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Autore: Jawaadsgirlfriend_    09/08/2012    0 recensioni
«Mark», è tutto ciò che riuscì a dire.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un ragazzo, alto, moro, occhi azzurri, sembrava più grande dell’età che avrebbe dovuto avere per essere al terzo anno, era un ripetente, ne ero più che sicura.
Penso di aver preso il ‘suo’ posto, perché ,sedendosi all’unico banco libero, mi ha fulminata con uno sguardo.
Aveva qualcosa di diverso, era forse un vampiro? Mi diedi un pugno in testa, ho letto troppi libri ‘strani’ e sto diventando paranoica.
Non dev’essere molto simpatico agli altri, nessuno gli ha parlato per tutta la durata della lezione, è un tipo strano, questo si è capito fin da subito.
Dopo chimica e altre due ore di francese finalmente posso tornare a casa, mia madre voleva passare a prendermi, ma non voglio che qualcuno mi veda con lei.
Mentre mi incammino per le strade sconosciute della città –ho memorizzato il tragitto in auto stamattina– sento dei passi dietro di me. È una grande città, potrebbe essere chiunque, no?
Comunque mi girai, se prende quella strada è possibile che sia uno dei vicini, meglio far conoscenza ora che tra qualche mese.
Mi girai e me ne pentii all’istante.
Era il ragazzo di chimica, mi stava forse seguendo?
Accelerò il passo quando vide che lo stavo guardando e si fece sempre più vicino.
Era a pochi centimetri avanti a me e mi presentai,  «Ciao, sono Elèna» , dissi senza pensarci e continuai senza dar peso alle parole. «Frequentiamo la stessa lezione di chimica, abiti qui vicino?»
«Mark», fu tutto ciò che riuscì a dire che continuò ad accelerare fino a sparire dopo una curva.
«Marco», la sua voce che risuonava nella mia mente.
Arrivata a casa mi precipitai di sopra e feci una doccia, non volevo essere in ritardo anche il giorno dopo.
Entrai nella doccia e iniziai a pensare alla giornata appena trascorsa, ad Anne, Elisa –la ragazza di chimica– e a Mark.
Cosa mi prende? Stavo davvero pensando a Mark? Un ragazzo? Un ragazzo che neanche conoscevo? «Non è da me», continuai a ripetere nella mia mente finché mia madre venne a chiedermi perché stavo impiegando più tempo del previsto.
 «Non è da me», dissi per l’ultima volta prima di uscire dalla mia camera e avviarmi per la cucina, da dove mia madre urlava il mio nome perché la cena era pronta.                  
 Non è da me, eppure l’avevo fatto, sentivo che qualcosa sarebbe cambiato.
   
 
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