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Autore: Shonid    21/02/2007    4 recensioni


Sarà forse mia natura esser troppo critico, ma chi non lo è?
Spesso tendiamo a giudicare gli altri in base a semplici apparenze, a modi di vestire, di porsi, di camminare, beh... per quanto disprezzi la cosa, da essere umano quale sono, non faccio eccezione.

In questa breve storia autoconclusiva non faccio altro che raccogliere tutto il mio sdegno per una semplice cosa che non sopporto.


Chiamatela Pignoleria o Stoltezza, ma a volte occorre sfogarsi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sera.

Un sabato sera apparentemente tranquillo, e lui, tornava, dalla sua passeggiata in solitaria, quando, ad un tratto, lungo la via del ritorno, noto quattro ragazze camminare, tutte agghindate, come fossero star di hollywood. Non vi badò poi tanto, in fondo,era abituato a scene simili. In quel mondo ormai, tutti erano talmente abituati a notar giovani ragazze, adolescenti, appena uscite dalle medie, addobbate in quel modo. Tuttavia, qualcosa si fece largo nella sua mente, facendo scattare un piccolo sguardo di disappunto verso il gruppetto, sguardo che lentamente tornò sulla strada e sui suoi pensieri. Ma quel qualcosa, ancora rimbombava nella sua mente, ed era il rumore di quei tacchi, quei tacchi che, lungo quella strada silenziosa, producevano uno scalpiccio simile agli zoccoli delle pecore quando si ritrovano a pascolare lungo stradine irte di sassi e ciottoli.
E si sa, quando si ha una pecora innanzi, non fa poi così rumore, ma quando son due, il rumore è gia aumentato, otto zampe, otto zoccoli, che poi sian zampe o gambe poco importa, la visuale è la stessa, l'odore anche.
Insopportabile quello delle stalle, insopportabile quello dei cosmetici, ma per lui eran due cose totalmente differenti, quello delle stalle non inquinava l'ambiente.

Sospirò, un sospiro malinconico alla fine di quel paragone, la mente vagò, di nuovo sull'immagine della pecora, chinò la testa, chiese scusa all'animale, poichè essa, nonostante tutto, era dapprima se stessa, e, soprattutto, non faceva e non avrebbe mai fatto male a nessuno, ma si sarebbe sì resa utile all'uomo, producendo vestiti, carne, latte.


Ai quattro esseri per la strada non badò piu, in fondo, era inutile, totalmente inutile dar pensiero a quelle cose che, a conti fatti, non avrebbero portato nulla di utile al mondo, ma, continuando ad esistere, avrebbero solo fatto sì ch'esso diventasse sempre piu invivibile. Un sospiro, tempo d'infilare la chiave in un cancello, aprirlo, e perdersi lì dentro, mentre il rumore d'un autobus che passava, copriva finalmente quel finto scalpiccio di zoccoli che l'inutilità, fingendo di vivere, aveva prodotto.
  
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