbe rimasto in quel deserto a dare la caccia ai suoi simili, magari con qualche visita nel mondo umano per mangiarsi qualche anima degna di nota, non che sarebbe rimasto bloccato lì. Ripensò a come era finito in quella situazione: ricordava solo che, appena terminata la battaglia, gli avevano gettato un mantello in faccia e qualcuno- sospettava fosse Kurosaki- lo aveva spinto a calci dentro a un Senkaimon. E da lì, almeno due persone lo avevano afferrato per le braccia, mentre una terza teneva la punta di una spada ben premuta sulla sua schiena. Erano andati avanti così per un po’, trascinandolo lungo il passaggio. Poi lo avevano lasciato andare. Si era strappato immediatamente la stoffa dal viso, ed aveva intravisto due shinigami, un uomo dai capelli rossi e la nanetta che aveva trafitto col braccio qualche tempo prima, guardarlo con diffidenza prima di salutare Kurosaki e tornare indietro.
Non era arrivato lì, più che altro lo avevano rapito. Avrebbe anche potuto ribellarsi, ma un dolore acuto al fianco e una reiatsu spropositata che si dirigeva nella sua direzione lo avevano fatto desistere. Ora che avevano ricacciato i quincy, quanto tempo ci avrebbero messo gli dei della morte a notare un arrancar che vagava libero per casa loro? Lo avrebbero linciato di sicuro, e lui non era nella sua forma migliore per impedirlo. Doveva andarsene .
La porta della terrazza si aprì. Una donna con i capelli a caschetto e gli occhiali gli fece cenno di avvicinarsi.
Beh, era troppo bello pensare di averla fatta franca.
Valutò l’ipotesi di disintegrarla con un cero, mentre si avvicinava.
« Meno male che ti abbiamo trovato! » esclamò la professoressa. «Seguimi, ti accompagno in classe.»
Grimmjow si bloccò per un attimo, confuso: Si aspettava un’irritante ramanzina. Alzò le spalle e la seguì.
« Purtroppo c’è stato un errore e ti hanno assegnato l’aula sbagliata. Non è colpa tua, quindi non riceverai una punizione.» spiegò l’insegnante, mentre lo conduceva lungo un corridoio. «Ma la prossima volta che non riesci a trovare la tua classe, vai in presidenza, non sul tetto, chiaro?» disse, guardandolo seria da dietro la montatura nera.
L’espada non rispose, si limitò a restituirle lo sguardo.
La donna sorvolò sul suo comportamento, era il suo primo giorno, dopotutto.
« Non sei emozionato?» chiese, tentando di strappare qualche parola a quel ragazzo fin troppo silenzioso. Il gelo emanato dagli occhi azzurri fu una risposta sufficiente, oltre a farla rabbrividire.
«Siamo arrivati.» sospirò, mentre si fermava davanti ad una porta chiusa. « Aspetta un attimo qui, va bene?»
L’arrancar annuì impercettibilmente.
Lei sorrise ed entrò.
Ichigo chiacchierava distrattamente con Keigo, mentre osservava divertito Orihime che tentava di propinare una delle sue ultime ricette a Tatsuki.
Il rientro della professoressa segnò la fine dell’intervallo.
«Ragazzi, silenzio per favore.» esordì la donna. « Oggi abbiamo un nuovo studente che si è da poco trasferito nella nostra città. Vi prego di essere gentili con lui e di aiutarlo ad ambientarsi. Ah, ho inoltre saputo che è un lontano parente di Kurosaki.»
Il ragazzo dai capelli arancioni trasalì: quella frase di solito preannunciava l’ingresso di uno shinigami malamente travestito da studente delle superiori. Che la Soul Society avesse voluto mandare dei rinforzi anche per Karakura? Forse erano Renji e Rukia, oppure Ikkaku, Toshiro e Matsumoto. Attese trepidante l’ingresso del nuovo arrivato.
«Vieni, entra.» trillò l’insegnante. Il ragazzo varcò la soglia dell’aula e si fermò accanto a lei.
Ichigo per poco non cadde dalla sedia.
«Vi presento il vostro nuovo compagno di classe: Grimmjow Jaegerjaques.»
*
Non poteva averlo fatto.
Non poteva averlo fatto sul serio.
Era completamente impazzito?
Continuava a ripetersi quella domanda intanto che osservava l’espada prendere il gesso sulla cattedra, aspettandosi di vederlo scagliare un Cero da un momento all’altro.
I suoi amici erano in pericolo. Erano tutti in pericolo. Strinse i bordi del banco con una forza tale che le nocche sbiancarono. Guardò Inoue che ricambiò con un’occhiata altrettanto sorpresa e preoccupata mentre stringeva la mano di Tatsuki che lo fissava in attesa di una spiegazione.
Grimmjow picchettò un paio di volte con il gesso sulla lavagna, prima di scrivere svogliatamente il proprio nome. La professoressa venne chiamata da un collega per un’urgenza, si scusò ed uscì dalla classe. L’arrancar rimase a fissare la sua grafia spigolosa, dando le spalle agli studenti. Sentì una ventina di occhi puntati sulla nuca. Non si aspettava di finire insieme a Kurosaki, il maledetto doveva averlo fatto apposta. Si immaginò Kisuke ridacchiare dietro a quell’odioso ventaglio. Prima il gigai, poi il liceo e adesso lo shinigami come compagno di classe. Appena tornato al negozio, avrebbe ucciso il caramellaio, era una promessa.
«Scommetto che nemmeno lui sa come si scrive quel nome assurdo.» ridacchiò maligno Keigo, seguito a ruota da Mizuiro. Un istante dopo, venne colpito dal gesso che gli lasciò un segno bianco al centro della fronte.
«Grimmjow! Non puoi lanciare i gessi!» tuonò Ichigo, prima di essere colpito in faccia dal cancellino. La polvere gli colorò completamente il viso, facendolo somigliare alla sua versione Hollow. « Smettila!» strillò, mentre gli altri compagni iniziavano a sghignazzare
« Quello non era un gesso.» fu la giustificazione dell’arrancar.
 Doveva intervenire prima che la situazione degenerasse in una carneficina. Aspettare che Grimmjow finisse le munizioni era da escludere, poichè l'azzurro, con un luccichio inquietante negli occhi, aveva appena sollevato una sedia come se fosse fatta di cartapesta e poi, probabilmente, sarebbe passato alla cattedra.
«Eccomi! Scusatemi… Ehi, Jaegerjaques! Cosa stai combinando?» chiese l’insegnante, notando il ragazzo con la sedia in mano. L’arrancar posò il mobile a terra… E invitò la donna a sedersi.
«Prego.» disse, con il sorriso più affettato che riuscì a fare.
Ichigo digrignò i denti.
Il bastardo non era bravo solo a combattere, sapeva anche giocare.
«Ti ringrazio, sei gentilissimo, ora però vai a sederti. Guarda, c’è un banco libero proprio accanto a Kurosaki.»
Di male in peggio- pensò il sostituto shinigami, mentre l’espada si accomodava vicino a lui. Non lo guardò in faccia, ma scommetteva il suo distintivo che aveva un ghigno compiaciuto stampato sul viso.
Le lezioni terminarono senza incidenti. Orihime e Tatsuki avevano raggiunto il loro solito posto sul prato per pranzare.
Un lampo arancione tagliò loro la strada.
«Tatsuki-chan, sai perché Kurosaki- kun sta correndo come un matto verso il cancello? Pensavo si fermasse con noi.» domandò la fullbringer.
«No, non lo so.» rispose l’amica, altrettanto perplessa.
Grimmjow era ritornato sul tetto. Notò con piacere che non c’era nessuno studente e aprì il bento che aveva tirato fuori dallo zaino. La sua attenzione fu immediatamente catturata dal bigliettino poggiato sul riso.
“Ehilà!
Immaginavo avresti buttato il biglietto che ti ho dato stamattina, quindi ne ho nascosta una copia nel bento! ^^
Spero che il primo giorno di scuola stia trascorrendo senza incidenti e che il liceo ti piaccia.

L’arrancar sbuffò, chiedendosi se quel tipo lo stesse prendendo per il culo. Continuò a leggere.

E’ molto importante che tu mantenga un basso profilo, quindi:
·         Non attaccare briga con nessuno
·         Non uccidere nessuno
·         Dai retta ai professori
·         Non saltare le lezioni
·         Non rovinare il gigai
·         Nonuccidere nessuno
C’è uno shinigami che pattuglia Karakura; dubito che si sia accorto di te, ma non facilitargli il compito, chiaro?Inoltre,se i quincy dovessero attaccare, torna al negozio: non puoi uscire dal gigai da solo. Bene, buon appetito ;)”

L’arrancar strappò il fogliettino, riducendolo ad un mucchietto di coriandoli.
***
«Kurosaki-san! Che piacere vederti!» esclamò Kisuke, rivolto al ragazzo ansimante sull’uscio.
«A che devo questa visita inaspettata?» chiese, invitandolo ad entrare.
«Lo sai.» sibilò la fragola riprendendo fiato.
«Ah, si?»
«Quando avevo detto “fargli indossare un gigai e mandarlo nel mio liceo”, era una battuta!» gridò, abbandonando ogni proposito di intavolare una conversazione civile.
«Ah. E’ per questo.» sospirò il venditore di caramelle.
«Cosa ti è saltato in mente? Non mi hai nemmeno avvertito!»
« Come Kurosaki-san...non te lo avevo detto?» domandò Urahara, sventolando ridente il ventaglio.«Deve essermi sfuggito.»
«Sfuggito un corno!» berciò il sostituto shinigami « Come hai fatto a dimenticare di aver mandato nella mia classe quel pazzo furioso!»
«Non sapevo lo avessero assegnato alla tua classe, e comunque, non ti sembra di esagerare?»
«Voleva lanciarmi conto un banco!» esclamò il ragazzo.
«Oh.» fece sorpreso il caramellaio «Eppure mi era sembrato così tranquillo quando è uscito…»
Ichigo sbuffò. Era più facile immaginarsi Rukia come una giocatrice di basket che Grimmjow tranquillo.
«E poi, dovevi per forza dargli un gigai che gli permettesse di mantenere una forza sovrumana? Non potevi fornirgliene uno che annullasse completamente suoi poteri?»
«Pensi sul serio che avrebbe accettato? Già è stato difficile convincerlo quando gli ho detto che non avrebbe più potuto lanciare Cero.» dichiarò il caramellaio.
Il ragazzo lo fissò sorpreso.
«Non può scagliare Cero o altre tecniche spirituali, non può usare il Sonido e non è in grado di lasciare il corpo artificiale senza il mio aiuto. La forza fisica è tutto ciò che gli resta, dovresti essere in grado di tenerlo d’occhio senza problemi.» spiegò Urahara.
«Non voglio tenere d’occhio quello squilibrato perché lui non deve stare lì!» ringhiò lo shinigami.
«Mi avevi promesso che non si sarebbe avvicinato a nessuno dei miei cari, e tu lo sbatti vicino ai miei amici? Io tengo anche a loro!» continuò a gridare, fuori di sé.
«Non ho avuto scelta! Un altro giorno rinchiuso e sarebbe impazzito! Ne andava anche della salute del mio negozio!» si difese il venditore di caramelle.
«Per quanto mi riguarda può anche essere claustrofobico, ma non deve uscire! E’ pericoloso!» replicò Ichigo.
«Mi chiedo perché ti ho dato retta quella volta.» disse con voce rauca per il troppo gridare.
«Quando abbiamo discusso o quando ti ho detto di portarlo qui?» domandò Urahara.
«Entrambe.» ammise il sostituto shinigami
L’ex capitano posò il ventaglio.
«Sono sinceramente dispiaciuto per quanto è successo, non volevo crearti altri problemi.» tentò di scusarsi.
«Quindi farai finire questa farsa?» chiese il ragazzo.
«No.»
«E che ne sarà dei miei amici e della mia famiglia?» ruggì il sostituto shinigami.
«Non sono in pericolo, te lo assicuro.» affermò calmo Urahara.
«Dannazione Urahara-san! Si può sapere cos’ha fatto Grimmjow per meritarsi tutta questa fiducia?»  disse Ichigo, esasperato.
Il caramellaio non rispose, si limitò a sistemarsi il cappello.
*
Kirge Opie cadde al suolo, prima una metà e poi l’altra. Difficilmente si sarebbe rialzato ancora.
Kisuke sgranò gli occhi, incredulo.
Ma chi…
Una figura si materializzò davanti a lui, puntandogli contro una spada. Urahara avvertì il freddo acciaio contro la gola. Alzò lo sguardo: un giovane arrancar dagli occhi e i capelli azzurri lo fissava con aria seria.
L’ex capitano deglutì nervosamente.
«Lui dov’è?» sibilò lo sconosciuto.
«Cosa?» balbettò il venditore di caramelle.
«Ti ho chiesto» gridò il ragazzo, aumentando la pressione della lama «Dov’è Ichigo Kurosaki. Se mi rispondi, prometto che ti ammazzerò in modo rapido e indolore.»
Urahara sorrise.
«Un’offerta allettante.» disse sarcastico.
«La sua reiatsu è sparita improvvisamente, dov’è finito?» insistette l’arrancar.
«Eri tu quello che ci stava seguendo prima, quando stavamo portando via Dondochakka.» realizzò il dio della morte.
l’azzurro strinse gli occhi.
«Non ha importanza.» ribatté.
«Chi sei?» chiese il caramellaio, mentre una fitta di dolore gli attraversava la schiena.
«Non è importante.» ripeté l’arrancar, stuzzicandolo implacabilmente con la lama.
Dei colpi e delle grida provenienti dal Garganta chiuso attirarono la sua attenzione.
Un sorriso ferino si disegnò sul volto dell’hollow.
«Eccolo.» ghignò. «Finalmente.»
Si avvicinò al varco sigillato, oltrepassando Kisuke. Una folata di vento alzò l’orlo della giacca dell’arrancar, rivelando il numero sei tatuato sulla parte bassa della schiena.
Urahara trasalì.
Un espada.
Com’era possibile? Gli unici espada in vita a lui noti erano la donna curata da Inoue alla fine della battaglia con Aizen e la bambina che era con loro.
Oh, no. Se era chi pensava che fosse, Kurosaki-san era in serio pericolo.
«Fermati!» urlò lo shinigami, allarmato.
L’arrancar si voltò infastidito verso di lui, gli occhi ridotti a due azzurre fessure. Sollevò la zanpakuto, pronto a colpire.
« Sei venuto a salvarci!» strillò Dondochakka, sbucando dal nulla e  fiondandosi verso Grimmjow.
Kisuke notò per un attimo qualcosa di simile all’orrore attraversare il volto dell’azzurro.
«Ma anche no!» berciò l’espada, mentre calciava via il grosso hollow che lo stava assalendo.
«Sapevo che non ci avresti abbandonati!» urlò Pesche, lanciandosi anche lui verso il nuovo arrivato… E scontrandosi con il pugno teso dell’arrancar.
Grimmjow chiuse gli occhi e fece un lungo respiro, tentando di mantenere il controllo, mentre sentiva una vena gonfiarsi e pulsare sulla fronte. A vederlo, era quasi comico. Kisuke si trattenne a fatica dal ridere, temendo per la sua vita.
Una massa indistinta di colore verde attraversò il suo campo visivo, abbattendosi sul petto dell’espada e atterrandolo.
«Cazzo!» gemette quest’ultimo, sentendo un paio di costole scricchiolare.
Ah, già. Gli idioti erano tre.
«Nel-chan attenta!» urlò Orihime preoccupata.
«Che vuole fare?» esclamò Sado.
Urahara fece segno ai due di tacere, mentre osservava l’insolito spettacolo.
«Grimmjoooooow!» piagnucolò Nel, avvinghiandosi a lui. «Sei tornatooo!»
« Nel?» boccheggiò l’arrancar, mentre si rimetteva seduto «Che ci fai qui?»
«Si conoscono?» mormorò Chad.
«A quanto pare…» sussurrò Inoue.
«Nel era andata a cercare Itsygo perché i cattivi che ci hanno invaso avevano rapito Dondochakka…» iniziò a raccontare la bambina. L’espada la ascoltava attento.
«Itsygo e i suoi amici sono venuti con noi per salvare Dondochakka e gli altri. Itsygo ha combattuto contro quell’uomo…» continuò la piccola, ricominciando a singhiozzare e indicando il cadavere di Opie.
Inoue intanto, dopo aver curato Sado, si occupò delle ferite del caramellaio. Tutti e tre continuavano a fissare increduli i due arrancar davanti a loro.
«Ma dopo lui ha detto che stavano invadendo la Soul Society e Itsygo è andato ad aiutare i suoi amici… E quello lo ha intrappolato dentro al Garganta!»
Ecco perché non percepisco più la sua reiatsu.- riflettè l’azzurro.
«E adesso Itsygo è imprigionato! Non può uscire! E i suoi amici stanno morendo!» strillò ancora più forte la bambina, scuotendo energicamente Grimmjow per il bavero della giacca.
«Va bene, va bene, ho capito!» gridò l’espada, coprendosi un orecchio con una mando e tentando di staccarsi Nel di dosso con l’altra. Tuttavia, la piccola non mollò la presa e rimase tenacemente attaccata ai vestiti dell’arrancar, anche quando quest’ultimo si rialzò in piedi. Incurante della bambina appesa alla sua giacca, l’hollow raccolse Pantera, lanciando ai ragazzi uno sguardo obliquo. I due fullbringer si misero allerta, pronti ad un eventuale attacco: Urahara non era ancora guarito, dovevano prendere tempo.
«Ti prego» sussurrò flebilmente.
Grimmjow fissò il piccolo Hollow ancorato al suo petto. «Cosa?»
«Ti prego…» ripetè Nel, stringendo convulsamente i bordi di stoffa bianca «SALVA ITSYGO!»
*
«Io invece vorrei farti un’altra domanda.» ribatté Kisuke, riaprendo il ventaglio.
Ichigo attese in silenzio.
« Se sei così preoccupato per l’incolumità dei tuoi amici, perché sei venuto qui a litigare con me, lasciando Grimmjow da solo con loro?»
Il ragazzo dai capelli arancioni spalancò la bocca, realizzando il nefasto significato di quelle parole.
«Inoltre, credo che la tua pausa pranzo sia finita dieci minuti fa» proseguì il caramellaio, gettando un’occhiata all’orologio appeso al muro.
Merda.
Ichigo si girò e iniziò a correre come un disperato verso il liceo.
L’ex capitano sospirò.

Note:
Scusate per la fine un po' brusca.In realtà questa era la prima metà di un capitolo più lungo che, ahimè, ho dovuto spezzare. La seconda parte è praticamente pronta e la pubblicherò tra qualche giorno, quando avrò ultimato i ritocchi. Fatemi sapere che ne pensate. Ciaociao!
  
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