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Autore: Mikky    08/08/2012    1 recensioni
“E' un traditore, un farabutto, un bugiardo, un vigliacco, un baro e tante altre cose. Ma di certo non è un assassino”
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"Sono qui, non ti lascio da solo!”
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"La prossima testa che rotolerà sarà la tua, Potter!”
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
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Hogwarts. 5 anni dopo la guerra.


Il portone della Sala Grande si apre dolcemente sotto la spinta, decisa, delle mie mani.
Entro e mi avvio verso il tavolo dei professori con passo deciso, fregandomene degli sguardi sorpresi degli studenti.
Sorrido e gli osservo meglio, approfittando del cappuccio che mi nasconde il viso. No, non sono sorpresi, sono terrorizzati! Il mio sorriso diviene un ghigno, lo stemma dei Malfoy, che fa bella mostra di sé sul orlo del mio mantello, emanava ancora quell’aura di rispettosa paura di una volta.
Quando sono perfettamente al centro della stanza mi fermo. Tutti mi potevano vedere benissimo da lì e trattenerono il fiato quando portai una mano al cappuccio. Sapevo perfettamente cosa si aspettano: una chioma bionda, gli occhi ghiacciali e il tipico ghigno...Se lo aspettano soprattutto gli studenti del sesto e del settimo anno, che erano sopravissuti a quel giorno…
Però devo deluderli. Scopro il viso e i capelli, finalmente liberi, ricadono ribelli sulle spalle.
“Carol!” Neville Paciock si alza e corre verso di me, seguito da Luna Lovegood.
“Ehi!” sorrido aprendo le braccia, pronta ad abbracciarli.
Neville mi solleva di peso e appena mi rimette a terra, tocca a Luna soffocarmi tra le sue esili braccia. Erano passati tre anni dall’ultima volta che c’eravamo visti ed non era esattamente un’occasione felice.



Ero seduta ad un tavolo dei Tre Manici di Scopa. Non sapevo ancora come riuscivo a rimanere seduta lì tranquillamente, visto che dentro quel posto c’erano molti ricordi degli ultimi due anni della mia vita.
Guardai il bicchiere colmo di Whisky Incendiario, che tenevo stretto tra le mani come se fosse tutto ciò che mi rimaneva. Era l’unica cosa che mi sollevasse il morale in quel periodo.
La mano di Luna si appoggiò sulla mia. Alzai lo sguardo e mi trovai a fissare i suoi occhi.
“Andrà tutto bene” cercò di consolarmi.
“Se lo avessi saputo!” disse cupo Neville, seduto davanti di noi rigirandosi tra le mani il boccale di Burrobirra.
“Che cosa avresti fatto? Guardato i giudici e detto che non potevano?” domandai sarcastica.
“Avrei testimoniato e detto la verità! E se non mi avrebbero creduto gli avrei detto di mettermi sotto Veritaserum!” rispose determinato.
Sorrisi timidamente, mi ero completamente dimenticata di quanto forte era quel ragazzo.
“Il Cappello ha fatto bene a metterti a Grifondoro, sei molto coraggioso…Affrontare i tuoi amici …”.
“Carol, vedrai che troveremmo un modo perché non gli accada nulla” disse Luna prendendomi le meni e stringendole tra le sue.
“Grazie…Ma non rischiate troppo? Cioè, adesso siete dei professori piuttosto stimati di Hogwarts…Difenderlo non vi…”.
“Non lascio marcire ad Azkaban un mio amico!” sbottò indignato Neville.
“Siamo sicuri di parlare della stessa persona?” domandai ghignando, l’ombra di quello che sfoderavo a scuola.
“Sì, stiamo parlando della stessa persona! Lo so, tra noi non correva buon sangue ma ci ha aiutato contro Tu-Sai-Chi e…non auguro nulla di tutto questo nemmeno al mio peggiore nemico!”.
“Grazie…” mormorai



“Signorina Thompson!”.
Avrei riconosciuto quella voce ovunque. Alzo lo sguardo e vedo la nuova preside di Hogwarts, la professoressa Minerva McGranitt, in piedi che ci osserva con il suo solito sguardo austero. Quello che ti faceva cagare allegramente in mano.
“ ‘Professoressa!” salutai.
Mi avvicino al tavolo tenuta a braccetto da Luna, che saltellava a mo’ di elfo, e di Paciock, tutto orgoglioso.
“Spero ci sia un ottimo motivo per interrompere la cerimonia d’apertura dell’anno scolastico, signorina Thompson. Dovevo fare il mio discorso, come ben sa”.
“Sì, certo che c’è…O almeno per me è importante, non so per lei, ma sinceramente la sua opinione non mi interessa granchè” rispondo.
“Non so se essere felice o rattristarmi del fatto che abbia mantenuto i suoi modi” dice la donna con un mezzo sorriso “Bene, Signorina, che ne dice? Mi vuole dire che cosa ci fa qui?”.
Lascio i miei due amici e vado verso il tavolo, tiro fuori dalla borsa che avevo a tracolla, sotto il mantello, un libro e glielo porgo “Un libro di trasfigurazione degli antichi maghi egizi. Glielo anche tradotto, non sapevo se sapesse leggere i geroglifici, anche se ho il sospetto che lei ne sia perfettamente in grado”.
La McGranitt lo prese e lo sfiorò delicatamente come se fosse una delle reliquie più preziose al mondo. Be’, in effetti lo era…
“Grazie” disse con gli occhi che le brillano “Pensa di volersi unire a noi per la cena? Penso che i ragazzi ne saranno onorati”.
Mi giro velocemente. Tutti gli studenti mi guardano ancora spaventati.
“No, ho già cenato, grazie” mento tornando a guardare la tavolata dei professori.
La preside fa il giro della tavola e si mise davanti a me. Mi porge il libro, il sorriso era scomparso dal suo viso.
“Allora, vorrei che mi aspettasse nel mio ufficio. La raggiungerò fra una decina di minuti, il tempo di fare il discorso e arriverò.”.
Annuii, presi il libro, diedi un bacio sulla guancia a Neville e a Luna e mi avviai verso l’uscita.
Non persi tempo e andai drittissima nell’ufficio della preside. Fu bello rivedere il gargoyle spostarsi quando sentì la parola d’ordine che la donna mi aveva sussurrato all’orecchio, prima di congedarmi.
Butto il mantello e la tracolla su una delle sedie che erano davanti alla scrivania, mentre con estrema cura appoggio il libro sul piano del tavolo. Mi avvicino allo specchio che è appeso alla parete. Non era quello delle Brame, perché mi restituì solo la mia immagine. Il riflesso di una ragazza di 22 anni con i capelli di un castano schiarito dal sole e gli occhi del solito e piatto castano scuro. Fu la prima volta, dopo settimane, che facevo attenzione a quello che indossavo. Non era proprio pronta ad incontrare una delle massime autorità del Mondo Magico!
Ero piena di polvere, colpa del burrascoso viaggio che avevo appena fatto per raggiungere l’Inghilterra. Senza contare che i pantaloni erano veramente da buttare, con tutti quegli strappi…Chissà cosa mi avrebbe detto vedendomi conciata così?
“Caroline”.
Mi giro e sorrido “Minerva”
“Non siamo qui a ricordarci i nostri nomi” tagliò corto lapidaria. Non cambiava proprio mai.
“Oh, be’, io me lo ricordo, ma forse lei, alla sua veneranda età, potrebbe dimenticarsene” un altro ghigno.
“Sei sempre la solita Serpe!” mi rimprovera con un sorriso sedendosi sul sua poltrona.
“Serpeverde sempre e comunque” le ricordo.
“Siediti, Caroline” quando obbedii continuò “Sono lieta di vedere che sei diventata una storica e, ho avuto il piacere di sentire, anche una dei migliori. Però lo sai che sei stata accusata di essere una Mangiamorte, vero? Questo ti porta in una posizione molto delicata…”.
“Lo so, ma sa perfettamente come sono. Non potevo lasciargliela passare, soprattutto dopo tutto quello che abbiamo fatto…Non era giusto!”.
“Sì, ma se farai veramente quello che hai minacciato, verrai rinchiusa ad Azkaban non gli sarai di nessuno aiuto”.
Abbassai lo sguardo e osservai i fili dei Jeans che cercavano di tenere insieme le due estremità di uno strappo. “Ne sono pienamente consapevole…”.
“Caroline, ti prego, il giorno dell’udienza non fare stupidaggini…” disse Minerva intrecciando le mani davanti a sé “Te lo chiedo per il tuo bene, per il mio povero cuore, che non ne può proprio più di battaglie, ma soprattutto per lui. Se venisse a sapere che cosa hai fatto, penso, impazzirebbe”.
Mi alzai di colpo. Gli occhi che pizzicavano, le diedi le spalle cercando di controllare le lacrime che presto sarebbero uscite.
“Non dare altri motivi per cui dubitino della tua lealtà. L’hai già scampata una volta, non so se ce la farai anche una seconda”.
“Non mi posso accusare di nulla. Non hanno prove su di me! Non sono nominata in nessun documento, nemmeno in quei libri per bambini…Come faranno a spiegare il mio coinvolgimento? Tireranno fuori il nome dal cappello, come quei finti maghi Babbani?” chiesi sull’orlo di una crisi di nervi.
Anche la McGranitt si alzò e mi appoggiò le mani sulle spalle “Gli ho letti…Quei libri raccontano una storia, la loro storia. Hanno mostrato solo quello che volevano che si vedesse e nascosto ciò che era scomodo. Succede sempre nella storia, e tu lo dovresti sapere meglio di me, no?”.
“La storia la scrivono sempre i vincitori” mormorai.



Uscii dalla sala del Wizengamont a passo di marcia. Mi avevano allontanato dalla sala per disturbo e perché avevo offeso dei ministri o qualcosa del genere, non avevo fatto molta attenzione a quello che mi avevano detto. Ma ero fatta così, non riuscivo a rimanere zitta quando le cose non erano giuste.
Riuscii a fare a mala pena due metri, fuori dalla porta, prima di cadere in ginocchio e piangere. Avevamo programmato già il viaggio per festeggiare la fine di tutto, la fine della guerra, della paura che non ci aveva lasciato vivere per un anno, dei Mangiamorte…
Questo mi fece piangere ancora più forte. La mia mente pensava, anche in questi momenti, a queste cose così futili.
Sentii le braccia di qualcuno avvolgermi e stringermi a sé.
Alzai lo sguardo e mi trovai stretta al petto di Blaise “Ti hanno buttato fuori anche te?” chiesi cercando di sorridere.
“No, hanno finito. Ha avuto quattro anni e poi ci sarà una nuova udienza, dove si deciderà se dovrà subire il Bacio dei Dissenatori” mi spiegò cupo.
“NO!” urlai “Non è giusto!”.
“Non lo devi dire a me, ma a loro…”.
In quello stesso momento ci superarono una montagna di fotografi e giornalisti della Gazzetta del Profeta, pronti a sentire e immortalare il ‘magnifico’ Trio. Mi alzai appena li vidi uscire e fendei la folla, seguita da Zabini.
“Traditori!” urlai puntando la bacchetta contro di loro.
“Caroline…”gemette il rosso.
“Taci, Weasley!” gli ordinai “Pensavo che voi Grifontonti foste i giusti di cuore, invece mi sbagliavo! Siete più subdoli delle Serpi”.
“Abbiamo fatto ciò che era giusto!” si difese il ragazzo a cui puntavo la bacchetta alla gola.
“Sì, certo, mandare in mezzo ai Dissenatori quello che ti ha salvato il culo! Molto giusto, Potter!”.
“Ha ucciso uno dei nostri professori!” sbottò la Granger “Meritava un punizione”.
“Brutti…” stavo per scagliare un incantesimo, ma Blaise mi prese le braccia e le portò dietro la schiena.
“Non fare cavolate, Carol!” mi rimproverò in un soffio, mentre cercavo di scappare dalla sua presa “Stai dando solo spettacolo!”.
Mi guardai attorno e vidi le macchine fotografiche che scattavano impazzite e le piume prendi-appunti che scrivevano a rapidità assurda, seguendo le parole dei propri padroni.
“Torna a casa, Carol. Capiamo che sei sconvolta, ma prendertela con noi non servirà…” disse Harry avvicinandosi.
Mi scansai il più possibile dal suo tocco e cercai di incenerirlo con lo sguardo, ma non servì a molto. Intanto, Blaise aveva cominciato a trascinarmi verso l’uscita.
Puntai i piedi, fermandomi nuovamente. “Se fra quattro anni Draco non sarà fuori, completamente libero, la prossima testa che rotolerà sarà la tua, Potter!” urlai furiosa, prima che, con un altro strattone, Blaise mi spinse via.



La storia era scritta dai vincitori.
E loro erano i vincitori


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