Attrazione
La popolarità di
Lee Joon era sempre più in ascesa, e
questo ormai era un dato di fatto per chiunque in Corea. In verità la
maggior parte
delle band sia femminili che maschili godevano di una notevole
popolarità fra
la popolazione del Paese, soprattutto nella fascia più giovane di essa.
Tuttavia Lee Joon era un caso a parte. Non era solo un cantante di
successo ed
un ottimo ballerino degli MBLAQ, lui
era uno dei nuovi pilastri della seduzione Asiatica.
Probabilmente,
quel suo viso dai lineamenti maschili
ben proporzionati, le sue labbra carnose, i suoi occhi scuri ma sempre
luminosi
e quel suo sorriso che sfoggiava continuamente con il pubblico, erano
stati la
vera chiave del successo.
La bellezza era
una virtù notevole sotto molti punti
di vista, e lo sapevano bene quelle persone che si consideravano del
tutto
comuni e mediocri. Essere avvenenti poteva farti entrare nelle grazie
di
chiunque, seppur spesso e volentieri
questo venisse associato ad una personalità vagamente stupida o lenta
di
apprendimento.
Era innegabile che, meritocrazia a parte, molte di
queste personalità sfavillanti raggiungessero le vette più alte in un
lasso di
tempo davvero molto ridotto rispetto alle altre.
E Lee Joon, come molte altre persone, si era spesso
trovato nella condizione di dover far valere le sue ragioni o il suo
talento
musicale contrapponendolo alla sua
sensualità di giovane uomo ammaliatore.
Entrare negli MBLAQ
era stata la sua vera svolta.
In quel gruppo di giovani ragazzi, nonché coetanei,
poteva far valere il suo talento senza mai rinunciare a quel lato
gentile e un
po’ immaturo che lo contraddistinguevano.
Non che solitamente fosse attratto dagli uomini, anzi,
non aveva mai nemmeno colto una tale remota possibilità, almeno sino a
quando
non l’aveva conosciuto.
Dopotutto era un giovane adolescente a cui piaceva
essere considerato ancora un bambino in determinate circostante, per
poi
tornare a risplendere di nuova vita ogni qual volta i suoi ormoni
impazziti ne
chiedevano il tacito assenso.
Aveva da sempre
mostrato un certo interesse per le
donne, o almeno era cresciuto credendo nei valori di una famiglia
formata da
uomo e donna, ma dopotutto Mir non era un ragazzo così all’antica da
precludersi in simili schematizzazioni tanto fervide. Sapeva per certo
che
nella vita niente era impossibile, di conseguenza anche l’innamorarsi,
o quanto
meno l’ammirare un altro ragazzo, un uomo, non era un’ipotesi da
scartare a
priori. E si convinse del potere di questa sua teoria il giorno stesso
che
incontrò Joon. All’epoca non aveva mai incrociato lo sguardo con
qualcuno che
avesse un potenziale di seduzione tale da farlo
dubitare di se stesso.
“Joon era una
creatura ancestrale. Era un angelo
tentatore!” Dovevano essere proprio queste, o qualcosa di simile, le
parole che
la sua mente riuscì a concepire, perdendosi negli occhi castani
dell’altro, per
la prima volta.
Difficilmente però, a sua detta, Joon avrebbe vinto in
un confronto contro l’impareggiabile nonché amatissimo JaeJoong dei Dong Bang Shin Ki.
A volte gli sembrava di far parte di uno shojo manga!
L’unico punto debole di Joon, secondo lui, era quel
suo lato un po’ troppo egocentrico e soprattutto quelle sue manie
narcisiste!
Ecco, doveva dirlo!
Di certo non voleva far un torto al suo migliore
amico, ma vederlo rispecchiarsi decine di volte la mattina presto
quando si
preparava lo mandava quasi in bestia!
Seppur il suo
volto angelico dicesse proprio il contrario.
Da quel che aveva potuto ben vedere, Joon
aveva un corpo che definire “scolpito”
era un vero e proprio eufemismo!
E quando lo vedeva vagare per l’appartamento con solo
i boxer addosso, gli era davvero molto complicato trattenere lo
sgomento nel
mentre lo scrutava con cura e attenzione, soffermandosi sui suoi
pettorali, sul
suo ventre a tartaruga, sulle sue possenti braccia...
Ne era sicuro, Joon discendeva dagli Dei!
Era Joon il colpevole!
Era lui il diavolo tentatore che si divertiva a
sedurre ed ad ingannare quel piccolo angioletto curioso quale era Mir!
«Ah, ma
davvero? –, ironizzò, – Quindi non ti sembrerà così bizzarro se ti
faccio
notare che hai la rivista sottosopra!», lo canzonò poi con
un’implacabile
stoccata.
«Deve essere davvero molto interessante quella lettura.», aggiunse poi,
terminando l’attacco.
«Lo è invece!» Si affrettò a controbattere per poi
vacillare, sapendo di essere stato preso in contropiede. « E’ solo che…»
«E’ solo che cosa?» Domandò l’altro, d’un tratto
afferrandolo per le mani.
L’incredulità
colse Mir ancora una volta impreparato
e, senza lasciarsi sfuggire l’occasione,
gli precluse ogni via di fuga, lasciandolo in balia degli occhi
di Joon.
Di quegli occhi agognanti di passione.
Bastò uno sguardo, uno soltanto, affinché le gote di
Mir s’imporporassero d’imbarazzo e forse anche di un sentimento mai
realmente
espresso.
«Joonie…»
Una voce
esitante, colma di meraviglia. Le grandi mani di Joon s’avvicinarono
verso la pelle del viso di Mir, mentre i suoi occhi pragmatici
continuavano a
sedurlo, inconsapevoli di aver accelerato i battiti del suo cuore.
«Joon, cosa…»
le parole gli morirono in gola in un
sussurro rauco.
Una lieve
distanza fra i loro corpi, così minima da
essere quasi invisibile.
In
quell’istante poteva sentirlo distintamente il
respiro profondo di Joon, così calmo e regolare, seguito a ruota dal
trotto
ininterrotto del suo cuore tremante.
«Lo sapevo che
non sai resistere quanto ti faccio il
solletico!», esclamò divertito Joon, muovendo freneticamente le mani
sui
fianchi di Mir in modo da titillare quella pelle così sensibile.
«Maledetto!
Ahahah, ti prego smettila!», lo supplicò
l’altro, cercando di mantenere un minimo
di contegno.
Era successo
ancora, di nuovo.
Per l’ennesima
volta Joon l’aveva sedotto senza
nemmeno rendersi conto di quali sconcertanti verità si celassero nella
mente di
Mir, probabilmente si stava solo divertendo a punzecchiarlo qua e là,
ignaro
dei sentimenti e soprattutto delle fantasie dell’amico.
Lo aveva
attratto a sé con una semplicità
schiacciante, proprio come un campo
magnetico con il ferro.
Lo aveva
sedotto e tormentato, una delle strategie più
usate nel galateo di Joon e lui per l’ennesima volta ci era caduto in
pieno in
quella sua trappola, eppure non gli era affatto dispiaciuto. Sorrise.
Ora che
entrambi erano riversi nel divano, l’uno sopra
l’altro a giocare come teneri poppanti a quel gioco tanto innocuo
quanto
pericoloso, Mir era al settimo cielo e glorificava se stesso per essere
stato
così stupido da cadere nella sua trappola.
Non si sarebbe
sottratto da quel gioco, amava sentirsi
in trappola.
E amava che
fosse Joon ad adescarlo.